ASTERIX NELLA CORSICA CHE NON C’È PIÙ

ASTERIX NELLA CORSICA CHE NON C’È PIÙ

Quarantasette anni dopo Asterix in Corsica di René Goscinny e Albert Uderzo c’è la netta sensazione che il tempo si sia impigliato tra le pagine dell’albo. I riferimenti culturali non sono più comprensibili alle nuove generazioni di lettori e tanti luoghi comuni appaiono datati.

I vecchi luoghi comuni sui corsi vanno dall’aspetto, tutti bruni dai capelli neri e un’espressione apatica e severa, al culto per il loro imperatore Napoleone Buonaparte. Passando per il clan familiare, la suscettibilità estrema, l’orgoglio e la pigrizia smisurati.

Oltre a questi, esistono dei luoghi comuni diventati con il tempo molto caratterizzanti. Non staremo qui a discutere se quanto si afferma sui corsi corrisponda o meno al vero. Sta però di fatto che alcuni miti sono delle vere e proprie costruzioni letterarie. Prosper Mérimée con la novella “Colomba”, Alexandre Dumas con “I fratelli Corsi”, e Guy de Maupassant, con “La Corse”, hanno grandemente contribuito all’invenzione di un’immagine romantica della vendetta, del bandito d’onore e della Corsica selvaggia.

Asterix in Corsica

 

Tornando ad Asterix in Corsica, tra tutti i cliché o, per meglio dire, i pregiudizi, quello che maggiormente emerge è senz’altro la pigrizia. Su questa ci soffermiamo un attimo cercando di chiarirne la probabile origine.

Tutto inizia nell’antichità col geografo greco Strabone, il quale, a proposito degli schiavi corsi, scrisse: “Non sopportano di vivere nella servitù e se si rassegnano a non morire, stancano, per la loro apatia e la loro insensibilità, i padroni che li hanno comprati, fino a fare rimpiangere i pochi denari che hanno speso” (Geografia, libro V,7). Ecco fatto: il luogo comune è stato creato. Da allora i corsi sono diventati pigri per tutti.

Asterix in Corsica

Strabone

 

Il filosofo Jean-Jacques Rousseau, nel suo “Projet de constitution pour la Corse”, rilancia: “Metto nella seconda categoria l’inclinazione al furto e all’assassinio che li ha resi odiosi. La causa di questi due vizi è la pigrizia e l’impunità”.

Ed ecco alcune pungenti righe del 1802 scritte da G. Feydel nel “Moeurs et coutumes des Corses” (Usi e costumi dei Corsi): “Il Corso è vivace, intrepido, arguto e abile, ma eccessivamente pigro di corpo e di spirito. Agire e riflettere sono degli sforzi che farà solo in casi estremi. L’agricoltura, la pastorizia, la caccia, la pesca, sono le sue uniche occupazioni, e non vi si dedica che quanto basta per non morire di fame e di freddo. La sua pigrizia lo costringe a limitare i bisogni allo stretto necessario. Il francese che si stabilisce in Corsica contrae la pigrizia tipica del paese invece che dare l’esempio della laboriosità francese”.

Più recentemente un’esilarante canzone di Fernandel ribadiva, sempre che ce ne fosse bisogno, la propensione dei corsi alla pigrizia e il loro amore incondizionato per la siesta. In “Le tango corse” (il tango corso) si balla muovendosi il meno possibile e solo “per essere sicuri di non addormentarsi”.

Asterix in Corsica

 

Il luogo comune che, invece, appare meno evidente del fumetto di Asterix in Corsica riguarda la propensione dei corsi per la genealogia. Ricordiamo le tavole dei quattro vecchietti che commentano la battaglia di Aleria tra i corsi e gli invasori romani.

Non è il piccolo Mineralogix, quello laggiù?

– Quello che sbatacchia i due romani?

– Ah, sì, è il piccolo Mineralogix.

– Ha sposato la piccola Desiderata, credo.

– La sorella di Tropolix? Quello che sta demolendo il palazzo del pretore con Erettix?

– Erettix, il cugino di Paleontologix, quello che sta inseguendo con la spada quattro romani?

– Ma no, Paleontologix è il cugino di Apatix.

– Ma certo, Apatix, quello che ha appena rovesciata una grossa colonna su quel gruppo di romani.

– Erettix è il cugino di Plendetix, quello che sta morsicando un centurione.

Sempre nel libro di Feydel leggiamo su un tono molto meno allegro: “L’unica scienza di cui si occupano i corsi è la genealogia. È infatti su questa scienza che riposa, da tempo immemorabile nella loro isola, la sicurezza delle persone e delle proprietà. Ognuno sa quanti parenti maschi ha fino al quarto grado, e anche oltre, e quali sono le famiglie più o meno apparentate alla sua. Guai a colui che non ha parenti! La sua proprietà e la sua vita sono in pericolo poiché non può lasciare, dopo di lui, nessuno che lo vendichi”.

Fatta questa doverosa premessa sulla pigrizia e la genealogia passiamo ai riferimenti culturali rintracciabili nell’avventura di Asterix. Questi si realizzano principalmente attraverso dei giochi di parola nei toponimi e nei nomi dei personaggi.

Asterix in Corsica

 

I toponimi

L’albo di “Asterix in Corsica” si apre con una carta dell’isola. Alcuni luoghi sono realmente esistiti (Mariana, Aleria, Portu Syracusanus e Agylla). I nomi degli accampamenti romani, invece, sono giochi di parole.

Asterix in Corsica

Carta della Corsica romana in “Asterix in Corsica”

 

La maggior parte di questi giochi di parole sono ovvi e risultano tali anche nella traduzione italiana. Non presentano quindi nessuna difficoltà d’interpretazione Postscriptum, Ultimatum, Album e la coppia Minimum e Maximum.

Altri necessitano di una certa dimestichezza nelle lingue, non solo quella francese. Per esempio Tartopum (tarte aux pommes), torta di mele; Ouelcum (welcome, benvenuto in inglese); Shalum (Shalom, parola ebraica); Sivispacemparabellum (locuzione latina), se vuoi la pace prepara la guerra.

Più interessanti sono le parole con precisi riferimenti culturali databili o che comportano dei indicazioni temporali.

Pensum (compito assegnato agli alunni per punizione) appare nella lingua francese nel 1750, ma negli anni settanta non era già più utilizzato negli ambienti scolastici.

Saeculasaeculorum (i secoli dei secoli) e Tedeum (Noi ti lodiamo Dio) sono espressioni latine note a coloro che frequentavano la chiesa. Ricordiamo che la messa fu detta e cantata in latino fino al 7 marzo 1965. Quando uscì “Astérix en Corse”, nel 1973, erano sicuramente ancora ben presenti nei ricordi dei fedeli.

Mariapacum è un’allusione all’attrice Maria Pacôme.

Balatum. Creato negli anni venti dalle Papeteries De Genval, il balatum era un rivestimento dei pavimenti costituito da cartone e asfalto che conoscerà le sue ore di gloria tra il 1950 e il 1970.

Cemonum: («c’est mon homme», è il mio uomo), allusione a “Mon homme”, canzone del 1920 cantata da Mistinguett e successivamente da Édith Piaf.

Jolimum : “Jolie môme“, bella ragazza, titolo di una canzone di Léo Ferré composta nel 1961.

Asterix in Corsica

Léo Ferré

 

Formelmonum (“Formez le monôme”, letteralmente: fate il trenino). Il “monôme” era appunto una sorta di trenino eseguito dagli studenti per strada. La traduzione italiana, Formalmentum, è invece basata sull’avverbio ‘formalmente’ e non fa riferimento al trenino degli studenti.

Formez le monôme

Formez le monôme

 

Labegum: la begum, titolo dato alle principesse indiane, qui fa riferimento alla begum Aga khan, moglie dell’Aga Khan Karīm al-Husaynī che nel 1962 acquistò i terreni della Costa Smeralda tra Olbia e Arzachena.

 

I personaggi

I nomi usati negli episodi di Astérix in genere servono per definire i vari personaggi. I nomi che terminano per –ix appartengono ai galli, i nomi che terminano per –um o –us ai romani. Ovviamente, questi suffissi, che permettono una quantità innumerevole di giochi di parole, non sempre sono attribuiti secondo la realtà storica. È improbabile che ai tempi degli antichi romani ci fossero dei corsi con dei nomi che terminassero per –ix.

È invece storicamente documentata, in Gallia, l’esistenza di diversi nomi che terminavano per –rix, suffisso che aveva il significato di “re”. Alcuni nomi sono conservati nelle iscrizioni antiche (iscrizioni funerarie, pergamene, vasellame): Vercingétorix e Cingétorix, un suo alleato dei Treveri (celti del Belgio), sono citati nel “De Bello Gallico” di Giulio Cesare. “Biturix fecit” è un’iscrizione trovata su alcuni vasi dell’epoca. Alcuni nomi sono stati ritrovati in Asia Minore, l’attuale Turchia, dove i celti erano chiamati galati: Adiatorix, Atepotrix, Albiorix e Zmertorix.
Ma torniamo ad Asterix in Corsica.

Ocatarinetabellatchitchix (Oh Catarinetta bella tchi tchi) è un riferimento alla canzone del corso Tino Rossi “Tchi Tchi”.

Il Centurione Gazpachoandalus (gazpacho andaluz) è la caricatura di Pierre Tchernia, famoso presentatore televisivo francese degli anni sessanta e settanta.

César Labeldecadix (la belle de Cadix) è la caricatura dell’attore Raimu, interprete principale in diverse commedie di Marcel Pagnol, come Marius (1931), Fanny (1932) e César (1936). “La belle de Cadix” è una canzone dell’omonima operetta del 1945 interpretata dal cantante Luis Mariano.

Raimu e Fernandel

Fernandel e Raimu

 

Omarinella, il nome dato per errore da Asterix a Ocatarinetabellatchitchix, è un riferimento a una altra canzone di successo di Tino Rossi: Marinella.

Tino Rossi

Il cantante corso Tino Rossi

 

Suelburnus (suer le burnous), l’espressione “faire suer le burnous”, traducibile con “far sudare il burnus”, era utilizzata nel Maghreb in epoca coloniale (inizio XX° secolo), quando i coloni francesi facevano lavorare, e sudare, i magrebini, sottinteso i portatori di burnus. Ha successivamente assunto il significato di “sfruttare la manodopera”. Il burnus è un mantello con cappuccio di lana, generalmente bianco, tipico dell’abbigliamento maschile nell’Africa del Nord.

Burnus sulla spalla

Burnus sulla spalla

 

Parlomba (parlons bas, parliamo a bassa voce) è la moglie di Caféolix (Caffelattix nella versione italiana). Il nome della donna è coniato su quello di Colomba, personaggio dell’omonimo racconto di Prosper Mérimée. Possibile riferimento anche alla canzone del film Il Padrino, “Parle plus bas” (Parla più piano), uscito nel 1972. 

Figatellix: riferimento ai figatelli, salumi tipici della Corsica.

 

Altri riferimenti di “Asterix in Corsica”

La parola d’ordine vienivienivieni” allude alla canzone del corso Tino Rossi “Vieni, vieni”.

La contro parola aïeaïeaïe fa riferimento a un’altra canzone di Tino Rossi, “Sérénade près de Mexico”.

 

Leggere o rileggere Asterix in Corsica oggi è come compiere un viaggio nostalgico a ritroso nel tempo, tornare a una Corsica che non esiste più, a una Corsica creata per i turisti alla ricerca di sensazioni ed emozioni nuove. All’immagine della “vendetta corsa”, il coltello a serramanico rappresentativo dello spirito vendicativo dei corsi.

I turisti appassionati dei racconti di Mérimée, Maupassant e Dumas sulla Corsica volevano assolutamente portare dall’isola un ricordo della loro visita. C’era un coltellino appuntito chiamato “temperinu” che si vendeva bene e si prestava parecchio. Due commercianti di Ajaccio vi aggiunsero vari ornamenti e delle scritte in italiano sulla lama del tipo: “Che la mia ferita sia mortale” e altre frasi vendicative. Chiamarono il coltello “vendetta corsa”. Furono le coltellerie della città di Thiers (Puy-de-Dôme), nella Francia continentale, a produrre questo coltello turistico.

 

 

2 commenti

  1. a me di quell’albo è sempre piaciuto il fatto che i Romani stanziati in Corsica fossero truppe malmesse e sporche, in quanto ci finivano quelli in disgrazia o per punizione.
    Un po’ come da noi, quando si minacciava un funzionario di mandarlo in Sardegna.

    i pregiudizi francesi sui Corsi sono molto simili ai nostri sulla Sardegna e i Sardi.

  2. È comunque un albo splendido e molto divertente. Letto ai suoi tempi e eletto adesso da comunque ritratti realistici degli anziani dell’isola (tanto simili ai sardi) e del carattere vendicativo degli isolani. Ed anche dei romani mandati in Corsica per punizione…

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