I MISTERI DELL’EDITORIALE CORNO

I MISTERI DELL’EDITORIALE CORNO

Chi sentendo il nome della Editoriale Corno ha qualche turbamento sa bene che ci sono momenti, nella vita degli appassionati di fumetti, che segnano un’epoca.

Nella prima metà del Novecento, certamente fu una rivoluzione l’arrivo in Italia de L’Avventuroso: sul settimanale dell’editore Nerbini migliaia di ragazzi impararono a sognare con le grandi avventure dei comics d’oltreoceano, a partire da Flash Gordon. Fu un imprinting che segnò una generazione. Altrettanto forte fu la delusione quando il giornale, all’inizio della Seconda guerra mondiale, dovette eliminare i fumetti americani.


Più recentemente, a segnare una generazione nazionale fu l’arrivo dei fumetti Marvel e la loro pubblicazione ad opera dell’Editoriale Corno. Grande fu il successo, l’affetto dei lettori e le nostalgie suscitate dall’improvvisa chiusura della casa editrice, nel 1984, dopo molti anni di attività.

Nonostante il proliferare di articoli, siti internet e pagine facebook dedicate alla Marvel-Corno, non è mai stata pubblicata una cronaca completa delle vicende della casa editrice, né è facile avventurarsi in una simile impresa, anche per mancanza di testimoni che possano raccontare dall’interno ciò che avveniva nelle segrete stanze dell’editore.

Morto Andrea Corno, l’editore. Morto Lorenzo Guerriero, che fu per alcuni anni il direttore di produzione. Morto Magnus, il disegnatore dei grandi successi extra-Marvel dell’editore. Morta Maria Grazia Perini, redattrice e, per un certo periodo, direttrice della rivista di bandiera Eureka.

Rimane saldamente in attività Luciano Secchi, che della casa editrice fu per anni il volto pubblico e, secondo molti, l’artefice principale del suo successo. Ma fu anche colui che nel 1982 abbandonò la casa editrice per fondarne una propria. Un uomo tanto geniale nel campo dei comics quanto intransigente in certe prese di posizione pubbliche. In un suo intervento su internet si legge una affermazione molto chiara: “Non scriverò mai la storia dell’Editoriale Corno. Io sono riservato per natura e non mi va di soddisfare la curiosità di gente in malafede, di maleducati e insolenti, sempre pronti a seminare zizzania. Io non dialogo con questa suburra. Credano a quello che a loro piace di più credere, stando attenti perché ci sono dei paletti precisi da rispettare e che esiste una legge che vale su tutto il territorio italiano, internet compreso”.

Se il principale testimone di quell’epopea non intende soddisfare la curiosità dei lettori e degli studiosi, e se anzi sembra partire dal presupposto che si tratti di curiosità insana, i cui esiti possono essere perseguiti per legge, che cosa resta da fare?

Qui proviamo ad accennare qualche preambolo, qualche prolegomeno a una futura storia sperando di rispettare la legge che vale su tutto il territorio italiano.

L’arrivo dei supereroi in Italia

“Nell’estate del 1968, mentre ero in vacanza in Versilia, comperai in una edicola robustamente fornita di albi americani una copia di Spiderman, il numero uno … Raccolsi sempre dalla stessa edicola, unica ad avere una fiorente fornitura d’albi d’oltre oceano, quanti più albi potevo non solo di Spiderman, ma anche dei Fantastic Four, Hulk, e altri eroi della Marvel. Dopo una attenta analisi mi fu chiaro che quella Marvel Comics stava producendo qualcosa di nuovo, qualcosa di elettrizzante e che conveniva acquistarne i diritti per una trasposizione in lingua italiana. Trovai l’agente a Milano che aveva dato l’opzione alla Mondadori … e alla rinuncia della casa editrice di fare valere l’opzione presi subito i diritti”.

Così Luciano Secchi ha raccontato in varie occasioni, attribuendosene il merito, la scoperta dei supereroi-con-superproblemi. Un racconto ripreso varie volte in articoli e interviste (la versione qui riportata è su Bhang n. 1 del 1990, ma si veda anche SetteCorriere della Sera n. 38/2011 e la rivista on line Sbam Comics n. 15 del 2014).

I comic book americani negli anni sessanta venivano distribuiti in alcune località turistiche, come Viareggio, e nelle grandi città (a Milano li vendeva l’edicola Algani in piazza Scala)

È stato già evidenziato, tra l’altro da Paolo Interdonato nel libro “Linus. Storia di una rivoluzione nata per gioco” e da Alberto Brambilla sul sito Fumettologica (“1945 – 1970: la vita sotterranea della Marvel in Italia”), che i fumetti Marvel erano già arrivati prima della Corno. Tralasciando alcune fugaci apparizione negli anni quaranta e cinquanta, e limitando l’attenzione alla nuova ondata nata negli Usa a partire da Fantastic Four n. 1 (1961), c’erano state almeno due precedenti “scoperte”: quella della rivista Linus, che aveva pubblicato, nel 1966 e 1967, sui propri supplementi, due episodi dei Fantastici Quattro; quella della casa editrice Le Maschere, che aveva scelto un personaggio della nuova era non supereroistico: Serg. Fury ed i suoi Commandos.

L’editore Andrea Corno, intervistato nel 1999 dal sito internet Fantascienza.com, si espresse così: “C’era un’agenzia giornalistica internazionale, credo la TransWorld, dalla quale acquistavamo già Guerra d’Eroi. Ci disse a più riprese che esistevano sul mercato americano anche i personaggi della Marvel e che valeva la pena importarli. Allora non c’era la concorrenza agguerrita che troviamo oggi in edicola, e così prendemmo al volo quella segnalazione. Le vendite andarono benone”.

La stessa versione la diede Maria Grazia Perini, in un intervento anch’esso apparso su Internet, precisando che l’agenzia Transworld era gestita da Franca Lazzaro: “… che un giorno si presentò con gli albi originali dell’Uomo Ragno e degli altri supereroi chiedendo se ci potessero interessare. La risposta fu positiva da parte di tutti (Andrea Corno in primis)”.

Sulla agenzia Transworld e su Franca Lazzaro non si reperiscono facilmente notizie, e dunque si possono solo fare delle ipotesi.

La buona fede, per legge, deve essere presunta, è la mala fede che va dimostrata, dunque non si può a cuor leggero accusare Secchi di avere modificato la realtà. Le altre dichiarazioni, del resto, provengono da soggetti che, per un motivo o per l’altro, avevano motivi di astio. Il divorzio di Luciano Secchi con Andrea Corno si consumò nel momento più difficile della casa editrice, quando le testate dei supereroi chiudevano una dopo l’altra: “Max Bunker” portò via i propri personaggi per continuarli con una propria casa editrice, la MBP.

Difficile anche stabilire quale fosse realmente il ruolo di Andrea Corno. Per tutti i lettori, il solo Secchi era il volto pubblico delle varie testate, sulle quali interveniva con i famosi “Messaggi alla nazione”. Secchi era anche lo sceneggiatore-ideatore degli altri personaggi che avevano, prima dell’arrivo dei supereroi, portato al successo la casa editrice: Kriminal, Satanik, Alan Ford. L’editore intervenne in pochissime occasioni pubbliche rilasciando pochissime interviste durante il periodo. Una si rinviene nel n. 1 della rivista If, datato gennaio 1973: “… è da notare”, dichiarò nell’occasione, “come sia Alan Ford che i super eroi parlino, sia pure in maniera diversa, lo stesso linguaggio: ovvero di una concezione più umana dell’individuo e una maggior considerazione dei valori dell’uomo anteposti ai beni cosiddetti di consumo”.

Quanto a Maria Grazia Perini, per un periodo venne messa da Luciano Secchi alla direzione di Eureka, la rivista “d’autore” della Editoriale Corno. Il calo di vendite indusse Secchi a ritornare alla direzione, inducendo la Perini a trasmigrare altrove.


Eureka
nacque per andare contro il modello della consorella, secondo quando ha affermato Secchi: “Quello che mi ha spinto a fare Eureka, detto tout court, è il fatto che mi aveva irritato la posizione di Giovanni Gandini, che insieme ad un gruppo di intellettuali di tutto rispetto, fra cui Oreste del Buono, aveva assunto il fumetto quasi come se fosse una loro paternità… Credo che all’inizio Linus fosse una cosa limitata a noi del settore, quasi una rivista amatoriale, a diffusione limitata. Così nasce il discorso Eureka” (dichiarazioni pubblicate su Persone di nuvola, il volume che Giuseppe Peruzzo ha dedicato nel 2003 alla storia delle riviste a fumetti).
Il che potrebbe fare supporre che Secchi leggesse Linus, se non altro come appassionato di fumetti quale era, e quindi avesse visto le storie Marvel pubblicate nel 1966 e nel 1967, prima dell’incontro con gli albi originali nella Versilia del 1968.

Luciano Secchi è l’artefice, con Magnus, di tre fra i più grandi successi del fumetto italiano (Kriminal, Satanik e Alan Ford). Come direttore di Eureka ha dimostrato un fiuto da talent scout, importando per la prima volta in Italia diversi personaggi. Talento che ha continuato a mostrare in seguito, anche sulla sfortunata rivista Bhang, dove per la prima volta pubblicò materiale della casa editrice Dark Horse.

Se pur avendo comprato i comic book originali della Marvel in Versilia (dove effettivamente venivano venduti) non diede, in realtà, seguito alla loro edizione italiana, questo non toglierebbe i tanti meriti di Secchi. I supereroi all’epoca erano screditati. La casa editrice Mondadori, dopo il successo del settimanale Nembo Kid negli anni cinquanta e nella prima metà degli anni sessanta, aveva fallito con il lancio delle testate di Batman e Superman nella seconda metà degli anni sessanta. Linus non aveva creduto nei personaggi che pure aveva scoperto. Certamente ci voleva coraggio per puntare su personaggi ignoti al lettore italiano, che solo poco alla volta avrebbero conquistato il grande pubblico.

È il caso di ricordare che Secchi, in altre occasioni, sembra avere in qualche modo ridimensionato il proprio merito nella scoperta dei supereroi Marvel, preferendo accreditarsi come autore. In una intervista apparsa su Anteprima n. 197 (2008), richiesto di spiegare se si attribuisse maggior merito per i personaggi ideati o per la scoperta dei supereroi Marvel, Secchi rispose così: “Oso sperare che sia per la prima opzione. La seconda è solo questione di casualità. Se non li portavo io i supereroi, l’avrebbe fatto qualcun altro, mentre ad esempio Alan Ford o io o nessuno!”.

Il crepuscolo della Corno

Crollò l’Impero romano, furono dimenticati re ed eroi, non si poteva pretendere che la Corno vivesse per sempre. Eppure i dubbi sul suo collasso restano. Certamente i fumetti hanno vissuto crisi cicliche, corsi e ricorsi storici, tra alti e bassi produttivi e distributivi, ma negli Usa la Timely-Atlas-Marvel, dal 1939 a oggi, pur attraversando varie sventure, non ha mai cessato le proprie attività. Anche in Italia la Marvel, dopo il collasso della Corno, non impiegò molto a riaffacciarsi in edicola, prima con la Labor Comic, poi con la Star Comics, la Play Press e altre etichette, fino all’avvento della Panini.

Cosa causò veramente il crollo della Corno? La casa editrice si poteva salvare? E la scelta di Secchi di fondare la MBP fu un atto di “tradimento” che aggravò il dissesto o fu la giusta mossa per mettere in sicurezza un personaggio, Alan Ford, che da allora continua a uscire raggiungendo quasi 50 anni di presenza in edicola?

Le fonti oggi sono incerte sulle ragioni giuridiche della cessazione delle pubblicazioni Corno. Chi parla di fallimento o bancarotta (una procedura che in certi casi determina responsabilità anche penali degli amministratori), chi genericamente di chiusura. E a distanza di tanti anni non è possibile reperire documentazione presso la Camera di Commercio o il Tribunale.

Nel volume di Luca Mencaroni “L’era dei super eroi Corno”, vol. 1, la questione è liquidata in poche parole: “Nel 1982 dissapori tra l’editore e il direttore editoriale portarono alla migrazione di Luciano Secchi, con i suoi personaggi, in una nuova casa editrice da lui fondata, in cui presero posto anche i figli. Due anni dopo la gloriosa Editoriale Corno poneva fine a quella realtà che era iniziata esattamente da un quarto di secolo: alcuni character avrebbero continuato il loro cammino sotto l’egida di altri editori, mentre altri sarebbero sopravvissuti nella memoria dei lettori di quel tempo”.

Nel secondo volume dell’opera, Gianno Bono parla di “improvvisa bancarotta che portò, nell’estate del 1984, alla repentina chiusura della casa editrice”, ma senza indicare delle cause specifiche, a parte l’abbandono di Secchi, della Perini e di Luigi Corteggi (che però era passato alla Bonelli molto prima, nel 1975). Alfredo Castelli, che con Silver tentò il rilancio di Eureka, ammiraglia della casa editrice, attribuisce la colpa al settimanale Adamo Pop (poi semplicemente Adamo): “il classico passo più lungo della gamba il cui insuccesso ha dato inizio al lento e immeritato declino del gruppo”.

Il settimanale Adamo Pop, lanciato nel formato e nello stile di rivistine come Il Monello e Intrepido, uscì dal maggio 1981 all’aprile 1982, quando già avevano chiuso quasi tutte le testate storiche dei supereroi: Capitan America con il n. 128 del marzo 1978, Thor e i Vendicatori con il n. 243 dell’agosto 1980, i Fantastici Quattro col n. 259 e L’Uomo Ragno con il n. 283, entrambi del marzo 1981.

Il settimanale L’Uomo Ragno ebbe scarsa fortuna per il suo formato tascabile e per la periodicità, che creava ancora più problemi di quella quattordicinale nella pubblicazione delle varie serie

Si tentarono vari rilanci, con nuove serie dell’Uomo Ragno, con ristampe, riedizioni, raccolte e ricopertinati, ma il tutto fu fatto in malo modo, senza una adeguata spiegazione ai lettori e senza più un Secchi ad illustrare la situazione. Gli ultimi albi indicavano come direttore responsabile una tal Laura Raspino, di cui ben poco si sa.

Tristissimo il congedo affidato all’ultimo numero, il 254, di Eureka: “Cari Amici, come già vi è stato preannunciato dai nostri Silver e Castelli, Eureka con questo numero sospende la sua pubblicazione. I mesi estivi che ci attendono saranno per noi preziosi. Serviranno a rinvigorire le nostre forze, affinare le nostre intenzioni, sviluppare alcuni progetti. Vi diamo quindi appuntamento a fine estate, con la certezza di ritrovarvi tutti quanti fedeli e appassionati lettori come fin qui lo siete stati. Grazie per averci seguito con tanta stima e attenzione, a tutti dunque un arrivederci. L’Editore”.

Pietosa bugia. È vero che Andrea Corno, come tanti imprenditori, riuscì a rinascere dalle proprie ceneri con l’Editoriale Garden. Ed è vero che quest’ultima riuscì a proseguire alcune testate della gestione precedente, come i fumetti di Guerra d’Eroi (che però, dopo 784 numeri della Corno, iniziò una nuova numerazione, proseguendo sino al n. 163) o i romanzi polizieschi de Il racconto giallo.
Ma è altrettanto vero che la Corno, dopo la chiusura di Eureka, non lanciò più nulla. Nella cronologia del già citato Mencaroni, l’ultima pubblicazione risulta un fascicolo (non a fumetti) sul cantante Michael Jackson, datato agosto 1984.

Il settimanale Guerra d’Eroi pubblicava fumetti bellici inglesi

Luciano Secchi, in più interviste, ha attribuito il crollo della Corno alla crisi dei supereroi, anche se, in realtà, questa riguardava la fine degli anni settanta, dato che nei primi anni ottanta c’è stata la grande ripresa Marvel grazie alla gestione di Jim Shooter (è mancato un curatore dei fumetti Marvel pubblicati in Italia nella seconda metà degli anni settanta, in grado di affrontare, per esempio, la contraddizione provocata dalla periodicità degli albi, quattordicinali quelli della Corno e mensili della Marvel, dopo il raggiungimento cronologico delle uscite americane – NdR).

I primi anni ottanta videro anche il boom dei cartoni animati giapponesi (iniziato alla fine degli anni settanta con Goldrake), l’arrivo delle videocassette, l’affermarsi dei primi giochi elettronici. Comprensibile, dunque, che la lettura degli albi a fumetti divenisse un hobby sempre meno attraente per giovani e giovanissimi. Del resto, la Corno aveva tenuto duro, con i supereroi in edicola, dal 1970 al 1984, molto più di quanto, nello stesso periodo, avevano resistito altri editori. Basti pensare che i supereroi della Dc Comics la Mondadori aveva smesso di editarli nel 1970, la Williams li propose dal 1971 al 1973 e la Cenisio dal 1976 al 1984.

Ma i diritti dei supereroi Marvel non rimasero sfitti a lungo. Tra la chiusura della Corno, nel 1984, e l’apparizione sul mercato dell’editore Labor Comics, passò poco più di un anno. La Labor editò varie serie, come Alien e Mach, poi chiuse a loro volta. Dalle ceneri di quell’esperienza, Cesare Bovini e Sergio Cavallerin fondarono la Star Comics, che nel 1987 riportò in edicola la testata dell’Uomo Ragno con una nuova numerazione.

Insomma, il bacino di lettori di supereroi Marvel esisteva ancora. Ci si può chiedere cosa sarebbe successo se la Corno non li avesse bistrattati negli ultimi anni della sua esistenza, non avesse chiuso e quindi non vi fosse stata, per i lettori italiani, una cesura tanto traumatica.

Per molti bambini, che avevano iniziato a leggere i supereroi Marvel dal loro apparire nel 1970, la chiusura della Corno coincise con la fine dell’adolescenza e l’abbandono “naturale” dei fumetti. Ma per tanti altri, che magari si erano aggregati in corso d’opera, la chiusura delle testate avvenne nel vivo dell’interesse, lasciando a metà saghe che avevano scavato un solco nell’immaginario. Per costoro la chiusura della Corno assunse appunto una dimensione da crollo dell’Impero romano. Di una simile situazione emerge traccia in tante lettere inviate da quegli stessi lettori, ormai adulti, sulle testate che, negli anni novanta, cavalcarono un nuovo boom dei supereroi.

Di questo nuovo inizio non fece parte Andrea Corno, sebbene ancora nel 1999 egli annunciasse nuovi progetti nel campo della narrativa di fantascienza (non aveva i mezzi economici necessari e la fiducia di stampatori e distributori dopo la chiusura della sua precedente casa editrice – NdR). Invece Luciano Secchi, grazie ai proventi di Alan Ford e delle sue ristampe, poté pubblicare alcuni fumetti della Marvel sulle sue riviste Bhang e Super Comics, rievocando, nei redazionali e nel dialogo con i lettori, i vecchi tempi della Corno.

Marvel contro tutto il resto

Più che un mistero, questo è un vecchio dubbio, un oggetto di dibattito. La questione può porsi in questi termini: la storia della Editoriale Corno si può ricondurre solo al grande successo dei supereroi Marvel? Analoga importanza hanno avuto i personaggi della coppia Magnus & Bunker, o il cast internazionale di Eureka? Qual è, in definitiva, l’eredità che ci lasciano i circa 25 anni di vita della casa?

Certamente la circostanza che i supereroi facessero parte della stessa scuderia rispetto ad altri personaggi, ha consentito a molti lettori, grazie anche alle pagine pubblicitarie, di passare tranquillamente da un genere all’altro. Questo non è vero tanto per Kriminal e Satanik, testate chiuse nel 1974, e che dunque si sovrapposero ai supereroi relativamente per poco tempo. Ma è vero certamente per Alan Ford, poiché moltissimi lettori dei supereroi scoprirono anche l’umorismo particolare di Bunker e la sintesi grafica di Magnus, e restarono legati ad entrambi i mondi narrativi.


Un contributo alla storia del fumetto italiano lo diede anche la rivista Eureka, che abbiamo già citato più volte. Una rivista che, come le molte altre con cui si confrontò nel tempo (Linus, Il Mago e in seguito Comic Art), riuscì a far conoscere ai lettori italiani numerosi artisti del fumetto internazionale.

Luciano Secchi/Max Bunker vi pubblicò numerosi racconti brevi, alcuni dei quali disegnati da Magnus, che restano dei capolavori. Lo stesso Magnus vi esordì come autore completo (con la storia breve “I merli”, nel n. 39 del 1970), preparandosi alla carriera solista che avrebbe contraddistinto la sua vita post-Corno.

Il fumetto italiano fu ben rappresentato da due serie che, sebbene nate altrove, trovarono su Eureka una consacrazione e assicurarono continuità lavorativa ai loto autori: Sturmtruppen di Bonvi e Lupo Alberto del suo allievo Silver.

Comics-Box era un trimestrale che pubblicava le strisce presentate in precedenza da Eureka

Dall’Inghilterra arrivò la strip umoristica di Andy Capp, sebbene anch’essa già nota ai lettori de La settimana enigmistica. I classici americani furono ben rappresentati da Flash Gordon, Judge Wright (Giudice Morris), Buck Rogers, Brenda Starr, Johnny Hazard. Per non parlare delle riscoperte: il primo episodio a strisce di Mickey Mouse, “Il totem misterioso” di Tex…

Sempre sotto la direzione di Luciano Secchi, la rivista pubblicò i primi manga italiani; diede spazio ad autori underground come Denis Kitchen, Richard Corben; ma soprattutto fece conoscere Will Eisner, sia con Spirit, sia con le prime graphic novel quali “Il contratto con Dio”.

Materiale Marvel di natura non supereroistica apparve su molti numeri di Eureka, tra questi lo splendido ciclo dei Racconti dell’Infinito presentati dall’Osservatore.

La rivista ospitò anche interviste a molti maestri del fumetto (Gianluigi Bonelli, Robert Crumb, Will Eisner, Angela e Luciana Giussani, Stan Lee, Hugo Pratt…), e vi apparvero articoli di Alfredo Castelli (futuro ideatore di Martin Mystere per l’editore Bonelli), Piero Zanotto, Claudio Bertieri, Gianni Bono, Gianni Brunoro, Giulio Cesare Cuccolini, Pier Carpi, oltre che dell’autore americano Jules Feiffer.

Anche l’ultimo segmento di vita, nonostante il traumatico divorzio da Secchi, fu degno di nota. Silver e Castelli rivoltarono la rivista come un guanto, pubblicando materiale a fumetti nuovo, ma soprattutto rendendola un contenitore di notizie e materiali a fumetti anche rari, assemblati intorno a un tema monografico diverso ogni numero. Un tentativo generoso che non ebbe successo, ma che rimase nella memoria degli ormai sparuti lettori.

Ma nemmeno i supereroi Marvel, Eureka e il mondo di Magnus & Bunker esauriscono il novero di esperienze della casa editrice. Abbiamo già citato i 784 numeri di Guerra d’Eroi, una delle numerazioni più alte mai raggiunte nella storia dell’editoria a fumetti nostrana.

Stando alla cronologia del Mencaroni, 92 collane a fumetti (escluse le raccolte e i ricopertinati) furono lanciate dal 1960 al 1984. Di queste solo 24 sono dedicate ai supereroi Marvel. Altre riguardano materiale Marvel non supereroistico (Conan, Dracula eccetera) e materiale Dc, sebbene all’epoca edito prevalentemente dalla Cenisio (Kamandi, il Soldato fantasma, Il Supereroe). 16 in tutto sono le collane monografiche su personaggi ideati da Max Bunker, in coppia con Magnus o con altri.

Luciano Secchi ha continuato a scrivere la serie dei romanzi del detective Riccardo Finzi dopo il lancio della Corno (il personaggio è stato portato al cinema da Renato Pozzetto)

Il resto della produzione è composto da materiale di svariato tipo: riviste contenitore (oltre alle già citate Eureka e Adamo Pop ci sono stati Viva, L’ardimentoso, Okay, Tommy, Smack), riedizioni di classici (Gordon Superalbo), collane eterogenee ma ambiziose (Superfumetti in film, dedicata ai fumetti che avessero avuto un adattamento cinematografico o viceversa), fumetti popolari vari. Ma anche racconti non a fumetti per bambini (Le favole del bosco, 1963), romanzi erotici (opere del Marchese de Sade nella collana I Jolly, 1966) e saggi politici (le memorie di Richard Nixon, la biografia di Muhammar Gheddafi).

Indimenticabili alcuni albi di grande formato, come le versioni a fumetti realizzate dalla Marvel dei film 2001 odissea nello spazio di Kubrick e Incontri ravvicinati del terzo tipo di Spielberg.

La Corno ha avuto varie frecce al proprio arco e pur rimanendo sempre una piccola-media casa editrice rispetto ai big che si erano cimentati nel fumetti, come Mondadori e Rizzoli, ha potuto allestire nel tempo un menu ben più ricco di quello apparecchiato da case editrici analoghe.

Resterà sempre, nel ricordo degli orfani della Corno, una divisione tra i fan di Max Bunker e Magnus, per i quali la triade Kriminal – Satanik – Alan Ford segna il trionfo della casa editrice e coloro che non riescono a scindere il binomio tra l’editrice milanese e la Marvel.
Si tratta di una divisione soprattutto generazionale. Quella degli anni sessanta con i tascabili che hanno fatto della Corno una realtà editoriale solida e quella dei settanta quando, orfani del contributo di Magnus per quanto riguarda le produzioni italiane, i fumetti Marvel hanno rappresentato il maggiore successo.

C’è poi un terzo grande contributo dell’Editoriale Corno: l’avere coltivato, sin dagli inizi, l’attenzione per la ricerca storica. Dice Ezio Ferraro, per molti anni considerato il più grande collezionista di fumetti in Italia: “(La Corno) ebbe un rilancio con l’ottima serie degli Albi Ardimentoso (n. 1 dell’1 luglio 1960) che fra le loro pagine, per primi, diedero alcuni cenni biografici dei disegnatori americani e aprirono una rubrica di scambi presentando una serie di tabelline valutative delle vecchie raccolte … È strano che nessun si ricordi oggi di particolari così importanti che anticiparono di parecchi anni il revival dei fumetti e diedero il via praticamente alla formazione di quella eletta schiera di articolisti che seguivano, sia pure senza pubblicità, fin dalla gioventù il fenomeno dei comics. Svista voluta per sopravvalutare le capacità di coloro che vennero dopo oppure sempre ignoranza di quel nucleo di persone che per prime difesero il fumetto senza cadere nel ridicolo, volendolo presentare come una manifestazione del tutto culturale?” (Comics n. 32 del 1976).


Infine, l’Editoriale Corno presentò nel 1978 la grande Enciclopedia Mondiale del fumetto, scritta per il mercato americano da Maurice Horn e arricchita, per le voci italiane, dallo stesso Secchi e da vari collaboratori.
L’opera fu a suo tempo considerata troppo secchicentica. Rivedendola con il senno di poi, non c’è dubbio che le vada riconosciuto il merito di avere per la prima volta sistematizzato il sapere fumettistico nel nostro Paese.
Prima di allora non erano mancati tentativi di pubblicare grandi opere di consultazione, tutte però concepite in Italia, basate sulle conoscenze disponibili da noi e prive di quel respiro internazionale che l’opera di Horn assicurava.

Inoltre con la Corno collaborò a lungo Carlo della Corte, l’autore della prima monografia italiana dedicata alla Nona Arte: “I fumetti”, edita da Mondadori nel 1961.

Forse uno dei contributi più importanti della Corno, al di là ed oltre la qualità dei molti fumetti presentati in Italia, è stato anche alimentare la saggistica sul fumetto. Nel far crescere, cioè, la consapevolezza dell’importanza di questo mezzo di comunicazione.

E non è cosa da poco.

 

© Francesco Lentano 2018

 

 

20 commenti

  1. Nel sogno sono sparapanzato su una sdraio di una veranda come quelle da cui il Marlow di Conrad racconta per tutta la notte eventi di cui è stato testimone e deuteragonista, sono cullato da una brezza e nelle mani ho un fascicolo spillato della Corno in formato Gigante, magari il numero degli Eterni con il primo ed unico annual. Lou Reed canta Perfect Day dalla sdraio di fianco.
    Quando rinascerò onnipotente, tornerò indietro ai seventies del secolo scorso , tradurrò da capo tutti gli strafalcioni Corno che ho scoperto via i volumi Essential della Marvel ed impedirò che la tutina da wrestler di Daredevil sia ricolorata di rosso dal numero uno e che il suo nome sia semplificato in Devil ( L’Incredibile Devil ndr ). Nel mio delirio divino, Shade di Ditko – in fondo sono solo otto episodi – sarà stampato in formato gigante. Paolo Piffarerio aka Paul Payne disegnerà anche Daniel e Cliff che saranno sceneggiati da un implume Tiz Sclavi schizzato e senza freni dei romanzi come Non è successo niente. Cortez pubblicherà su Eureka comics che anticiperanno di un decennio i lavori più personali di Bill Sienkiewicz. Dennis Cobb sarà scritto come fossero i Sogni Proibiti di Danny Kaye. Chies disegnerà una parodia del Deserto dei Tartari.

    Forse è il caso assuma camomilla nel crepuscolo.

  2. Vorrei portare un piccolo contributo alla discussione senza però suscitare le ire di Secchi che spesso minaccia denunce e querele.
    Ho letto da qualche parte (non ricordo dove) che Corno e Secchi erano imparentati, nel senso che uno aveva sposato la sorella dell’altro , ma poi il rapporto matrimoniale si era rotto e questo avrebbe contribuito al deterioramento dei rapporti tra i due.
    Non so se la notizia è vera o è un semplice pettegolezzo, ma la vita mi ha insegnato che a volte alla base di certi eventi e decisioni ci sono anche ragioni personali.
    Complimenti per l’articolo che mi ha riportato alla mia infanzia quando lessi il mio primo albo Marvel-Corno ovvero il n 6 di Devil.

    • Andrea Corno mi aveva detto che la rottura finale era dovuta a questo motivo (ma prima erano accadute anche altre cose).

  3. Bellissimo articolo. Quanti ricordi…

  4. La domanda che (con affetto) tutti i lettori di altra si sono fatti è: poteva salvarsi l’Editoriale Corno?
    La mia personale risposta è: si, poteva salvarsi.
    Il grande “buco” degli anni 80 per la Corno è stata la mancanza di un personaggio. Nei 60 c’erano Kriminal e Satanik, nei 70 L’Uomo Ragno e compagnia, ma negli 80 nulla. Però, però… immaginate: se Alfredo Castelli avesse proposto Martin Mystere ad Andrea Corno…

  5. Se non ricordo male Secchi fu ulteriormente “distratto” dal successo del suo Riccardo Finzi (premi letterari e film con Pozzetto nel ’79) e dai successivo flirt primi anni ’80 con il mondo del cinema, “culminato” nel film Delitti, Amore e Gelosia, regia e sceneggiatura del noster nell’82. Gli anni, guarda caso, del “desenlaze”.

    Concordo infine con la NdR: Il quindicenne che fui è ancora disgustato dall’annus horribilis in cui, grazie all’insistita quattordicinalità corniana, si ritrovò Marvel-Two-In-One al posto dei F4, Marvel Tram-Up al posto dell’UR, Invasori e Ghost Rider di Perlin al posto di Thor e Vendicatori… fino ad abbandonare (salvo riavvicinarmi, lo spazio di un’estate e di una saga della Sfinge, con il “settimanale dell’UR”). Altro che “colpa dei cartoni animati”…

  6. gradirei sapere in quali numeri di adamo e/o adamo pop sono presenti fumetti della serie stark, disegnati da salvatore deidda.
    ringraziando anticipatamente vi porgo i mieui saluti.
    Salvatore

  7. Non dimentichiamo però una cosa; tra il 1980 ed il 1984 entrano in crisi e spariscono anche i super eroi della DC editati dalla Cenisio.
    Il fenomeno quindi non p limiyato soltanto alla Corno,ma è più generale.
    Cosa è successo?
    Posso ipotizzare che la generazione dei ragazzini che avevano letto super eroi negli anni 70 era cresciuta ed aveva abbandonato,mentre i loro fratellini minori non ne avevano preso il posto.
    Perchè questo avvenne?
    I robbottoni Giapponesi come Goldrake o Mazinga,i primissimi videogiochi (che per la verità nell’80 erano davvero in fase embrionale)?
    Me lo sono sempre chesto.

  8. Bell’articolo, molto approfondito. Ho lavorato con il signor Corno nell’era Garden, non posso scrivere pubblicamente alcune cose, ma quando l’ho incontrato aveva anche alcune problematiche personali. Certo non posso sapere se già erano in atto nei primi 80. In ogni caso gli sarò sempre grato per i ricordi e per avermi dato il mio primo lavoro.

  9. Negli anni 80 iniziarono ad esserci svariati “concorrenti” dei fumetti che negli anni 70 non c’erano: i primi computer/video-game ad esempio (Commodore 64 e Spectrum ZX); ci fu l’ondata dei cartoon giapponesi e di telefilm “giovanili” vari; il famoso “videoregistratore” ed il sistema VHS. Insomma aumentò il numero degli svaghi. A questo vanno ad aggiungersi scelte editoriali discutibili come la cadenza di uscita quattordicinale; l’aver relegato in secondo piano personaggi che avrebbero potuto avere una serie propria e, viceversa, aver costruito una serie su personaggi che invece non erano per nulla interessanti o per lo meno non tanto da farci una serie. Tutto questo portò inoltre una frammentarietà inutile ed economicamente svantaggiosa per la case editrice. Serie che duravano 30-40 numeri e poi chiudevano o si trasformavano in un’altra serie o confluivano in una serie diversa. Oltretutto senza che questo apportasse valide novità o interessanti cambiamenti. Tutto ciò finiva soltanto col disorientare il lettore e soprattutto il “collezionista” che, come è risaputo, è un elemento fondamentale in questo settore. Se ad esempio negli anni 80, avesse mantenuto 3-4 serie di super-eroi nette e chiare (F4, Uomo Ragno, Thor e Cap. America), Alan Ford e magari qualche cosa come Gli Eterni (l’unica vera novità in materia di S.E. sul finire degli anni 70), Eureka e magari lanciando una nuova e convincente serie sul mercato forse le cose sarebbero andate diversamente.
    Anche Bonelli collezionò dei flop e fu costretto a chiudere alcune serie: Comandante Mark, Storia del west, Akim. Solo che Bonelli andò avanti non solo perchè aveva dei pilastri solidi come Tex e/o Zagor ma anche perchè al momento giusto seppe inventarsi nuovi personaggi che dettero ampia linfa vitale come Mister No, Martin Mystere e soprattutto Dylan Dog.

    • E’ sempre un piacere leggere un intervento di un professore universitario, specie se del ramo giuridico!

  10. Bellissimo articolo

    • Grazie!!!

  11. Oltre al costume tutto rosso del DareDevil italianizzato, io non permetterei neanche le lenti gialle dello Spiderman nostrano, come evento da cambiare in un eventuale viaggio a ritroso nel tempo. Comunque bellissimo l’articolo per noi che dicevamo Marvel-Corno, e non Corno o Marvel, perchè per noi che amavamo i supereroi era un nome unico. Complimenti per aver segnalato, cogliendo in pieno lo spirito del tempo, la dicotomia Mervelliani e Alanfordisti. Eravamo in effetti due generi distinti.

  12. Articolo bellissimo che mi ha portato indietro nel tempo. Iniziai a seguire la Corno e soprattutto i supereroi nel 1978 all’età di 11 anni e non ho più smesso fino alla sua chiusura. Devo dire però che facevo sforzi enormi per convincere mio padre ad acquistare i supereroi Corno e quelli DC della Cenisio.
    Le pubblicazioni aumentavano anche perché nel 1978 arrivando Goldrake le edizioni Flash ne pubblicarono prima un mensile e poi un settimanale che ebbe un successo di pubblico enorme. Per non parlare delle edizioni Edierre con il costosissimo settimanale la Banda TV, i vari Mazinga e poi TV junior della RAI e in seguito Cartoni in TV, e tutti i vari ricopertinati delle edizioni TV con gadget allegati di cui le edicole sono state invase. Penso che anche questo abbia influito nell’affossare la Corno.

  13. credo che da quasi 50 enne, sarà l’età, non potrò più riassaporare quella sensazione che provavo ogni volta che compravo un fumetto in edicola. L’odore della carta, il lettering fatto a mano…In preda a raptus di follia regalai un librone rilegato da mio padre con tutta la saga dei fantastici 4 e di Namor disegnata divinamente da Buscema ( il migliore secondo me) , il secondo era un raffinato disegnatore di cui dimentico il nome. Io non cambierei nulla, i dialoghi resi semplici e forse anche gergali ( l’articolo davanti all’uomo ragno…) per me che sono di Milano, li rendevano più simpatici e meno supponenti delle odierne “graphic novel” nientepopodimeno… Allora leggevo di tutto, in guerre di eroi capitava pure di incrociare un tale Pratt, piccoli capolavori pieni di sentimenti umani. Oggi sismo in pieno delirio satanico, ogni tanto se vedo vecchie edizioni scritte o tradotte con quel sano disincanto, le compro al volo. Che si fottano gli intellettuali, rovina di sempre, compreso Eco e la sua stucchevole retorica. Io voglio Guido Martina, e trombarmi Maria Grazia Perini, grande personaggio e bellissima donna.

  14. Bellissimo articolo (e ottimi commenti), mi ha fatto tornare indietro al 1978 (avevo 8 anni) quando lessi il mio primo fumetto Corno (Thor) da allora li ho seguiti quasi tutti fino alla chiusura della Corno, sacrificando le mie paghette e i soldini per la merenda della scuola per comprare quei fumetti. Poi nel 1982 e 1983 la fine, improvvisa e inspiegabile. Quali le cause? Non credo che i videogiochi abbiano influito moltissimo, visto che il loro uso si impose solo qualche anno più tardi (dopo il 1984-85), anche i cartoni giapponesi non influirono più di tanto e così le loro versioni a fumetti (poche e di bassa qualità). Credo che il motivo principale sia stato la pessima gestione delle testate, con la pubblicazione di materiale di basso livello, personaggi di serie b relegati a personaggi principali e viceversa, la assurda periodicità quattordicinale, cicli iniziati e mai portati a termine, personaggi che apparivano in una testata e poi migravano in un’altra, e soprattutto il proliferare di testate. Il pubblico di lettori di fumetti c’era ancora, come dimostrò il successo di Martin Mystere e Dylan Dog, nati nel periodo di massima diffusione dei videogiochi (1985-88), e la nascita della Star Comics (che pubblicò sempre in modo intelligente: poche testate con personaggi sicuri). Secchi probabilmente aveva capito tutto e si è allontanato quando tutto stava crollando, non a caso Alan Ford esiste ancora oggi

  15. Mi fa piacere che dopo due anni e mezzo, questo articolo sia ancora letto e susciti ancora nuovi commenti, dai quali anch’io imparo qualcosa, dato che nella storia del fumetto ci sono poche certezze e molte ipotesi.

  16. Però scusate, basta con stà storia che i videogame e gli anime hanno fatto morire la Corno : la Corno è morta perché i fumetti che pubblicava, a un certo punto erano pessimi e/o pubblicati malissimo : tra albi Marvel degli anni 70 illeggibili per la scarsa qualità delle storie Marvel in sè o perché venivano spezzettate ( tipo gli X-men di Byrne con Wolverine chiamato “Ghiottone” e Nightcrawler “Lombrico” ), per non parlare dei vari Kriminal, Satanik e Alan Ford sempre più sciatti dopo l’abbandono di Magnus ,come poteva l’editore illudersi di sopravvivere ?
    Secchi poi, ahilui, non ha avuto neppure l’accortezza di rilanciare l’ universo Marvel quando la Corno chiuse, facendosi fregare l’affare da Star Comic , Play Press e Comic Art .
    Stando a una video intervista di Sergio ALgozzino a Massimiliano de Giovanni dei Kappa Boys ( curatori delle testate manga per Star Comics ), pare che Bunker volesse ingaggiare questi ultimi per pubblicare dei manga, dopo che i Kappa avevano lasciato la Granata Press di Luigi Bernardi .
    Ma alla fine , questi optarono per la Star.

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