SPIROU, FANTASIO E IL SESSO

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Cosa c’entra Spirou con il sesso? Un problema ricorrente nelle storie avventurose, si tratti di fumetti, romanzi o film, è come gestire le storie d’amore che dovrebbero coinvolgere i protagonisti.
Da qualche tempo il problema si è risolto da solo: le donne vengono impiegate, al pari degli uomini, in ruoli di azione: sono in grado di indagare, combattere, picchiare, sparare, inseguire, farsi sparare/picchiare eccetera.

Basta avere due protagonisti di sesso opposto (se si vuole restare in ambito eterosessuale) e non sarà difficile alternare scene avventurose e d’azione a intermezzi romantici tra i due, conditi, se necessario, con scene più o meno bollenti.

Ma cosa fare con tutti gli eroi del passato, almeno quelli ancora in attività? Ai loro tempi le storie d’amore non erano considerate sempre possibili perché la presenza della donna avrebbe finito per “distrarre” l’eroe dalla sua missione, spezzare l’azione e mettergli i bastoni fra le ruote.
Per questo motivo, soprattutto nei fumetti europei, c’erano poche storie d’amore e protagonisti sempre asessuati, o al limite con una eterna fidanzata da lasciare regolarmente a casa.

Il problema in qualche modo è aggirato dalla presenza, in moltissimi casi, di una “spalla”, che serve a dare vitalità alle storie.
La “spalla” ha la funzione di diversivo comico (Pippo, capitano Haddock, Obelix), di sostegno a un protagonista costretto ad affrontare avversari troppo forti (Obelix, Yanez, Robin) e talvolta a esprimere il punto di vista dei lettori di fronte alle difficoltà (Watson, Robin).

Le cose per la presenza femminile sono peggiorate negli anni cinquanta, quando le censure americane ed europee si sono prefissate lo scopo di togliere qualunque riferimento sessuale per non “turbare” i bambini. Una ragione in più per tagliare la testa al toro e limitare il più possibile le apparizioni delle donne.
Ma la costante presenza delle coppie maschili, come quella di Batman e Robin, hanno finito per ingenerare sospetti di altro tipo, circa una latente omosessualità, che a quei tempi era vista decisamente male.

A partire dagli anni sessanta, il cambiamento dei costumi, più aperto nei confronti della sessualità, ha permesso di inserire in maniera sempre più diffusa la presenza femminile anche nelle storie a fumetti.

Un tentativo degno di nota, per la varietà delle situazioni presentate, per la profondità delle storie d’amore e per l’audacia di certe scene, è quello in corso da tempo nella coppia formata da Spirou e Fantasio, in Italia non molto conosciuta, ma notissima nei paesi francofoni, quasi allo stesso livello delle altre due famose coppie di quella scuola: Asterix/Obelix e Tintin/Haddock.
Si può anzi dire che nell’epoca d’oro della scuola franco-belga erano proprio queste tre coppie le “bandiere” delle tre riviste a fumetti che uscivano ogni settimana: Pilote, dove era pubblicato Asterix, il settimanale di Tintin (con il personaggio omonimo) e infine Spirou, la più antica delle tre e l’unica ancora in attività: cosa che ha reso l’omonimo personaggio una bandiera non solo della rivista, ma dell’intera scuola franco-belga.

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Spirou e Fantasio disegnati da André Franquin

 

Spirou e Fantasio sono due giornalisti, anche se il primo esordisce come giovane fattorino d’albergo (da qui la sua uniforme rossa dotata di caratteristico cappellino).
La storia editoriale di Spirou (creato nel 1938 nell’omonima rivista dell’editore Dupuis) e Fantasio (affiancatogli nel 1942) non è tra le più semplici. A ogni modo sono tutti d’accordo nel ritenere il loro periodo migliore il ventennio tra la fine degli anni quaranta e la fine degli anni sessanta, quando era André Franquin a disegnare i personaggi.
Un altro buon periodo è stato quello tra il 1982 e il 1998, quando il duo formato da Tome (Philippe Vandevelde) e Janry (Jean-Richard Geurts) realizza una quindicina di storie.

Esauritasi la vena creativa di Tome e Janry, l’editore affida i personaggi a un’altra coppia, Jean-David Morvan ai testi e José Luis Munuera ai disegni, con risultati talmente discutibili che i due vengono allontanati dopo aver realizzato soltanto quattro storie (e sarebbero state meno se non ci fosse stato un contratto da rispettare).

Forse per non commettere un nuovo errore e non rischiare di rovinare per sempre la sua “bandiera”, l’editore crea una serie parallela, chiamata “Une aventure de Spirou et Fantasio par…” e invita diversi autori della scuola franco-belga a realizzare nella massima libertà delle storie dei personaggi scollegate dalla serie e dalla continuity principale.

L’idea, palese anche se non ufficiale, è di affidare la serie a coloro che sapranno realizzare la storia migliore.
Chi “vince”? Il duo formato da Fabien Vehlmann e Yoann Chivard, che può così realizzare, all’interno della serie principale, cinque storie tra il 2010 e il 2016, anche se a ben guardare sono appena migliori di quelle che le hanno precedute.

La serie principale viene prudentemente interrotta in attesa di tempi e di autori migliori, anche perché nel frattempo la serie parallela (poi ribattezzata “Le Spirou de…”) riscuote un successo sempre crescente, proprio grazie alla libertà concessa agli autori, che esplorano temi insoliti per un fumetto umoristico (guerre, dittature, disastri ambientali, strapotere della finanza). Tra queste vicende proprio le storie d’amore, e persino di erotismo vero e proprio.

Dato che “Le Spirou de…” è praticamente ignota in Italia (solo due albi su 18 sono stati pubblicati da Nona Arte), come del resto buona parte della serie principale, le “pene d’amore” della coppia sono pressoché inedite, e sono in pochi a conoscerne i dettagli, spesso ben congegnati e non privi di scene bollenti.

Le storie d’amore vengono inserite per la prima volta da Tome e Janry nell’albo numero 45 della serie principale, “Luna Fatale” (1995). In cui la Luna del titolo, figlia di uno dei nemici ricorrenti della coppia, mostra un certo interesse verso Spirou.
Sempre Spirou, nonostante il don Giovanni della coppia parrebbe essere piuttosto Fantasio, è oggetto delle attenzioni del gentil sesso nelle storie seguenti.

In “Machine qui reve” (1998), dove è la collega giornalista Seccotine a fargli delle avance (forse ricambiate nel sorprendente finale). Nel 50esimo album, “Aux sources du Z” (2008), in cui il protagonista bacia proprio Seccotine (sia pure per togliersela di torno) e poi, addirittura, si sposa (ma in un certo senso è uno Spirou “alternativo”).

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Infine nel 52esimo, “La Face cachée du Z” (2011), ambientato sulla Luna, in cui un’attrice ospite di Zorglub (scienziato pazzo ricorrente nella serie) insieme alla coppia e ad altre celebrità, si invaghisce di lui riuscendo, anche grazie a un malinteso, a portarlo in camera sua e poi a fargli qualche avance (purtroppo troncate sul nascere da un incidente).

Sulla serie parallela, che inizia con “Les Géants pétrifiés” (2006) dei citati Vehlmann e Yoann, da subito vengono toccati temi che poco si erano visti nella serie principale, come lo sfruttamento commerciale delle scoperte scientifiche (da parte di un miliardario americano) e i diversi atteggiamenti di Spirou e Fantasio di fronte ai problemi: idealista e incorruttibile il primo, materialista e disposto ai compromessi il secondo.

Entrambi i protagonisti vivono delle storie sentimentali.
Di tipo materiale, in linea con il personaggio, quella di Fantasio, che diventa l’amante della segretaria del miliardario americano (gli atteggiamenti e gli scambi di battute tra i due non lasciano adito a dubbi), salvo venire scaricato non appena inizia ad avere qualche scrupolo.

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Storia quasi platonica quella di Spirou, che viene corteggiato discretamente da Tian, una studentessa indonesiana affascinata dal suo coraggio: “Tu hai la stoffa degli eroi”; “anch’io ho i miei momenti di debolezza”; “e io potrei essere uno di questi momenti di debolezza?”.
Alla fine i due sembrano ormai una coppia affiatata, con Tian che “permette” a Spirou di andare a divertirsi con i suoi amici…

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Dopo una seconda storia dimenticabile (“Les Marais du temps” di Frank Le Gall, 2007), è Fabrice Tarrin (con “Le Tombeau des Champignac”, 2007) a spingere sull’acceleratore come mai si era visto prima.
Al personaggio di Seccotine riserva molto spazio, e la sua storica rivalità con il collega giornalista Fantasio viene accentuata.

Nel corso di una spedizione in Himalaya i due si azzuffano al punto di causare un incidente, che vedrà Spirou, in compagnia della stessa Seccotine, rimanere bloccato all’interno di una caverna ghiacciata.
Quando l’effetto del siero antigelo utilizzato dalla coppia svanisce (siero inventato dal conte di Champignac, scienziato distratto spesso coprotagonista delle avventure, nella storia “Virus”, del 1982), i due devono abbracciarsi per potersi scaldare: la palese reazione emotiva di Spirou finisce per intrigare Seccotine, che ci prova apertamente con lui.

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Cosa succeda a questo punto rimane un mistero, dato che Tarrin “stacca”. Ma quando i due vengono ritrovati più tardi da Fantasio, la sua espressione sbalordita suggerisce una scena quantomeno “strana” (anche se i due devono ormai essere semicongelati).

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Inoltre, alla fine della storia Fantasio torna su qualcosa che Seccotine gli aveva detto all’inizio, nel tentativo di appianare le divergenze professionali tra di loro, vale a dire “ho molto da offrirti”. Alla domanda di Fantasio, Seccotine risponde “cosa avevo da offrirti? Chiedilo a Spirou, lui lo sa già”.
Non ci vuole molto a capire di cosa si trattasse e cosa sia successo nella caverna.

La storia tra i due, purtroppo, non ha un lieto fine: Spirou chiede a Seccotine di uscire con lui, quasi a voler “normalizzare” la loro relazione, ma la collega giornalista deve partire di lì a pochi minuti per un lungo reportage con un affarista cinese. Reportage che potrebbe anche uscire dal piano professionale, come si intuisce dalle confidenze che costui si prende…
La storia termina con Spirou in lacrime (!) e Seccotine in preda ai rimorsi. Tarrin non riprenderà la situazione quando, anni dopo, scriverà un’altra storia della serie parallela (“Spirou chez les soviets”).

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La storia più bella della serie parallela è senz’altro la successiva, la pluripremiata “Le Journal d’un ingénu” (2008) di Émile Bravo, che riscopre l’ambientazione del primissimo Spirou, quando faceva il fattorino in un albergo di Bruxelles, e lo immerge in un’atmosfera d’anteguerra, con l’albergo al centro di intrighi e trattative che finiscono per essere la causa dello scoppio del conflitto.

Il giovane Spirou vive una storia d’amore, molto dolce e ingenua, con una ragazza che lavora nello stesso albergo e che alla fine scomparirà all’improvviso.

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Quando un uomo dei servizi segreti gli rivelerà che la ragazza è un agente della organizzazione comunista Komintern e che, dopo essere stata richiamata in Unione Sovietica, farà probabilmente una brutta fine (perché troppo idealista e pacifista), le lacrime faranno, nuovamente, la loro apparizione.
Ma forse la storia d’amore tra Spirou e la giovane collega (il cui nome, Kassandra, è rivelato solo alla fine) potrebbe ancora continuare…

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Con la storia successiva, “Le Groom vert-de-gris” (2009), di Yann (che già aveva collaborato alla storia di Tarrin) e Olivier Schwartz, tutti i limiti vengono infranti.
Ambientata durante la Seconda guerra mondiale, quasi a fare da seguito alla storia di Bravo, introduce la spumeggiante Ursula Chickengrüber, tenente dell’esercito di occupazione tedesco il cui ruolo effettivo non è ben chiaro, ma il cui obiettivo è invece chiarissimo: portarsi a letto prima Spirou e poi Fantasio.

Le scene bollenti si succedono, incredibili: Ursula inizia facendo salire Spirou in camera sua, sostenendo di aver visto dei topi. Lo accoglie seminuda e con una bottiglia di champagne, ma Spirou, seccato, se ne va. Comportamento che darà molto fastidio all’impetuosa ragazza.

Poi è lo stesso Spirou a saltarle addosso, letteralmente, nel centro di Bruxelles, per sfuggire alle SS che lo cercano (hanno scoperto che passa informazioni ai partigiani).

Infine è Fantasio, assunto nello stesso albergo, a cedere alle sue proposte. Gli autori lo mostrano mentre si sveglia nel suo letto, al mattino, con lei che si riveste e, mostrandosi diversa dal solito cliché del “nazista crudele”, gli comunica, senza darlo a vedere, informazioni utili alla Resistenza.

Come se non bastasse, anche un’altra ragazza, dal bizzarro nome Glu-Glu, una “zazou” (appassionata del jazz degli anni quaranta) amica di Fantasio, mostra un chiaro interesse verso di lui e, una volta liberata Bruxelles, festeggia trascinandolo letteralmente in camera da letto…

… per fermarsi quando Ursula, con indosso una vestaglia di Fantasio, esce da sotto il letto (vi è stata nascosta, in segno di gratitudine per le informazioni ricevute, per non farla catturare dagli Alleati).
La storia finisce con una feroce zuffa tra le due ragazze, che si contendono apertamente Fantasio…

Quanto a Spirou, si limita a vivere una brevissima storia con una giovane ebrea di nome Audrey, che purtroppo a un certo punto viene deportata in Germania. Nulla a che vedere con quanto era successo con Kassandra nella storia di Bravo, e nessuna scena degna di nota.

Tuttavia la perdita della ragazza lascerà un segno sul giovane Spirou, che nel seguito di questa storia, “La femme léopard” (2014), ci viene mostrato disperato e addirittura alcolizzato.

Audrey ricompare brevemente nell’ulteriore seguito, “Le maître des hosties noires” (2017), mentre ne “La femme leopard” è nuovamente Fantasio protagonista (anche se in “contumacia”) di un’altra scena bollente, che si stenta a credere sia stata accettata dall’editore: la vivace Glu-Glu ricompare il giorno del suo compleanno, portando con sé due regali.

Il primo regalo è un oggetto d’antiquariato (che avrà un ruolo importante nel seguito della storia), il secondo… la ragazza si spoglia, resta in mutande e reggicalze e si infila nel letto di Fantasio, dicendogli “il tuo secondo regalo è già scartato”, salvo accorgersi che nel letto non c’è Fantasio, ma Spirou, oltretutto ubriaco.

Chiarito l’equivoco, ma non prima di una esilarante battuta (“due celibi come voi… avrei dovuto capirlo!”), la ragazza si riveste e i due si lanciano all’inseguimento di Fantasio, che nel corso della notte era andato a Parigi in compagnia di una affascinante donna di origine africana e che aveva bisogno del suo aiuto per ritrovare un particolare feticcio.

Una zuffa tra le due ragazze, come già era avvenuto ne “Le Groom vert-de-gris”, chiude la storia, dopo la quale le scene bollenti si faranno più rare e le storie d’amore più delicate.
Che l’editore abbia deciso di non esagerare più di tanto, dopo gli “eccessi” di Yann e Schwarz?

Tra “Le Groom vert-de-gris” e “La femme léopard” esce “Panique en Atlantique” (2010) di Lewis Trondheim e Fabrice Parme. Su una nave da crociera che attraversa l’Atlantico si ritrovano Spirou, Fantasio e altri personaggi della serie.
Fantasio, imbarcatosi clandestinamente per intervistare una famosa attrice, finisce per attirarne le simpatie sino a diventare il suo agente (e forse qualcos’altro) e rimanere con lei in America.

Poco dopo “La femme léopard” esce “La grosse tête” (2015), storia confusa e dimenticabile degli sconosciuti Pierre Makyo, Michel Fournier e Thierry Maunier.
E poi l’interessante “Fantasio se marie” (2016) di Benoît Feroumont, in cui Fantasio arriva addirittura sul punto di sposarsi con la figlia di una stilista di moda, salvo poi ripensarci dopo aver già iniziato la convivenza.

Nei pochi giorni in cui Spirou resta da solo (di solito vive con Fantasio) la collega Seccotine si trasferirà da lui, sperando di sostituirsi all’amico come compagna di avventure, e forse qualcosa in più.

Purtroppo Fantasio ritorna prima che i due possano esplorare quel “qualcosa in più”, dato che le premesse sembravano interessanti e la coppia ben affiatata.

Nella decima storia, “La Lumière de Bornéo” (2016), di Zidrou (Benoît Drousie) e Frank Pé, Spirou lascia la redazione del giornale in cui lavora, dato che un suo reportage, sgradito agli azionisti, viene censurato, e si dedica… alla pittura.
Alla fine della storia finirà per cominciare una relazione con la sua insegnante, relazione comunque appena accennata: l’unica cosa che interessa davvero agli autori è occuparsi dei temi ecologici.

Dopo una dodicesima storia, “Il s’appelait Ptirou” (2017) di Yves Sente e Laurent Vernon, dimenticabile e caratterizzata da un insolito finale tragico, e un’altra, “Fondation Z” (2018) di Denis-Pierre Filippi e Fabrice Lebeault, noiosa e monocorde nonostante l’ambientazione fantascientifica, Émile Bravo torna alla grande con il seguito di “Le Journal d’un ingénu”: “L’espoir malgré tout” (2018 – in corso), una storia interminabile in ben quattro albi (sono usciti i primi due, mentre gli ultimi due arriveranno nel corso del 2021).

La nuova storia racconta in maniera dettagliata la vita della popolazione belga durante l’occupazione tedesca nella Seconda guerra mondiale, oltre agli sforzi di Spirou e Fantasio per sopravvivere e aiutare i loro amici ebrei.

All’inizio i due protagonisti diventano amici un contadino, le cui figlie si interessano ben presto a Spirou, soprattutto la maggiore, Mieke, che mostra una palese insofferenza ogni volta che il suo amato parla (e lo fa spesso) della famosa Kassandra.

La ragazza del Komintern rimane una sorta di “sogno proibito”: Spirou la pensa di continuo, la sogna, ma non riesce ad avere sue notizie. Sa solamente che il dittatore sovietico Stalin l’ha rimandata in Germania, dove se ne sono perse le tracce.
La rivedrà alla fine? O avremo un altro finale tragico?

A ogni modo i due amici lavorano come marionettisti girando il Belgio in bicicletta: è l’unico modo che hanno trovato per non morire di fame, grazie ai buoni uffici di un prete amico di Spirou.
Tra gli organizzatori della tournée c’è una certa madame Colin, una giovane donna attraente il cui marito è prigioniero dei tedeschi e di cui Fantasio si innamora perdutamente, sino a farle una scenata una volta che la vede in compagnia di un altro uomo.

La tournée è in realtà una copertura per le attività della Resistenza belga, di cui la donna fa parte, e dopo una lunga spiegazione tra i due (di cui nulla viene rivelato al lettore) Fantasio si calma e il suo rapporto con madame Colin diventa molto più cordiale e disteso.
Spirou dà per scontato che i due siano diventati amanti, scandalizzandosene (non è chiaro se la donna sia davvero sposata, ma Spirou ne è convinto).

In attesa che la storia arrivi alla sua conclusione, va notato che mai come prima viene messa in evidenza la differenza di età e di esperienza tra Spirou e Fantasio: il primo, poco più che adolescente, è ingenuo e idealista, il secondo, ancora giovane ma già “uomo”, esperto, astuto, sempre protettivo dell’amico al quale tiene nascoste le proprie attività.
Sono questi dettagli che danno alle storie di Bravo quella marcia in più che l’editore avrebbe desiderato sin dall’inizio. Peccato ci siano voluti ben dieci anni per leggere questo seguito!

Di scarso interesse i tre episodi seguenti.
“Spirou à Berlin” (2019) di Flix (Felix Görmann), confusa storia di spionaggio, oltretutto disegnata male.
“Spirou chez les Soviets” (2020), che vede il ritorno di Tarrin ai disegni (con Fred Neidhardt ai testi), altra storia di spionaggio abbastanza monotona, senza alcuna ripresa dei temi de “Le Tombeau des Champignac”.
Infine la claustrofobica “Pacific Palace” (2021) di Christian Durieux, dal nome dell’albergo dove lavorano i due protagonisti, e che è al centro di un intrigo di realpolitik di scarso interesse.

Questa storia, l’ultima uscita ad oggi, si fa notare più che altro per lo scarso affiatamento tra Spirou e Fantasio, che a volte finiscono per picchiarsi senza motivo.

C’è anche l’impossibile storia d’amore tra Spirou e la figlia dell’unico, indesiderato ospite dell’albergo (un ex dittatore di un paese dell’Europa orientale).
Nonostante un bacio tra i due, nato più che altro dalla noia che la ragazza non si fa scrupolo di nascondere, la storia d’amore non decolla e finisce in un nulla di fatto, come del resto succede all’intrigo principale.

È difficile prevedere il futuro di questa serie imprevedibile, che alterna storie di ottimo livello ad altre disastrose, con disegni dallo stile molto variabile, con trame che affrontano i temi più disparati, e con molte storie d’amore, talvolta appena accennate, talvolta davvero bollenti.
Certo, tutti vorrebbero rivedere la frizzante Glu-Glu, la dolce Kassandra e la disinvolta Seccotine, e magari scoprirebbero che due protagonisti felicemente accoppiati sono più interessanti di due eterni celibi.
Ma che si può fare, oltre ad aspettare con pazienza che Yann, Bravo e Tarrin si mettano all’opera? Ammesso che non si stufino prima, a differenza dei fortunati lettori che possono seguire le storie in lingua francese…

 

 

1 commento

  1. Pierre Makyo uno sconosciuto? È uno dei più prolifici sceneggiatori francesi in attività, con un centinaio di albi all’attivo, e soprattutto il creatore della Balade au bout du monde (vista anche in Italia sulle riviste Eura), uno dei classicissimi del fumetto francese anni ottanta, fiore all’occhiello della scuderia Glénat assieme alle Sette vite dello Sparviero e a Sambre, le altre due serie “forti” nate in quel periodo.

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