IL GIOCO NEI FILM DEGLI ANNI ’80

IL GIOCO NEI FILM DEGLI ANNI ’80

Il gioco è l’elemento narrativo che ha caratterizzato il cinema americano degli anni ottanta. I giovani stavano diventando il pubblico a cui le produzioni prestavano maggiore attenzione, inoltre il decennio precedente era stato segnato dal successo di Guerre Stellari e dalla nascita dei videogiochi. Fattori che hanno contribuito all’affermarsi di una questa tendenza.
In una sequenza di Piraa, diretto nel 1978 da Joe Dante, compare uno dei primi videogiochi (ispirato al film Lo squalo di Steven Spielberg). Dante e Spielberg saranno poi tra i principali artefici della ridefinizione ludica del cinema, non solo americano. Tale pratica espressiva è ancora oggi sotto i nostri occhi. Anche se, riprendendo un titolo tra i più importanti dell’epoca, Wargames – Giochi di guerra, nel cinema americano contemporaneo la guerra prevale decisamente sul gioco.
In ogni caso, negli anni ottanta l’aspetto ludico viene declinato in varie maniere, come stiamo per vedere.

 

Un critico italiano definì Driver – l’imprendibile, del 1978, un “film-flipper” per via delle luci e delle automobili che sembrano rimbalzare da una parte all’altra. In effetti, il regista Walter Hill è senza dubbio un autore che ha sempre dato un taglio decisamente ludico a molte sue opere. Una su tutte, I guerrieri della notte (The Warriors, 1979).

Numerosi sono i titoli ambientati anche solo in parte a Las Vegas o in altre capitali del gioco. Uno dei migliori è Atlantic City, Usa (Atlantic City, 1980), di Louis Malle, nel quale il personaggio femminile principale studia per diventare croupier.

Durante la Seconda guerra mondiale, il gioco del calcio serve addirittura a un gruppo di prigionieri per fuggire da un campo di prigionia tedesco in Fuga per la vittoria (Victory, 1981), di John Huston.

Uno scrittore, che per mantenersi lavora in un negozio di giocattoli, viene scelto dal figlio di un miliardario per il proprio personale divertimento nel piacevole Giocattolo a ore (The Toy, 1982), di Richard Donner. Rifacimento americano del film francese Professione… giocattolo (Le jouet), diretto nel 1976 da Francis Veber.

In vari film diretti o prodotti da Steven Spielberg ci sono protagonisti bambini o ragazzini. Di conseguenza assumono un ruolo di rilievo stanze dei giochi e giocattoli. Come in E.T. L’extra-terrestre (E.T. The Extra-Terrestrial, 1982).

Il primo film ambientato quasi interamente in un mondo virtuale è Tron (id., 1982), di Steve Lisberger. In esso, un inventore di videogame entra in un computer per combattere contro un tirannico elaboratore elettronico.

Un ragazzo patito di elettronica scatena il pandemonio giocando alla “guerra termonucleare globale” con un computer della Difesa. Riesce però a bloccare il conseguente processo distruttivo insegnando al computer il gioco del tris. Succede in Wargames – Giochi di guerra (WarGames, 1983), di John Badham.

Il protagonista di Giochi stellari (The Last Starfighter, 1984), diretto da Nick Castle, è un giovane campione di videogame che si ritrova catapultato nello spazio a combattere una guerra tra razze aliene. Castle realizzò una pellicola tra le più significative, in chiave ludica, degli anni ottanta.

L’aspetto ludico del periodo cinematografico fine anni settanta e decennio successivo non riguarda solo la presenza più o meno massiccia di giochi e giocattoli. Finisce per influire sulla struttura narrativa stessa delle sceneggiature, in particolare dei film horror e avventurosi. La creatura di Alien (1979) non gioca forse a nascondino con le sue prede? Ha la parvenza di un gioco anche quello attuato dal mostruoso Freddy Krueger in Nightmare – Dal profondo della notte (A Nightmare on Elm Street, 1984), di Wes Craven. Significativa infatti la sequenza finale, con la filastrocca e il salto alla corda.

Tra i più importanti registi dell’epoca ci sono anche i tre geniali autori di L’aereo più pazzo del mondo: Jim Abrahams e i fratelli David e Jerry Zucker. In Top secret! (id., 1984), i riferimenti al gioco sono numerosi, come si può vedere nella sequenza scelta.

Poco considerato tra i film avventurosi e giovanilistici degli anni ottanta è Toccato! (Gotcha!, 1985), di Jeff Kanew. Protagonista è uno studente abile nel gioco universitario chiamato gotcha (una specie di paintball), che viene trascinato da una bella ragazza in un intrigo spionistico.

In apparenza può sembrare una commedia gialla alla Agatha Christie e una sorta di rifacimento dello spassoso Invito a cena con delitto, diretto nel 1976 da Robert Moore. In realtà il film Signori, il delitto è servito (Clue, 1985), di Jonathan Lynn, è ispirato al gioco da tavolo Cluedo. Il produttore è John Landis, altro autore che ha dato un input non da poco al cinema ludico.

Il capolavoro di Martin Scorsese Il colore dei soldi (The Color of Money, 1986), tardivo seguito del film di Robert Rossen Lo spaccone (1961), è incentrato sul gioco del biliardo, che in questo caso ha naturalmente anche una valenza metaforica. Il giovane protagonista oltretutto è un campione di stocker, videogioco da bar in voga verso la metà degli anni ottanta.

Nell’ottimo horror diretto da Stuart Gordon, Dolls – Bambole (Dolls, 1986), un anziano giocattolaio trasforma alcuni malcapitati avventori in bambole assassine. Gordon e il produttore Brian Yuzna (vedi Re-Animator, del 1985) confermarono con questo piccolo gioiello di essere tra i principali teorici di un orrore gore estremante giocoso.

Il mondo del gioco d’azzardo è quello in cui entra la psichiatra protagonista del film La casa dei giochi (House of Games, 1987), di David Mamet. Pellicola più adulta della media ma pur sempre incentrata su un’ossessione di natura ludica.

 

 

1 commento

  1. […] anni ottanta, quelli veri, c’erano una valanga di film come Ready Player One. Che condividono, cioè, gli stessi difetti. Giochi Stellari, Explorers, […]

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