UCRAINA, LA TERRA DEI RUS

UCRAINA, TERRA DEI RUS

La parola Ucraina deriva da una radice slava che indica il “confine” e quindi di riflesso significa “Terra di Confine”, la “Marca di confine” (come la regione italiana delle Marche).

La stessa radice slava la troviamo vicino a noi in Croazia: la Krajina. Era l’antica frontiera militare tra gli Asburgo e gli Ottomani.

La parola Ucraina si ritrova in numerosi documenti fin dal XII secolo senza indicare uno specifico paese, ma appunto le terre di confine dei vari principati russi (a Rus ci arriviamo tra poco).

Solo nel Quattrocento i testi polacchi iniziano a chiamare, con una certa organicità, Ucraina la regione intorno alla città di Kyiv (o Kiev), indicando appunto le “terre di confine” tra l’unione statale Lituano-Polacca e i khanati tartari.

Il termine verrà poi esteso a tutta la frontiera militare, diffondendosi nei secoli successivi anche alla letteratura occidentale.

In epoca illuministica si parla spesso di Ucraina legata a una visione mitizzata dei cosacchi, le comunità di contadini-soldato che vigilavano sulla frontiera militare in cambio di privilegi e autonomia, idealizzati come uomini che vivevano liberamente sulle loro terre, eleggendo i propri capi.

Da notare che il termine cosacco, deriva da una parola importata nelle lingue slave dal turco a indicare un “avventuriero”, un vagabondo e un nomade a cavallo, la stessa radice da cui deriva Kazak e Kazakhistan.

Il termine Rus ha invece una origine più antica. L’opinione più diffusa e che derivi dalle lingue ugrofinniche (come il finlandese e l’ungherese) dove indica un “rematore” o “vogatore”, chiaro riferimento ai mercanti predoni e conquistatori scandinavi, i quali discendevano i fiumi dell’Est Europa per portare ambra e pellicce dal Mar Baltico alla ricca città di Miklagard (così chiamavano Bisanzio/Costantinopoli, capitale dell’Impero romano d’oriente).

Stessa radice, coerentemente, del nome finlandese della Svezia: Ruotsi.

Le prime attestazioni dei Rus le troviamo nelle cronache bizantine dove viene usato per identificare i viaggiatori provenienti dal nord, ma distinguendoli dagli “slavi”. Stessa cosa nei testi arabi (Rusiyyah). Nel IX secolo abbiamo la descrizione di una ambasceria bizantina arrivata in Europa occidentale alla corte di Ludovico il Pio di cui facevano parte dei guerrieri “Rhos”, alcuni dei quali erano stati assoldati come guardie e soldati ausiliari.

Il termine andò poi a coprire l’intera popolazione dei principati succeduti a Kyiv, qualunque fosse la loro ascendenza, slava o scandinava. Più probabilmente si trattava di una minoranza di invasori scandinavi (detti variaghi o vichinghi) che governava la popolazione slava del posto, finendo per fondersi con essa una volta appresa la lingua locale.

Dopo la conquista mongola del Duecento e la distruzione di Kyiv, il nome non venne dimenticato. A portarlo fu il metropolita di Kyiv, che lasciata la città ormai distrutta si trasferì a nord, prima a Vladimir e poi a Mosca continuando a portare il titolo di metropolita (capo della Chiesa) di “tutte le Russie”.

L’uso secolare verrà continuato dai granduchi di Lituania, che dopo aver conquistato Kyiv unirono al loro titolo quello di “Signori dei Rus”.
Appellativi simili vennero pretesi anche dai numerosi sovrani di vari principati a seconda delle loro alterne fortune.

L’uso si stabilizzò sotto il Gran Principe di Mosca, Ivan III, che liberatosi del vassallaggio dei tartari (turchi), assorbiti alcuni dei suoi vicini e sposata Sofia Paleologa, ultima erede della casa imperiale bizantina, prese in maniera stabile l’appellativo di tsar, zar (Cesare), di tutte le Russie. Mosca si autoproclamò “terza Roma”.

In ambito internazionale lo stato che si andò a formare intorno a Mosca veniva chiamato alternativamente Russia o Moscovia (uso tuttora rimasto in arabo).

Fu Pietro il Grande, a inizio Seicento, a cambiare ufficialmente il nome allo stato che governava, abbandonando definitivamente il legame con il Principato di Mosca e rinominandolo Impero Russo, chiudendo così il cerchio.

Per cui cosa potremmo dire… che gli Ucraini sono dei vogatori finiti in una terra di confine dove hanno dovuto imparare ad andare a cavallo.

Più seriamente, la continuità storica di Kyiv con gli slavi di Mosca è stata interrotta dalle invasioni mongole e poi turche, che hanno portato la regione dell’attuale Ucraina più vicino alla cultura dell’Europa centrale rispetto all’isolata e lontana Russia.

3 commenti

  1. Non credo che “gli slavi di Mosca” oggi si sentano più vicini all’Asia che all’Europa: pur con tutte le loro particolarità e la loro storia qui ben riassunta, sono comunque – almeno fino agli Urali – a tutti gli effetti Europa. E nei vasti campi della letteratura, della musica, delle arti figurative, i russi hanno contribuito in maniera determinante alla definizione dei tratti culturali distintivi del nostro continente. Senza contare la continuità ideale con Roma, oggi ancora molto viva (molto più viva che nella vecchia Costantinopoli, rasa al suolo e ricostruita come capitale islamica ormai da quasi seicento anni). Forse a partire dalla guerra fredda e fino a tutto lo sciagurato periodo contemporaneo questa distanza è stata volutamente rimarcata per motivi ideologici.

    • concordo.

  2. Caro Brocchieri, ciò che scrivi è giusto, ma ti faccio notare che nell’ 860-70 un capo rus, Rurik, si era imposto sulle tribù della Sarmazia settentrionale. Lui ed i suoi discendenti avevano fondato Novgorod, la “città nuova”, prima di estendere il proprio dominio a Mosca, Suzdal e Vladimir a est di Mosca, ed infine a Kiev. Quando arriveranno gli invasori mongoli, Novgorod evitò la loro dominazione, e si resse per tre secoli come libero comune. Uno degli oligarchi di Novgorod era quell’Alexandr Nevski, famoso per il film di Eisenstein dove sconfigge l’ordine dei cavalieri teutonici.
    Fin dal medioevo quindi esistevano due russie distinte, quella settentrionale mercantile, basata sul commercio delle pellicce, e quella meridionale, principesca e legata all’impero bizantino.

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