L’ERBA MAGICA DI PANTERA NERA

L’ERBA MAGICA DI PANTERA NERA

Dopo essere stato un film Marvel Studios campione d’incassi, il supereroe Pantera Nera, creato da Stan Lee e Jack Kirby, è diventato un’icona della cultura pop. Tanto che recentemente nel programma L’Eredità, storico gioco a quiz preserale di Rai Uno, hanno posto una domanda su di lui: “L’eroe dei fumetti Black Panther deve i suoi poteri a cosa?”. La risposta giusta è: “A un’erba a forma di cuore”.
Una risposta che non tutti gli esperti della Marvel della prima ora saprebbero in grado di dare a causa della genesi particolare, diciamo pure contorta e contraddittoria, di questo aspetto di Pantera Nera.


La prima apparizione
Pantera Nera compare per la prima volta nel n. 52 di Fantastic Four, pubblicato in America nel 1966, ma le sue origini vengono descritte soltanto nel numero successivo. Nel debutto riesce a tenere testa ai Fantastici Quattro dimostrando doti atletiche e di combattimento eccezionali, che non necessariamente abbisognano di superpoteri (Batman docet). Nella seconda parte del dittico di storie dedicato all’eroe della nazione segreta di Wakanda (Fantastic Four n. 53 – Fantastici Quattro della Editoriale Corno n. 49) il racconto delle origini si intreccia con quello del desiderio di vendetta verso il criminale Ulysses Klaw.

Solo a tavola 10 Ben Grimm chiede al Re spiegazione delle sue capacità “da pantera”: vedere nell’oscurità e tutto il resto. Pantera Nera si limita ad accennare vagamente a un rituale segreto con alcune erbe.
Essendo questa informazione presente solo nei dialoghi (l’erba a forma di cuore non si vede), forse l’idea è di Stan Lee e non di Jack Kirby, il quale disegnava le storie partendo da un semplice spunto dettogli a voce.


Facciamo un salto in avanti al 1971, quando ormai Pantera Nera è entrato a far parte dei Vendicatori. Nel n. 87 di Avengers, con testi di Roy Thomas e disegni di Frank Giacoia e Sal Buscema, le origini del supereroe vengono narrate daccapo con estrema fedeltà ad alcuni elementi del racconto di cinque anni prima. Questa volta, però, le ricerche di T’Challa sulla fine di suo padre si intrecciano con l’iniziazione rituale per diventare Pantera Nera e re di Wakanda, e lo stregone della tribù dice chiaramente che l’ultima prova consiste nel trovare “un’erba proibita a forma di cuore” e mangiarla per ottenere i poteri del Grande Felino.

L’erba si intravede in una sola vignetta, nella cui didascalia Pantera Nera afferma di averla mangiata, ma anche stavolta, come nei fumetti di Stan Lee e Jack Kirby, sembra un elemento del tutto trascurabile del mito della Pantera, forse addirittura un’aggiunta ai dialoghi scritti dopo che sono state completate le matite (lasciando eventualmente all’inchiostratore di accennare alle foglie a forma di cuore).


Don McGregor, la sua Africa
Pantera Nera diventa titolare dell’albo Jungle Action a partire dal n. 5 del 1973, che prima pubblicava ristampe di tarzanidi degli anni cinquanta caduti nel dimenticatoio come Lorna, Tharn e Jann.
L’esordio di questo ciclo di avventure in solitaria è affidato a Roy Thomas e John Buscema, ma già dal numero successivo le sceneggiature passano a Don McGregor e i disegni a Rich Buckler e Klaus Janson. Come nel suo stile, Don McGregor scrive didascalie e dialoghi lunghi e ampollosi, spesso inframmezzati da citazioni. Lo sceneggiatore intende dare “dignità” a quello che per lui è un racconto dell’Africa filtrato dalla fantasia e allo stesso rispettoso dell’identità dei suoi popoli. McGregor tornerà a scrivere Pantera Nera almeno una volta ogni decennio, restando coerente con temi e visione del personaggio.

Nel numero 8, dopo un brutale scontro con Killmonger e il suo luogotenente Venomm (scritto proprio così, con due M), T’Challa sente il bisogno di rinvigorire la propria forza e riaffermare il suo ruolo, perciò si sottopone nuovamente all’iniziazione che ha fatto di lui il re di Wakanda. È questa la prima volta in cui McGregor dice la sua sugli antichi rituali e sulle erbe proibite. Saranno di nuovo presenti nell’avventura sudafricana “The Panther’s Quest”, pubblicata nel 1988 nell’antologico Marvel Comics Presents e più volte ristampata, anche per merito dei disegni di Gene Colan (in questo fumetto il supereroe usa le erbe come un unguento per curare le ferite) e poi di nuovo nella miniserie “Panther’s Prey” del 1991, ancora una volta per i testi di McGregor, ma con i disegni di Dwayne Turner.
È in questo fumetto che viene mostrato il rituale che coinvolge le erbe. Qui si dice che per comprendere le proprietà delle erbe servono conoscenze scientifiche che non erano ancora disponibili quando il rituale è stato inventato.

Dopo il 1991 ci saranno ulteriori aggiunte al mito dell’erba a forma di cuore, fino al contributo di Christopher Priest (in precedenza l’autore si firmava James Owsley) che nel terzo ciclo di avventure del personaggio, durato circa 60 numeri, aggiunge che solo i membri della famiglia reale possono assumere l’erba senza restarne avvelenati.

Tralasciamo poi tutto il filone mistico iniziato da Peter B. Gillis nel 1988 e continuato da diversi scrittori, come Reginald Hudlin e Jonathan Hickman, per cui i doni della Pantera Nera derivano dalla divinità felina Bast.

I superpoteri della Pantera Nera
Allora possiamo dire che è stato Don McGregor a stabilire le “vere” origini di Pantera Nera? E soprattutto, quali poteri conferisce quest’erba proibita?
Alla prima domanda, la risposta corretta è no. Certamente questo autore ha amato il personaggio e ha cercato di darne una visione coerente, ma la primogenitura rimane di Lee e di Kirby. Diversi autori, dopo di loro, hanno dato la propria versione di questo personaggio, facendone un sorta di work-in-progress collettivo, a cui ognuno ha aggiunto qualcosa.
Per quanto concerne la seconda domanda, credo di avere in parte già risposto: Pantera Nera non ha avuto una vita editoriale continua e organica tale da dover essere gestito come una delle pietre miliari immutabili della Marvel. Su quello che sia in grado di fare tanti hanno potuto dire la loro, e il fatto che adesso stia vivendo un momento di grande popolarità non garantisce che a breve non tornerà a essere trattato da personaggio secondario.
Tuttavia proviamo a capire cosa sia davvero capace di fare Pantera Nera.

Grazie all’effetto combinato dell’allenamento da campione olimpico, degli effetti benefici dell’erba a forma di cuore e al suo legame mistico con la dea felina egizia Bast, Pantera Nera si ritrova con le stesse caratteristiche di eccellenza fisica ottenute da Steve Rogers con il siero del supersoldato. In pratica, Pantera Nera esprime il massimo delle capacità umane senza superarle. I suoi sensi sono paragonabili a quelli di un predatore notturno e ogni tanto può ottenere conoscenze o altri doni dal “mondo dei morti”. Inoltre, è un genio scientifico che possiede un equipaggiamento in grado di migliorare tutte le sue abilità, nel quale sono incluse lame di vibranio (il prezioso metallo infrangibile che ha arricchito Wakanda) in grado di tagliare la maggior parte dei metalli, ammortizzatori per proteggerlo in caso di cadute, possibilità di camminare sui muri e di assorbire e ridirigere l’energia cinetica diretta contro di lui.

Troppa roba? Colpa di Stan Lee e Jack Kirby, che hanno creato il personaggio accennando solo in maniera vaga ad alcuni particolari importanti.

Il manifesto del film del 2018

 

1 commento

  1. Era proprio un micione il principe wakandiano che addormentava Sue Storm con il gas soporifero dei suoi artigli. La Casa delle Idee dovrebbe copiare la Distinta Concorrenza e produrre un Black Panther ’66 similmente alla fortunata serie che riprende estetica e temi del Batman di Adam West.
    I FF. avevano incontrato l’anno prima un Daredevil con un bastone che emetteva fumogeni e da cui si apriva uno scudo come un ombrello. Sia la l Panterona sia Scavezzacollo entro pochi anni perderanno i loro gadgets Silver Age per calarsi nelle atmosfere “realistiche ” del decennio della crisi energetica e della disco music. So goes life. Armatura anti proiettile ed unghiette di vibranio arrivano effettivamente dalla premiata ditta Chris Priest e Mark Texeira ( sono stati tradotti da noi i primi dodici numeri disegnati anche da Joe Jusko in stile pittorico e da Mike Manley in stile Batman Adventures ), ma queste soluzioni , come la corazza di Daredevil negli ultimi gg della run di D.G. Cichester e Scott Mcdaniel a metà degli anni novanta, sono una risposta al Dark Knight di Tim Burton
    ( 1989 ) che non si esibiva in tripli salti mortali all’indietro senza inciampare nel mantello, come il suo corrispettivo di carta da Neal Adams in poi, perchè prigioniero di kevlar tanto rigido da impedirgli di girare la testa a destra e manca.
    Non poteva andare che così e sarà sempre peggio considerato il successo planetario e crescente dei picchiatelli in costume nei multisala, ma il bimbo che fui rimpiange quelle sere di estate passate leggendo di gattoni che si fumano una erba magica – come quelle vendute oggi legalmente davanti al mio home oggi – e poi vedono di notte cose strane come un tizio rosso fatto di solo suono…

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati con *

Dichiaro di aver letto l'Informativa Privacy resa ai sensi del D.lgs 196/2003 e del GDPR 679/2016 e acconsento al trattamento dei miei dati personali per le finalità espresse nella stessa e di avere almeno 16 anni. Tutti i dati saranno trattati con riservatezza e non divulgati a terzi. Potrò revocare il mio consenso in qualsiasi momento, integralmente o parzialmente, con effetto futuro, ed esercitare i miei diritti mediante notifica a info@giornalepop.it

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*