L’INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA E I MONGOLI

Intervistiamo Sauro Pennacchioli, uno dei massimi esperti mondiali di minchiologia (disciplina che studia le cose inutili), sull’invasione russa dell’Ucraina.
Russi e ucraini sono entrambi popoli slavi…
I popoli slavi saltano fuori all’improvviso dopo la caduta dell’Impero romano e dopo le invasioni barbariche. Prima si trovavano a sud delle attuali Bielorussia e Polonia: i romani, che li conoscevano appena, li chiamavano “vendi” o qualcosa del genere. Se ne stavano per i fatti loro finché qualche popolo germano conquistava una tribù slava, la organizzava e la portava in territori meno paludosi.
Si sono allargati parecchio, fino a occupare gran parte dell’Europa orientale e centrale…
Come minchiologo ho una teoria in proposito. Mentre gli altri popoli conquistati dai germani, come i celti, imparavano la lingua dei loro padroni e dimenticavano la propria, gli slavi, essendo portati per le lingue, imparavano la nuova lingua senza dimenticare la propria. Così erano i dominatori germani che finivano per slavizzarsi nel corso del tempo.
Lo stesso accadde nell’antica Russia, mi pare…
I variaghi scandinavi sottomisero un popolo slavo nella zona dell’attuale Kiev e formarono un grande regno poco popolato. Anche loro finirono per adottare lingua e usanze slave. Questo regno, formatosi più di mille fa, aveva come capitale Kiev, mentre Mosca era nella provincia estrema.
Cosa accadde, poi?
Ottocento anni fa i mongoli di Gengis Khan e dei loro figli conquistarono, oltre a mezza Asia, l’Europa Orientale. L’attuale Ucraina era sfuggita dal controllo, mentre la futura Russia era dominata dai signorotti mongolo-turchi dell’Orda d’Oro. Infatti, se ci fai caso, oltre ai russi biondi ci sono quelli con gli occhi quasi a mandorla: evidentemente i mongoli si davano da fare con le giovani locali. Soprattutto, i futuri russi, all’epoca sudditi dei mongoli, vennero a contatto con l’ideologia delle steppe, fondata sulla conquista e consolidata con la federazione di popoli molto diversi tra loro. Il primo ad attuare questa politica in Europa fu Attila, re degli unni, i quali probabilmente erano turchi o mongoli (due popoli che appartengono allo stesso ceppo). Così Attila divenne il dominatore di numerosi altri popoli turchi, ugro-finnici, iranici e germani.
Quindi la cultura russa fu condizionata dal concetto imperiale mongolo?…
Più che da quello bizantino, che gli ha comunque dato la religione. Non a caso il primo sovrano di Mosca, che dopo un paio di secoli sconfisse l’Orda d’Oro, si chiamava Ivan il Terribile: un nome, un programma. Conquista dopo conquista, la Moscovia, seguendo la tradizione mongola, continuò ad allargarsi diventando la Russia. Si allargò soprattutto a Est, invadendo territori spopolati e primitivi abitati da ugro-finnici e turchi. Persino da eschimesi e pellirosse, dato che i russi arrivarono fino all’Alaska, poi venduta agli Stati Uniti. Non sappiamo bene come si siano svolti i fatti, dato che i russi non ci hanno fatto i film, come gli americani con i western. I cittadini russi comunque si mossero poco, dato che in Siberia e dintorni il clima è orribile. Per lo più rimasero in Europa. La lenta invasione russa dell’Occidente fu meno vistosa, perché in fondo i russi sono sempre stati culturalmente e tecnologicamente arretrati. Conquistarono la regione di Kiev, l’attuale Ucraina, che non era stata influenzata dalla cultura mongola. Arrivarono fino in Polonia, che però persero nella Prima guerra mondiale. Subito dopo Lenin mandò Stalin a riconquistarla, ma Baffone fallì miseramente. Non era un genio militare come il compagno Trotsky. I sovietici la ripresero poi, dividendola con Hitler.
Gli ucraini come stavano sotto il dominio russo, visto che le loro culture si erano separate per tanti secoli?
Male, perché erano un poco più civilizzati. Per dire, i contadini russi erano stati servi della gleba (in pratica schiavi) fino a tempi recenti, mentre i contadini ucraini erano per lo più proprietari delle loro terre…
E questo è un grave problema?
Gravissimo. Devi sapere che nei miei studi di minchiologia ho perso un’enorme quantità di tempo leggendo gli atti dei congressi socialdemocratici tedeschi. I socialdemocratici tedeschi a fine Ottocento erano comunisti. Litigavano sempre a causa dei contadini. L’ala estremista voleva che non fossero proprietari delle terre che coltivavano, ma che, come le fabbriche, queste diventassero proprietà dello Stato. L’ala riformista, invece, voleva il contrario. Il problema rimase insoluto fino a quando i comunisti presero il potere in Russia.
Come venne risolto?
Dopo una prima fase di compromesso, dichiararono che le terre appartenevano allo Stato sovietico. I contadini russi non protestarono più di tanto, del resto, come abbiamo visto, fino a poco tempo prima erano stati servi della gleba. Gli ucraini, invece, cercarono di ribellarsi. Per schiacciarli, negli anni trenta Stalin li fece morire di fame. Morirono a milioni, anche se oggi i revisionisti stanno ritoccando al ribasso le cifre persino sulla Wikipedia. Il presidente russo Boris Yeltsin considerava questo massacro numericamente superiore a quello degli ebrei operato da Adolf Hitler. Ma siccome non ci hanno fatto i film ne sappiamo poco.
Non ho ben capito la faccenda dei “revisionisti”…
Una volta avevo un’amica cecoslovacca che mi passava una rivista in lingua italiana stampata a Mosca, che riceveva regolarmente. Il mondo che vi veniva descritto era rovesciato: i democratici erano i russi e i despoti gli occidentali. La cosa più interessante è che le parole d’ordine di quella rivista propagandistica nel giro di tre mesi le ritrovavi tali e quali nella stampa di sinistra, che all’epoca era in parte influenzata dal Partito comunista italiano. Oggi la propaganda viene praticata con più rapidità nel web, sempre a cura della Russia, e viene ripresa soprattutto dall’estrema destra. Quando non si può negare una notizia scomoda, la si scrive in maniera così particolareggiata che non si capisce più niente. Come certe voci della Wikipedia, appunto. Ma il più delle volte ci si limita a ripetere per anni notizie false come se fossero vere.
Veniamo a Vladimir Putin…
Putin era un funzionario del Kgb, l’agenzia spionistica sovietica, nutrito dal mito imperiale della Russia. Il povero Putin si trovava in Germania Est, quando tutto iniziò a crollare. Caduto il muro di Berlino, i tedeschi orientali sfuggirono al controllo comunista e tornarono a unificarsi con la Germania Occidentale. I sovietici dovettero lasciare anche la Polonia, la Cecoslovacchia, l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria… Poi anche i popoli “interni” all’Unione sovietica se ne andarono: baltici, slavi, caucasici, turchi eccetera.
Compresa l’Ucraina…
Con un referendum, vinto anche nelle regioni della Crimea e del Donbass, gli ucraini lasciarono finalmente l’odiata Russia. Rifiutarono perfino di tenere il migliaio di testate nucleari dislocate nel loro territorio in cambio della promessa russa di essere lasciati in pace per sempre.
L’Occidente come si comportò?
Cercò di aiutare la Russia a uscire dalla crisi economica causata dal comunismo e di offrirle sicurezza militare, proponendole, per esempio, di entrare nella Nato.
E la Russia come reagì?
Boris Yeltsin cincischiò, poi Vladimir Putin tornò alla vocazione imperiale sovietica e zarista. Con la scusa di tutelare le minoranze russe, vennero invase in maniera permanente regioni della Moldavia e della Georgia. Fu massacrata la parte del popolo ceceno che chiedeva l’indipendenza. Nel 2014 toccò all’Ucraina: venne occupata la penisola della Crimea e, attraverso “volontari” russi, si cercò di invadere anche il Donbass, il territorio più ricco di miniere e di industrie in quella parte del mondo.
Con quali motivazioni?
Per “difendere” i cittadini di lingua russa presenti in quegli Stati. La stessa scusa usata da Hitler per invadere l’Austria, che parlava tedesco; la Cecoslovacchia, per via dei Sudeti tedeschi; e la Polonia occidentale, che venti anni prima era stata strappata alla Germania. Naturalmente anche Hitler, prima delle invasioni, ha finanziato i simpatizzanti locali per fargli invocare a gran voce l’arrivo dei tedeschi e ha esagerato sulle “persecuzioni” di cui erano vittime.
Qual è l’obiettivo attuale di Putin?
All’inizio ha cercato di occupare tutta l’Ucraina puntando direttamente verso la capitale Kiev. Data la dura resistenza del popolo ucraino, armato dagli occidentali, ha poi puntato sulle regioni tra il Donbass e la Crimea, più vicine al confine russo.
Come finirà?
Dipende dagli ucraini e dalle armi che gli daranno gli occidentali. Al momento gli ucraini hanno le mani legate, perché mentre i russi li bombardano da mesi, loro non possono fare altrettanto, dato che non gli vengono forniti missili a lunga gittata. Non si può combattere una guerra alla pari con un nemico che fa quello che vuole e tu, invece, devi trattenerti.
Allora perderanno gli ucraini?
No, ha già perso Putin. La Russia è un paese industrialmente arretrato che dipende dalle esportazioni di petrolio e di gas. Adesso che l’Occidente è tornato a considerarla nemica, non sarà più benevolo nei suoi confronti. Quanto all’Ucraina, forse perderà definitivamente alcuni territori, o forse no.
Qualcuno può ancora salvare i russi dal loro destino?
Sì, i giovani russi. Loro se ne fottono dell’impero e rimangono esterrefatti dalle leggi contro gli omosessuali, per fare solo un esempio. Da tempo hanno scelto la civiltà occidentale. I capi della Russia, con tutto quello che di vecchio e stantio rappresentano, gli fanno schifo.
(Intervista a cura di Alice Alberti).