ROBERT PICKTON DAVA LE SUE VITTIME AI PORCI

ROBERT PICKTON DAVA LE SUE VITTIME AI PORCI

Con quasi tre milioni di abitanti, Vancouver è una metropli canadese irta di grattacieli. Affacciata sull’Oceano Pacifico e confinante con gli Stati Uniti, ha un clima mite malgrado si trovi così a settentrione. Viene soprannominata la “Hollywood del Nord” perché è un importante centro di produzione cinematografica.

A Vancouver, come nel resto del Canada, la violenza quasi non esiste. O almeno non esisteva prima degli anni Ottanta, quando in città sono cominciate a sparire le prime prostitute. Non due o tre e nemmeno cinque o sei, ma decine e decine.

Come nel resto del mondo, anche qui la scomparsa delle donne da marciapiede non suscita troppo clamore. La polizia locale, inoltre, abituata alla tranquillità, non ipotizza neppure che dietro quelle scomparse possa esserci la mano di un serial killer.

Ma i familiari delle donne volatilizzate nel nulla non si arrendono e, non riuscendo a smuovere la polizia, si organizzano improvvisandosi detective. A loro si uniscono alcune colleghe delle scomparse, desiderose di ottenere giustizia e anche preoccupate per la loro stessa incolumità.

Saranno pure un gruppo di dilettanti allo sbaraglio, ma all’inizio del 1998 le loro indagini arrivano a indicare con precisione un presunto colpevole: il serial killer si chiamerebbe Robert Pickton. Le tracce di molte donne scomparse, infatti, si fermano davanti alla sua fattoria a Port Coquitlam, un centro a 35 chilometri da Vancouver ormai inghiottito dall’area metropolitana.

La polizia non prende però in considerazione le loro accuse. Nel novembre dello stesso anno le autorità locali mettono in piedi una task force per scoprire il fantomatico serial killer, ma già nel 1999 la sciolgono, dopo pochi mesi di inconcludente attività.

Ciò permette all’assassino di uccidere fino al 2002, arrivando a un totale spaventoso di vittime: delle 63 donne scomparse dal 1983, 49 sarebbero state vittime di Robert Pickton, come ebbe modo di dire lui stesso a un compagno di cella non sapendo di essere spiato.

Nel 2001 la task force viene riorganizzata e, finalmente, si decide di verificare i sospetti dei familiari delle vittime. Della vita di Robert Pickton e del fratello David, proprietari di una grande tenuta dove hanno un allevamento di maiali, si sa poco.

Su Robert, nato nel 1949, si conosce qualcosa attraverso gli archivi della polizia. Nel 1997 era stato accusato di tentato omicidio nei confronti di una prostituta: il che avrebbe dovuto far suonare qualche campanello d’allarme. Ma dopo un distratto sopralluogo nella fattoria, il caso era stato archiviato perché la donna accoltellata non aveva subito lesioni gravi.

Per i vicini, del resto, Robert è un tipo onesto, generoso e tranquillo. Anche il fratello David in passato aveva avuto grane con la polizia, per un’accusa di aggressione sessuale. Era poi uscito di prigione dietro il pagamento di una cauzione.

Per i fratelli Pickton una grossa fonte di guadagno è la vendita di terreno, dato il ritmo con cui l’area metropolitana di Vancouver si popola. I due fratelli, insieme alla sorella, hanno anche fondato, come attività collaterale, la società “Piggy palace good times society”.

Nata ufficilamente per organizzare le sagre di paese, la società è, in realtà, specializzata in festini a base di alcol e sesso per le numerose bande di motociclisti che scorazzano nella regione. Festini che si tengono in un vecchio edificio accanto alla fattoria.

Ai party a luci rosse vengono invitate ballerine di night club e prostitute della Dowtown Eastside di Vancouver, forse l’unico quartiere malfamato della provincia della Columbia Britannica, anzi, dell’intero Canada. A Downtown dilaga la droga e qui le aspiranti attrici, che non hanno trovato lavoro nell’industria cinematografica locale, vendono i loro corpi.

Quindi l’intraprendente famiglia Pickton si arricchisce anche sfruttando la prostituzione, perché i partecipanti alle feste pagano bene. Fin qui, si tratta solo di affari più o meno puliti. Possibile, si domandano gli inquirenti, che Robert Pickton abbia approfittato della situazione anche per uccidere le prostitute? Vale la pena di approfondire.

Il 5 febbraio 2002, la polizia si presenta davanti alla fattoria dei Pickton con l’ordine di perquisirla, adducendo come pretesto la ricerca di armi detenute illegalmente. Il Canada ha, in proposito, una legislazione ben più restrittiva rispetto ai vicini Stati Uniti.

Benché Robert Pickton non conosca questi agenti, prova lo stesso a chiedere quanti dollari vogliono per andarsene. Per tutta risposta, i poliziotti mettono sottosopra l’abitazione fino a trovare una pistola Smith & Wesson calibro 22, stranamente collegata a un vibratore, alcune siringhe piene di liquido blu e capi d’abbigliamento femminili tipici delle prostitute. Due dei quali macchiati di sangue.
Per la prima volta, la polizia di Vancouver lavora seriamente per dare un nome all’assassino delle donne scomparse.

Il 22 dello stesso mese, gli agenti arrestano Robert Pickton per l’omicidio di Sereena Abotsway e Mona Wilson, alle quali si è risaliti analizzando il Dna delle macchie di sangue presenti nei vestiti sequestrati dalla polizia. In seguito, la grande area della fattoria viene scandagliata da 80 agenti. Sono controllati soprattutto i porcili, perché i maiali, in quanto animali onnivori, mangiano qualunque cosa venga data loro in pasto.

Lo stesso Robert diceva agli amici, parlando “per scherzo”, che era facile uccidere una persona iniettandogli dell’antigelo nelle vene e poi farne sparire il cadavere dandolo in pasto ai suini. Il fatto che siano state trovate delle siringhe contenenti antigelo (il liquido blu) rende plausibile anche questa ipotesi. Per facilitare le indagini, tutti gli edifici di legno vengono smontati pezzo per pezzo fino a radere al suolo l’intera fattoria.

In un vecchio frigorifero vengono trovati due grandi recipienti di plastica, all’interno dei quali c’è la testa di una donna con un foro di proiettile. Alcuni mesi più tardi, dietro il mattatoio, nascosta in un secchio, spunta una terza testa. Infine, nel letamaio, si scoprono alcuni frammenti delle ossa di un’altra donna.

Sempre attraverso il Dna, si stabilisce che questi miseri resti appartengono a Marnie Frey, Andrea Joesbury, Georgina Papin e Brenda Wolf, tutte prostitute tossicodipendenti tra i 26 e i 32 anni.

Per cercare di capire come siano andate effettivamente le cose, nella cella di Pickton viene introdotto un agente travestito da detenuto. Quando ritiene di esserselo fatto amico, il serial killer si rammarica con lui per aver ucciso soltanto 49 donne. A causa dell’arresto non è riuscito a raggiungere il numero tondo di 50. Il suo obiettivo, spiega, era quello di “ripulire la città da puttane e drogate”.

Nel processo, che si svolge nel 2007 a New Westminster, una cittadina alla periferia di Vancouver, Robert Pickton viene imputato soltanto di sei omicidi premeditati, quelli per i quali esistono le prove schiaccianti dei resti ritrovati. Si inizia dalle sei donne per poterlo condannare con certezza in un lasso di tempo ragionevolmente breve, scongiurando il pericolo che possa uscire di prigione per la scadenza dei termini di custodia cautelare.

Quando il pubblico ministero, Derril Prevert, racconta le indagini condotte nella porcilaia alla ricerca dei pochi frammenti umani rimasti, alcuni parenti delle vittime escono sconvolti dall’aula del tribunale.
L’imputato, da parte sua, si dichiara completamente innocente e dice che con il detenuto-poliziotto stava solo scherzando.
Il 9 dicembre i giurati dichiarano Robert Pickton colpevole dei sei omicidi e, di conseguenza, il giudice lo condanna all’ergastolo.

Un’altra notizia che può in parte sollevare il morale dei familiari delle vittime arriva nell’ottobre del 2010. Dopo anni di accuse per la negligenza con la quale per troppo tempo era stato trattato il caso delle decine di donne scomparse, le autorità provinciali della Columbia Britannica decidono finalmente di aprire un’inchiesta sulla conduzione delle indagini.

Quei poliziotti che non avevano mai preso in considerazione i parenti quando venivano a denunciare le scomparse, e che non avevano considerato i loro sospetti nei confronti di Robert Pickton, forse adesso potranno essere puniti per il loro comportamento. “Bisogna capire se si poteva fare di più”, dice il pubblico ministero Mike de Jong, “soprattutto se si poteva evitare qualche omicidio”.

Nel frattempo, la Corte suprema ha fatto decadere tutte le altre accuse nei confronti del serial killer, respingendo la richiesta di nuovi dibattimenti a suo carico. Le ricerche effettuate dalla polizia per trovare le prove della colpevolezza di Robert Pickton erano già arrivate a costare circa 100 milioni di dollari canadesi, più di 70 milioni di euro, suscitando non poche proteste da parte dei contribuenti.

Costituire nuovi processi avrebbe comportato altri notevoli costi e, inoltre, sarebbe stato inutile, perché non si sarebbe comunque potuta dare un’ulteriore pena all’ergastolo che il colpevole sta già scontando. Per la legge canadese Robert Pickton potrà comunque chiedere la libertà su cauzione quando avrà 85 anni.



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