MILES MORALES: THE END – LA FINE DI UN RAGNO

MILES MORALES: THE END – LA FINE DI UN RAGNO

Miles Morales: The End è al momento disponibile in edizione originale in inglese, in seguito uscirà l’edizione italiana a cura della Panini: evitiamo, quindi, di fare dei veri e propri spoiler.
Tra decine di anni, un’infezione si diffonderà mettendo a rischio la sopravvivenza dell’umanità. L’ultimo baluardo della civiltà è rappresentato da Brooklyn, protetta da un Miles Morales invecchiato e ingrigito, ma ancora energico.
Come in ogni episodio della serie Marvel The End ci viene mostrato quella che è l’ultima avventura di uno specifico personaggio, un finale che non corrisponde a quello che presumibilmente sarà (e se ci sarà). In pratica, un What If: The End.

In questo Miles Morales: The End, il nostro eroe è alle prese con una pletora di mostri infetti e una banda di saccheggiatori organizzati dal nome di One America Army, capeggiata da un individuo, un super soldato (?), dotato di maschera e scudo rubati che si fa chiamare Captain Last.
Se il presupposto della storia è buono, il risultato finale non soddisfa completamente le aspettative per l’ultima avventura di un personaggio come Miles Morales, il quale meritava una storia più incisiva e “grande”.
Saladin Ahmed, già sceneggiatore della serie regolare, conosce sicuramente bene il personaggio, ma questo numero “finale” non riesce mai a decollare veramente. Lo svolgimento tutto sommato è piacevole, anche se infarcito di qualche stereotipo post-apocalittico di troppo e di personaggi di contorno abbastanza anonimi.

MILES MORALES: THE END – LA FINE DI UN RAGNO

 

Con uno stile a metà strada tra Humberto Ramos e Gerardo Sandoval (più verso il primo che il secondo), i disegni di Damion Scott sono esagerati, spigolosi e caricaturali. Soprattutto non sono di facile “lettura”, rendendo difficile la comprensione di quanto accade nei momenti più concitati. Il particolare stile del disegnatore non è certo privo di estimatori, tuttavia, a mio parere non si adatta molto alla storia.
Ottimo, comunque, il suo Morales invecchiato e “imbiancato”, pur essendo ancora dotato di quella scintilla negli occhi che lo rende credibile nel ruolo di protettore di Brooklyn.

I colori di Dono Sanchez-Almara, luminosi e sfavillanti, si integrano benissimo con i disegni di Scott, donando alle tavole una lucentezza particolare, che però difficilmente si coniuga con l’ambientazione decadente di un mondo sopravvissuto all’apocalisse.
Lo stesso dicasi per il lettering di Cory Petit, più adatto a storie meno drammatiche e più “scanzonate”.

MILES MORALES: THE END – LA FINE DI UN RAGNO

Se stavate aspettando di leggere quella che avrebbe dovuto essere l’esaltazione di Miles Morales, la sua definitiva consacrazione, resterete delusi.
In definitiva, Miles Morales: The End ricorda certi fill-in di un tempo (storie pubblicate quando il team creativo regolare non riusciva a rispettare le scadenze). Non si tratta di un brutto fumetto, semplicemente non è all’altezza delle aspettative.

Giudizio complessivo: Deludente


MILES MORALES: THE END – LA FINE DI UN RAGNO

The End: Miles Morales n. 1 

scrittore: Saladin Ahmed
artista: Damion Scott
colori: Dono Sanchez-Almara
lettering: Cory Petit
cover: Rahzzah

Marvel Comics
pgg. 32
spillato
colore
n. 1
8 gen 2020
Numero unico

 

 

1 commento

  1. Damion Scott guarda ai murales ed ai manga – mi pare abbia vissuto anche in Giappone – e tra le sue influenze conterei non tanto Ramos quanto il suo allievo Francisco Herrera ed anche Mark Badger ( si veda il suo one shot con la Raven dei Titans di qualche anno fa ). Personalmente credo che la sua attuale deriva – con cui ha caratterizzato anche il suo Ghost Rider – sarebbe meglio servita dal b/n e dal pennarello di certi suoi lavori e di quelli di epigoni in rete.
    Mi sbaglierò, ma il tentativo delle Big Guns di servire nei loro comics esattamente lo spettacolo visivo che la CGI permette nei film – sia pure via un segno caricaturale / grottesco / espressionista -infliggendo all’occhio del lettore uno zilione di dettagli che lo inchiodano alla decodificazione della singola vignetta prima di passare alla successiva non aiuta il medium fumetto e potrebbe allontanare il fruitore che abbia la luccicanza per rimanerne stregato negli anni.

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