FENOMENOLOGIA DI SIO

FENOMENOLOGIA DI SIO

Anche se il titolo riprende scherzosamente quello dedicato da Umberto Eco a Mike Bongiorno, questo non è un trattato semiologico su Sio, ma solo un tentativo di conoscere meglio l’autore più divisivo dell’attuale panorama fumettistico, cercando di comprendere perché sia così amato dai suoi (quasi tutti giovanissimi) lettori e lettrici, quanto incompreso, rifiutato e disprezzato dai consumatori più tradizionali di narrativa disegnata (e anche da molti colleghi).

Partiamo dall’anagrafe: Simone Albrigi nasce a Verona l’8 ottobre del 1988. Appassionato di fumetti fin dall’infanzia, viene folgorato a otto anni “sulla via di Topolino” e comincia a scribacchiare e scarabocchiare dove gli capita. “Già da piccolo”, dichiara in un’intervista a Maria-Angela Silleni per Lo Spazio Bianco, “disegnavo sui diari di scuola: i diari erano gratis, così ne prendevo uno o due in più solo per disegnarci fumetti, dividendo ogni pagina in quattro vignette. Alle superiori ho cominciato a rendere pubbliche le mie storie in un mensile che facevo io e che è durato cinque mesi. Si chiamava Tutto Scottecs. Era composto da venti pagine che fotocopiavo a scuola: usavo dei fogli A3, li mettevo tutti insieme, pinzavo e piegavo! Facevo una tiratura di cinquanta copie”.
Dopo aver frequentato il liceo scientifico Galileo Galilei seguendo la sperimentazione scientifico-tecnologica, si laurea in lingue orientali all’Università Ca’ Foscari di Venezia e si trasferisce a Sapporo, in Giappone, dove insegna per due anni Italiano e Inglese. Intanto, con il nome d’arte di Sio apre un blog dove porta avanti le storie del suo assurdo personaggio, il rotolo di carta igienica chiamato l’Uomo Scottecs.
Dal 2006 entra a far parte della Shockdom, gestendo sulla piattaforma Open Shockdom (poi Webcomics.it) il mixer di webcomic Scottecs Comics (di cui nel 2012 realizza anche una versione in lingua inglese) approdando, nel 2008, alla versione cartacea con il volume “Tutto Scottecs”. Seguito l’anno successivo da “Tutto Scottecs 2” e, nel 2012, senza rispettare la naturale numerazione, da “Tutto Scottecs 4”.
Nel 2011 partecipa a Lucca Comics & Games in videochat dal Giappone disegnando 30 strisce di fumetti in trenta minuti. Dal 2012 sbarca anche su YouTube con un proprio video e, successivamente, collaborando alle “Fiabe brevi che finiscono malissimo” scritte da Francesco Muzzopappa.
Dimostrando di sapersi muovere perfettamente in diversi ambiti artistici, realizza il videoclip ufficiale del brano “Questo è un grande paese” de Lo Stato Sociale, e quello di “Luigi il pugilista” per “L’album bianco” di Elio e le Storie Tese. Dal titolo di quest’ultimo brano si capisce come la sintonia tra Sio e la band di Elio, quanto a surrealità e stravolgimento delle parole, sia totale.
Nell’accumulare esperienze (ma, suppongo, prima di tutto divertimento) non si fa mancare niente: collabora con Giacomo Bevilacqua alla serie “A Panda piace”, e doppia i protagonisti Wirt e Greg nella miniserie televisiva “Over the Garden Wall”.

Il numero dei fan delle sue strisce umoristiche e dei suoi strampalati videoclip animati in rete cresce intanto esponenzialmente: attualmente la pagina Scottecs su Facebook è seguita da quasi settecentomila persone, mentre su YouTube ha superato qualche mese fa il milione di followers.
Fedeli fan conquistati con la canzone di “Un ragazzo che camminava con i piedi, mica con le mani” e i “programmi scientifici” del Dottor Culocane, dove si scopre che “Sette è la misura massima di qualsiasi cosa” e “L’acqua è il veleno più potente del mondo fin dagli antichi greci di Roma”.
“Secondo me ci sono tanti modi per far sorridere”, dichiara Sio in un’intervista al Sole24ore. “Ce n’è uno che fa usare il cervello e l’altro che non lo fa e magari fanno ridere entrambi, ma io preferisco il primo”. Motivo per cui Simone non urla, non ricorre mai alle parolacce né alle gag da cinepanettone. “Io cerco di distanziarmi il più possibile dall’umorismo tradizionale” aggiunge, “e non lo dico per tirarmela”.
Non fa quello che fa per diventare famoso, ma per semplice divertimento. Che, a quanto pare, paga: con i suoi due-tre milioni di visualizzazioni mensili riesce a portare a casa “dagli ottocento ai duemila euro mensili”. Più o meno quanto prendeva in Giappone come insegnante.

Numeri del genere non possono non avere riscontro anche sul mercato editoriale cartaceo.
Il volume “Questo è un libro con i fumetti di Sio” nel 2014 ha venduto tremilacinquecento copie in tre giorni, in occasione della kermesse di Lucca, mentre il primo numero della rivistina in bianco e nero “Scottecs megazine”, mandato in edicola un po’ dubbiosamente in ventimila copie, ha fatto l’esaurito tecnico in ventiquattr’ore e, prontamente ristampata, ha superato le cinquantamila.

Chi ha assistito alle sedute di firma di Sio in occasione delle varie fiere del settore non si stupisce di questi numeri: ogni volta, code chilometriche di ragazzini e ragazzine (ma anche ventenni e trentenni) attendono ordinatamente ed educatamente il loro turno e, una volta arrivati davanti al loro idolo, si illuminano di gioia.
Sio saluta tutti festosamente, si alza in piedi, stringe la mano, dedica l’albo o il volume acquistati e conclude facendo le facce buffe nell’immancabile selfie finale col piccolo o meno piccolo fan, senza mai dare segni di stanchezza o di fastidio.

Intanto, i numeri dello Scottecs Megazine, e soprattutto il fatto che gli acquirenti siano in grandissima maggioranza giovanissimi, hanno fatto drizzare le orecchie ai responsabili della “grande” editoria, e Sio viene cooptato per scrivere le sceneggiature di alcune storielle per Topolino.
Per il giovane autore è un sogno che si realizza. Legge Topolino da quando era un ragazzino e adora “Ridi Topolino”, che definisce “la migliore rivista Disney mai esistita”. Nessuna osa imporre alla star dal tocco magico (leggi: vendite da invidia) le rigide regole che per anni sono state insegnate all’Accademia Disney e alle quali sono sempre dovuti sottostare gli autori del settimanale. Così Sio, anche in questa occasione, continua a fare quello che ha sempre fatto: si diverte. Mettendo in scena, nell’episodio “Topolino e l’inseguimento a incastro” disegnato da Corrado Mastantuono, un Mickey Mouse… più deficiente di Pippo. E ottiene lo scopo: i tre brevi racconti sono la parte più divertente di tutto l’albo (il n. 3127).
Non sappiamo se la presenza dell’autore veronese abbia fatto muovere le vendite, ma qualche effetto benefico deve averlo ottenuto, visto che la sua collaborazione viene portata avanti e si allarga nel n. 3179 a una storia di più ampio respiro con i disegni di Silvia Ziche, “Topolino e la Spada di Ghiacciolo” (poi riproposta anche in flip book autonomo insieme allo storyboard disegnato da Sio), sequel un po’ surreale della trilogia de “La Spada di Ghiaccio” di Massimo De Vita.
Approda anche, stavolta in veste di disegnatore per i testi di Tito Faraci, alla Feltrinelli con “Le entusiasmanti avventure di Max Middlestone e del suo cane alto trecento metri”.
Tocca infine alla Bonelli arruolarlo per uno dei dodici “Grouchini” pubblicati in occasione di Lucca Comics & Games 2017.

 

 

All’amore incontrastato dei suoi fan, fanno da contraltare un’insofferenza diffusa e un astio intollerante che traboccano soprattutto in rete.
Il gamer Zeb89AceGamer scrive su Facebook: “Sio crea la peggiore immondizia su YouTube Italia, almeno secondo me. Video senza senso che mettono la depressione. Chi trova il formato del nonsenso intrattenente è di mente semplice”, e bolla quello di Sio come “umorismo spicciolo, infantile e francamente irritante” concludendo che “l’immondizia viene vista ben volentieri”.
Gli fa eco Michele Baldassarri: “Sio non è neanche un fenomeno nuovo, ma una cosa che esiste da quando esiste internet: un prodotto elementare e orecchiabile che si diffonde endemicamente in virtù di peculiarità unita a bassa accessibilità”.
E Giuseppe Barbaro La Greca: “A me non fa ridere per nulla. Il nonsenso può anche essere bello ma alla lunga diventa ridondante e stantio, è uno stile che non mi piace e penso possa piacere solo alle nuove generazioni, assuefatte dai social e da YouTube e decisamente ignoranti sul vero fumetto. Per me sono vignette insulse, vuote, che non lasciano nulla dopo la lettura, non oso nemmeno definirle storie. Per quanto riguarda il disegno, credo che sappia fare solo questi sgorbi, ma sembra farlo con stile”.
Chiude lapidariamente Matteo Oltracqua: “Non fa ridere, o meglio fa ridere solo persone che non sanno cosa siano il vero umorismo e la comicità”.

Gianluca Trogi, che ha una figlia di 14 anni fan di Sio, argomenta: “Non ci sono vie di mezzo, o lo si odia o lo si ama. Non esiste nel mondo del fumetto un personaggio più controverso di Sio. Qualcuno sostiene che non sappia nemmeno disegnare (lo ammette lui stesso, NdR), ma dicevano così anche di Van Gogh. L’ampio seguito che ha saputo guadagnarsi impone comunque a tutti gli operatori del settore di prenderlo in seria considerazione. Se il fumetto vuole sopravvivere deve saper intercettare il gusto delle nuove generazioni. Ma quando ci troviamo di fronte a un prodotto che ha saputo farlo, siamo disposti ad aggiornare i nostri vecchi metri di giudizio e apprezzarlo per quello che vale?”.

Su Fumettologica.it, Evil Monkey tenta un’analisi dei motivi del successo di Sio: “Partiamo cercando di capire perché i fumetti ‘disegnati male’ hanno una ben precisa ragione d’essere proprio in virtù della loro apparente sciatteria, così detestata dai tanti detrattori. La potenza di questa branca del fumetto moderno deriva, in primo luogo, dalla violenza con cui questi ‘pessimi’ disegnatori si scagliano contro quella categoria estetica catalogabile sotto la voce di ‘maniera’. Il nemico sono tutti quei fumetti così ben disegnati e così ben scritti – nell’accezione più midcult possibile del termine – da risultare irrimediabilmente mediocri. Parliamo di tonnellate di pagine la cui maggiore qualità risulta essere la compiacenza con cui reiterano a oltranza gli stessi meccanismi da decine di anni. In uno scenario simile la scelta più matura sarebbe quella di spingersi verso l’avanguardia, contribuendo all’evoluzione del mezzo in una maniera forse non comprensibile immediatamente a tutti, ma che troverebbe naturale compimento nelle prossime stagioni editoriali. Un’alternativa forse non così nobile e ‘artistica’ ma di certo altrettanto fruttuosa è il gettarsi di faccia contro tutte quelle convenzioni che fanno di un fumetto un piattissimo ‘buon lavoro’. Ogni mezzo è lecito pur di non rimanere fermi su stessi e impantanarsi in un circolo vizioso fatto di pigrizia e conservatorismo spinto. E visto che non siamo tutti Scott McCloud facciamo quindi largo a umorismo sconclusionato, tavole sgraziate e creatività priva di ogni forma di controllo o direzione. Una reazione al limite del nichilismo, sicuramente punk nel suo voler sovvertire ordini estetici ratificati. Se non fosse che anche in questi lidi incontaminati il terribile manierismo ha trovato modo di espandersi e piantare le tende. Senza alcuna intenzione di andarsene. (…) Sio, che forse tra tutti questi è il meno piatto, distribuisce lungo tutte le sue narrazioni continue rassicurazioni circa il fatto che stia vestendo un ruolo a usufrutto del lettore (o spettatore). I meccanismi umoristici sono espliciti, spesso compaiono dei richiami interni, la gag è sempre ben esplicitata. Sio è un personaggio a fumetti che disegna fumetti, ma sotto sotto c’è un ragazzo per lo meno dotato di una certa creatività e capacità di comunicarsi. È la normalizzazione delle fanzine fotocopiate storte, delle strisce prive di senso e della vertigine del non avere la minima idea di che cosa si abbia tra le mani. Il manierismo del fumetto disegnato male. Permette di essere più trasgressivi di quei noiosi che leggono ancora storie di un ranger in camicia gialla, ma senza esagerare. Perché alla fine le musichine dei video di Sio sono cooooosì orecchiabili, l’umorismo cooooosì rassicurante e l’autore tanto scemetto da ricordarci quel compagno di banco delle medie con cui ridevamo sempre. Non c’è nulla di male in tutto questo, sia ben chiaro. E le vendite sono lì a dimostrarlo”.

Una riflessione più generale la fa Giulio Rincione, altro autore Shockdom (e non solo): “Con il passare del tempo l’intrattenimento è decisamente cambiato. Fino a 10-15 anni fa c’era la televisione. E se volevi essere al passo coi tempi, se volevi capire le battute e le discussioni dei tuoi amici, dovevi necessariamente seguire il ‘Mai dire…’ di turno, o il dibattito politico o qualsiasi altra cosa. Della TV è rimasto poco o niente, e oggi esiste solo internet, o meglio: i social. L’intero intrattenimento si è praticamente spostato qui, e che ci piaccia o meno va così. I vari programmi serali sono spariti per lasciare spazio al commento social della serie TV, o alle stesse pagine FB che ogni sera propongono più post. L’intrattenimento per i più piccoli (Melevisione, Art attack, Bimbumbam) è stato sostituito dagli youtuber (alcuni davvero bravissimi) e dai loro canali che intrattengono gratuitamente, con puntate sempre sul pezzo. Anche concetti che credevamo saldi nell’uomo sono cambiati in modo inaspettato. Le freddure, le barzellette, che credevamo immortali nel loro esser tramandate oralmente, hanno lasciato lo spazio al ‘meme’. Il meme è intrattenimento e, nella sua semplicità e velocità, è riuscito a superare molte forme di comunicazione che c’erano da prima. ‘Dillo con un meme!’. Io sono un fumettista, un disegnatore, un narratore. Ho studiato per questo, ma non ho studiato perché gli altri me lo chiedevano: l’ho fatto perché per fare le cose come volevo io, dovevo studiare e devo studiare ancora oggi. Un fumettista lavora nel campo dell’intrattenimento. Il fumetto ‘bello’ ha sicuramente fatto meno passi avanti e sicuramente può contare su un numero di aficionados ridotto rispetto alle nuove forme di intrattenimento. Ma il punto è che non è una gara. Non c’è molto da indignarsi se l’intrattenimento odierno sta trovando uno spazio suo nel mercato dei libri e del fumetto, perché non toglie pubblico a chi invece propone dei prodotti diversi. NESSUNO VI TOGLIE IL PUBBLICO. Bill non vi toglie pubblico. Se non abbiamo abbastanza pubblico, oggi, è solo colpa nostra. Non è colpa di un editore assente, non è colpa di un meme che sale al potere, no: è colpa nostra che continuiamo a non voler capire i tempi in cui viviamo e pensiamo che a muovere il mondo siano Caravaggio e Michelangelo”.

 

 

 

 

2 commenti

  1. Anche un signore giovane come Evil Monkey non può evitare di perplimersi sulla possibilità che il messaggio di Sio possa precipitare rapidamente nel manierismo – se non lui, i suoi epigoni – parcheggiando involontariamente dalle parti di quei personaggi di commedie d’antan che sono ad un party e si chiedono se si stanno già divertendo con l’aria annoiata di chi ha visto e fatto tutto.
    Io ho 49 anni e Sio non parla a me, ma capisco sia in sintonia con il suo pubblico cresciuto con gli youtubers in rete e Adventure Time, Uncle Grandpa e Gumball in tv. La Casa delle Idee non per caso ha scelto Ryan North per scrivere The Unbeatable Squirrel Girl.
    Secondo me , per quel poco che può valere, Sio è qui per restare. E per le ragioni a cui accenna Rincione. A suo modo è anche avanguardia. Noi avevamo La Linea di Cavandoli, Nick Carter di Bonvi e la La famiglia Mezil e Napo Orso Capo e prima ancora la lisergica Pantera Rosa ed i duelli metafisici di Wyle E. Coyote e del Road Runner. Avevamo tormentoni e meme prima che fossero codificiati come tali. Oggi abbiamo un dialogo interessante tra la info grafica di Chris Ware e la logica dei serial HBO e disegnatrici cool come Erica Henderson o Carolyn Nowak ( tanto per fare un paio di nomi ). Fumetti rivolti ad un pubblico che non leggerebbe di ranger colla casacca gialla, ma nemmeno detectives dell’impossibile ed indagatori dell’incubo e che forse non ama nemmeno ( o non più ) flettere i muscoli ed essere nel vuoto.
    Mai la fine.

  2. cerinamarco28@gmail.com
    All’età di 56 anni scopro, anzi riscopro, la vignetta umoristica con Sio.
    Non giudico la qualità del disegno.
    La “tenuta” delle storie è formidabile, il mondo creato dall’autore mi incuriosisce e mi diverte.
    Forse solo Charles Addams è riuscito a fare altrettanto.

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