AL CAPONE, DA CONTABILE A BOSS DEI BOSS

AL CAPONE, DA CONTABILE A BOSS DEI BOSS

Il 14 febbraio 1929 alcuni uomini di Al Capone, il potente boss di Chicago, si travestono da poliziotti per entrare in un garage che in realtà è il quartier generale di Bugs Moran, un boss rivale.

Moran non c’è, ma nel garage sono presenti sette dei suoi uomini, i quali, pensando di avere a che fare con autentici agenti di polizia, alzano docilmente le mani. Costretti a mettersi con le facce al muro, aspettano di essere perquisiti. Invece, all’improvviso, dalle bocche dei mitra Thompson impugnati dai falsi poliziotti partono le raffiche che li falciano senza pietà.
L’organizzazione delle strage del giorno di San Valentino farà di Al Capone uno dei boss più feroci di tutti i tempi.

 

Figlio di immigrati campani

La carriera di Al Capone è stata, almeno all’inizio, quella tipica dei gangster. Nell’Ottocento, una coppia di immigrati campani, il barbiere Gabriele Caponi e la sarta Teresa Raiola, sbarcano a New York in cerca di fortuna.
I due mettono al mondo nove figli, l’ultimo dei quali, Alphonse, chiamato semplicemente “Al”, nasce nel 1899. Il suo cognome cambia la lettera finale perché l’impiegato dell’anagrafe, rispettando la pronuncia americana più della grafia italiana, sentendo Caponi trascrive “Capone”.

Bravo negli studi, ma di indole violenta, Al viene espulso da scuola a 14 anni per aver preso a pugni un’insegnante e trascorre il resto dell’adolescenza tra le gang dei bassifondi.
A 18 anni ottiene un lavoro come buttafuori in un locale che, in realtà, è la copertura di un bordello.

A volte, Al Capone dimentica che deve trattare con un certo riguardo gli avventori, che per lo più sono dei tipacci come lui. Così, quando fa delle pesanti allusioni sulla sorella di un certo Frank Galluccio, riceve da questi una rasoiata sulla guancia sinistra.
La cicatrice gli farà guadagnare il soprannome di “Scarface”, che vuol dire “Sfregiato”, dalla fusione delle parole inglesi scar, sfregio, e face, faccia.

Nel 1918 promette al padre di mettere la testa a posto e sposa una irlandese, Mae Coughlin, che gli dà un figlio, Albert Francis. Quindi si trasferisce lontano, a Baltimora, per lavorare onestamente come contabile. Ma due anni dopo, alla morte di papà Gabriele, lascia le scartoffie per tornare al servizio dei boss di New York, i quali lo mandano a farsi un nome a Chicago.

 

Al Capone scala Chicago

Johnny Torrio, uno dei principali boss della criminalità locale, gli dà subito in gestione un locale notturno dove si vendono sottobanco alcolici, da poco messi fuorilegge dalle leggi del proibizionismo. Gli avventori, nelle salette private, possono anche giocare d’azzardo o incontrare prostitute.
Al Capone si mette in luce per le sue capacità organizzative, diventando il contabile di tutta l’organizzazione criminale della città. Viene ormai considerato alla pari dei maggiori gangster di Chicago.

Gli affari della malavita vanno a gonfie vele fino al 1923, quando William Thompson, il sindaco di Chicago corrotto da Torrio e Capone, perde le elezioni contro l’onesto William Dever. Per non farsi arrestare dalla polizia municipale di Chicago, i due boss si trasferiscono nella confinante Cicero, saldamente in mano a un sindaco sul loro libro paga.

In questo periodo arrivano i primi guai per Al Capone, accusato di avere ucciso un malavitoso di nome Joe Howard che lo aveva insultato per non avergli concesso un prestito. Al processo, però, i testimoni si rifiutano di deporre contro l’imputato, che così la fa franca.

I veri problemi iniziano nel 1924, quando il boss irlandese Dion O’Bannon comincia a contrastare con ogni mezzo l’ascesa dei criminali italoamericani.
Stanco di farsi derubare i camion carichi di alcolici, Al Capone fa fuori O’Bannon in un negozio di fiori. Poi, come se niente fosse, partecipa ai suoi funerali vestito a lutto.

Ormai è guerra aperta tra i gangster. Rimasto gravemente ferito in un attentato, Torrio decide di rifugiarsi in Sicilia, lasciando tutto il potere al socio Capone. Quest’ultimo uccide subito tre gangster rivali e il procuratore William McSwiggin, che lo aveva fatto processare per omicidio.

Per questi delitti viene arrestato nuovamente nel 1926 e, ancora una volta, viene assolto per insufficienza di prove. C’è poco da fare, solo un pazzo oserebbe testimoniare contro il più potente boss di Chicago. Il suo potere è sempre in bilico, soprattutto quando i nemici di Al Capone vengono capeggiati dal pericoloso Bugs Moran.

Nel febbraio del 1929. Al Capone decide di eliminare Moran e i suoi scagnozzi. Non agirà personalmente, andrà a svernare a Miami, nella calda Florida, per avere un alibi mentre i suoi uomini si daranno da fare. È il 14 febbraio del 1929, quando agiscono travestiti da poliziotti facendo quella che passò alla storia come la “Strage di San Valentino”.
Chiamato comunque a rispondere in tribunale per quel massacro, Al Capone si limita a insultare il giudice, certo di essere in una botte di ferro. Infatti se la cava pagando 5mila dollari per oltraggio alla corte.

Al Capone

Quando va ad Atlantic City per fondare il “Sindacato nazionale del crimine” con i maggiori rappresentanti delle gang siciliane ed ebraiche, Al Capone viene fermato sulla via del ritorno e arrestato per possesso di armi illegali. Condannato a un anno di prigione, esce dopo nove mesi per buona condotta.
L’apoteosi arriva nel 1931, quando, dopo aver finalmente fatto fuori tutti i rivali, viene incoronato “capo dei capi”.

 

Sotto l’occhio della polizia federale

Più che con la prostituzione e il gioco d’azzardo, Capone si arricchisce grazie al contrabbando di alcolici con il Canada attraverso il grande lago Michigan, sul quale si affaccia Chicago.
Lo stesso fa con Cuba, dove compra due ville, importando casse di liquori da distribuire in tutti gli Stati Uniti a bordo di camion con finte insegne della Croce rossa.

Al Capone non si nasconde mai: anzi, ci tiene a presentarsi in pubblico come una celebrità, indossa abiti su misura e cena nei migliori ristoranti. Alle domande dei giornalisti, risponde con abilità senza esporsi troppo: “Sono solo un uomo d’affari che dà alla gente quello che vuole”.
Elargisce generose donazioni a enti caritatevoli e organizza mense per i poveri, presentandosi come un moderno Robin Hood. Non sa ancora che l’Fbi sta per distruggere il suo regno criminale.

La polizia federale ha organizzato una task force composta da elementi capaci e di provata integrità, che verranno soprannominati “gli Intoccabili”, guidati dall’agente Eliot Ness.
Sapendo di non poter far affidamento su testimoni, gli Intoccabili si servono delle intercettazioni telefoniche per individuare e sequestrare i carichi di alcolici di Al Capone. Alla fine, gli uomini di Eliot Ness mettono insieme prove sufficienti per processare nuovamente il boss, stavolta non per eclatanti fatti di sangue, ma per i reati di evasione fiscale e di contrabbando di alcolici.

Il 6 ottobre 1931, Al Capone entra con la solita tracotanza nell’aula del tribunale, ma impallidisce di colpo quando si accorge che all’ultimo momento sono stati cambiati i dodici componenti della giuria. Il lavoro fatto dai suoi uomini per corrompere e minacciare tutti i giurati precedenti risulta così inutile, tanto più che i nuovi sono stati affidati a una scorta incorruttibile.
Riconosciuto colpevole di una parte delle accuse, il boss viene condannato a 11 anni di carcere.

Nella prigione di Atlanta in cui viene trasferito, Al Capone riesce a trasformare la propria cella in una sorta di elegante suite, da dove continua a controllare la criminalità organizzata. Per questo, nel 1934, viene trasferito nel più duro carcere di Alcatraz, in un isolotto nella baia di San Francisco, dove non può più avere contatti con l’esterno.
Qui gli viene diagnosticata la sifilide, una malattia venerea non ancora curabile in maniera efficace.

Al Capone viene rilasciato per buona condotta nel 1939, ma ormai la malattia ne ha minato il corpo e le facoltà mentali. Dopo un lungo ricovero in ospedale, si trasferisce a Miami, dove viene accudito dalla moglie Mae fino alla morte, che sopraggiunge nel 1947, quando Al Capone ha 48 anni.

La celebre figura del boss di Chicago ha ispirato diversi film di Hollywood, come Scarface, girato nel 1932 da Howard Hawks, e Gli Intoccabili di Brian De Palma, del 1987, in cui i panni di al Capone sono indossati da uno smagliante Robert De Niro. Tutti ricordano De Niro mentre urla a Eliot Ness: “Tu sei solo chiacchiere e distintivo!”.

 

(Per leggere gli altri articoli sui delitti famosi pubblicati da Giornale POP clicca QUI).

 

 

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1 commento

  1. C’è anche la serie Netflix “L’impero del crimine” in cui Al Capone è uno dei personaggi principali 😉

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