SUPERGIRL E SHEENA: I FLOP DELLE EROINE

SUPERGIRL E SHEENA: I FLOP DELLE EROINE

Lo scarso successo ottenuto dal recente The Marvels (diretto da Nia Da Costa e interpretato da Brie Larson nel ruolo di Captain Marvel) non rappresenta una novità.
In passato le eroine dei fumetti sono state quasi sempre protagoniste di film dai risultati più o meno fallimentari al botteghino.

È così fin dagli anni Sessanta. Nel 1966, per esempio, esce Modesty Blaise – La bellissima che uccide, una produzione inglese tratta dalle strisce di Peter O’Donnel. Nonostante sia diretto da un grande regista come l’americano Joseph Losey e possa avvalersi di un cast prestigioso (Modesty Blaise è interpretata dalla nostra Monica Vitti), il film si rivela un fiasco.
Quasi vent’anni dopo, nel 1984, vengono realizzate ben due pellicole incentrate sulle gesta avventurose di ragazze dai super (o meno super) poteri.

Il primo a essere distribuito in sala è Supergirl – La ragazza d’acciaio (Supergirl), che esce nel paese di produzione, il Regno Unito, nel luglio del 1984.
Il personaggio della Dc Comics Supergirl, il cui nome è Kara Zor-El, è stato creato da Otto Binder e disegnato da Al Plastino. Appare per la prima volta in un albo nel 1959.

Alexander Salkind e il figlio Ilya, già produttori del campione d’incassi Superman (1978, regia di Richard Donner) e dei due seguiti diretti da Richard Lester, impegnano un cospicuo budget per portare sul grande schermo anche la cugina del supereroe proveniente dal pianeta Krypton.

La scelta del regista cade su Jeannot Szwarc, francese trapiantato a Hollywood che in precedenza ha dimostrato di saperci fare con le vicende ad alta dose di immaginazione. Suoi sono infatti il fanta-horror Bug – Insetto di fuoco (1975), un pregevole sequel come Lo squalo 2 (1978) e il fantasy sceneggiato da Richard Matheson (dal suo romanzo) Ovunque nel tempo (1980).

Per interpretare Supergirl, dopo una serie di provini con molte candidate effettuati negli studi di Londra, Szwarc e i produttori non hanno dubbi: Helen Slater, diciottenne aspirante attrice da poco diplomatasi alla High School of Performing Arts di Manhattan, ha il phisique du rôle. Per la Slater è l’occasione di debuttare su un set cinematografico.

Supergirl, come Superman, viene girato negli studi inglesi di Pinewood.
Ilya Salkind disse che volevano realizzare un semplice film fatto per essere visto da un numero di spettatori il più ampio possibile e appartenente a ogni fascia di età.

L’Omegahedron è un potente talismano sferico che permette agli abitanti di Argo, una colonia kryptoniana creata dallo scienziato Zoltar, di vivere in prosperità, poiché dona loro l’energia vitale. Un giorno però lo stesso Zoltar mostra il talismano a Kara, spiegandole cosa si può fare con esso. Per esempio creare la vita, anche se solo una vita illusoria. Poiché se ne è impossessato contro le regole della comunità, lo nasconde quando giunge Alura, la madre di Kara.

Il talismano finisce tra le mani della ragazza, che dopo aver creato una farfalla prova a usarlo. La farfalla prende vita, comincia a volare e infine sfonda la barriera che separa Argo dallo spazio interstellare. L’Omegahedron viene risucchiato e cade sulla Terra.

Kara, senza che gli altri se ne accorgano in tempo e possano fermarla, sale su una navetta creata da Zaltar e parte per recuperarlo. Giunta sul nostro pianeta, acquisisce i superpoteri e diventa Supergirl.
Nel frattempo il talismano è stato trovato dalla strega Selena (Faye Dunaway) mentre sta facendo un picnic col suo mentore, il mago Nigel (Peter Cook). Intuito il potere dell’Omegahedron, l’ambiziosa Selena si mette in testa di conquistare il mondo.

La parte del film che segue Supergirl dopo l’arrivo sulla Terra è ambientata in un college, cosa che in quel periodo nel cinema americano era molto in voga. Kara si trasforma in una studentessa, con tanto di divisa verde, e per essere ammessa scrive alla velocità della luce una lettera di presentazione firmata da Clark Kent.

Le scene con il direttore del college Danvers (interpretato dal bravo David Healy) e con la compagna di stanza, Lucy Lane (cugina di Lois Lane) sono tra le migliori. Insieme a quelle in cui Supergirl vola. Supergirl comincia dal viaggio sulla navicella, attraversando il sentiero programmato per attraversare lo spazio interstellare e l’extragalattico (dove si trova la Terra). Si tratta di un viaggio pieno di luci e colori quasi psichedelici.

La prima vera sequenza di volo va dal minuto 16:20 al minuto 18:51. Supergirl annusando una margherita che è fiorita sotto i raggi emessi dai suoi occhi si solleva da terra e comincia a piroettare in aria, poi prende davvero a volare. Dapprima sul lago, poi sulle montagne (mentre vola viene vista dal mago Nigel), tra le nuvole, sulle cascate e quindi sorvola la pianura mentre su di essa corre una mandria di cavalli selvaggi. Atterra infine sulla spiaggia, ripresa contro il sole che sta tramontando. La sequenza è molto suggestiva anche grazie alle musiche di Jerry Goldsmith.

Il secondo volo va dal minuto 20:45 al 22:00. Supergirl sorvola Metropolis. Un braccialetto che ha al polso si accende, segnalando la probabile vicinanza dell’Omegahedron. Supergirl atterra, si scontra con due camionisti che la importunano e riesce facilmente a metterli fuori combattimento. Dopodichè la vediamo risvegliarsi nei pressi del college e diventare Linda Lee.

Il terzo volo è più breve e però è probabilmente la migliore scena del film. Guidata dal braccialetto, Supergirl sorvola due istituzioni della cultura popolare statunitense. Prima uno stadio di baseball, poi un drive-in (dove stanno proiettando il thriller di Richard Franklin Psycho II, uscito nel 1983).

Se Supergirl non ha avuto il successo di pubblico sperato, non è probabilmente per come racconta le avventure della cugina di Superman. Nemmeno per la qualità delle scene più spettacolari, che sono piuttosto ben fatte.
La causa, abbastanza evidente, è il troppo spazio dato alla nemica di Supergirl, la strega Selena, che finisce per essere più importante dell’eroina. Non a caso il nome di Faye Dunaway è il primo nei titoli di testa.

Accade lo stesso in Superman, nel quale il nome dell’attore di punta, Marlon Brando, apre i titoli (seguito da quello di Gene Hackman). Però il personaggio interpretato da Brando, il padre di Superman, si vede soltanto per la prima mezz’ora. Mentre Selena ha un numero di scene davvero esorbitante rispetto a quelle in cui compare Supergirl.

Nelle intenzioni Selena dovrebbe rappresentare la versione femminile di Lex Luthor, antagonista di Superman, interpretato appunto mirabilmente da Hackman in Superman e Superman II, ma il risultato non è all’altezza.

Pur di dare spazio alla Dunaway, Selena è presente persino in alcune scene nelle quali è protagonista Supergirl: ne vede infatti le gesta attraverso uno schermo proiettato dall’Omegahedron.
Se l’alternarsi di scene con Supergirl e Selena è oltretutto fin troppo meccanico, la contrapposizione tra le due si regge più che sul possesso del talismano, sull’esile pretesto di una rivalità amorosa. Entrambe provano interesse per lo stesso uomo, il giardiniere Ethan.

Protagonista come se non bastasse di una scena del tutto avulsa dal tessuto narrativo. Dopo aver bevuto una pozione offertagli da Selena che dovrebbe farlo innamorare di lei, Ethan inebetito finisce nel tunnel dell’orrore (poi vaga per strada e, catturato da una scavatrice scatenata da una magia di Selena, viene salvato da Supergirl).

Considerato che era il primo film su una supereroina realizzato con grandi mezzi e avendo una protagonista esordiente è azzardabile supporre che regista e produttori una volta iniziate le riprese non credessero fino in fondo alle potenzialità del personaggio e della pellicola (cosa che capiterà con quasi tutti i film con un’eroina protagonista, fino ai nostri giorni).

In ogni caso, puntualmente Supergirl – La ragazza d’acciaio delude le aspettative, rivelandosi un flop al botteghino e concludendo di fatto il rapporto tra i Salkind e l’universo di Superman. Tanto è vero che il quarto capitolo che vede protagonista il supereroe della Dc Comics viene poi prodotto nel 1987 dalla Cannon di Menahem Golan e Yoram Globus.

SUPERGIRL E SHEENA: I FLOP DELLE EROINE



Pochi giorni dopo l’uscita del film di Jeannot Szwarc, arriva nei cinema Sheena, regina della giungla, co-produzione britannica-statunitense, per la regia dell’inglese John Guillermin. Creata da Will Eisner e Jerry Iger nel 1937, Sheena è la prima eroina a essere stata protagonista di un albo a fumetti.

La piccola Janet rimane orfana dopo che i genitori, due scienziati che stavano facendo ricerche nella terra degli Zambuli, sono periti nel crollo di una montagna considerata sacra dalla tribù. La sciamana che l’ha adottata le predice che con il nome di Sheena proteggerà il loro popolo. Sheena ha il potere di comunicare con gli animali ed è grazie a questo e all’aiuto di un giornalista che riesce a sconfiggere il principe Otwani, intenzionato a impossessarsi del titanio di cui è ricco il territorio Zambuli.

Come in Supergirl, anche in Sheena, regina della giungla le parti migliori sono le scene che riescono a creare un’atmosfera sognante, tipica del cinema avventuroso degli anni Ottanta.
A tale risultato contribuisce in entrambe le pellicole una dominante luminosa (anche nelle scene notturne) e una teoria di spazi estesi (che sia lo spazio interstellare piuttosto che il cielo, la pianura, eccetera), che sono del resto una costante nella carriera dei due registi.

Se Supergirl attraversa lo spazio volando, Sheena cavalca lungo la savana con un percorso lineare che corrisponde alla costruzione narrativa, priva di asperità che possano incresparne la superficie levigata.
In una sorta di parallelismo con il volo di Supergirl, in Sheena, regina della giungla troviamo le scene nelle quali la protagonista cavalca la zebra. Sulla prima, che inizia al minuto 00:14:20 e si conclude al minuto 00:16:26, scorrono i titoli di testa.

La seconda, altrettanto lunga (dal minuto 1:05:40 al minuto 1:06:34) chiude il film. Anche in questo caso le musiche di Richard Hartley (che ricordano vagamente quelle composte da Vangelis per accompagnare la corsa degli atleti in Momenti di gloria, diretto da Hugh Hudson) danno un contributo non da poco al tono delle scene.

Vi sono quindi delle somiglianze tra Supergirl e Sheena. Per esempio, in tutti e due i casi le eroine incontrano un uomo che le aiuta e con cui vivono una storia d’amore che si conclude malinconicamente.

Inoltre, se il film di Jeannot Szwarc si è rivelato un insuccesso, Sheena non è stato da meno.
A questo proposito va sottolineata una differenza che riguarda l’aspetto produttivo. Supergirl poteva contare su un cast di contorno stellare, Sheena invece puntava soprattutto sulla protagonista Tanya Roberts. L’attrice americana, con una carriera già ben avviata alle spalle, era diventata celebre nel 1980 per aver sostituito Shelley Hack nell’ultima stagione del telefilm Charlie’s Angels.

Guillermin per attirare il pubblico cerca di evidenziare il potenziale erotico della Roberts (come aveva fatto nel 1976 con Jessica Lange nel ruolo di Dwan in King Kong), mostrandola nuda in due scene. La prima al minuto 00:19:01, mentre fa il bagno sotto la cascata. Poi di nuovo al minuto 00:54:30: anche in questa scena fa il bagno.
L’operazione riesce a metà. Tanya Roberts il meglio l’avrebbe dato, subito dopo aver girato Sheena, affiancando Roger Moore nel bellissimo 007 – Bersaglio mobile, diretto da John Glen.



Supergirl – La ragazza d’acciaio (Supergirl – Regno Unito, 1984)
Regia: Jeannot Szwarc; soggetto e sceneggiatura: David Odell; fotografia: Alan Hume; montaggio: Malcolm Cooke; musiche: Jerry Goldsmith; scenografia: Richard MacDonald, Terry Ackland-Snow, Charles Bishop, Peter Young; costumi: Emma Porteus; effetti speciali: Derek Meddings, Roy Field, John Evans; interpreti: Helen Slater (Supergirl / Linda Lee), Faye Dunaway (Selena), Peter O’Toole (Zaltar), Mia Farrow (Alura), Brenda Vaccaro (Bianca), Peter Cook (Nigel), Simon Ward (Zor-El), Marc McClure (Jimmy Olsen), Hart Bochner (Ethan), Maureen Teefy (Lucy Lane), David Healy (Mr. Danvers); produzione: Timothy Burrill, Ilya Salkind per Warner Bros.; durata: 124′

Sheena, regina della giungla (Sheena – Regno Unito/Stati Uniti d’America, 1984)
Regia: John Guillermin; soggetto: David Newman, Leslie Stevens; sceneggiatura: D. Newman, Lorenzo Semple Jr; fotografia: Pasqualino De Santis; montaggio: Ray Lovejoy; musiche: Richard Hartley; scenografia: Peter Murton; costumi: Annalisa Nasalli-Rocca; interpreti: Tanya Roberts (Sheena), Ted Wass (Vic Casey), Donovan Scott (Fletcher), Elisabeth of Toro (sciamana), Trevor Thomas (principe Otwani), Clifton Jones (re Jabalani), John Forgeham (jorgensen); produzione: Yoram Ben-Ami e Paul Aratow per Colgems Productions Ltd e Columbia Pictures; durata: 116′


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