“IL DELITTO PERFETTO” INCONTRA “L’ESORCISTA”

“IL DELITTO PERFETTO” INCONTRA “L’ESORCISTA”

Il delitto perfetto (Dial M for Murder), diretto nel 1954 da Alfred Hitchcock, e L’esorcista (The Exorcist, 1973), di William Friedkin, sono o possono sembrare film del tutto diversi.
Il primo è un esempio perfetto di suspense cinematografica, seppur girato quasi per intero in un appartamento e con una rigorosa sottrazione narrativa.
L’esorcista è un film dell’orrore estremamente ambizioso ed elaborato, con effetti speciali e soluzioni visive di forte impatto, e una costante tensione espressiva.

Eppure le due opere hanno dei punti in comune, oltre ovviamente a un’elevata qualità della messa in scena (sotto ogni profilo: drammaturgico, recitativo, fotografico, musicale, eccetera) e alla stessa casa di produzione (la Warner Bros.).
In entrambi i casi abbiamo l’indagine su un delitto di cui lo spettatore conosce il retroscena e il colpevole.
Colpevole che è tale fino a un certo punto.

Nel film di Hitchcock,Tony Wendice, sposato con la bella e ricca Margot, assolda l’ex-compagno di università Swan per assassinarla, allo scopo di ereditarne il patrimonio. Però è la donna che, difendendosi, colpisce l’aggressore con un paio di forbici.
In Friedkin, la piccola Regan, figlia di Chris McNeill, una celebre attrice, viene posseduta dal demonio e uccide un amico della madre, il regista Burke. Ma è il diavolo che ha commesso l’omicidio per mano della bambina.

Anche lo scenario dei due film è, dopotutto, piuttosto simile. Al centro della vicenda sia in uno che nell’altro vi è una coppia che occupa un’abitazione (marito e moglie, madre e figlia).
La casa è teatro di un’intrusione e di uno sconvoglimento.
Il tentato delitto con uccisione dell’aggressore, la possessione diabolica della bambina: da notare poi che le situazioni celano in maniera neanche tanto velata un’allusione di natura sessuale.

All’intrusione nella casa segue l’omicidio, che ha come conseguenza l’entrata in scena del personaggio che rappresenta il vero tratto comune dei due film: l’investigatore.
Nel film di Hitchcock a indagare sulla morte di Swan è il capo ispettore Hubbard. Si tratta del classico e almeno inizialmente imperturbabile agente di Scotland Yard.
In Friedkin è il tenente della omicidi William F. Kinderman a cercare di far luce su quello che a prima vista è sembrato un incidente, la caduta di Burke dalla finestra della camera di Regan e poi giù per le scale.

Kinderman è più amichevole dell’investigatore di Hitchcock, meno rigidamente professionale. Scherza con Karras, chiede l’autografo a Chris. La differenza principale con Hubbard tuttavia è che mentre quest’ultimo risolve il caso, Kinderman sembra più che altro uno spettatore della vicenda.
Si può presumere che il tenente abbia un vago sentore di ciò che ha in realtà causato la morte di Burke.

Kinderman infatti appare per la prima volta al minuto 01:03:11, quando si reca al campo sportivo per incontrare padre Karras. Nel colloquio che segue i due parlano di stregoneria e messe nere, riferendosi oltre che alla morte del regista alla profanazione di una chiesa avvenuta qualche giorno prima.

Nella seconda apparizione (al minuto 01:11:06 lo vediamo nei pressi della scala dove è morto il regista, dopo un’altra scena ricompare al minuto 01:13:01) Kinderman si reca a casa di Chris. Il colloquio tra i due ha una grande importanza per lo sviluppo della vicenda dal punto di vista investigativo.

Se Kinderman non è parte attiva nella risoluzione del caso (d’altronde non può arrestare il colpevole perché l’omicida è un’entità sovrannaturale) è pur vero che ascoltando le parole del poliziotto (secondo l’ipotesi di Kinderman, Burke sarebbe stato ucciso da “un uomo fortissimo” e “ma in camera non c’era nessuno eccetto sua figlia e allora com’è possibile”) Chris si rende definitivamente conto che sua figlia è posseduta dal demonio e che ha ucciso Burke. Dopodiché decide di chiedere aiuto a padre Karras per praticare l’esorcismo.

Non a caso Kinderman torna a casa di Chris (al minuto 02:00:16) proprio nel momento in cui l’esorcismo volge al termine e il demone sta per abbandonare il corpo di Regan.
Che il poliziotto avesse già intuito qualcosa lo si comprende dal suo sguardo attraverso lo spiraglio della porta, abbastanza eloquente.
Quindi vediamo Kinderman solo quando è già in casa, nella prima apparizione, e poi dietro la porta. Non entra ma esce dalla porta (al minuto 01:18:14).

Invece il capo ispettore Hubbard entra dalla porta nella prima scena in cui compare (al minuto 00:55:35) e poi una seconda volta (al minuto 01:19:01).
Questa è un’altra delle differenze tra i personaggi dei due poliziotti. Differenza rilevante, poiché il passare o meno dalla porta può essere visto come anticipazione (simbolo, se vogliamo) dei rispettivi esiti investigativi.
Ma, va ribadito, è una differenza derivante dal contesto nel quale si muovono i poliziotti. Un conto è indagare su una morte che è conseguenza di un tentato uxoricidio, e un altro trovarsi dinanzi a un crimine di origine sovrannaturale.

Al netto di ciò che li distingue (compreso il minutaggio che li vede protagonisti: 42′ ca. Hubbard, 13 ca. Kinderman), Kinderman e Hubbard presentano delle somiglianze. A cominciare dal modo di vestire.
Entrambi indossano una giacca a righe con sotto un gilè. Sopra, Kinderman porta un cappotto, Hubbard un trench: l’effetto, quando se lo tolgono, è però più o meno lo stesso. Così come quando si tolgono il cappello in feltro a tesa corta.

"IL DELITTO PERFETTO" INCONTRA "L'ESORCISTA"



Anche il modo in cui vengono fatti muovere dentro l’abitazione è simile.
Quando Hubbard arriva per la prima volta a casa di Tony e Margot, lo vediamo appunto fuori dalla porta. Si toglie il cappello ed entra, Margot si allontana dicendo che va ad avvertire il marito. L’ispettore getta il cappello sul portaombrelli e il soprabito su una sedia. Guarda il punto dove è stato trovato il cadavere.

Kinderman si trova fuori dalla casa di Chris, ai piedi della scala dove Burke è stato rinvenuto il corpo senza vita di Burke. Anche Kinderman guarda per terra e trova una statuetta.
Nella seconda scena che vede Hubbard muoversi per l’appartamento, l’ispettore trova per terra una chiave.

Un momento in particolare accomuna i due film e i personaggi. Nella lunga scena nella quale Hubbard interroga Margot e Tony, a un certo punto mostra loro una fotografia di Swan. Sia la donna sia il marito dicono di non riconoscerlo, poi Tony la guarda meglio e dice: “Però …”, destando l’attenzione di Hubbard.

Durante il colloquio tra Kinderman e Chris di cui sopra, invece, il detective pone alla donna una serie di domande. Si chiede chi possa aver ucciso Burke e averlo gettato dalla finestra dal momento che nella camera c’era solo Regan. Chris riflette e dice “Aspetti un momento” (è qui che capisce che a ucciderlo è stata la bambina): anche in questo caso lo sguardo di Kinderman si fa più attento, appuntandosi su Chris come in attesa di una qualche rivelazione.

Da sottolineare infine che sia Il delitto perfetto che L’esorcista si concludono proprio con il personaggio del poliziotto.
L’inquadratura di Hubbard che telefona (e si pettina i baffi) chiude il film di Hitchcock.
In Friedkin, invece, Kinderman incontra all’esterno dell’abitazione, teatro della vicenda, un prete amico di Karras, padre Dyer.
Si ripete il dialogo avuto in precedenza con Karras (“A lei piacciono i film?”). E il film finisce.

Il delitto perfetto (Dial M for Murder, Usa – 1954)
Regia: Alfred Hitchcock; soggetto e sceneggiatura: Frederick Knott (dal suo romanzo omonimo); musica: Dimitri Tiomkin; fotografia (Warnercolor): Robert Burks; montaggio: Rudi Fehr; scenografia: Edward Carrère e George James Hopkins; costumi: Moss Mabry; interpreti: Ray Milland (Tony Wendice), Grace Kelly (Margot Wendice, sua moglie), Robert Cummings (Mark Halliday), John Williams (ispettore capo Hubbard), Anthony Dawson (Swan); produzione: A. Hitchcock per Warner Bros.; durata: 88′

L’esorcista (The Exorcist, Usa – 1973)
Regia: William Friedkin; sceneggiatura: William Peter Blatty (dal suo romanzo omonimo); musica: Mike Oldfield, Jack Nitzsche, Krzysztof Penderecki, George Crumb, Anton Webern, David Borden; fotografia: Owen Roizman; montaggio: Norman Gay, Evan A. Lottman; scenografia: Bill Malley; costumi: Joe Fretwell; effetti speciali: Marcel Vercoutere, Dick Smith, Rick Baker; interpreti: Ellen Burstyn (Chris MacNeil), Jason Miller (padre Damien Karras), Max Von Sydow (padre Lankester Merrin), Linda Blair (Regan MacNeil), Jack MacGowran (Burke Dennings), Kitty Winn (Sharon Spencer); produzione: David Salver, Noel Marshall, W. P. Blatty per Warner Bros.; durata: 132′


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