ZANARDI DI ANDREA PAZIENZA E I MITI GRECI

ZANARDI DI ANDREA PAZIENZA E I MITI GRECI

Massimo Zanardi è il principale personaggio creato da Andrea Pazienza, protagonista di una serie di fumetti degli anni ottanta. È un giovane perfido e amorale che trascina altri giovani nelle sue imprese.

Zanardi, con i suoi amici Colasanti e Petrilli, è un rappresentante del mondo giovanile negli anni di riflusso successivi al Movimento del 1977. È un liceale ripetente, mentre i ragazzi intorno a lui frequentano il Dams di Bologna (il Corso di laurea per le discipline delle arti, della musica e dello spettacolo). Zanardi è un prodotto del suo tempo, ma incarna un modo di essere giovani tipico del nostro modo di intendere la vita.

ZANARDI DI ANDREA PAZIENZA E I MITI GRECI

Il personaggio tracotante, pieno di hybris, cioè di orgogliosa presunzione del proprio potere, della propria forza e furbizia, è nella nostra tradizione culturale. Il tipo di imprese che lo vedono protagonista fanno parte del comune patrimonio letterario.
Gli eroi negativi, la cattiveria gratuita, la violenza, la donna trattata come oggetto erano già presenti nella letteratura greca, nell’Iliade e nell’Odissea.

ZANARDI DI ANDREA PAZIENZA E I MITI GRECI

Zanardi con una mazza chiodata

 

Anche Zanardi è spregevole, eppure le sue prodezze ci muovono al riso e siamo propensi a credere che coloro che si indignano siano ipocriti.
Tutto ciò succede perché siamo cresciuti in una società abituata a tollerare l’insolenza dei giovani?

 

Zeus, il padre degli dei greci

ZANARDI DI ANDREA PAZIENZA E I MITI GRECI

Leda e il cigno, Antonio da Correggio, 1532

 

In Grecia la violenza gratuita, lo stupro, l’incesto erano proibiti agli uomini, ma permessi nelle storie sugli dei. Zeus, padre degli dei, è raffigurato nel quadro di Correggio nelle forme di un cigno. Secondo il mito si trasforma in cigno per sedurre la bella Leda. Vuole unirsi carnalmente con lei. Le donne sono rappresentate come deboli, stupide e sprovvedute.

ZANARDI DI ANDREA PAZIENZA E I MITI GRECI

Pompei, Europa sul dorso del toro (Zeus)

 

I desideri carnali di Zeus sono insaziabili. Il re degli dei non esita a usare violenza a chi suscita la sua passione e non si piega ai suoi voleri. In questo antico affresco vediamo raffigurata la bella Europa rapita da Zeus, che si è trasformato in un toro mansueto per incantarla.

 

Cenerentola 87

ZANARDI DI ANDREA PAZIENZA E I MITI GRECI

Zanardi compie azioni deplorevoli. Nell’episodio “Cenerentola 87” un fratello e una sorella commettono incesto. Vengono indotti a farlo senza volerlo da un atroce scherzo organizzato da Zanardi e dai suoi amici, per pura cattiveria. Naturalmente siamo propensi a credere che la ragazza sia particolarmente ingenua a fidarsi di Zanardi e dei suoi amici.

 

Hera e Zeus

Hera e Zeus, incesto tra fratelli

 

Per i greci l’incesto è un tabù per gli uomini, ma non è considerato tale per gli dei. Hera (la romana Giunone) era una fanciulla bellissima. In una giornata fredda vide un uccellino intirizzito. Cercò di riscaldarlo sul suo seno. L’uccellino si trasformò in un bellissimo giovane che chiese a Hera di sposarlo. Era Zeus, suo fratello.
Quindi il padre e la madre degli dei erano fratello e sorella. Zeus diventa per i romani il dio Giove, padre di tutti gli dei.

 

Achille: l’eroe greco dell’Iliade

Achille combatte contro Ettore

 

Achille è, più del guardingo Ulisse, l’eroe greco per eccellenza. È impulsivo, virile, maschio. Coraggioso, pronto a combattere per i propri ideali. È violento. Non tollera i soprusi e le offese. È pieno d’ira. La vendetta è fondamentale per lui, perché un vero uomo deve vendicarsi di un torto subito. Usa la spada e la lancia per combattere, guardando in faccia il nemico. L’arco e le frecce sono considerate le armi dei vigliacchi, perché si usano da lontano.

Questi sono gli ideali su cui sono stati educati i nostri antenati. I poemi omerici venivano declamati dagli aedi e dai rapsodi. I giovani si formavano su questi valori e la violenza, se usata in alcuni contesti, era considerata parte integrante della vita.
La morte in età giovanile era messa nel conto. Si accettava l’idea di morire dopo una breve vita intensa, felice e gloriosa.

 

La violenza di Zanardi

Zanardi ama la violenza, gli piace menare le mani. Qui Andrea Pazienza, l’autore, rappresenta se stesso che lotta con Zanardi.

Nell’episodio Il pacco, Zanardi uccide il pusher che lo ha imbrogliato spaccandogli un mattone sulla testa in un vicoletto.

 

Muore giovane chi è caro agli dei

“Muore giovane chi è caro agli dei”

 

Zanardi corteggia la morte, con l’abuso di ogni tipo di droga e di ogni genere di violenza.

 

Ulisse

Ulisse si finge pazzo arando la sabbia e seminando sale

 

Ulisse è l’altro eroe greco, protagonista dell’Odissea. È furbo, astuto, curioso. Di fronte a qualsiasi problema non usa la forza bruta, non si indigna. Cerca di usare il cervello in modo creativo.
Amando la vita, cerca di sottrarsi alla guerra di Troia fingendosi pazzo. Aggioga un bue e un asino all’aratro, ara la sabbia e semina sale. Ma i suoi compagni gli mettono davanti all’aratro il figlioletto Telemaco. Ulisse tira le redini per risparmiare il figlio. Viene così scoperta la sua macchinazione e viene imbarcato per la guerra di Troia.

 

Ulisse e Polifemo

Ulisse acceca Polifemo

 

Nel suo peregrinare per tornare a Itaca dopo la caduta di Troia, Ulisse giunge all’isola dei ciclopi. Qui Ulisse e i suoi compagni entrano nella grotta di Polifemo, un gigante con un solo occhio. Polifemo li cattura, divora due compagni di Ulisse, chiude la grotta con un enorme macigno e si addormenta. Se Ulisse lo uccidesse con la spada, come pensa di fare in un primo momento, non sarebbero poi in grado di spostare il pesante macigno che chiude la grotta. Morirebbero tutti.

Allora Ulisse prende un tronco, ne arroventa una punta e acceca l’unico occhio di Polifemo. Prima, aveva detto al mostro di chiamarsi Nessuno. Così quando vengono gli altri ciclopi, richiamati dal trambusto, da dentro la grotta Polifemo urla: “Nessuno mi ha ferito”, facendo allontanare i suoi fratelli perplessi.
Al mattino, Polifemo accecato sposta il macigno per far uscire il gregge. Vuole salvare le sue pecore che non può più accompagnare al pascolo perché è stato accecato. Ulisse e i suoi amici rimasti si attaccano al vello della pancia delle pecore e riescono a fuggire.
Infine, Ulisse non riesce a frenarsi e deride Polifemo dicendogli che lo ha accecato Ulisse di Itaca.

 

Bullismo nella classe di Zanardi

ZANARDI DI ANDREA PAZIENZA E I MITI GRECI

Zanardi ha uno strano senso dell’umorismo

 

Anche Zanardi combina degli scherzi alle persone.  Zanardi ha uno strano senso dell’umorismo e ride stirando le labbra sottili  in un ghigno.

Gli scherzi di Zanardi sono pesanti. Non si ferma davanti alla preside o al primo della classe. Il primo episodio in cui appare si intitola “Giallo scolastico”.

ZANARDI DI ANDREA PAZIENZA E I MITI GRECI

Infante con Colasanti

 

In “Giallo scolastico” Colasanti, l’amico di Zanardi, sodomizza Infante, il primo della classe vestito con il loden verde. Infante sembra un residuo del 1968. Preparato, colto, recita ossessivamente Leopardi (il passero solitario) durante la sodomizzazione.
Ricattato da Zanardi va nell’appartamento della preside con lo scopo di recuperare un’agenda imbottita di droga dimenticata lì. Infante deve uccidere la preside per non farsi scoprire.

E Zanardi ride, chiama Infante “Ciccio” e “Brutto finocchio merdoso”. Le vittime del bullismo a scuola di solito sono i giovani insegnanti incapaci e gli studenti incolti ed emarginati. Ma Zanardi è sicuro di sé, colpisce in alto. Forse per questo siamo tentati di simpatizzare con lui, con la sua tracotanza. Nessuno vuole essere un perdente.

 

Alcibiade, uno Zanardi ateniese

ZANARDI DI ANDREA PAZIENZA E I MITI GRECI

Forse il personaggio reale che più assomiglia a Zanardi è Alcibiade, vissuto ai tempi di Socrate. Alcuni sostengono che fosse stato uno dei suoi allievi più illustri, nonché suo amante. Alcibiade era ateniese. Bellissimo, nobile, eloquente, intelligente, dedito a tutti piaceri e a tutte le perversioni, suscitava l’ammirazione e l’invidia dei suoi contemporanei.
Non credeva in nulla e forse, proprio per questo era in grado di simulare di credere a qualsiasi cosa. La sua più grande ambizione era di essere sempre il primo in tutto. E se non lo poteva essere nel bene, cercava di esserlo nel male, come Zanardi.

Esiliato da Atene, si rifugiò nella città nemica di Sparta. A Sparta, Alcibiade si era rasato a zero, si lavava con l’acqua fredda, divideva con gli altri il pane d’orzo, beveva il brodo nero; sicché era molto difficile credere che avesse mai avuto un cuoco, un tempo, a casa sua, o posato gli occhi su un profumiere.
Ma tra le sue tante doti spiccava la capacità di attirarsi le simpatie della gente, assimilando e adattandosi agli usi e ai comportamenti di chi gli stava attorno.

Alcibiade poteva passare tranquillamente dal bene al male, non c’era nulla che non sapesse imitare o praticare. A Sparta eccelleva nell’attività ginnica, viveva con frugalità, aveva l’aspetto serio. Nella regione della Ionia era devoto ai piaceri, alla mollezza, all’indolenza. In Tracia era sempre ubriaco, in Tessaglia andava a cavallo. Alla corte del satrapo Tissaferne superò in fasto e sontuosità persino la magnificenza persiana.

 

Alcibiade e il taglio della coda del cane

ZANARDI DI ANDREA PAZIENZA E I MITI GRECI

Alcibiade, taglio della coda del cane

 

Lo scrittore greco Plutarco racconta che Alcibiade possedeva un cane incredibilmente grande e bello, che aveva pagato caro. Un giorno gli tagliò la coda, una coda splendida. I familiari lo rimproverarono dicendo che adesso tutti, impietositi da quello che era successo al cane, ne ingiuriavano il padrone. “Succede proprio quello che volevo“, rispose Alcibiade ridendo. “Io volevo che gli Ateniesi cianciassero di questo e così non dicessero nulla di peggio sul mio conto”.
Ma noi sappiamo che gli Ateniesi criticavano Alcibiade e sospettiamo che la sua spiegazione non sia che un pretesto per farsi beffe di coloro che lo interrogavano.

 

Zanardi e il gatto crocifisso

Zanardi: il gatto crocifisso

 

Zanardi, Colasanti e Petrilli crocifiggono il gatto della preside e ne fanno il disegno sulla porta della scuola. Secondo loro il gatto non era normale perché quando lo avevano svuotato respirava ancora.

La frase è forse ancora più crudele del loro gesto.

 

(Credo che la connessione di Zanardi con il mito sia esatta. Non solo con la mitologia greca, ma con i miti di qualunque popolo antico. Nei miti, formatisi nella tradizione orale dei secoli precedenti alla civiltà, nulla è vietato: dall’incesto a qualsiasi tipo di violenza. Rappresentano le pulsioni animali/umane non ancora imbrigliate dal vivere sociale. Zanardi ci fa vedere cosa eravamo e cosa, in un certo senso, siamo ancora sotto le convenzioni di persone civili. Il fatto che l’ambientazione di Zanardi non sia quella del mito, ma il mondo odierno, rende tutto ancora più inquietante – S.P.).

 

3 commenti

  1. Bellissimo articolo. Geniale direi. Veramente insolito ma calzante questo accostamento tra il personaggio di Pazienza e i Miti greci. Complimenti.

    • Ringrazio.

  2. Zanardi, forse ispirato ad una persona realmente esistente, non è nemmeno un vero bullo ma un anarchico totale che vede in autorità e morale dei semplici bersagli che da nessun’altro punto di vista devono essere presi in considerazione. In fondo versioni meno parossistiche di Zanna ne ho conosciute, e non so se erano altri tempi.

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