EDITH THOMPSON E IL TRIANGOLO MORTALE

Freddy Bywaters, Edith Thompson, Percy Thompson

(Nell’immagine sopra: Fred Bywaters, Edith Thompson nata Graydon e Percy Thompson).

Poco prima della mezzanotte del 3 ottobre 1922, il giovane Fred Bywaters si pianta davanti alla stazione di Ilford guardando l’arrivo dell’ultimo treno. Arriva una coppia che, dopo essere scesa, si dirige verso casa. Dopo averla inseguita con cautela, al primo vicolo buio il ragazzo tira fuori un coltello per colpire ripetutamente l’uomo alle spalle. La donna che lo accompagna grida inorridita: «No! Ti prego, smettila!».

Cerchiamo di capire le cause che hanno portato a quella notte di sangue. Edith Graydon nasce nel 1893 a Ilford, una cittadina a pochi chilometri da Londra. Dopo essersi distinta in matematica a scuola, a 15 anni va a lavorare come commessa in una grande azienda di indumenti femminili.

Se la cava bene e fa subito carriera, diventando prima contabile e poi dirigente. Riesce a imparare da sola il francese durante i viaggi di lavoro a Parigi. Ormai è una bella giovane dai capelli rossi e gli occhioni espressivi. I molti soldi che guadagna li spende velocemente in vestiti e divertimenti.

Edith

Sul treno che la porta a Londra, Edith incontra spesso il concittadino Percy Thompson, impiegato presso una compagnia di navigazione. Quando il timido Percy si decide a corteggiarla discretamente, lei gli propone di passare la notte del fine settimana in albergo.

Lui rimane esterrefatto perché non sono cose che le “brave ragazze” dell’epoca fanno, ma accetta di buon grado. Si sposano quando lei ha 22 anni e Percy 25, malgrado l’opposizione della madre di lui, che considera quella giovane una poco di buono.

La coppia si rivela subito mal assortita. Quando non lavora il marito si chiude in casa, mentre la moglie è un tipo mondano che ama andare a teatro e ballare alle feste. Inoltre, Percy vorrebbe che Edith smettesse di lavorare, per fare la casalinga a allevare molti figli. Invece lei non ci pensa nemmeno a lasciare un lavoro che, tra l’altro, le fa guadagnare uno stipendio doppio rispetto al suo. Così finisce che di sera Edith esce con gli amici, mentre il marito rimane solo.

Un’estate, la coppia va in vacanza nell’isola di Wight, davanti alla costa meridionale dell’Inghilterra. Con loro c’è Avis, la sorella minore di Edith, e il suo bel corteggiatore diciottenne, Fred Bywaters. Edith, malgrado abbia otto anni più di lui, cade subito tra le sue braccia. Tornati a Ilford, i due continuano a frequentarsi.

Un giorno, mentre il giovane Fred è in casa Thompson, come ormai accade spesso, Edith gli dice di andare a cercarle un ago. Percy chiede alla moglie se quel tizio non sia diventato troppo invadente, lei gli risponde che le piace avere qualcuno che obbedisca ai suoi ordini, un cavalier servente.

La discussione degenera in lite, finché i due non vengono separati dal sopraggiunto Fred, al quale Percy comunica freddamente che non lo vuole più vedere in casa sua. Ma i due amanti non smettono di incontrarsi, sfruttando il fatto che il ragazzo è ancora il fidanzato ufficiale di Avis.

Spesso, però, Fred è via per lavoro, e facendo il marinaio le sue assenze possono durare mesi. Edith Thompson gli scrive spesso. Quello che succede in seguito lo conosciamo proprio grazie alle lettere di lei, anche se non sappiamo se quanto scrive sia la verità o delle bugie per tenere il ragazzo legato a sé.

Nelle lettere, dunque, leggiamo che Edith ha chiesto il divorzio, ma il marito non glielo vuole concedere. Lei potrebbe sempre abbandonare il tetto coniugale, ma questa decisione susciterebbe un grave scandalo che le farebbe perdere il lavoro. Edith, allora, decide di non concedersi più a letto, ma dopo un mese finisce per arrendersi.

Rifiuta comunque di dare un figlio al marito, abortendo quando rimane incinta. A un certo punto, scrive all’amante che ha deciso di uccidere l’insopportabile Percy. Ha provato a mettergli del veleno per topi nel tè, ma lui ne ha bevuto poco, disgustato dal sapore amaro.

Avrebbe cercato anche di fargli mangiare dei pezzettini di vetro nel porridge, ottenuti tritando una lampadina. Dopo averlo assaggiato, lui avrebbe individuato una scheggia di vetro particolarmente grande, e lasciato quasi tutto il cibo nel piatto.

Quando Fred Bywaters torna dai suoi viaggi per mare, nell’autunno del 1922, i due amanti possono finalmente vedersi. Però Edith Thompson dice che la sera del 3 ottobre non potranno incontrarsi perché deve andare a teatro con il marito. Una volta tanto che Percy si è deciso a uscire, non può dirgli di no.

Il giovane è seccato, ma lei lo convince ad andare dalla sorella. Alle 23, Fred dà la buona notte ad Avis. È ubriaco e in preda alla depressione. Vorrebbe avere Edith tutta per sé, è stufo marcio di condividerla con il marito. Si dirige verso la stazione di Ilford, mentre l’odio continua a montargli dentro.

L’assassino è già scappato, quando Edith Thompson chiede aiuto ai passanti. Ma non c’è più niente da fare per salvare il marito. Interrogata dalla polizia, dapprima la donna dice che non si era accorta che qualcuno stesse pugnalando il marito.

Pensava che avesse avuto un attacco cardiaco, essendo sofferente di cuore. Poi ammette che, sì, aveva visto mentre veniva accoltellato, ma senza riconoscere l’assassino a causa delle tenebre. Fa confusamente il nome di Fred Bywaters, senza metterlo in relazione all’omicidio, e la polizia va subito a prendere questo tizio per cercare di capirne di più.

Quando Edith Thompson lo vede passare in un corridoio della centrale, sobbalza gridando: «Dio mio, perché l’ha fatto?». Fred racconta la propria versione alla polizia. La notte precedente avrebbe preso Percy per il bavero urlandogli: «Perché non concedi il divorzio a Edith, bastardo?». «Vi piacerebbe, eh? Ma io Edith ce l’ho e me la tengo!», gli avrebbe risposto l’altro. Sarebbe quindi iniziata una colluttazione, finita quando il ragazzo aveva tirato fuori il coltello con l’intenzione di limitarsi a ferirlo.

Questo racconto non combacia con l’autopsia, dato che le pugnalate risultano date alla schiena: quindi non durante una lotta, ma a tradimento. Nella cabina dove alloggiava Fred Bywaters, della nave in cui prestava servizio, vengono trovate le lettere che gli aveva spedito Edith Thompson.

La donna, di fronte al magistrato, dice che le storie del veleno per topi e dei vetri frantumati le aveva inventate per fare colpo sull’amante. Nel cadavere del marito non vengono trovate tracce che provino questi tentativi di assassinarlo. Da parte sua, Fred nega di essersi messo d’accordo con la donna per accoltellare il rivale in amore.

Il processo contro Fred Bywater ed Edith Thompson, entrambi accusati di omicidio, si svolge a Londra nel dicembre del 1922. All’inizio, la lettura delle missive della donna dà al pubblico l’impressione che sia stata lei a decidere l’omicidio all’amante. Inoltre, durante la deposizione, Edith cade spesso in contraddizione, dando l’impressione di mentire.

Un effetto migliore lo sortisce Fred: la giuria rimane colpita dalla sua calma quando il giovane sostiene che Percy non si era comportato da uomo, rifiutando di divorziare da Edith e che lui, amandola, non poteva accettare di vederla soffrire. Nell’arringa finale, il difensore della donna dice che non si può condannare l’imputata solo in base ad alcune lettere fantasiose.

Temendo che la giuria non sia orientata a condannare gli imputati, il giudice, nel discorsetto finale, vuole leggere il brano di una lettera di Edith Thompson: «Lo so, mio caro, che sei geloso di lui, e mi fa piacere che tu lo sia. Ma se Percy ha diritto di avermi soltanto per legge, tu lo hai per natura e per amore. Sì, devi essere talmente geloso da arrivare a compiere l’atto estremo.».

In questo modo, il giudice sottolinea due aspetti del diritto inglese: chi istiga un omicidio è colpevole quanto l’esecutore e i documenti scritti hanno valore di prova. Secondo alcuni osservatori, però, Edith aveva solo peccato di leggerezza, scrivendo cose che non pensava veramente e sottovalutando l’impulsività dell’amante. La giuria dichiara entrambi colpevoli. Quando il giudice li condanna a morte, tra il pubblico in aula cala il silenzio: ormai tutti facevano i tifo per i due amanti.

Le impiccagioni vengono eseguite pochi giorni dopo, la mattina del 9 gennaio 1923. Quando vanno a prenderla in cella, Edith Thompson cade svenuta. Appena rinviene ha una crisi isterica, ma quattro guardie la trascinano di peso al patibolo. Per tenerla ferma, devono legarla a una sedia: l’impiccano così, seduta. Appena il nodo scorsoio le si chiude intorno al collo, avviene una massiccia perdita di sangue. Secondo alcuni, ciò sarebbe dovuto al fatto che fosse incinta. In ogni caso, viene stabilito che da quel momento le condannate dovranno indossare dei pesanti indumenti intimi di lana.

Il boia, John Ellis, sconvolto dalla scena, inizia a bere pesantemente e decide di suicidarsi sparandosi alla mascella. Sopravvive e viene condannato a un anno di prigione, perché il suicidio è un reato. Riuscirà a uccidersi solo in seguito.



(Per leggere gli altri articoli sui delitti famosi pubblicati da Giornale POP clicca QUI).



Contatto E-mail: info@giornale.pop

1 commento

  1. E dalla civilissima Inghilterra è tutto, a voi la linea

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati con *

Dichiaro di aver letto l'Informativa Privacy resa ai sensi del D.lgs 196/2003 e del GDPR 679/2016 e acconsento al trattamento dei miei dati personali per le finalità espresse nella stessa e di avere almeno 16 anni. Tutti i dati saranno trattati con riservatezza e non divulgati a terzi. Potrò revocare il mio consenso in qualsiasi momento, integralmente o parzialmente, con effetto futuro, ed esercitare i miei diritti mediante notifica a info@giornalepop.it

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*