GARY RIDGWAY, KILLER DI PROSTITUTE MINORENNI

GARY RIDGWAY, KILLER DI PROSTITUTE MINORENNI

Seattle è una grande città a nord della costa occidentale degli Stati Uniti, nello stato di Washington (da non confondere con la capitale americana). L’area metropolitana è così vasta da essere suddivisa in diverse contee, così vengono chiamati i distretti amministrativi degli Usa.
I 48 omicidi ufficialmente accertati avvengono nella contea di King, tra l’aeroporto e le foreste intorno alla città, i “parchi”. Qui scorre il Green River, il “fiume verde”.

L’inizio è da film horror. Il 15 agosto 1982 un uomo, nuotando nelle placide acque del Green River, si accorge all’improvviso di trovarsi in mezzo ai cadaveri galleggianti di due ragazze.

La polizia, accorsa sul posto, scopre in un prato vicino il corpo nudo di una terza ragazza, strangolata con i suoi stessi pantaloni. Altri due cadaveri vengono trovati nei giorni successivi. Le ragazze, strangolate in momenti diversi nel corso di alcune settimane, erano prostitute di età compresa tra i 16 e i 25 anni. Da questo momento i giornali cominciano a parlare del “Killer del Green River”.

La polizia interroga le prostitte della zona, nella speranza che abbiano visto qualcosa di utile per le indagini. Una di loro, la quindicenne Debra Estes, racconta di un cliente che l’aveva fatta salire su un autocarro per portarla in un parco vicino. Dopo averle puntato la pistola, l’uomo l’aveva picchiata e stuprata.
Si scopre che la stessa esperienza era capitata ad altre prostitute e in breve il bruto viene arrestato. Si chiama Charles Clinton Clark. L’uomo, però, non c’entra nulla con gli omicidi. Bisogna ricominciare da capo.

Poche settimane dopo, proprio Debra Estes, che pur avendo solo 15 anni continua a prostituirsi, viene uccisa dal maniaco. È la decima vittima.
In quegli stessi giorni un’altra prostituta minorenne, Linda Rule, 16 anni, viene caricata sul veicolo dal killer e portata in una casa abbandonata. Mentre abusa di lei, l’uomo la strangola e poi le brucia i capelli in segno di sfregio.

Un’altra “professionista”, Shawnda Summers, 17 anni, viene stuprata e strangolata vicino all’aeroporto. Quindi è la volta di Collen Brockman, anche lei di 15 anni. In tutto, le vittime quindicenni saranno 5 e le sedicenni 9. Nella zona, la prostituzione minorile è largamente tollerata.

Gli investigatori, che hanno formato una task force per fermare il killer, non tengono seriamente conto di tutte le testimonianze: alcuni hanno visto portare via le vittime da un uomo biondo, altri le hanno viste salire su un pickup di colore scuro. Elementi scartati perché non coincidono con le informazioni sui maniaci già schedati dalla polizia.

Il 30 aprile 1983, un’altra prostituta, Marie Malvar, di 18 anni, viene invitata su un pickup. Il suo fidanzato, che le fa da “protettore”, segue il veicolo per accertarsi che non corra rischi. Poi, però, lo perde di vista. Quando vede che Marie non fa più ritorno, il giovane corre spaventato dalla polizia per descrivere il pckup.

Siccome non ricorda l’aspetto dell’uomo, accetta di essere interrogato sotto ipnosi, con scarsi risultati. Il giovane fa poi delle ricerche per conto suo finché, il 4 maggio, rintraccia il famoso veicolo parcheggiato davanti alla casa di un certo Gary Ridgway.

Due poliziotti vanno a trovare questo signore, un tizio biondiccio che ammette di frequentare le prostitute (non può negarlo perché era stato fermato durante una retata organizzata precedentemente proprio nel tentativo di catturare il serial killer), ma giura di non aver mai visto Marie Malvar.

Alcuni giorni dopo, viene trovata la patente della ragazza vicino all’aeroporto. Invece di considerarla la prova definitva della sua scomparsa (il corpo verà trovato solo nel 2003), la polizia finisce per pensare che Marie sia salita su un aereo per abbandonare il fidanzato-protettore.

Nello stesso periodo il maniaco fa una nuova vittima, l’unica che non lavora come prostituta nonostante l’assassino ne sia convinto. Si chiama Carol Christensen ed è una cameriera di 20 anni che aveva cercato un passaggio all’uscita dal lavoro.

Alla fine del 1983, in soli due anni sono state uccise 41 giovani donne, una delle quali incinta di sette mesi. Gli investigatori sono convinti che siano molte meno, perché la maggior parte dei loro corpi non è stata ancora trovata. Nel 1984 il serial killer uccide “solo” due ragazze, una 16enne, Mary West, e una 17enne, Cindy Smith, che lavorava in un topless bar e si prostituiva occasionalmente.

Dopo si ferma per più di due anni, durante i quali la polizia ritorna a interrogare Gary Ridgway, il biondo con il pickup scuro. L’uomo viene finalmente inserito nell’elenco dei sospettati e tenuto sotto controllo, ma lui se ne accorge e sta attento a non esporsi.

Le morti del Green River interessano anche un altro famoso serial killer cresciuto nello Stato di Washington, Ted Bundy, il quale aveva ucciso una quarantina di ragazze negli anni settanta. Da un carcere della Florida, dove è in attesa di finire sulla sedia elettrica, Bundy si propone come consulente per le indagini.

Secondo lui il serial killer del fiume Verde ritorna spesso nei luoghi dei delitti. Il che è vero, lo fa nei giorni successivi alla loro uccisione. Purtroppo non serve a nulla saperlo, perché i corpi, a causa della vastità dei parchi, se va bene vengono individuati troppo tardi, parecchi mesi dopo il loro omicidio.

L’assassino uccide solo tre volte tra il 1984 e il 1986, ma molti cadaveri delle vittime precedenti vengono scoperti in questo arco di tempo, allarmando ancora di più l’opinione pubblica. Le uccisioni si interrompono per altri tre anni.

L’assassino torna a colpire il 13 aprile 1990, e stavolta prende di mira una “anziana” rispetto ai suoi obiettivi consueti. Si tratta di Marta Reeves, una prostituta di 36 anni sposata e madre di quattro figli. Passano altri otto anni, durante i quali la task force viene sciolta per mancanza di risultati, e il 4 agosto 1998 muore strangolata l’ultima prostituta, la 48esima. Si tratta di Patricia Yelloweobe, un’alcolizzata di 38 anni.
La polizia non si accorge nemmeno che si tratta di omicidio, dato che secondo la scientifica la donna è deceduta per un mix di alcolici e droghe.

Nel 2001, David Reichert, nuovo sceriffo della contea di King e già membro della fallimentare task force, decide che è arrivato il momento di riaprire le indagini. Al tempo dei delitti, il liquido seminale trovato sulle vittime era risultato inutile perché gli strumenti per individuare il Dna erano ancora rudimentali. I progressi della tecnica, però, permettono adesso di compararlo con quello delle persone sospettate all’epoca.

Si scopre così che l’assassino era proprio il biondino del pickup, Gary Ridgway. L’uomo viene finalmente arrestato il 30 novembre 2001, mentre torna a casa dal lavoro.

GARY RIDGWAY, KILLER DI PROSTITUTE MINORENNI



Gary, nato il 18 febbraio 1949, è il secondogenito di Tom e Mary Ridgway. La madre è una donna dispotica e prepotente. Quando il piccolo Gary bagna il lettino, Mary lo umilia davanti a tutta la famiglia. Verso di lei, il figlio nutrirà sempre un misto di amore e odio.

Il ragazzino non è molto intelligente, a scuola viene bocciato per due anni consecutivi. Eccelle solo nello sport, soprattutto nel football americano. Durante l’adolescenza Gary fatica a socializzare: gli stessi genitori non ricevono mai visite.

Nel 1969, a 20 anni, si diploma alla scuola superiore e nell’estate dello stesso anno conosce Claudia Kraig, che diventerà sua moglie nel 1970. Poco dopo, quando Gary Ridgway parte per la guerra del Vietnam, Claudia intreccia una relazione con un amico comune.
Alla fine del servizio militare, Gary Ridgway scopre il tradimento e divorzia.

Nel 1972, viene assunto in una fabbrica come verniciatore di camion, un impiego che non lascerà mai, e nello stesso tempo incontra una nuova ragazza, Marcia Winslow, che sposa dopo una breve convivenza. I due prendono spesso la bicicletta per andare sulle sponde del Green River a fare sesso tra l’erba alta. Gary pare insaziabile e la moglie fatica ad accontentarlo, anche per le pratiche stravaganti che lui le chiede continuamente.

Cionostante, nei primi anni di matrimonio c’è una buona intesa e nel 1975 nasce il loro unico figlio, Matthew. Da questo momento Gary Ridgway diventa molto religioso e inizia anche a fare proselitismo porta a porta per la sua chiesa protestante. Ha sempre la Bibbia tra le mani, perfino quando guarda la televisione, e durante la messa spesso piange silenziosamente. Nel 1980 divorzia e torna ad abitare con la madre.

Finisce così la prima vita di Gary Rudgway e, dal 1982, inizia quella, molto più inquietante, del “Killer del Green River”.
Nel 1988 l’uomo si sposa per la terza volta con Judith Mawson, una donna conosciuta tre anni prima. Forse la sua influenza riesce ad attenuare la follia del marito. Da quando l’ha incontrata, infatti, l’uomo uccide sempre meno.

Nel 2001, appena arrestato, Gary Ridgway nega ogni responsabilità. Poi, siccome la prova del Dna è schiacciante, i suoi avvocati si accordano con il procuratore generale. Il loro assistito farà trovare i cadaveri che mancano all’appello, almeno quelli che ricorda di aver nascosto. In cambio, il procuratore non chiederà al giudice di condannarlo a morte.

“Ho ucciso 48 donne”, dichiara infine l’imputato al processo. “Nella maggior parte dei casi non conoscevo i loro nomi, non ho nemmeno buona memoria per le facce: le donne sono così tante che fatico a ricordarle. Ho scelto le prostitute perché le odio più di ogni altra cosa al mondo e non volevo pagare i rapporti sessuali. Inoltre era facile caricarle senza essere notati e la loro scomparsa non veniva notata subito. Pensavo che avrei potuto ucciderne quante volevo senza essere mai catturato”.

Nel gennaio del 2004, Gary Ridgway viene condannato a 48 ergastoli, più altri 480 anni di prigione. Prima di leggere la sentenza, il giudice gli dice di voltarsi per guardare in faccia i parenti delle vittime, le persone a cui ha distrutto la vita.

Nel febbraio del 2011 viene scoperto un altro cadavere: si tratta della 49esima vittima del killer, una ragazza uccisa nel 1983 di cui non si è scoperto né il nome né l’età. Nonostante la confessione, probabilmente non si saprà mai il numero esatto delle vittime, che secondo gli investigatori potrebbero essere una settantina.


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