IL FANTAHORROR DI DON COSCARELLI

La scomparsa dell’attore Angus Scrimm (avvenuta il 9 gennaio del 2016) ha ridestato, almeno per un certo periodo, l’interesse nei confronti del film Fantasmi (Phantasm), uscito nel 1979, ma girato tra il 1977 e il 1978. Nel corso degli anni il film horror di Don Coscarelli è stato apprezzato da un buon numero di appassionati. Tanto che il regista ha girato ben tre seguiti.

L’interesse nei confronti di Fantasmi probabilmente si rinnoverà quando verrà presentata la versione restaurata in 4k e curata da J.J. Abrams, che inoltre servirà (forse) a farlo scoprire a chi non lo conosceva. Siamo in presenza con ogni probabilità di uno dei migliori tra i titoli di un periodo, la fine degli anni settanta e l’inizio del decennio successivo, molto ricco di pellicole del terrore (e del fantastico in generale). Nel giro di quattro anni (dal 1978 al 1982) vengono realizzati e/o distribuiti, Halloween – La notte delle streghe di John Carpenter e Zombi di George A. Romero, Poltergeist – Demoniache presenze di Tobe Hooper e Videodrome di David Cronenberg, Shining di Stanley Kubrick e L’ululato di Joe Dante, La casa di Sam Raimi e Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis (e sono solo alcuni). Tutti grandi film.

Però, al di là del semplice discorso qualitativo (bisogna tenere conto che il ventenne Don Coscarelli produsse, scrisse, fotografò e montò il film con un budget esiguo), Fantasmi si distingue in maniera abbastanza evidente dalle produzioni dell’epoca. Basta confrontarlo con alcuni titoli del 1979 per rendersene conto: Venerdì 13, Amityville Horror, Fog e Alien, per esempio. Con il primo condivide in parte la tendenza giovanilista, d’accordo. Protagonisti di entrambi sono infatti degli adolescenti, contrapposti a un’età adulta vista in maniera non proprio positiva (la madre assassina di Venerdì 13, l’anziano becchino Tall Man in Fantasmi). In un certo senso li accomuna anche la componente punitiva e addirittura sessuofobica. L’omicidio iniziale avviene durante l’atto sessuale, come in Venerdì 13 (e in Halloween – La notte delle streghe).

Più o meno come in un altro film che ha per protagonista un adolescente, Wampyr (Martin, 1978), di George A. Romero.

Proprio il tono del tutto diverso con cui Coscarelli imposta Fantasmi lo rende unico nel suo genere. L’età del personaggio principale fa sì che una lettura in chiave ludica risulti tutt’altro che fuori luogo. Poiché l’atto del giocare e quello del sognare hanno senza dubbio una sorgente comune, e la dimensione onirica è assolutamente determinante in Fantasmi (Coscarelli raccontò di aver ideato il soggetto basandosi su un sogno), si può affermare che il film è un’opera che resta impressa soprattutto per la miscela di gioco, giovanilismo (i riferimenti alla cultura giovanile sono persino plateali, la maglietta dei Rolling Stones su tutti) e sogno. Anticipando, in tal senso, una tendenza che diverrà di lì a poco predominante nel cinema americano e nel fantastico in particolare. Se ci si pensa bene, anche in Halloween – La notte delle streghe, Alien e molti altri titoli successivi, l’aspetto giocoso entra a far parte del meccanismo della paura (o la paura fa parte del gioco?). I mostri non giocano forse a nascondino con le proprie vittime (e lo farà anche il replicante Roy con Deckard in Blade Runner)? Coscarelli si ispira a Dario Argento: a 4 mosche di velluto grigio e Suspiria (nella partitura musicale e in certe soluzioni narrative, fotografiche e di montaggio) e curiosamente a sua volta suggerirà qualche idea al maestro romano. Come scrisse Roberto Pugliese nel numero di Castoro Cinema dedicato al regista di Profondo rosso: “Phantasm, livido e ardito, grottesco e inappellabile, che si farà sentire poi in qualche tratto di Inferno”.

Unico nello script (non si sa quanto volutamente) delirante, aggiungiamo noi, e nel prendere una direzione meno realista rispetto ai migliori titoli horror della prima metà degli anni settanta (di Tobe Hooper, Wes Craven, Romero, eccetera), meno sadica e brutale. Per quanto più vicino al fantastico che al cinema del terrore (in fin dei conti si parla di esseri che vengono da un altro, non meglio specificato, pianeta), resta ancora oggi una delle pellicole più sottili, angoscianti e metaforiche sul necessario confrontarsi con la paura della morte. Che, insieme alla palpabile, suggestiva atmosfera da incubo che Coscarelli riesce a mantenere per l’intera durata del film (cosa non certo facile), rappresenta la principale qualità di Fantasmi, di cui i seguaci sottolineano giustamente anche alcune notevoli invenzioni come il cattivo Tall Man (che ha le sembianze del già citato Scrimm), capace di assumere le sembianze di una bellissima bionda (se non è puro delirio surrealista questo), le sfere volanti e trapanatrici e il dito mozzato che si trasforma in una specie di grosso insetto dagli occhi rossi.

Per tutta una serie di motivi (di idee visive, anche), registi come Wes Craven (Nightmare – Dal profondo della notte), Joe Dante (Gremlins), Sam Raimi (La casa), Tobe Hooper (Poltergeist – Demoniache presenze) e il nostro Lucio Fulci (Quella villa accanto al cimitero), gli devono qualcosa.

 

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