I RAPINATORI DEL TRENO TRADITI DAL MONOPOLI

I RAPINATORI DEL TRENO TRADITI DAL MONOPOLI

Alle 18.40 del 7 agosto 1963 un treno postale parte da Glasgow, in Scozia, per Londra. Trasporta in una carrozza, un carico di 2,6 milioni di sterline in banconote di piccolo taglio. Nelle altre undici viaggiano 72 dipendenti dell’ufficio postale, con l’incarico di smistare enormi mucchi di posta. Le lettere, divise per contee, vengono messe in sacchi da appendere ai ganci posti nelle stazioni. In questo modo, senza neanche fermarsi, il treno distribuisce la corrispondenza a tutta la nazione.

A poche decine di chilometri da Londra, in aperta campagna, alcuni uomini con il viso coperto hanno appena manomesso un segnale luminoso della ferrovia. Con un pezzo di stoffa hanno coperto la parte accesa del semaforo, quella verde, e poco sopra hanno legato una torcia elettrica colorata di rosso. Alle tre di notte dell’8 agosto, davanti al semaforo che apparentemente ordina lo stop, il macchinista Jack Mills ferma il convoglio. Subito dopo, come nel selvaggio Far West, 17 uomini mascherati salgono sul treno puntando le armi su impiegati e macchinista.  

Ad architettare il colpo è stato Bruce Reynolds, nato a Londra nel 1931 da padre sindacalista e madre infermiera. Quest’ultima muore giovane, quando Bruce ha solo 4 anni. Siccome non si trova bene con il papà e con la donna che l’uomo ha sposato subito dopo, il bambino va a vivere dai nonni.

A 14 anni, Bruce inizia a lavorare, ma cambia spesso mestiere e alla fine decide che è più eccitante e remunerativa la vita del delinquente. Inizia così a compiere una serie di furti e rapine. Anche se la fa quasi sempre franca non diventa ricco per l’esiguità dei bottini. Neppure la sua nuova attività di ricettatore, nascosta sotto quella di antiquario, rende abbastanza.

D’altra parte ha le mani bucate: spende tutto in articoli di lusso come, per esempio, una costosa auto Aston Martin. All’inizio del 1963, a 31 anni, Bruce Reynolds stringe amicizia con un impiegato disonesto del Ministero delle poste che gli fa alcune rivelazioni molti interessanti.

Quando le Poste trasferiscono grosse quantità di denaro, gli spiega il nuovo amico, lo fanno in maniera anonima, senza servirsi di guardie per non dare dell’occhio: le banconote vengono messe in sacchi di iuta e caricati su un treno merci.

In cambio di una parte del bottino, l’uomo accetta di diventare il basista dell’antiquario-ricettatore, dandogli tutte le informazioni necessarie per commettere la più grande rapina mai tentata in Gran Bretagna. Di questo basista la polizia non scoprirà mai l’identità.  

Bruce Reynolds impiega i successivi tre mesi per organizzare ogni particolare, a partire dall’arruolamento di 16 complici. Tra questi c’è un avvocato privo di clientela, un fioraio sull’orlo del fallimento, un pilota di rally disoccupato e alcuni delinquenti di strada. Senza la guida decisa di Reynolds, per la quale viene soprannominato “Napoleone” dai complici, costoro non riuscirebbero mai a combinare niente.

Dei 16 uomini, il complice che diventerà più famoso si chiama Ronnie Biggs, uno sfaccendato di 34 anni bravo solo a correre dietro le donne. Biggs viene incaricato di cercare un macchinista, e lui trova un ex ferroviere in pensione. Costui, in seguito, verrà chiamato per comodità “Stan Agate” dagli inquirenti dato che neppure la sua identità verrà scoperta.

Dopo l’assalto notturno al treno postale, tocca proprio a Stan Agate rimetterlo in moto per guidarlo fino al punto stabilito 800 metri più in là, dove li aspetta un camion sul quale dovrà essere trasportato l’ingombrante bottino. Però Agate non conosce i comandi, perché ai suoi tempi lavorava su treni piccoli e antiquati.

I rapinatori, allora, decidono di servirsi di Jack Mills, il macchinista del treno. Siccome questi rifiuta, viene colpito alla testa con una sbarra di metallo. Temendo per la propria vita, Mills accetta infine di mettersi ai comandi. Benché perda sangue dalla testa, riesce a manovrare le leve del bestione d’acciaio (a causa degli effetti delle percosse non potrà più lavorare per i restanti sette anni di vita che ha davanti a sé).

Prima di partire vengono staccati i vagoni con gli impiegati delle poste, nel frattempo ammanettati. Finalmente, il treno arriva al ponte sotto il quale si trova il camion, che viene rapidamente caricato dalla catena umana formata dai rapinatori, i quali si passano i 128 sacchi pieni di banconote. Poi i criminali salgono sul camion e su due Land Rover per darsi alla fuga.

Come programmato, si ritrovano mezz’ora dopo in una fattoria fatiscente presa in affitto, a 27 chilometri di distanza dalla ferrovia. I rapinatori dividono il malloppo tra loro, accantonando la parte spettante al basista delle Poste e ai complici minori. Da una radio ricetrasmittente ascoltano le comunicazioni delle pattuglie di polizia, per capire quando le acque si sono calmate e andarsene via.

All’esterno, però, uno dei rari passanti in quel luogo isolato intravede gli sconosciuti trafficare nell’edificio semiabbandonato. Pensa sia il caso di avvertire la polizia: forse quei tizi c’entrano qualcosa con la rapina di cui parlano le prime pagine dei giornali.

Quando gli agenti di polizia arrivano, cinque giorni dopo il colpo, la casa è già stata abbandonata. Hanno comunque preceduto il complice dei rapinatori incaricato di incendiarla per fare sparire le loro tracce, così gli esperti della scientifica possono rilevare con tutta tranquillità le impronte digitali rimaste.

Per esempio, i banditi avevano giocato a Monopoli sostituendo i soldi finti con alcune banconote del bottino, e la scatola da gioco l’avevano lasciata lì con le loro impronte ben stampate sopra. Alcune delle quali corrispondono a quelle di pregiudicati conservate negli schedari della polizia, e a questo punto rimane solo di andare a scovarli.

Nel giro di pochi mesi, i rapinatori vengono arrestati un po’ per volta e rinchiusi nel carcere londinese di Wandsworth. Mancano all’appello solo tre di loro, che non verranno mai identificati, e il capo, Bruce Reynolds, il quale è riuscito a scappare all’estero. La refurtiva recuperata dalla polizia, però, ammonta solo al 13% del totale. Neppure in seguito salterà fuori il resto del bottino. Nel processo del 1964, tutti gli imputati vengono condannati dai 25 ai 30 anni di prigione.

Ronald Biggs, l’uomo che nel corso della rapina si era distinto solo per avere scelto come complice un macchinista inadatto, dopo 15 mesi di detenzione pianifica la propria evasione. Tagliando le lenzuola a strisce, fa un corda con la quale scala il muro di cinta del carcere. Poi, con lo stesso metodo, scende all’esterno sul tettuccio di un furgone della lavanderia. In seguito espatria clandestinamente in Francia, dove si fa cambiare i connotati da un chirurgo plastico, per poi rifarsi una vita in Australia.

Intanto Bruce Reynolds, avendo bruciato in soli cinque anni la sua cospicua parte di bottino girando per il mondo, torna a Londra nel 1968 con l’intenzione di organizzare un nuovo colpo. La sua presenza negli ambienti della malavita non possa inosservata alla polizia, che lo arresta nel giro di poche settimane.

Anche il complice Ronnie Biggs viene individuato in Australia dagli investigatori, ma fa in tempo a fuggire in Brasile. Qui viene bloccato nel 1970. Però non può essere estradato in Gran Bretagna in quanto, avendo avuto un figlio da una spogliarellista di 19 anni, è padre di un piccolo cittadino brasiliano. Nel 1978, il suo ex capo Bruce Reynolds ottiene la libertà condizionata, dopo aver trascorso dieci anni in carcere.

Nel 2001, ormai senza soldi, malandato a seguito di tre ictus e divorato dalla nostalgia, Ronnie Biggs si costituisce alle autorità inglesi, rientrando in prigione da cui era evaso mentre tutti i suoi complici ne sono usciti da un pezzo. Viene rilasciato nel 2009 per motivi di salute, ma in libertà non se la passa bene a causa delle ristrettezze economiche, come il suo vecchio capo Bruce Reynolds, che muore in povertà a 81 anni, il 28 febbraio 2013.

Questa famosa rapina ha ispirato diversi film, tra i quali una pellicola tedesca del 1966, L’assalto al treno Glasgow-Londra, interpretata da Horst Tappert, divenuto poi celebre nei panni dell’ispettore Derrick (telefilm famosissimo in Europa finché non è stato ritirato dalla circolazione alla scoperta che si trattava di un ex membro non pentito della famigerata divisione SS “Testa di morto”). In apertura dell’articolo un particolare del manifesto del film.



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2 commenti

  1. Per la cronaca, Biggs fece parte del cast del film di Julien Temple (anno 1980) in cui il manager dei Sex Pistola ricostruiva a modo suo la carriera del gruppo.

  2. Ah, il titolo: “The Grest rock’n’roll swindle”

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