GLI ESERCITI FANTASMA DI MICHELE EYNARD

GLI ESERCITI FANTASMA DI MICHELE EYNARD

Qualche tempo fa è stato dato alle stampe un interessante romanzo a fumetti, Il presente di Venturo, dello scrittore e disegnatore Michele Eynard, un bergamasco nato nel 1965. Personalità poliedrica, si inserisce nel panorama artistico anche come attore e regista facendo interagire fumetto e teatro. Ne è un esempio Superabile, trasposizione letteraria dell’omonima produzione teatrale del Teatro la Ribalta / Kunst der Vielfaltper la regia di Michele Eynard.

Il presente di Venturo (MoltiMedia, 2017), graphic novel scritto e disegnato da Eynard, narra di una storia che trae origine da una misteriosa vicenda accaduta realmente in cui i fatti e il soprannaturale si intrecciano con sviluppi di risonanza addirittura europea.
Una leggenda racconta che nel dicembre 1517 la gente della campagna bergamasca residente tra Verdello, Verdellino, Osio sotto e Levate, vide per alcuni giorni eserciti fantasma combattersi all’ultimo sangue nei pressi dell’oratorio di San Giorgio.
Le apparizioni hanno interessato numerosi storici, dai contemporanei all’accaduto fino ai giorni nostri, perché di quegli straordinari eventi parrebbe ne fossero stati testimoni oculari personalità di tutto rispetto.
Non solo, furono eventi che ebbero anche ripercussioni in politica e un po’ in tutta Europa.
Riccardo Scotti, che in proposito ha fatto accurate ricerche storiche e antropologiche, dice che recentemente “furono motivo d’interesse da parte di un gruppo di ricercatori del Laboratorio Interdisciplinare di Ricerca Biopsicocibernetica che si occupa di studiare in modo rigorosamente scientifico le molteplici fenomenologie che si verificano nell’interazione tra la mente, il corpo, la società umana e l’ambiente”.

Per chi fosse interessato a un approfondimento Riccardo Scotti ha pubblicato il saggio Crudelissime e meravigliose battaglie (Edizioni Artigrafiche Mariani & Monti, 2017), in cui, oltre a un’analisi storica rigorosa arricchita con documenti pubblicati per la prima volta, comprensivi di trascrizione e traduzione, vengono riportate le testimonianze dei cronisti dell’epoca e quanto hanno aggiunto gli studi storici successivi. Correggendo e puntualizzando i punti dove una informazione approssimata aveva dato origine a dubbi o inesattezze. E considerando anche elementi della tradizione come l’influenza del culto di San Giorgio e studi tossicologici sull’alimentazione dell’epoca, che potrebbero avere indotto a illusioni collettive quando non alle morti da spavento in seguito alle apparizioni.

Riccardo Scotti: “Crudelissime e meravigliose battaglie”. La riproduzione della silografia in copertina proviene dal documento “Copia delle stupende et horribile cose che ne’ boschi di Bergamo sono a questi giorni apparse” (Mons. Luigi Chiodi, 1963) che riproduce un opuscolo a stampa in circolazione subito dopo i fatti del 1517

In un articolo del novembre 2017, Riccardo Scotti così racconta come andarono le cose: “Cinquecento anni fa, il 23 dicembre del 1517, il conte Bartolomeo III Martinengo da Villachiara, un capitano di ventura assai noto e temuto per la grande ferocia, dal suo castello scrisse una lettera indirizzata all’amico ambasciatore veronese in Venezia”. Nella lettera diceva che nei dintorni di Verdello “si vedevano uscire due schiere contrapposte di soldati armati di tutto punto, con fanti, cavalieri e carri di artiglieria pesante. I due eserciti si fermavano fronteggiandosi, poi i nobili condottieri s’incontravano a metà strada per trovare un accordo, ma il più importante tra loro, un misterioso re, mostrava segni d’impazienza, e alla fine si toglieva il guanto di ferro e lo lanciava in aria, dando inizio al conflitto. Lo spaventoso combattimento avveniva in una grande confusione, tra squilli di trombe e rulli di tamburi, grida d’incitamento e spari di armi da fuoco, con una grande quantità di bandiere e stendardi insanguinati. (…) Il conte affermava di essere stato sul posto assieme ad altri nobili, tra cui suo cognato, e di aver assistito personalmente a quei fatti terrificanti. Alla fine del conflitto, però, sul campo di battaglia erano rimaste solo le orme dei soldati e dei cavalli, assieme alle tracce dei carri da guerra. Quei prodigi durarono vari giorni e accadevano più volte ogni giorno, suscitando un grande scalpore e attraendo migliaia di persone, che giungevano anche da lontano per vedere con i propri occhi”.

Fu alto il clamore tra i contemporanei agli eventi successi, e numerose le interpretazioni che se ne diedero: solo per raccontare le più clamorose, papa Leone X, figlio di Lorenzo de’ Medici, convocò un concistoro per discutere dei fatti di Bergamo, interpretandoli alla luce di eventi divini che presagivano un attacco dell’Impero Ottomano nei confronti della Cristianità. Tanto che propose di indire una nuova crociata.
Opuscoli e lettere tradotti in diverse lingue girarono un po’ per tutta Europa. L’opinione popolare interpretò le apparizioni come un’imminente invasione straniera nello Stato di Milano, altre interpretazioni erano a favore del papa o dell’imperatore, contro gli infedeli o i peccatori, a seconda delle priorità di ciascuno.

Del resto, di esercito fantasma non era la prima volta che se ne parlava. È una credenza di origine germanica secondo cui i morti in battaglia continuano a restare nel luogo dove hanno trovato la morte. Ed erano considerati in genere come presagi.
In contesti del tutto diversi, eserciti fantasma erano “apparsi” nel 167 avanti Cristo durante la rivolta dei Maccabei e prima della caduta di Gerusalemme, nel 70 dopo Cristo. Dal Medioevo si sono registrati avvistamenti in varie zone d’Europa che si sono protratti fino al Settecento. La storia moderna si inventò addirittura un esercito fantasma statunitense durante la Seconda guerra mondiale, con il nome ufficiale di Truppe speciali della 23ª divisione, allo scopo di depistare il nemico, e il cui compito era inscenare postazioni, simulazioni di battaglia e attraversamenti. I tedeschi, ascoltando le “grandi manovre” attraverso altoparlanti, trasmissioni radio e innocue esplosioni lontane, finirono per confondersi non sapendo più dove si trovasse effettivamente il loro nemico. La missione è stata tenuta segreta fino al 1996, e ancora oggi molte delle informazioni sono di carattere riservato.

Una fotografia di Riccardo Scotti, in cui appaiono i ruderi dell’oratorio di San Giorgio, scattata il 16 dicembre 2005, il giorno in cui cade l’inizio delle apparizioni del 1517

 

In questo contesto storico cinquecentesco e sulla base del compiuto studio dello studioso bergamasco, Eynard ha dato alla luce il suo poetico e bel graphic novel, Il presente di Venturo, in cui il tratto raffinato ricostruisce con verosimiglianza i costumi e le armi, le architetture e l’atmosfera dell’epoca.

Il romanzo è costruito su due piani temporali diversi, quello dell’epoca dei due eserciti, e quello attuale.
La storia si apre nel momento in cui il conte di Villachiara sta dettando la lettera da inviare all’ambasciatore veronese di Venezia, per passare subito a mostrarci il protagonista a cavallo, Venturo, che insieme a un suo sottoposto è stato inviato dal conte giorni prima per indagare sulle strane cose che la gente va raccontando.
Colori e testi immergono il lettore nella finzione narrativa la quale, d’un tratto, cambia e diventa bianca e nera per indicare il nostro presente: un giovane solitario viaggia in macchina verso l’oratorio di San Giorgio, assorbito dal suo dialogo interiore in cui domina questa domanda: Cos’è dunque il tempo?. La riflessione accompagnerà il lettore per tutta la storia in una sorta di pellegrinaggio parallelo a quello del cavaliere del Cinquecento.
E ognuno dei due, per contrappasso di contrasto, troverà la risposta che il tempo in cui vive ha creato. Chi è l’uomo del Cinquecento avvolto in un’epoca di soprannaturale? E chi quello del Ventunesimo secolo permeato di scientificità? Cinquecento anni per trovare una risposta: passato, futuro, presente, e… non si può dire di più.

 

 

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