DISCHI VOLANTI, LA GRANDE INVASIONE… MANCATA

Dischi volanti

Mentre neri e lucidi dischi in vinile giravano all’altezza delle nostre orecchie svelandoci il grande mistero della musica riprodotta, altri strani oggetti volteggiavano ancor più misteriosamente su di noi, e non fu difficile trovar loro un nome: erano circolari, piatti, a volte giravano su se stessi e volavano. Dischi che volavano? Dischi Volanti!

Negli anni cinquanta e sessanta del XX secolo l’appellativo Dischi Volanti da noi godette di un successo straordinario, entrando trionfalmente a far parte di enciclopedie e vocabolari della lingua italiana, senza tener conto, una volta tanto, della versione originale americana, flying saucers, letteralmente “piattini volanti”, proprio quei piattini che si mettono sotto le tazze. Un po’ miserina come immagine. A noi piacevano i dischi. E dischi furono. Gli Ufo vennero dopo, quando ci arrendemmo senza condizioni alla terminologia d’oltreoceano.

Quella dei Dischi Volanti fu una vera invasione. Ma strana, dato che gli invasori non si sono mai visti. Certo, c’era qualcuno che li avvistava, qualcun altro che addirittura raccontava di incontri con entità aliene… Ma calma, di alieni non si parlava proprio, né di extraterrestri: la parola era “marziani”. Eravamo in quell’ultimo sognante periodo in cui la fantascienza era davvero scienza fantastica. Fantasticavamo sugli ancora ottocenteschi canali di Marte schiaparelliani, immaginavamo gli abitanti del Pianeta Rosso come ce li dipingevano gli imaginifici disegnatori dell’epoca… Eravamo lontani dal primo piede che avrebbe calpestato il nulla sulla Luna. Credevamo a tutto, perché niente era stato smentito da fatti concreti, e la speranza, dopo una guerra tragica e disperata, dava la spinta a ogni stupore.

Allevavamo dentro un boccione di vetro il ”fungo cinese”, un orrendo intruso giallastro puzzolente affogato nel tè che cresceva e si moltiplicava, e che in realtà non era nemmeno un fungo, ma un’associazione di microorganismi di cui non sapevamo nulla. Ne bevevamo a nostro rischio e pericolo un nauseante bicchierone ogni mattina, convinti che guarisse ogni male. Renato Carosone, sempre pronto a cogliere l’ironia dell’attualità, faceva cantare al suo batterista Gegè Di Giacomo: “Nun piglia’ penicillina, non piglia’ streptomicina, piglia ‘o fungo ogni matina!”.

Ci affascinava il mistero del cosiddetto mostro di Loch Ness, preistorico e imprendibile abitatore di un lontano lago scozzese stretto e lungo come il suo collo. E ogni tanto, per non farci mancare nulla, dal mare vedevamo spuntare qualche sirena.

La più grande novità visiva, dopo l’avvento della tv e di “Lascia o raddoppia”, fu la comparsa di strane immagini dai colori sfalsati che occhialini di cartone dalle esili lenti trasparenti blu e rosse trasformavano magicamente in tridimensionali. Le maggiori riviste pubblicavano alcune pagine interne in 3D, sia con soggetti fantascientifici che con procaci signorine dalle curve in rilievo, attrici famose o indossatrici di moda, occhialini allegati, grandi tirature.

Ci accontentavamo di poco. In fondo eravamo felici.

Eravamo cotti a puntino, pronti a ricevere una bella invasione dallo spazio. In realtà l’invasione dei Dischi Volanti fu essenzialmente mediatica. Se lo leggevamo sui giornali era vero. Noi volevamo che fosse vero, e in fondo vedevamo questi stranieri provenienti da altri mondi, con le loro tecnologie inimmaginabili, come i risolutori di ogni nostro problema. Ma… e se fossero stati cattivi? Se avessero voluto sterminarci o renderci schiavi per occupare la Terra? Macché, noi lasciavamo queste paure ai romanzi e ai film di fantascienza. Dopo la guerra che avevamo alle spalle niente di peggio poteva capitarci. Il male ce lo facevamo da noi. La bomba atomica era la vera minaccia. Ed era terrestre.


Personalmente fui subito attratto dal fenomeno, e, bambino, passavo parte del mio tempo a ritagliare gli articoli di giornale che riguardavano l’argomento. L’altra parte la dedicavo a ritagliare i grattacieli di New York. Il risultato? I grattacieli sono riuscito a vederli da vicino, i Dischi Volanti nemmeno da lontano.

Ma questo non significa che non ci credessi. Ché poi credere non sarebbe il verbo giusto, perché il fenomeno esisteva, ed esiste tuttora, quella che ci è sempre sfuggita è la sua natura. Era bello lasciarsi trascinare dall’ipotesi extraterrestre, dagli omini verdi, da quelle intelligenze sovrumane, ma la logica diceva a una mente sana: studia la materia, cerca indizi, possibilmente prove, scarta il falso, ma non negare nulla a priori.

Del resto che in tutto l’universo il nostro sia l’unico pianeta abitato è matematicamente impossibile. Impossibile anche attraversare distanze sideree se non in secoli o millenni, per noi. Ma per altri? Che ne sappiamo di quello che c’è altrove, e di cosa gli abitanti di Altrove siano capaci? Velocità della luce, teletrasporto, energia del pensiero…

La materia era tremendamente affascinante per un ragazzo dagli occhi più grandi di tutto se stesso, che mangiava solo pane e stelle, e al lume di candela divorava i romanzi di Giulio Verne. E sottolineo Giulio.


Se i Dischi Volanti invasero qualcosa, furono i giornali, di cui si accaparrarono molte copertine, in particolare quelle mirabolanti della Domenica del Corriere, pura storia dell’immagine/immaginazione popolare italiana.

Persino il Papa li vedeva!

E qualcuno incontrava i loro occupanti.

L’invasione si estese a tutte le città italiane.
A Milano…

A Perugia…

A Firenze…

E a Firenze si verificò uno dei casi più eclatanti e conosciuti al mondo: durante l’amichevole Fiorentina-Pistoiese allo stadio tutti videro qualcosa in cielo, la partita fu interrotta e cadde sulla città la famosa “bambagia silicea” che qualcuno ribattezzò “capelli d’angelo”. Tutto molto coreografico e suggestivo, ma poi vennero i soliti rompiballe a parlarci di sofisticate esercitazioni aeree con espulsione di materiale vetroso di scarto. Però lo stesso fenomeno si era verificato anche durante le apparizioni della Madonna a Fatima nel 1917, e allora i positivisti a ogni costo si rifugiarono nelle ragnatele di certi ragni migratori. Alcuni mischiarono le due cose, e mentre gli aerei si sarebbero esercitati in non si sa cosa, i ragni avrebbero migrato felici aggrappandosi alle loro ragnatele volanti. Ecco così spiegati avvistamenti e “capelli d’angelo” in contemporanea. Ma ragni a Firenze non se ne trovarono, e la materia, analizzata, risultò essere silicea. Inoltre a me risulta che le partite di calcio rarissimamente si sospendano se non per evenienze del tutto eccezionali: il calcio in Italia è sacro, solo condizioni climatiche estreme, incidenti mortali e Dischi Volanti possono interromperlo. Forse anche il terremoto. Ma tutto, in quell’occasione, restò nel vago, nel dubbio, nel boh. Come sempre.

I fumetti accolsero il fenomeno a balloon aperti. E quando un argomento viene preso in considerazione dai comics vuol dire che è importante, che incide sul costume. I fumetti sono il termometro dei tempi.

Persino il compassato Mandrake si fece coinvolgere.

Topo Gigio, da parte sua, non volle mancare.

E poteva la mitica Urania, già sguazzante nella fantascienza, ignorare il fenomeno? No di certo.

Nei film poi le invasioni erano all’ordine del giorno.

Che meraviglia, ancor oggi, quei film semplici e primordiali, dagli effetti speciali ridicoli ormai, non certo capolavori, ma mossi da genuina intenzione. Io li guardo ancora col gusto dell’ingenuità.

Toh… ma che ci fa un western in questo contesto? Eppure ci fa. Perché in alcune riprese di “Rio Bravo”, film di John Ford del 1950, sembra apparire proprio un Disco Volante. Oh, non voluto, ovviamente. Durante una scena all’aperto, sullo sfondo montuoso un oggetto si muove sdoppiandosi e sparendo dietro la testa di John Wayne, che sta conversando con Maureen O’Hara, per poi riapparire fino a uscire dall’inquadratura. Il suo andamento zigzagante a veloci scatti e lo sdoppiamento sono classici della maggioranza degli avvistamenti. E non è l’unica scena di quel film in cui qualcosa si muove, lassù. Insomma, fra tanti Dischi Volanti inventati, questa volta al cinema (forse) se ne vede uno vero.

E in casa nostra?

Il cinema italiano d’invasione non brillò mai per qualità né per ardimento, spostandosi spesso sulla commedia. Una produzione nostrana del 1964, “I Marziani hanno 12 mani”, si autodefinì sui manifesti “il primo film italiano di fantascemenza”. Si tratta di una non eccelsa ma nemmeno spiacevole satiretta di costume mossa dal pretesto di quattro marziani che arrivando sulla Terra prendono sembianze umane per studiarne la vita: e sai la novità! Come se non bastasse, il duo Castellano e Pipolo, qui alla prima prova registica, si appropriò anche del ben noto Robby il Robot del celebre film di (vera) fantascienza “Il pianeta proibito”. Non mancano le belle ragazze discinte né i soliti Franchi e Ingrassia. Diciamo pure che il nostro cinema non ha mai preso troppo sul serio i Dischi Volanti e i loro occupanti. Però se ne è servito.

Successe anche nel caso de “Il Disco Volante”, primo film di rilievo di Tinto Brass, con uno strepitoso Alberto Sordi, protagonista in quattro ruoli diversi. Anche qui stessa storia, stessa commedia, stesso pretesto. Persino stesso anno. E alla fine tutti in manicomio.

Ho continuato per molti anni a occuparmi di Dischi Volanti, poi di Ufo, in tutte le loro sfumature e distorsioni. Contattismo, cultismo, Project Blue Book, esobiologia, rapimenti alieni, Area 51, cerchi nel grano, rapporti sessuali promiscui, donne terrestri rese madri da classici padri spaziali assenti, e, materia a me molto cara, la clipeologia, cioè lo studio degli Ufo nel passato, perché se oggi possono essere tante le cose che si vedono nel cielo (analizzate anche in un libro con questo titolo da Carl Gustav Jung), nell’antichità niente che volasse intelligentemente poteva essere terrestre, uccelli e chirotteri a parte.

Nel lungo corso del mio interessamento ufologico ho avuto anche il piacere di conoscere il professor Josef Allen Hynek, teorico degli incontri ravvicinati e ispiratore di Steven Spielberg, che però si sottrasse alle mie richieste di affrontare il tema degli Ufo nel passato, sostenendo che non era il suo campo. Non volle neanche darmene una semplice opinione. E per la verità non mi sembrò nemmeno più tanto convinto delle sue stesse teorie. Mitico, però.

Josef Allen Hynek nel film “Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo”


Ho scoperto e studiato qualche interessante caso inedito, ho preso la parola in gremiti Palazzi dei Congressi, ho partecipato a programmi televisivi sulla materia, in uno dei quali riuscii persino a far andare in bestia l’ansioso Padre Ugolino, allora direttore di Canale 48, quando osai raccontare in diretta le avventure ufologiche di Santa Rita, da me ipotizzate, ammetto, con parecchia fantasia. Il vendicativo frate a causa del mio intervento chiuse il programma di ufologia e licenziò il suo conduttore. Ero l’Attila dell’etere: tra radio e tivvù dove passavo io niente cresceva più.

Già, radio. Ciliegina finale, nella mia provocatoria carriera radiofonica ho telefonato in diretta a molte signore spacciandomi per l’extraterrestre Yomo del Pianeta Yogurt, sempre desideroso di copulare con le terrestri. E, giuro, alcune di quelle signore non erano affatto contrarie.

Come Marcello Mangiantini, disegnatore di Zagor, ha visto l’Extraterrestre Yomo del Pianeta Yogurt, uno dei personaggi del “Sondazzo”, programma radiofonico del “G” (Gianni Greco). Colori addizionali di Cristian Nencioni


Mi sono battuto in pubblici dibattiti, sia radiofonici che televisivi, contro i soliti scienziati negativisti in memorabili scontri, a fianco a volte del maggiore ufologo italiano, Roberto Pinotti…

Sopra e sotto: “Ufologia vs. Scienza”, programma televisivo con telefonate in diretta in prima serata su Tvr Teleitalia. A sinistra (dalla parte degli Ufo): Gianni Greco (Il “G”); Roberto Pinotti, ufologo. A destra (dalla parte della scienza): Piero Pruneti, direttore della rivista Archeologia Viva; Emiliano Ricci, giornalista scientifico


Nel mio secondo libro, “Cazzate Galattiche”, del 1996, volli riesumare una misteriosa scritta che avevo tracciato all’età di due anni sulla copertina di un libriccino che non potevo ancora leggere, facendone l’oggetto di una presunta dedica spaziale. L’illustratrice Cris ben interpretò il contesto, inserendo la bizzarra iscrizione in una scenetta su due pagine con alienino e Dischi Volanti. Era solo il ghirigoro di un bambino che la fantasia fece ironicamente diventare un messaggio dettato dagli extraterrestri, niente di più. Ma qualche ufologo lo prese sul serio, se ne interessò, e ora il “messaggio” dorme da qualche parte in un archivio di casi irrisolti. Quando si vuol credere a tutti i costi…

Dal libro “Cazzate Galattiche”, 1996. Disegni di Cris, colori addizionali di Cristian Nencioni


Insomma, della “cosa da un altro mondo” mi sono occupato, e non poco. Ho fatto, disfatto, filtrato, analizzato, scrutato, cercato, ma il risultato, dopo troppi, davvero troppi anni di studio, è stato semplicemente… niente. Tanti avvistamenti registrati, ma anche tanti testimoni poco attendibili, alcuni in cerca di notorietà, altri di soldi, altri ancora di se stessi. Moltissimi degli avvistatori citati nelle centinaia di libri usciti sull’argomento si sono trincerati dietro l’anonimato, altri erano già morti, altri ancora, tirati in ballo per sentito dire o addirittura del tutto inventati, hanno riempito le pagine di quintali di volumi fatti solo per vendere. Questo, voglio sottolinearlo, non esclude che vi siano in tutto il mondo ricercatori obbiettivi e qualificati seriamente dediti allo studio del fenomeno. Rimasti, in quanto onesti, ancor più a mani vuote.

Tra i tanti casi spiegabili con cause umane o naturali, molti sono quelli che rimangono insoluti, quindi di possibile matrice esterna, ma è inutile: non ci si viene a capo. Nei non pochi programmi televisivi sull’argomento, trasmessi da sempre dalle reti di divulgazione più o meno scientifica, non facciamo che ascoltare frasi che finiscono col punto interrogativo. Domande, domande, domande, ma nemmeno una risposta. Alla fine mi è presa una stanchezza tale da portarmi gradualmente a desistere.

Questi signori che proverrebbero dallo spazio non si mostrano, e non capisco perché. Altrettanto fanno quelli che secondo certe ipotesi ci raggiungerebbero da altre dimensioni, o magari dall’aldilà.
Una prova, una prova sola… In fondo “loro” non sono Dio, non è un fatto di fede, se non per alcuni fanatici: per questo, dopo un primo momento di naturale e comprensibile infatuazione, è necessario diventare tutti dei rigorosi santommasi spaziali. Ma, antichità a parte, è dal 1947 che ce li portiamo dietro, ‘sti benedetti oggetti, e dopo tanti, troppi anni di ricerche da parte di appassionati e scienziati di tutto il mondo, nessuna spiegazione. Solo speculazioni. Gli ufologi brancolano nel buio siderale, molti tacciono per evitare lo scherno. I falsi poi sono così facili da realizzare che fare confusione tra realtà e fantasia è quasi la regola.

Ma… non ne parlò anche Dante nella Divina Commedia? E la Gioconda non era forse un’aliena?

No, dai, a un certo punto ho mollato. Per fortuna non mi sono mai considerato né qualificato come un ufologo. I Dischi Volanti? Solo uno dei mille interessi della mia vita. Tra i più divertenti, però.

Sì, ho mollato, ma non mi pento affatto di averci provato. Ho sognato, ho volato, ho vissuto anch’io tra le stelle, specialmente nell’irripetibile periodo preufologico dei Dischi Volanti, il che non è poco: dà una grande apertura di mente.

E, beninteso, sarei sempre pronto a tornare a tuffarmi nello spazio profondo se i sogni divenissero improvvisamente realtà, se un ET mi chiedesse in prestito lo smartphone per telefonare a casa.

Glielo darei volentieri.

 

2 commenti

  1. APPENDICE DELL’AUTORE: AVVISTAMENTI.
    In seguito a questo mio saggetto mi sono arrivate alcune comunicazioni di avvistamenti che ritengo giusto riportare utilizzando lo spazio dei commenti: un’appendice che può sicuramente interessare qualche ufologo. La prima testimonianza me l’ha mandata Monica:

    “Era fine settembre primi ottobre del 1980, ma non sono proprio sicura della data. Abitavo ed abito in un piccolo paesino sul Montalbano, Larciano Castello, e a quei tempi, ragazzina di 14 anni, con gli amici dopo cena ci ritrovavamo fuori, nella piazza del paese.Quella sera seduti sul muretto a parlare come sempre vediamo un enorme oggetto volante apparire improvvisamente, senza alcun rumore in cielo. Erano 2… il primo, diciamo forma classica a disco volante, ruotava su se stesso e contemporaneamente avanzava da destra a sinistra di fronte a noi lentamente. Tutto illuminato internamente , si vedeva la luce molto intensa dalle finestrelle, le quali si trovavano in tutta la circonferenza e anche nella parte inferiore. Subito dietro questo c’era un altro oggetto a forma di “sigaro” anch’esso tutto illuminato, ma sembrava una luce più uniforme, come se fosse una lampada, e procedeva come un verme allungandosi e ritirandosi, facendo la classica gonna centrale dei vermi… Dopo 40 anni ricordo bene… non ero sola c’era mia sorella un’amica e un amico più grande di noi, tutti abbiamo visto”.

    Poi c’è Daniela, che a quanto pare è abbonata agli UFO, avendoli visti ben tre volte:

    “Agosto 2010, Tirrenia.
    Cammino lungo la riva del mare… una bella passeggiata mattiniera come di consueto… Verso le 10, guardando il mare all’orizzonte, noto una forma sferica sopra l’acqua, di qualche metro… distante una cinquantina di metri dalla riva. E’ tutta a barre, si muove su se stessa come una bigia, è luccicante come il metallo e si sposta sulla sinistra… Non c’è molto sole… è una giornata un po’ nuvolosa. Questa sfera non emette nessun suono percettibile e resta cosi… lì ferma per dei lunghissimi secondi… Nemmeno mi rendo conto di capire quello che vedo… mi volto per attirare l’attenzione di qualcuno che effettivamente vede quello che vedo io… il tempo di parlarci per qualche secondo che quando torno a guardare il mare al posto della sfera vedo arrivare un grosso elicottero militare, che vola basso sull’acqua, con il portellone aperto e soldati pronti in assetto da sbarco. Qualcuno quel giorno ha commentato che quella forma sferica potesse essere un velivolo di addestramento e la cosa, pur con titubanza, finì lì… Solo dopo qualche anno mi è capitato in un documentario su avvistamenti di ufo di vedere quella stessa identica forma che ho visto al mare… e pensare che non ho avuto la prontezza di fargli una foto con il cellulare… in quei momenti giuro non mi venne in mente o chissà forse non ci ho provato per paura!
    Novembre 2012 ore 06.00, Sesto Fiorentino
    Mentre stavo aspettando l’autobus ho visto volare sopra il tetto di un palazzo un qualcosa che non poteva essere un elicottero, perché era sopra il tetto, troppo basso per non fare nessun rumore… Era formato da 3 grosse luci rosse due sotto e una sopra in mezzo alle altre due.
    Settembre 2013 dal balcone retro di casa, ore 21-21.30
    Una serie di grandi luci vivide, color oro, volavano a una distanza di pochi secondi l’una dall’altra, provenivano dalla destra, giravano in linea retta e svoltavano, allontanandosi, sulla sinistra. Che cosa erano? lampade cinesi non credo anche perché non disegnano un tracciato così ordinato di direzione… proprio no…”.

    Insomma, qualcosa si è mosso, soprattutto in cielo.

  2. Pur non essendo un patito dell’ufologia e non credendo affatto che noi “non siamo soli nell’Universo”, ho trovato
    tuttavia questo articolo davvero piacevole, divertente e ben illustrato/documentato. Sono quei post che mi fanno apprezzare GIORNALE POP e che, by the way, lo fanno assomigliare (è un complimento, sia chiaro!) a siti in inglese da me ugualmente amati e frequentati, come per esempio, uno dei miei prediletti, Ultra Swank. Tornando a questo pezzo di Gianni Greco, mi ha veramente portato indietro con la memoria, al periodo in cui scoprivo e fruivo la Science Fiction cinematografica “anni cinquanta”, soprattutto i film sulle Space Invasions (grazie soprattutto alle Magarassegne organizzate da Luigi Cozzi nel periodo 1975-76). Molta impagabile nostalgia, rievocata nel “modo migliore”!

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