IL CUBISMO FUTURISTA DI LUCIANO BOTTARO

IL CUBISMO FUTURISTA DI LUCIANO BOTTARO

Nel 1972, alla fiera del fumetto di Lucca, incontrai per la prima volta Luciano Bottaro (1931-2006), disegnatore noto soprattutto per i fumetti Disney e Pon Pon su Il Giornalino.

Malgrado frequentassi Rapallo non mi ero ancora accorto che la città ligure in quegli anni era una piccola capitale del fumetto italiano, sede dello studio Bierreci che raggruppava il meglio dell’arte a quadretti dell’epoca. Fumettisti di grande levatura come Maria Luisa Uggetti, Ivo Milazzo, Giancarlo Berardi, Antonio Canale, Egidio Gherlizza ed Enzo Marciante.

Con i tre fondatori del gruppo, Bottaro, Chendi e Rebuffi stabilii una cordiale conoscenza e ritornando a Rapallo spesso andavo a far loro visita.

Luciano Bottaro in particolare si confidava con me, che tra le varie cose raccontava dei suoi inizi ispirati dalle illustrazioni di un altro ligure, Antonio Rubino. Ma quest’ultimo apparteneva all’art déco, allo stile liberty, a un secolo precedente il ventesimo, che realmente si aprì con le avanguardie dei suoi primi anni, in Italia specialmente con il futurismo.

Il futurismo era un movimento multimediale che spaziava dalla letteratura e il linguaggio alle arti visive, alla musica, lo spettacolo, il cinema, e persino la moda, l’arredamento e la cucina.

Bottaro diceva di apprezzare soprattutto due esponenti del futurismo. Il primo era il modenese Enrico Prampolini (1894-1956), parente di Franco Bonvicini (1941-1995), ovvero l’indimenticabile Bonvi delle Sturmtruppen.
Pittore, scenografo e costumista, Prampolini fu uno dei primi artisti italiani a mantenere il contatto con le avanguardie estere, come il dadaismo, il Bauhaus, Picasso, Mondrian, Kandinskij e Cocteau.

IL CUBISMO FUTURISTA DI LUCIANO BOTTARO

Enrico Prampolini, “La geometria della voluttà”, 1922

 

Il suo maestro era stato Duilio Cambellotti (1876-1960), illustratore sospeso tra il classicismo e il liberty, ma come futurista Prampolini rompe volutamente le linee tonde, cerca la sintesi del movimento, approdando al cubismo e all’astrattismo.

IL CUBISMO FUTURISTA DI LUCIANO BOTTARO

Enrico Prampolini, “Forme architettoniche di paesaggio futurista ideale”, 1921

 

Altro ispiratore della grafica di Bottaro è Fortunato Depero (1892-1960). Trentino, rifiutato dall’Accademia di belle arti di Vienna si sviluppa come autodidatta. Aderisce al futurismo nel 1913 a Roma come allievo di Giacomo Balla, con lui scrive e pubblica la “Ricostruzione futurista dell’universo”.

IL CUBISMO FUTURISTA DI LUCIANO BOTTARO

Fortunato Depero, manifesto pubblicitario “Mandorlato Vido”, 1924

 

Negli anni venti e trenta Depero espone in Italia e all’estero, si impegna nella pubblicità e nel design. Certi suoi prodotti sono ancor oggi usati, come la bottiglietta del Campari Soda. Le sue opere cubiste-futuriste sono chiaramente state riprese da Bottaro nelle storie del Re di Picche e in quelle del piccolo pirata Pepito.

IL CUBISMO FUTURISTA DI LUCIANO BOTTARO

Fortunato Depero (in alto) e Luciano Bottaro (in basso) a confronto

 

“Re di Picche”, fumetto di Luciano Bottaro in stile cubista

 

“Pepito”, il pirata di Bottaro conosciuto soprattutto in Francia

 

Ma forse c’è una radice più antica del cubismo, ed è genuinamente ligure. Depero stilizzava la figura umana fino a farla diventare un manichino dalla testa quadrata. Una novità che, però, già esisteva nel Cinquecento.

Luca Cambiaso (1527-1585), nato a Moneglia, pochi chilometri a est di Rapallo, appartiene al secondo Rinascimento, definito Manierismo. Figlio d’arte del pittore Giovanni Cambiaso è attivo nei palazzi e nelle chiese di Genova e di diverse città e paesi della Liguria, anche nella parrocchiale di Rapallo.
La sua fama lo fa chiamare in Spagna dal re Filippo II, dove dal 1583 decora il palazzo dell’Escorial, e qui termina la propria vita.

Confronto tra un’illustrazione di Fortunato Depero (a sinistra) e un disegno di Luca Cambiaso (a destra)

 

Tra i suoi disegni e schizzi ci sono delle rappresentazioni di corpi umani veramente singolari: in tutta la storia dell’arte è il primissimo esempio di ciò che verrà definito cubismo quattro secoli dopo.

Luciano Bottaro verso la fine della propria carriera abbandonò lo stile rotondo disneyano e jacovittesco. Il suo cubismo è un disegno più aspro, e meno adatto alla comprensione dei bambini, ma dopo i futuristi non avevamo più avuto in Italia un artista così d’avanguardia.

 

 

 

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