DIVENTARE DISEGNATORE MULTIMEDIALE: INTERVISTA A MANTHOMEX

“Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra” per la Paramount Picture, “Warcraft – L’inizio” per la Universal Pictures, sono i principali loghi di Manthomex, al secolo Mauro Antonini. Classe 1980, fumettista e illustratore, Antonini è impegnato in diverse forme di arti visive. Lo abbiamo intervistato.

Ci racconti come è nata la tua passione per il disegno e quali sono stati i tuoi studi specifici per entrare nel mondo della nona arte?
Sono cresciuto con mio nonno, pittore e scultore per lo studio di Pietro Consagra, e grazie a lui ho iniziato a disegnare, praticamente prima di imparare a parlare e camminare. Mi ha messo subito matite e pennelli in mano, sin dalla più tenera età. Disegnare era uno dei “giochi” che ci avvicinava e per me fu subito la nascita di una grande passione. Inoltre, crescendo, diventai una vera “spugna” per quanto riguarda le arti visive. Mi piaceva di tutto: cartoons, comics, arte tradizionale, illustrazione, e assorbivo tutto quello che mi affascinava. Ovviamente il voler ricreare quanto leggevo e vedevo, con mie personali versioni, fu di sicuro un aiuto per continuare a disegnare. Non ho mai copiato, ho sempre voluto confrontarmi con le mie passioni in maniera non passiva, esprimendo su carta la mia visione dei personaggi e delle storie che amavo. Negli anni ho cambiato stile più volte, ma non ho mai rincorso pedissequamente qualcosa che era stato già fatto da altri. Da adolescente seguii un corso ad una scuola di comics, in seguito ho continuato a studiare arti figurative e fumetto autonomamente, ma non ho mai fatto studi accademici, mi ritengo sostanzialmente un autodidatta. Ho frequentato il liceo classico e sono laureato magistrale in scienze umanistiche. Avere studiato teatro e cinema mi ha fatto familiarizzare con concetti come “spazio scenico”, “inquadratura” e “storytelling”. Tutte cose che nel fare fumetti servono, almeno quanto le regole anatomiche e prospettiche.


Guardando si nota tua passione per la corrente artistica Furry…

Tutti noi adoriamo personaggi Furry nell’infanzia, anche se non li definiamo così. Cosa sono, in fondo, Scooby Doo, i Looney Tunes, la banda Disney o le Tartarughe Ninja se non personaggi Furry? Per Furry si intende qualsiasi rappresentazione di animale con caratteristiche più o meno antropomorfe, nel volto, nel fisico o nella personalità. Per me che ho un tratto cartoonesco la distinzione principale è tra gli “anthro furries”, cioè gli animali raffigurati con una postura umana o umanoide (un po’ come i protagonisti del Robin Hood della Disney), e i “feral”, cioè quegli animali cartoon che mantengono la postura che hanno in natura ma che si esprimono con una mimesi facciale umanizzata (un po’ come i protagonisti de Il Re Leone). Il fandom furry è molto ampio, è una cosa che ho scoperto grazie alla rete e principalmente attraverso il mio lavoro su Deviant Art e poi, più specificatamente, su FurAffinity. Molti utenti interagiscono attraverso un avatar con fattezze furry, oppure immaginano vari Original Characters furry su cui costruiscono storie, in prosa o a fumetti. Va da sé che molti utenti sono costantemente alla ricerca di disegnatori adatti a realizzare questo immaginario a volte completamente inedito. Ricevo moltissime richieste dal fandom furry: character designs, illustrazioni, strips e storie a fumetti. Il mio stile sembra sposarsi bene con la declinazione più “toon” del mondo furry. Per me è stata una bella scoperta, lavorativamente parlando e non. È qualcosa che trascende il fumetto pur comprendendolo.

Presentaci il tuo progetto Piccioncinema…
Piccion è un piccione a cui piace andare in giro a fare casino. Ha scelto di essere ritratto da me, il che mi rende felice perché è tondo e fa tante faccine buffe, ed è un piacere da disegnare! Con il tempo è divenuto una mia piccola mascotte e si è visto inserire, a volte solo come cameo, nelle mie storie a fumetti. Questa sua capacità di essere un po’ dappertutto mi ha dato l’idea di renderlo protagonista di una sua serie personale che avesse come fulcro proprio la sua erraticità. Nasce così Piccioncinema, una serie di vignette mute e non in sequenza, ognuna delle quali ritrae Piccion all’interno di una scena famosa di un film, ovviamente rivista da me.

Come anticipavo, il tuo nome si “nasconde” dietro due uscite cinematografiche: Tartarughe Ninja Fuori dall’ombra e Warcraft L’inizio. Come sei arrivato a queste pubblicazioni e cosa hai realizzato nello specifico?
Il mio nome non si nasconde affatto! Sono stato talmente felice di aver avuto la fortuna di lavorare alla pubblicistica e ai gadget dei film che non faccio altro che ripeterlo a gran voce! Sono arrivato a “Tartarughe Ninja – Fuori dall’Ombra” e a “Warcraft – L’inizio” vincendo dei concorsi indetti, rispettivamente, da Paramount Pictures e Talenthouse per le Tartarughe e da Universal per Warcraft. Per le Tartarughe, la Paramount stava cercando venti artisti per illustrare altrettante “sewer cover art”, ossia locandine di forma circolare da stampare sui coperchi dei tombini delle fognature di New York per pubblicizzare il film. Il mio artwork “Tennage Mutant Ninja Turtles vs BeBop and Rocksteady – Day and Night” è stato uno dei venti selezionati tra quelli che Paramount e Talenthouse hanno ricevuto dagli artisti di tutto il mondo, ed è stato stampato sui tombini e su vari gadget per pubblicizzare il film, nonché esposto alla premiere di New York del film al Madison Square Garden e a tutte le successive anteprime mondiali. Credo sia stata la mia soddisfazione professionale maggiore, ad oggi. Sono sempre stato un fan esagerato dei quattro mutanti esperti di arti marziali, credo sia il franchise a cui sono in assoluto più legato. Ho letto e leggo i fumetti, ho visto tutti i film e i cartoon per la tv, giocato ai videogame arcade e per console, per non parlare dell’infinità di action figures e gadget raffiguranti i personaggi dell’universo Tmnt che ho acquistato negli anni ottanta e novanta, e che continuo ancora a collezionare! Appena ho saputo della vincita ero talmente su di giri che, quando ho ricevuto i complimenti per via telematica da Kevin Eastman (l’ideatore delle Tartarughe), ho pensato si trattasse di uno scherzo! Poi mi sono ricordato cosa dice il Maestro Splinter: “C’è un grido in segno di vittoria: Cowabunga!”. E l’ho fatto risuonare in tutto il mondo.


Discorso simile, e diverso al tempo stesso, per “Warcraft – l’inzio”. In questo caso la Universal cercava otto autori che realizzassero altrettante illustrazioni da annettere a un’edizione speciale del Blu Ray del film. La mia, raffigurante la mezzorco Garona e lo stregone Gul’dan, è stata una delle otto a essere scelta (la potete trovare nell’edizione del Blu Ray). Anche in questo caso sono stato felicissimo di divenire parte di un franchise così longevo e amato come Warcraft anche se, lo ammetto, non sono un fan della saga come per le Tartarughe Ninja. Adoro il fantasy e ho giocato al primo classico videogioco di Warcraft su Pc, “Uomini e Orchi”, ma non sono un giocatore di ruolo, tanto di quelli dal vivo quanto a livello informatico, e non familiarizzavo con tutta la complessità della serie. Quando ho saputo del concorso mi sono infilato in un cinema a vedere il film e ho scelto di raffigurare Garona e Gul’dan perchè rientravano perfettamente nell’ambito delle figure che di più amo disegnare in genere: le donne forti e i mostri dinoccolati.

Tra i tuoi tantissimi progetti ci sono state due illustrazioni realizzate per il Batman v Superman Concept Artbook e Dead xx Squad. Raccontaci qualche aneddoto su queste illustrazioni.

Il blog di Batman Crime Solver mi ha contattato dandomi l’opportunità di disegnare alcuni personaggi della Dc Comics, e per di più tutti cattivi. Quindi sono stato contento due volte. In primis perché nel pantheon Dc ci sono molti dei miei supereroi e supercriminali preferiti, in secundis perché adoro disegnare personaggi “non convenzionali” nei volti, nei fisici e nella postura, e, in genere con i cattivi c’è più da divertirsi in tal senso. Per ritrarre Luthor e Doomsday insieme, nella stessa immagine, per “Batman v Superman – Concept Artbook” ho subito pensato di giocare sulla differenza basica dei due: uno ha il cervello, l’altro i muscoli. Volevo che di Luthor si percepisse l’arroganza e il suo eccesso di personalità egomaniaca, e in contrasto l’imponenza fisica e brutale di Doomsday. Da lì ho costruito l’immagine: Luthor doveva primeggiare anche essendo fisicamente inferiore, doveva stare davanti, smargiasso, e “mimare” la posa di Superman con gambe divaricate e braccia sui fianchi, in fondo lui si percepisce il vero superuomo di Metropolis, mentre Doomsday praticamente inglobava quasi tutto lo sfondo con la sua massa muscolare imponente. Il vezzo di far si che il mantello dell’Ultimo Figlio di Krypton, strappato, tra le mani di Doomsday svolazzasse alle spalle di Lex, come se fosse lui a indossarlo per un semplicissimo gioco di sovrapposizione, ha dato alla tavola quello humour cartoonesco che contraddistingue un pò tutti i miei lavori.

Quando è stata la volta di Capitan Boomerang per Dead XX Squad, invece, ho giocato su qualcosa che ho sempre adorato nei villains di Flash, la loro persistenza nel combattere un nemico davvero troppo potente per loro. Non parlo dell’Anti – Flash o gli altri velocisti malvagi, ma dei cosiddetti “Rogues”, Capitan Cold, Heatwave, Trickster e tanti altri. Sono dei criminali da due soldi, con pistole che sparano raggi congelanti o abili a lanciare trucchetti esplosivi, e si mettono contro un tipo che può fare il giro del mondo mille volte nel tempo in cui sbattiamo le palpebre. Sono dei veri mentecatti, è impossibile che pensino di vincere, eppure non smettono mai di provarci. Il che me li rende troppo simpatici, come la Banda Bassotti, Dick Dusterdly o Wile E. Coyote. Non importa quante volte perdano, ci riproveranno sempre! Quindi ho pensato di ritrarre Capitan Boomerang che veniva schernito da Flash, riflesso in pose diverse nei boomerang lanciati verso l’osservatore. Ho immaginato che il Velocista Scarlatto – nella sua percezione del tempo a supervelocità, in cui tutto attorno a lui si muove al ralenti – nel tempo in cui Boomerang lanciava le sue lame lui potesse prendersi tutto il tempo che voleva per sbeffeggiarlo e rendere esplicita la fallimenterità del gesto del nemico. Ancora una volta mi interessava dare all’immagine un umorismo da cartoon classico, ma qui, visto il soggetto, è stato più facile!

(Il blog Batman Crime Solver di Stefano Avvisati)

 

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