STRAUSS-KAHN, COME DISTRUGGERE UN POTENTE

STRAUSS-KAHN, COME DISTRUGGERE UN POTENTE

14 maggio 2011, mentre siede comodamente sulla poltroncina dell’aereo che sta per partire verso la sua Parigi, il sessantaduenne Dominique Strauss-Kahn, uno degli uomini più potenti del mondo e probabile futuro presidente della Francia, viene raggiunto dagli agenti della polizia di New York. Il passeggero non crede ai propri occhi, quando gli uomini in divisa tirano fuori le manette e gliele stringono ai polsi.

Dominique Strauss-Kahn cerca di spiegare ai poliziotti che non possono farlo, perché gode dell’immunità diplomatica. Gli agenti tagliano corto dicendogli di raccontarlo al magistrato, e lo trascinano a terra. Mentre lo spingono su un’auto con il lampeggiante acceso, gli comunicano che è accusato di aver violentato una cameriera dell’hotel nel quale aveva appena alloggiato.

Frastornato dal suono martellante della sirena, il francese riflette sul fatto che sta rischiando una condanna a 25 anni di carcere e che, comunque andrà a finire, la sua carriera è distrutta. Poco dopo, un procuratore distrettuale di New York gli spiega che la sua immunità non copre il reato di stupro e lo spedisce nel carcere di massima sicurezza di Rikers Island.

Nel giro di pochi giorni, Dominique Strauss-Kahn si dimette dal Fondo monetario internazionale, del quale è direttore generale. Pagando una cauzione di 6 milioni di dollari, gli vengono concessi gli arresti domiciliari. Ora può finalmente pensare alla sua difesa, confortato dalla presenza della moglie Anne. La donna l’ha raggiunto a New York schierandosi senza esitazioni dalla sua parte: «Non ho creduto nemmeno per un attimo alle accuse di violenza sessuale rivolte a mio marito».

Dominique Strauss-Kahn nasce nei dintorni di Parigi il 25 aprile 1949. La madre è giornalista, il padre consulente fiscale. Entrambi sono di religione ebraica. Dominique trascorre l’infanzia ad Agadir, in Marocco. Nel 1960, quando ha 11 anni, si trova in mezzo al terribile terremoto che rade al suolo la città uccidendo 15 mila persone.

Mentre Agadir viene ricostruita alcuni chilometri più in là, la famiglia Strauss-Kahn si traferisce a Montecarlo, la città-stato dell’elegante e quieta riviera francese. Dopo la laurea, Dominique Strauss-Kahn, che già tutti chiamano con le sole iniziali, “Dsk”, inizia la carriera di avvocato d’affari. Dal primo matrimonio ha tre figli, dal secondo una figlia.

Si risposa la terza volta nel 1991 con Anne Sinclair, una giornalista di due anni più giovane di lui che negli anni successivi diventerà conduttrice televisiva. La madre di Anne era una modella di Picasso, il padre un uomo d’affari che le ha lasciato un cospicuo patrimonio.

Sempre nel 1991, dopo una rapida carriera nel Partito socialista francese, Dsk viene nominato ministro in un dicastero finanziario. Dopo una pausa, diventa nuovamente ministro nel 1997 e i successi economici della Francia di quegli anni lo rendono molto popolare.

Nel 2007, Dominique Strauss-Kahn viene nominato alla direzione generale del Fondo monetario internazionale (Fmi). È un’importante organizzazione con sede a Washington, capitale degli Stati Uniti, che ha il compito di promuovere la cooperazione monetaria tra le nazioni.

L’anno dopo, le felpate stanze del Fmi sono scosse da uno scandalo: Dsk viene accusato di sfacciati favoritismi nei confronti di Piroska Nagy, una giovane dirigente diventata sua amante. Il direttore generale ammette le proprie colpe e chiede scusa sia al vertice dell’organizzazione sia alla moglie Anne, ricevendo il perdono di entrambi.

È un’ombra che non gli impedisce di pensare alle elezioni per la presidenza della repubblica francese del 2012. La sua candidatura per il Partito socialista non è ancora ufficiale, ma tutti pensano che la renderà pubblica durante il suo imminente ritorno in Francia.

La donna che lo ha fatto arrestare poco prima che partisse si chiama Nafissatou Diallo, è una trentaduenne nata in Guinea. Lavora come cameriera al Sofitel, un hotel frequentato da francesi facoltosi in visita a New York.

«Sono entrata nella camera numero 2806 pensando che fosse vuota», racconta la donna, «quando ho visto che, invece, il cliente era ancora lì ed era nudo. Ho chiesto scusa e stavo per uscire». Lui, chiudendo la porta, le avrebbe detto che non doveva dispiacersi. «Ho cercato di respingerlo, ero terrorizzata».

L’uomo le avrebbe tolto i pantaloni e, bloccandole la testa, l’avrebbe costretta a un rapporto orale. Fatto confermato dalle tracce di liquido seminale trovate dalla polizia scientifica sulla sua maglietta. Dopo, mentre lei scappava in corridoio, Dsk si sarebbe vestito velocemente e, prendendo la valigia, usciva per andare all’aeroporto.

Lei, intanto, sarebbe corsa dal responsabile dell’albergo spiegandogli quello che era accaduto e chiedendogli di chiamare la polizia.
«Io non sapevo neppure chi fosse quell’uomo», afferma la cameriera davanti alla telecamera di una televisione che la intervista, «e ora, per colpa sua, mi trattano come una prostituta. Voglio che vada in prigione, voglio che si sappia che ci sono dei posti dove non si può usare il suo potere e i suoi soldi. Io vengo da gente povera, ma buona. Io non penso al denaro».
Dsk non nega l’incontro sessuale, ma sostiene che è stato consenziente. Non specifica di averla pagata, anche se lo lascia sottinteso.

Nelle settimane successive emergono alcuni particolari sconcertanti. Nafissatou Diallo, per quanto fossero sembrate sincere le sue lacrime durante le interviste televisive, è una bugiarda. Aveva ottenuto asilo politico negli Stati Uniti raccontando di essere stata violentata per ragioni politiche da un gruppo di soldati guineani, mentre, in realtà, nel suo paese non aveva subito alcuno stupro.

Aveva dichiarato il falso anche al fisco, attribuendosi un figlio non suo per pagare meno tasse. E aveva continuato con mille altre menzogne, compresa la dichiarazione che subito dopo il rapporto con Dsk sarebbe scappata via. Risulta accertato, invece, che era andata a riordinare un’altra camera.

A mettere in dubbio le accuse dell’immigrata è soprattutto un’intercettazione telefonica, eseguita mentre parlava con un connazionale arrestato per possesso di 180 chili di marijuana. Lui la chiamava durante l’ora d’aria da un centro di detenzione per immigrati clandestini.

Dalla traduzione della conversazione avvenuta in una lingua parlata in Guinea, il fula, si percepisce l’entusiasmo della donna mentre spiega all’amico il “colpo di fortuna” che le è capitato. La Diallo gli chiede quanto pensa che potrà guadagnarci, ma l’altro sembra perplesso. Allora lei lo rassicura: «Non ti preoccupare, questo tizio ha un sacco di soldi. So quello che faccio».

Si apprende che questo amico, del quale non è stato divulgato il nome, negli ultimi tempi le aveva versato 100 mila dollari sul suo conto. La donna, secondo le indagini della polizia riportate dal New York Times, sarebbe coinvolta in attività criminali, tra cui traffico di droga e riciclaggio di denaro sporco.

Da un’inchiesta di un altro quotidiano, il New York Post, risulterebbe che la Diallo approfitti abitualmente del lavoro di cameriera per prostituirsi, ricevendo “laute mance” dai clienti.
Nell’agosto del 2011, la procura di New York archivia il caso per l’inattendibilità della presunta vittima.

Dominique Strauss-Kahn può finalmente ritornare in Francia, ma a caro prezzo. Sua moglie Anne, che gli era rimasta accanto durante i tre mesi delle indagini, all’improvviso chiede il divorzio. La carriera dell’uomo politico, a livello internazionale e in Francia, sembra stroncata per sempre.

Continuano, inoltre, i guai. La Diallo ottiene un processo in sede civile, dove non viene tenuto conto dell’esito in sede penale. Inoltre alcune donne in Francia iniziano a raccontare di essere state molestate in passato da lui.

Viene anche accusato di aver frequentato un giro di escort della città di Lilla, come dimostrano alcuni suoi sms bollenti. Dsk non nega quest’ultima circostanza e definisce quel linguaggio inappropriato, ma nega di avere commesso alcunché di illegale. Alla fine anche le nuove accuse cadono, mentre con la cameriera del Sofitel è costretto a patteggiare, dandole, probabilmente, alcuni milioni di dollari (la cifra concordata con il giudice non è stata resa nota).

Lui avrebbe preferito affrontare il processo, ma i suoi avvocati lo hanno dissuaso ricordandogli che, nelle intercettazioni che l’avevano screditata in sede penale, la Diallo non nega la violenza carnale, ma parla solo di quanto ci avrebbe guadagnato.
«Ho sbagliato», ammette Dominique Strauss-Kahn, «perché la gente non accetta un comportamento discutibile da parte di chi ha responsabilità pubbliche».

Se la sua carriera politica si è spezzata quella mattina nella camera di un hotel, le capacità professionali di Dominique Strauss-Kahn vengono sempre apprezzate dai governi e dalle grandi istituzioni private, che continuano a chiedergli importanti consulenze e incarichi. Nel luglio del 2013, per esempio, è entrato nel consiglio di sorveglianza della Banca russa dello sviluppo regionale, controllata dal colosso petrolifero Rosneft.   



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