MATELDI, ILLUSTRATORE FRA BELLE EPOQUE E FUTURISMO
Avevo accennato a Filiberto Mateldi nell’articolo dedicato all’illustratrice e disegnatrice di moda Brunetta, perché di Mateldi era stata la moglie. Ma non si poteva trascurare una figura di rilievo come la sua, uno degli artisti che hanno contribuito alla migliore illustrazione italiana.
Filiberto Mateldi (1885-1942), nativo di Roma, è stato pittore e illustratore, scenografo e disegnatore di moda, eccellente cartellonista e caricaturista.
Nelle bibliografie che lo riguardano di solito si legge che ebbe una iniziale carriera come attore brillante presso varie compagnie, tra cui la Renzi-Gabrielli, con la quale il suo nome salì alle cronache teatrali in seguito al caso dell’attore Antonio Greco, il quale durante una tournée in Argentina aveva abbandonato la Compagnia perché il capocomico, Serafino Renzi, aveva assunto un altro attore che il Greco pensava dovesse sostituirlo. Quell’attore era Filiberto Mateldi (per gli amanti di teatro l’Archivio Pezzaglia-Greco dà tutti i particolari).
Su cortese indicazione dello stesso responsabile del portale ho potuto poi rilevare due immagini dell’artista, eseguite in autocaricatura, e provenienti dal Museo teatrale del Burcardo di Roma, pubblicate in bassa risoluzione (è possibile ottenerle in alta risoluzione con un costo minimo facendone richiesta allo stesso museo).
Nello stesso Archivio, in una lettera del capocomico sopracitato datata “Buenos Ayres, 4-4-1913” si legge che “Filiberto Mateldi e Alfonso Margheri rimasero in America; il primo trovò da occuparsi come caricaturista in un periodico importante”. Dunque parrebbe che Mateldi già fin dagli inizi avesse perlomeno un’attività parallela come disegnatore.
Dai più viene detto che i suoi esordi nell’arte del disegno in Italia avvennero negli anni Venti.
Ma in realtà Filiberto Mateldi cominciò a pubblicare già negli anni caldi della Prima guerra mondiale nei giornali di trincea, stampa periodica professionale a sfondo satirico e dalla prosa asciutta, semplice e diretta, con lo scopo di informare (e non rassicurare o declamare, come veniva invece pubblicizzata la guerra dalla stampa lontana dalla trincea). Questi fogli erano andati a sostituirsi ai ciclostilati stampati dagli stessi soldati per i soldati, una sorta di offensiva strategica in cui il riso primeggia come arma e riscatto dagli orrori di chi l’inferno lo stava vivendo in prima persona.
Giornali di trincea a cui aderirono molti intellettuali e disegnatori, spesso coinvolti sul fronte. Solo per nominare alcuni, il poeta Giuseppe Ungaretti, il critico d’arte e letteratura Emilio Cecchi, lo scrittore e giornalista Curzio Malaparte, il pittore e scrittore Giorgio de Chirico, il pittore scrittore e saggista Ardengo Soffici.
Si parla di circa 28 testate spedite in prima linea e di una decina nelle retrovie, nelle città e alle famiglie, con risultati che spesso furono di grande valore artistico. In pratica ogni battaglione ebbe il suo foglio. Alcune tra le testate più famose sono Il Travaso, Il Guerin Meschino, Il Pasquino, La Ghirba, La Trincea, La Tradotta.
A noi interessa San Marco – Giornale dell’VIII Corpo d’Armata, periodico trimestrale pubblicato dalla casa editrice milanese Alfieri & Lacroix, perché la sua grafica fu dovuta al pennello di Mateldi. Ne uscirono 8 numeri.
Il primo numero di San Marco…
… alcune illustrazioni e un’altra copertina.
L’ultima grande offensiva tedesca: Prima.
L’ultima grande offensiva tedesca: Durante.
L’ultima grande offensiva tedesca: Dopo.
Nel dopoguerra Mateldi cominciò la sua collaborazione con i periodici per ragazzi, in particolare Il Giornalino della Domenica e Il Balilla.
Il Giornalino della Domenica era un innovativo settimanale illustrato fondato nel 1906 dal giornalista e scrittore Luigi Bertelli (alias Vamba), che tutti conoscono per essere l’autore del personaggio di Gian Burrasca.
Vi scrissero celebri scrittori tra cui Ada Negri, Emilio Salgari, Luigi Capuana, Grazia Deledda e vi collaborarono strepitosi illustratori come Umberto Brunelleschi, Marcello Dudovich, Antonio Rubino, Sergio Tofano, Filiberto Scarpelli, Primo Sinòpico e, naturalmente, il nostro Filiberto Mateldi.
Fu un periodico importante per diversi motivi: diffuse gusto estetico, fece informazione e opinione pubblica contribuendo ad accrescere il senso collettivo unitario dello Stato, pubblicizzò valenti illustratori esordienti che avrebbero fatto la storia dell’illustrazione e della grafica italiane.
L’alta qualità della veste editoriale e del progetto grafico, e i costi connessi, ne inficiarono la durata, con una provvisoria chiusura nel 1911 per poi riprendere e chiudere definitivamente nel 1927.
Il Balilla (all’inizio Giornale dei Balilla) fu un altro settimanale per ragazzi con illustrazioni e anche fumetti, fondato nel 1923 con la funzione di periodico ufficiale dell’Avanguardia giovanile fascista e pubblicato dall’editrice Imperia. Durante la iniziale direzione di Defendente de Amici si avvalse della collaborazione di Filiberto Mateldi e Filiberto Scarpelli, e di alcuni altri illustratori tra cui Primo Sinòpico.
Nel 1925 diventò un supplemento di Il Popolo d’Italia, quotidiano milanese fondato da Benito Mussolini, con il nome Il Balilla. Vi confluirono grandi illustratori tra cui Antonio Rubino, Piero Bernardini, Attilio Mussino, Enrico Novelli (al secolo, Yambo).
Pur attenendosi a una chiara linea politica, conteneva anche eccezioni che in qualche modo la sconfessavano, come nel caso di Marmittone dell’illustratore e fumettista Bruno Angoletta, un personaggio fondamentalmente antimilitarista e antieroico. Nato negli anni Venti continuerà ad apparire sul Balilla fino a poco prima dell’inizio della guerra.
Sempre poco prima della Seconda guerra mondiale il periodico assunse la denominazione di settimanale della Gioventù italiana del Littorio, uniformandosi alle nuove direttive politiche del cruciale periodo, per poi chiudere nel 1943.
Della produzione di Mateldi di questo primissimo periodo del giornale non sono riuscita a trovare nessuna illustrazione. Se qualche collezionista fosse in grado di farmi avere materiale, sarò ben felice di pubblicarlo nell’articolo.
Mateldi collaborò anche a un’altra importante rivista, Il Secolo XX, Rivista popolare illustrata, mensile illustrato degli editori milanesi Fratelli Treves, fondata nel 1902 sotto la direzione di Elia Ghiringhelli. Nel 1927 fu ceduta ad Angelo Rizzoli, il quale continuò a pubblicarla fino al 1933.
Gli argomenti della rivista comprendevano per lo più cronaca, attualità e letteratura e le immagini erano sia fotografiche sia disegnate. Nel 1907 iniziarono a comparire le prestigiose ed eleganti copertine d’inizio secolo di Luigi Bompard, Rodolfo Paoletti e Duilio Cambellotti. Nel corso del tempo si affermarono come assidui illustratori la nuova generazione di Marcello Dudovich, Enrico Sacchetti e, ancora una volta, Filiberto Mateldi.
Mateldi è anche conosciuto dai più per le sue tavole comparse nella collana illustrata di letteratura per ragazzi La Scala d’Oro, un imponente progetto editoriale della editrice Utet (Unione Tipografico-Editrice Torinese), per la quale illustrò ben 14 volumi.
La fortunata collana, ideata e diretta dal filologo e saggista Vincenzo Errante e dallo scrittore e critico letterario Fernando Palazzi (proprio il lessicografo che compilò il dizionario Palazzi che appena una generazione fa era su tutti i banchi di scuola), nacque negli anni Trenta, andando a formare nel tempo un corpus di 92 volumi più 1, suddivisi in un ventaglio di 8 serie dedicate a lettori tra i sei e i tredici anni.
Ogni volume era illustrato da alcuni dei migliori pittori e illustratori dell’epoca, come Gustavino (Gustavo Rosso), Golia, Vsevolode Nicouline, Aleardo Terzi, Nino Pagot, Enrico Mauro Pinochi, Piero Bernardini e molti altri.
Conteneva classici di tutto il mondo e le epoche, in edizione condensata e scritti in un linguaggio adatto a ragazzi: non mancavano fiabe e miti, letteratura cavalleresca e popolare, romanzi del Settecento e dell’Ottocento, classici del passato, volumi mirati di vario argomento in cui il saggio si snodava piacevole e leggero innestando nozioni di geografia storia costume arte tecnologia viaggi mitologia giochi e sport. La collana chiuse i battenti nel 1945, ma numerose sono state le ristampe del dopoguerra.
Le seguenti illustrazioni rappresentano i 14 volumi della Scala d’Oro che Filiberto Mateldi illustrò, firmando copertina e tavole interne.
Due pagine illustrate di Quando re leone imperava.
Qualche tavola interna a Il taccuino dello sport.
Qualche tavola interna a I miserabili.
Mateldi illustrò per molte case editrici tra cui la fiorentina Nerbini, la torinese Sei (Società Editrice Internazionale), le milanesi Sicc, Sonzogno, Società Editoriale Italiana, Alpes, Ceschina e Modernissima, e molte altre ancora…
… e collaborò a molte riviste e periodici, in modo occasionale o continuativo, tra cui la rivista teatrale Il Dramma, oltre alle già sopracitate.
Non mancarono contributi di rilievo nell’ambito della moda, dove il suo tocco artistico, a metà tra un post-futurismo stringato ed elegante e una art déco seducente e a volte ironica, ben si adattava alle linee dell’epoca.
Una tra le riviste di moda più importanti a cui collaborò fu Lidel, un mensile femminile molto esclusivo di moda e costume che andò in stampa dal 1919 al 1935, rivolto a un pubblico aristocratico e alto borghese. Promuoveva una moda italiana volta a sganciarsi dalle direttive del gusto francese imperante. Ci scrissero penne illustri, tra cui Luigi Pirandello, Amalia Guglielminetti, Carlo Carrà come critico d’arte, e ospitò illustratori di fama come la stessa Brunetta, moglie di Mateldi, René Gruau e Bruno Munari.
Le seguenti tavole, tutte degli anni Venti, illustrano bene la mano felice di Mateldi nel comporre il gusto nuovo.
Infine, uno sguardo all’attività pubblicitaria e cartellonistica di Mateldi, che diede risultati grafici di notevole impatto. Mostrando una mano ambivalente nel progressivo cambio di gusto dei tempi, come in molta sua produzione, a volte quasi orientata ancora verso il gusto ricco della belle époque da cui proveniva e che sarebbe finita con l’inizio della Prima guerra, a volte decisamente orientata verso le geometrie astratte ed essenziali delle avanguardie pittoriche.
Più in generale, a volte in un connubio tutto suo e originale, o di un grottesco mostruoso come seppe fare in ambito satirico.
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Raccoglievo libri illustrati di Filiberto Mateldi ancor prima di sapere che aveva fatto l’attore con mio nonno Antonio Greco, che lei ha avuto la gentilezza di ricordare in questo articolo. Sulla vicenda ho scritto un eBook (gratuito) intitolato “Antonio che asfaltò Renzi”, inteso come il capocomico Serafino Renzi (non Serafini). Il mio Archivio Pezzaglia-Greco è fonte di parecchie informazioni. Per esempio, che Mateldi era un ottimo caricaturista ancor prima dei fatti di Buenos Aires. Nel museo teatrale del Burcardo a Roma, per esempio, tra le altre, esiste una sua caricatura del mio pro-pro zio Angelo Pezzaglia, attore e capocomico morto nel 1915. Evidentemente il Mateldi approfittava della sua attività teatrale per ritrarre i propri colleghi in modo caricaturale. Ho scoperto adesso questo blog facendo le mie consuete ricerche sui miei avi attori, e devo farle i miei complimenti per gli argomenti trattati, la loro trattazione e la ricca documentazione.
Cordiali saluti.
Gianni Greco.
Firenze.
Grazie dei complimenti, signor Greco. Gentilissimo.
Ho corretto la svista. Colgo l’occasione per congratularmi con lei per il suo Archivio, una fonte preziosa.
Un’immagine fotografica di Mateldi, o comunque un ritratto: questo non sono riuscita a trovare.
Non essendo un saggio, ma un articolo, a dir la verità non ho potuto nemmeno approfondire una ricerca in questo senso. Lei l’avrebbe? La inserirei in questo testo.
Ricambio i saluti!
Ho due autocaricature del Mateldi. Mi indichi come posso fargliele pervenire.
A questo link, nel caso la scordasse o la perdesse, trova la mia mail redazionale > http://www.giornalepop.it/redazione/
tea.c.blanc@giornalepop.it
Grazie!