CORRADO ROI A FIANCO DI DARIO ARGENTO E ALFREDO CASTELLI

CORRADO ROI A FIANCO DI DARIO ARGENTO E ALFREDO CASTELLI

Alle ore 21 di domenica 20 agosto, Corrado Roi ha risposto in diretta alle domande degli iscritti di Fumettoso, il gruppo di Facebook dedicato al fumetto.
Sauro Pennacchioli ha fatto da moderatore.

Corrado Roi è nato e vive a Laveno Mombello, un’amena località della provincia di Varese affacciata sul Lago Maggiore. Ha iniziato a disegnate a 16 anni per lo studio di Graziano Origa, pubblicando, tra l’altro, la serie Rick Zero su “Eureka” (ripresentata qui).
Dagli anni ottanta Corrado Roi disegna vari personaggi della Bonelli, a partire da Mister No, Martin Mystère e Nathan Never. Ha creato graficamente Brendon e disegnato un Texone. Soprattutto, è il disegnatore di punta di Dylan Dog e l’ideatore della recente miniserie Ut.


Paolo MG Maino
– Corrado Roi, sei contento della resa finale di Ut? Io sono rimasto sconcertato e ammirato… è stato come guardare qualcosa che ti affascina, ma di cui non conosci il codice interpretativo.
Sì, sono soddisfatto. Sto ultimando in questi giorni “l’antefatto” della miniserie, che uscirà probabilmente come graphic novel in fumetteria e libreria per la fiera di Lucca. Questo mio ultimo lavoro, graficamente molto più complesso, mi ha soddisfatto molto di più dei numeri precedenti di Ut.


Luca Morici
– Domanda tra il tecnico e il romantico: mi piace molto il tuo stile dai tempi dei primi Dylan Dog, così come adoro il grande illustratore e disegnatore Dino Battaglia… vorrei sapere se l’hai mai incontrato.
Non ho mai avuto il piacere di conoscerlo, ma la ricreazione delle sue atmosfere mi è stata effettivamente richiesta da Decio Canzio, il nostro vecchio direttore.

Davide Tuozzo – La rivedremo su qualche serie Bonelli, in futuro?
Ultimato l’antefatto di Ut, passerò a Morgan Lost. Successivamente al Dylan Dog scritto da Dario Argento e poi a un progetto con Alfredo Castelli, di cui per ora non proferisco parola.


Davide Tuozzo
– Quale storia di Dylan Dog porta nel cuore?
L’unica storia nella quale ho avuto libertà di ambientazione da parte di Tiziano Sclavi è stata “Sette anime dannate”, forse per questo mi sono divertito a realizzarla.

Alessandro Bartoli – Qual è stato il tuo lavoro più semplice da realizzare?
Sicuramente Ut. Mi sarei appassionato volentieri anche al Tex del “Texone”, ma avendolo dovuto completare in pochissimi mesi non ne ho avuto modo.

Simone Eirale – Cosa ti aspetti dal rilancio di Mister No?
La cosa più banale: che diverta e che venda molto, però non ho informazioni specifiche in merito.

Vanni Locorriere – Il tuo segno è molto pittorico, hai mai realizzato quadri e dipinti?
Sì, ma per fortuna ora non ne ho il tempo. La mia produzione fumettistica mi assorbe completamente, in quanto realizzo dalle 25 alle 35 tavole al mese.

Ivan Pandozzi – Quale personaggio bonelliano che non hai mai disegnato vorresti realizzare?
Tanti anni fa feci le prove per Zagor e finii invece per fare Dylan Dog e quasi tutti gli altri personaggi. Mi mancherebbe proprio Zagor, quindi.

Vanni Locorriere – Dopo “profili” uscirà mai una raccolta delle tue illustrazioni più recenti?
Al momento non lo so.


Giampaolo Menicacci
– Come vedi il futuro del fumetto, e della Bonelli in particolare?
Questo è un domandone. Sicuramente la Bonelli non è più ancorata agli schemi di anni fa: offre molte più possibilità a noi autori. Per quanto riguarda il futuro in termini di vendite non posso prevedere nulla. I modelli e i costumi si modificano in tempi brevi, coinvolgendo altri media come il cinema.

Raffaele Vargiu – Quali sono stati i maestri a cui ti sei ispirato in gioventù?
Maestri ne ho avuti tanti, fin troppi. Ho sempre ammirato le eccellenze stilistiche di chiunque.

Raffaele Vargiu – Ci sarà un’altra miniserie nel prossimo futuro?
Ne ho proposta una nuova alla Casa editrice, ne discuteremo probabilmente a settembre.


Eros Ferruzzi
– Ti conosco da pochissimo, proprio due giorni fa ho finito di leggere Ut e volevo fare i miei complimenti a te e a Paola Barbato per questa grandissima opera. Ut mi ha davvero appassionato capitolo dopo capitolo, nonostante io abbia letto solo manga in questi miei 25 anni. Qual è stata la scintilla che ti ha illuminato per disegnare il personaggio principale?
Sono stati i princìpi assoluti ad ispirarmi: l’assenza del bene e del male, i vincoli che qualsiasi essere vivente ha nei confronti della vita. Anche la volontà di non rappresentare l’uomo nei suoi canoni ordinari, l’antiretorica. Il risultato è stato una miniserie che fa parte del genere fantascientifico definito xeno fiction.

Daniele Mattei – Ultimamente la Bonelli utilizza molto il colore: ti piacerebbe realizzare un one shot o una mini con questa tecnica ? Magari simile alle cover che fai per le raccolte di Dylan Dog?
Sì, mi piacerebbe. Dovrei studiare con la mia compagna Maria Lorenza Chidini la modalità con la quale procedere, in quanto è lei a colorare quelle copertine. Non sono molto ben disposto ad abbandonare i pigmenti in favore del digitale.

Piero De Vittorio – Faresti un albo “alla francese”, con il tuo stile più il colore?
Certo, a condizione di avere tutto il margine possibile di scelta tecnica.

Ivan Pandozzi – Ti piacerebbe disegnare ancora qualche numero di Julia?
Julia mi piace, però dopo 44 anni di lavoro preferirei evitare di disegnare solo condomini, automobili e simili.


Stefano Ceravolo
– Mi sono sempre piaciuti i tuoi neri, soprattutto il modo che hai nel chiuderli, sfumandoli con quell’effetto simile all’aerografo, rendendo il tuo tratto riconoscibile e personale. Usi strumenti particolari per raggiungere quel risultato o solamente i classici pennelli e pennino?
Prima adoperavo la spugnetta da imballaggio. Ora la qualità della stampa è molto migliorata e questo mi permette di usare il pennello secco.


Raffaele Vargiu
– Disegnerai ancora Nathan Never?
Non te lo so dire, perché ho davanti a me lavoro per più di un anno.

Sonia Marini – Sei mancino?
Solo quando gioco a pallone.


Paolo MG Maino
– Cosa vedi di diverso tra il Dylan Dog di 30 anni fa e quello di oggi?
Il Dylan Dog di Sclavi era molto tecnico, quello del boom più avventuroso (Chiaverotti, Manfredi e gli altri). Quello attuale è dinamico… alcuni episodi riflettono problematiche e istanze sociali, mentre altri sono degli horror classici.

Daniele Mattei – Hai qualche aneddoto sul grande Sclavi, di quando lavoravi con lui?
Non ricordo episodi particolari.

Raffaele Vargiu – Cosa consiglieresti a un giovane disegnatore che inizia la carriera?
Avere voglia di fare fatica e di non limitarsi a seguire i propri gusti.
Daniele Mattei – Ci sono dei film in particolare che hanno ispirato le atmosfere e lo stile dei tuoi lavori?
Sì, sicuramente mi ha influenzato di più il cinema del fumetto. L’espressionismo tedesco e poi registi come Tarkovskij, Buñuel, Antonioni e Fellini.

James Sonny Barnett – Disegnare è un lavoro o una passione?
Nasce come passione, poi diventa lavoro e quindi prostituzione.

Sauro Pennacchioli – Corrado, ti ringraziamo per avere dato il via alle nostre interviste con i grandi autori del fumetto italiano.
Ringrazio tutti per l’attenzione e per la complicità!

 

 

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