LUIGI CORTEGGI, DAI LOGHI MARVEL ALLA BONELLI

LUIGI CORTEGGI, DAI LOGHI MARVEL ALLA BONELLI

Ci ha lasciati un uomo che ha dato un grande contributo al fumetto italiano, per lo più senza apparire.
E come capita spesso a chi opera dietro le quinte, lo conoscevano quasi solo gli addetti ai lavori. Luigi Corteggi, detto Cortez, nato a Milano il 21 giugno 1933 e scomparso il 26 luglio 2018 a Casorzo, in provincia di Asti, è stato l’ideatore della grafica di importanti testate del fumetto oltre che illustratore e disegnatore.

Logo e illustrazioni di copertina di Luigi Corteggi per i tascabili “neri” dell’Editoriale Corno


Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera, negli anni sessanta collabora prima con l’Editrice Universo e poi con l’Editoriale Corno creando i loghi dei memorabili (e trasgressivi) fumetti “neri” italiani come Kriminal, Satanik e l’umoristico Alan Ford, opera di Max Bunker (alias Luciano Secchi) e Magnus (Roberto Raviola). Ne disegna anche alcuni episodi e, soprattutto, molte copertine bellissime.

Corteggi è stato anche il copertinista iniziale di Alan Ford, oltre ad averne creato il logo

 

Dal 1970 cura anche la grafica dell’edizione Corno dei fumetti Marvel: testate come L’Uomo Ragno, Il Mitico Thor, I Fantastici Quattro entrano nell’immaginario dei lettori italiani per le storie di grandi autori come Stan Lee, Jack Kirby, Steve Ditko, ma anche per la grafica, per l’epoca modernissima, spesso ripresa in ristampe recenti dei classici Marvel.

Dal 1975 lascia la Corno per diventare art director della Bonelli, dove crea i loghi di serie famose come Mister No, Ken Parker, Nick Raider, Nathan Never, Martin Mystère e Dylan Dog. È anche copertinista del Piccolo Ranger, con illustrazioni dal sapore più classico rispetto ai tempi Corno.

Originale di una copertina del Piccolo Ranger

 

Così lo ha ricordato Luigi F. Bona, direttore di Wow Spazio Fumetto, il Museo del Fumetto di Milano: “Era un artista che ufficialmente faceva il grafico. Così è riuscito a creare serie di copertine di fumetti talmente belle, così originali, da segnare una stagione di pubblicazioni importanti. Aspettavo il nuovo numero di Kriminal o di Satanik non tanto per leggere le storie (sia pure firmate da un Magnus e da un Bunker), quanto per gustarmi, come primo impatto, quelle copertine. Poi l’ho conosciuto, e mi sono trovato davanti un personaggio da fumetto, ed era un personaggio di classe. Elegante, maglia dolcevita, pipa in mano: mi parve di parlare con Simenon”.

E sapeva spiazzare, come è capitato all’autore di questo articolo. Anni fa avevo un appuntamento alla redazione della Bonelli con Alfredo Castelli, il creatore di Martin Mystère (forse per un’intervista). Castelli, al solito impegnato con una scadenza imminente, mi aveva detto di aspettare un quarto d’ora. Ero finito nell’ufficio accanto, dove c’era Cortez.
“Io l’ho già vista qui”, mi aveva detto. “Cosa fa?”.
Avrei potuto dire che ero un giornalista, un appassionato, che avevo anche collaborato con vari articoli per la stessa Bonelli.
Ma la domanda mi sembrava avere una matrice filosofica, come quella che i Vedovi Neri dei racconti di Isaac Asimov fanno agli ospiti delle loro cene: “In che modo giustifica la sua esistenza?”.
La domanda mi aveva messo in crisi. Sto cercando di rispondere ancora adesso.

I loghi disegnati da Corteggi per Dylan Dog e l’Uomo Ragno



 

2 commenti

  1. Cortez rules ! Nuff said.
    Alessandro Baggi ( in SBE Dampyr e Dylan Dog tanto per citare i suoi ultimi lavori ndr ) quando era mio insegnante alla SdF di via Savona a Milano mi disse che da bimbo sognava ispirato dalle covers di Corteggi per Satanik e Kriminal che spesso atterravano, dico io, lontano dal plot. Un Giorgio de Chirico materico.
    Magnus era un notevole disegnatore espressionista, ma le sue covers erano come le sue pagine all’ interno dell’albo, solo a colori.
    Cortez era tanto visionario da anticipare soluzioni e colori che in via Buonarroti si sono provate solo con Morgan Lost.
    Era tanto personale da essere fuorviante: chi ha letto Una Gita a San Guerreta ( Alan Ford incappa in un Bananas dove i condannati a morte contro il muro cantano vorrei vedere un altro al posto mio prima di essere raggiunti dalle pallottole del plotone di esecuzione ) sa che si tratta di una farsa lontanissima da quanto evocato da quel Peter O’ Toole dai tratti cesellati che sembra preso di peso dai cartelloni dei cloni di 007 e solo l’ombra delle toppe sul canotto possono insinuare il dubbio che non si tratti proprio di una ” missione da siuri” per citare un altro albo del Gruppo TnT.
    Elektra: Assassin ridisegnata dal Cortez nazionale. Non è sufficiente – anche solo come idea – a cambiare il segno di una giornata ?

  2. Concordo con Luigi Bona…anche su di me, allora ragazzino, quelle copertine esercitavano un fascino irresistibile, quasi maggiore a quello del fumetto che avvolgevano.
    Le sensazioni provate nei pomeriggi autunnali di quei primi anni ’70 contemplando le ‘psichedelie’ di Corteggi non riuscirei mai a tradurle in parola, nemmeno se fossi il più abile degli scrittori. E vedo, dall’intervento di Crepascolo, di non essere stato il solo a rimanerne stregato…

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