VIAGGIO LUNARE A BORDO DI 99 CARTOLINE
Per l’anniversario del primo allunaggio avvenuto il 20 luglio 1969 con la missione Apollo 11 si sono già versati fiumi d’inchiostro: facciamo economia e spargiamo un po’ di colore, perché di quello se n’è visto poco.
L’immaginario grafico che riguarda la Luna è spropositato e antico.
Perciò il nostro viaggio di oggi – viaggio in senso letterale – riguarderà il piccolo mondo della cartolina, e in particolare della cartolina del Novecento. Mondo che comunque ha un passato recente perché le prime cartoline illustrate iniziarono a viaggiare nel 1870 in Francia, per passare poi subito in Svizzera come strumento promozionale di turismo. In Italia, dopo alcune resistenze dell’allora ministro delle Finanze Quintino Sella, nel 1873 furono date alle stampe le prime Cartoline postali di Stato. L’Inghilterra detiene il primato di aver introdotto per prima il divided back, nel 1902, ossia la linea verticale che sul verso separa gli spazi, uno riservato all’indirizzo del destinatario, l’altro al messaggio del mittente, e dedicando il recto all’immagine.
I seguenti gruppi di cartoline appartengono a un periodo che va dalla fine dell’Ottocento al 1910 circa. Sono immagini arcaiche e pionieristiche; alcune si avvalgono di tecniche d’impressione elaborate, come per esempio la cromolitografia.
Altre sono fotografiche, e siamo già ampiamente fuori dal margine di una fotografia sperimentale: Daguerre ha già annunciato l’invenzione del dagherrotipo almeno sessant’anni prima, nel 1839, e nel frattempo questo nuovo mezzo ha fatto passi da gigante. Per chi fosse interessato a una storia della fotografia dei pionieri qui c’è un articolo di partenza dove in fondo si trovano tutti i link ai primi grandi maestri (perché furono maestri e grandi sperimentatori, le loro fotografie raggiungono spesso vertici di capolavoro).
Una curiosa immagine con una scena di punizione. Il numero 13 gode di avversione e antipatia ed è ritenuto sfortunato da alcuni o in alcune zone, da altri portatore di fortuna.
Associato alla Luna, così come è riportato in questa cartolina probabilmente italiana, parrebbe solo una questione di punti di vista.
La Luna è sempre stata molto presente nell’illustrazione delle missive dei nostri nonni. E lo è stata per lo più con valenze emozionali, simboliche, sentimentali. Qualche volta con intenti satirici, caricaturali o ironici.
Che facesse da sfondo a uno scenario o fosse protagonista, a seconda della situazione poteva significare qualcosa di positivo oppure, al contrario, di oscuro o inafferrabile.
D’altronde la Luna nei tarocchi è il diciottesimo degli Arcani Maggiori, dunque un simbolo per eccellenza che appartiene a una “realtà sapienziale” così antica da non poterne più identificare l’esatta origine. Simbolicamente è un segno femminile, rappresenta l’archetipo femminile materno, cioè la Madre Cosmica. E rappresenta anche la notte, il mondo dei sogni e dell’inconscio, oltre a significare il passaggio dalla vita alla morte. Le sue prerogative ricettive custodiscono l’intuizione, il mistero, la verità occulta, la sensibilità poetica, l’aspirazione a un obiettivo. E nel suo verso contrario la follia.
Nella seguente cartolina una fotografia di Charles Reutlinger, uno dei primi fotografi tedeschi, il quale aveva aperto un atelier a Parigi.
Avevamo già incontrato dei bambini su una macchina, per la precisione un treno, in un ipotetico quanto improbabile viaggio verso la Luna.
Pare cominci a farsi strada l’idea che un mezzo volante sia meglio.
Nelle tre cartoline che seguono ci sono bambini su un dirigibile, uno Zeppelin, e altri su un aereo.
In Germania per Capodanno si fa festa al chiaro di luna, appesi ai balconi.
Il seguente gruppo di cinque cartoline fa parte di una magnifica e rara serie italiana, a cavallo del secolo, in cui la Luna è protagonista con vari umori.
Chi conosce l’antico gioco di “Uno monta la luna”? Con ogni probabilità, nella sofisticata versione originale probabilmente pochi, ma in quella semplice di saltarsi e superarsi forse tutti.
“Questo gioco consisteva nel saltare il compagno che stava piegato a terra: se quello che saltava toccava il compagno che stava a terra, allora c’era un cambio. Quello che saltava andava sotto e quello che era sotto andava sopra e così via. Chi stava sotto aveva la facoltà di abbassarsi o sollevarsi, stando attento a fare in modo che chi saltava cadesse dall’altra parte in determinate posizioni prestabilite (a gambe incrociate, a braccia incrociate, ecc.). Il primo saltatore contava e gli altri ripetevano la stessa sua frase: Luna monta, due monta il bue, tre la figlia del re, quattro particolare, cinque incrociatore, sei in crocetto, sette speronette, otto gigiotto; nove il bue, dieci un piatto di ceci, undici per mezz’ora, dodici tutta l’ora, tredici fazzoletto” (Scano Montiferro, Ambiente – Storia – Tradizioni, Raccolta di notizie a cura della Scuola Media, anno scolastico 1987-1988).
Ma secondo il Vocabolario romanesco di Filippo Chiappini (1933), “ll primo ragazzo s’inchina rimanendo colle braccia penzoloni fin quasi a toccar la terra colle mani. Un altro ragazzo, posto direttamente dietro di lui, gli grida da lontano: Salta la quaglia. Il primo gli risponde: Che ddiavolo ài? Il secondo replica: Alzeme er cuderizzo, che mmò lo vederai. Così dicendo, questo piglia la rincorsa, salta sulla schiena del ragazzo, e gli riesce dalla testa”.
L’Italia ha varietà di tradizioni, a seconda del posto questo gioco prende varianti e nomi diversi: cavallina, per esempio, salta cavallo, marèdda e altri ancora. Un nostro redattore ha scritto un interessante articolo su una variante del gioco, chiamata “cavalli forti“.
Qui vediamo il gioco raffigurato in una cartolina dove il mittente non lesina una garbata ironia al misterioso (o misteriosa?) destinatario.
Pedrolino, maschera della commedia dell’arte italiana risalente alla fine del Cinquecento, cominciò a essere interpretato in Compagnie francesi assumendo il nuovo nome di Pierrot.
Nell’adattamento francese perde le sue caratteristiche di furbo e doppiogiochista per diventare un’anima malinconica innamorata della Luna. Per questo lo si ritrova spesso rappresentato nell’iconografia lunare.
Qui lo vediamo in una serie di 6 belle cartoline anonime…
… e qui in 4 firmate da Chiostri. Difficile dire con precisione chi della famiglia di artisti.
Carlo Chiostri (1863-1939), pittore e illustratore, è stato tra i primi disegnatori di Pinocchio, illustrò l’edizione Bemporad del 1901. Ma anche la figlia Sofia (1898-1945) fu valente pittrice, incisore e illustratrice. Oltre a loro, anche altri della famiglia, votata all’illustrazione, ne disegnarono.
Per gli amanti dei gatti, ma ne troveremo altre.
Non mancano cartoline musicali in cui versi lunari sono accompagnati dalle note.
Nelle due cartoline che seguono esiste la versione con la musica scritta e l’altra di cui ne è priva. La prima ha anche una funzione pubblicitaria promozionale per le confezioni Mele & C. di Napoli, Confezioni per signora.
Le cartoline a tematica paesaggistica dove il chiaro di luna la fa da padrone si sprecano, quale città d’Italia non è stata immortalata nel suo passato notturno?
Soprassediamo, ma almeno un paio dobbiamo vederle: una bella cromolitografia animata di gusto liberty su Venezia e un’originale e ultrakitch composizione fotografica su Torino.
Alla più importante rivista di satira politica del periodo, la torinese Il Fischietto, fondata nel 1848 e attiva fino al 1916, si affianca una pressoché introvabile rivista di cui però abbiamo testimonianza attraverso alcune cartoline: La Luna, giornale di caricature sociali. Le belle immagini caricaturali sono tutte di Caronte, un illustratore dietro cui si celava un notissimo giornalista, Arturo Calleri, già direttore de Il Fischietto.
Il terzo esemplare proviene da una serie intitolata “Monumenti torinesi del 1900”.
Come abbiamo visto, nelle cartoline che vanno dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Venti circa la Luna è soprattutto rappresentata come simbolo augurale: Buon Natale, Buon Anno, Buona Pasqua, Buon Compleanno. Spesso è accompagnata da ferri di cavallo e porcellini, o altri simboli rafforzativi di buon augurio.
Bambini, donne e innamorati sono le figure umane più utilizzate, se non si contano raffigurazioni della mitologia europea come gli gnomi, o altri simboli che risalgono al folclore.
Sono forse anche le più interessanti per il contenuto visivo avvolto da una freschezza ingenua che, indirettamente, racconta la storia del periodo storico che riflette.
Spingiamoci un po’ più avanti ed entriamo in un periodo che va dagli anni Dieci/Venti al dopoguerra.
Se all’inizio poteva accadere in alcuni casi, in questo periodo spesso le cartoline sono illustrate anche da autori professionisti, dando luogo a produzioni di grande senso estetico.
Nel complesso, alcune si aggrappano a un’estetica che guarda al passato, altre cominciano a rappresentare via via un mondo più moderno e riconoscibile agli occhi di oggi. Ma in generale manca ancora, tranne in rari casi, un accostamento alla tecnica o alla scienza.
Le seguenti tre cartoline sono firmate dall’illustre Cesare Giri (1877-1941), che usava lo pseudonimo francesizzato Cèsar Giris.
Pittore, scultore, illustratore e soprattutto caricaturista, è stato un grande protagonista (oggi dimenticato) del primo trentennio del Novecento, famoso in Francia, in tutta Europa, più tardi anche negli Stati Uniti.
Emilio Colombo è stato uno dei protagonisti italiani nell’illustrazione della cartolina che va dal periodo nouveau a quello deco. Vediamolo in un paio di prove.
Un altro protagonista di questo periodo è stato Tito Corbella (1885-?), illustratore dal tratto elegante. È stato pittore, illustratore, cartellonista.
Una curiosità: nel film Ladri di biciclette di Vittorio De Sica, Antonio Ricci (Lamberto Maggiorani) viene derubato della bicicletta mentre sta per attaccare un manifesto cinematografico. Quel manifesto era stato disegnato da Corbella per il film Gilda.
Una preziosa cartolina dell’illustratore fiorentino Ezio Anichini (1886-1948). Le sue illustrazioni sono apparse sull’Almanacco italiano Bemporad, Il Giornalino della Domenica, Scena illustrata. Famose sono anche le sue tavole per la Divina Commedia in edizioni a partire dai primi del Novecento.
Aurelio Bertiglia (1891-1973), illustratore e disegnatore pubblicitario, caricaturista e designer grafico e di moda, oltre che pittore, nell’ambito delle cartoline è famoso per i suoi bambini, ma in realtà la sua produzione vastissima di oltre tremila disegni per cartolina (che lo designa come forse il disegnatore più prolifico di tutti i tempi in quest’ambito) abbraccia moltissimi temi, dalla società al costume, la musica e le arti, i mestieri, la caricatura, solo per dirne qualcuno.
Un altro valente illustratore italiano di cartoline è Roberto Sgrilli (1897-1985), fumettista per il Corriere dei Piccoli, creatore di cartoni animati, illustratore per editori e pittore.
Famosa illustratrice di libri e cartoline è anche Maria Pia Franzoni Tomba, in arte Mariapia (1922-1978), il cui immaginario infantile ha influenzato diverse generazioni.
Nelle missive confidenziali i nostri nonni usavano spedire entro una busta che coprisse il contenuto dei messaggi agli occhi altrui. Sulla seguente bella cartolina, che infatti non è viaggiata, illustrata da Adolfo Busi, il mittente pone al recto una domanda equivoca, a cui la destinataria risponde al verso in modo altrettanto equivoco.
Alcune rappresentazioni scientifico-astronomiche con cartoline fotografiche in cui la Luna appare catturata da alcuni osservatori astronomici europei. Ci avviciniamo agli anni Quaranta e Cinquanta.
Facciamo un piccolo salto indietro e vediamo come alle pin up castigate e maliziose del primo Novecento…
… al nudo d’arte riprodotto, o all’eleganza grafica delle calze Blue Moon…
… subentra la pin up anni Cinquanta e Sessanta.
La grafica si fa più moderna e qualche volta si diversifica il contesto abbinato al motivo lunare.
Questa piccola coppia di amici pensa in grande.
Per le loro vacanze andranno a fare un giro sulla Luna.
Della Luna se ne accorge anche il Carnevale.
A Viareggio, nel 1963 la città di Lucca sfila con il carro “Non più pace sulla Luna”…
… e sempre al Carnevale di Viareggio nel 1972, ad allunaggi ormai avvenuti, sfila il carro “Amica Luna” (costr. C. Vannucci Bella).
A Milano, all’Ippodromo di San Siro (oggi dismesso), giocatori incalliti accorrono come licantropi attratti dalla luce lunare. Notiamo la leggera confusione tra elfi e vampiri.
Il 31 gennaio 1966, l’Unione Sovietica lancia la sonda Luna 9 verso il nostro satellite naturale, programmata per effettuare un atterraggio morbido mediante un sistema di airbag e il successivo posizionamento stabile attraverso l’apertura di “petali”. Dopo aver allunato il 3 febbraio, spedì sulla Terra sette sessioni di riprese per un totale di più di otto ore di riprese. Erano le prime immagini a distanza ravvicinata di un corpo celeste che l’umanità stava vedendo.
Sopravvivono ancora negli anni Sessanta cartoline natalizie con sfondo lunare.
Di lì a poco esploderà la febbre della Luna, con i terrestri incollati ai primi televisori per vedere l’allunaggio degli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin, mentre Michael Collins li sta spettando in orbita lunare.
Un evento che anche la cartolina riporterà con le immagini classiche che tutti abbiamo visto.
Il 12 settembre 1970 l’URSS lancia Luna 16, la prima sonda robotica il cui obiettivo è atterrare sulla Luna e fare prelievi. L’ultimo stadio tornerà sulla Terra il 24 con dei campioni, mentre il resto della sonda rimarrà sulla Luna continuando a mandare dati.
E a poco a poco siamo arrivati ai giorni nostri, con gli annulli postali del 2019.
Sono finiti i sogni, le emozioni, i colori? Non c’è più spazio per la Luna se non come potenziale serbatoio di risorse o base di lancio verso pianeti?
Il disincanto ha ucciso la poesia? Io credo che appena dietro la porta, a volte nascosta a volte dimenticata, ci sia ancora una Luna pronta a raccontarci una fantastica storia.
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Dopo le prime venti illustrazioni, c’è una bella cartolina dello Studio Fotografico Reutlinger di Parigi, pertanto risulta erronea la didascalia “Italia, primo Novecento”.
Grazie! Una svista. Ho provveduto a correggere.