SUICIDE SQUAD, UN SUICIDIO DI MASSA

SUICIDE SQUAD, UN SUICIDIO DI MASSA

Suicide Squad, per quei pochissimi appena usciti dalla vasca per la crioconservazione, nel lontano 2016 rappresentava la grande speranza della Warner-Dc di tirar su il proprio cinematic universe. Su carta, almeno.

In pratica, Suicide Squad si è rivelato l’equivalente dell’anonimo furgoncino bianco, guidato dal tizio inquietante che prova a farti salire a bordo offrendoti le caramelle. In altre parole, una cosa orribile e tutto tranne che divertente.

 

Suicide Squad, il quadro della disperazione

SUICIDE SQUAD, UN SUICIDIO DI MASSA

Non che ci voglia la scienza per arrivarci, ma oggi, grazie al proverbiale senno di poi, la situazione dovrebbe essere abbastanza chiara a tutti. Al successo di Batman Begins e de Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan, i rivali della Disney-Marvel rispondevano con Iron Man.

Le cose sarebbero potute andare avanti così, botta e risposta, film dopo film, un personaggio dopo l’altro. La grande differenza era che alla Disney, abilissimi nel bilanciare capacità manageriali e malvagità, si erano detti: perché limitarsi a uno, quando abbiamo una pletora di personaggi da sfruttare fino al midollo?

Ci sarebbe da precisare che la brillante idea di portare sul grande schermo le avventure della Squadra Suicida risale a inizio 2009. Nessun problema, se non fosse per un paio di piccolissimi dettagli. Tanto per cominciare, il fatto che la pre-produzione del film cominciò a fine 2014.

SUICIDE SQUAD, UN SUICIDIO DI MASSA

Poco dopo cioè, che l’ex presidente della Warner, Kevin Tsujihara, probabilmente preoccupato dal fatto che gli Avengers si preparavano a tornare in azione e fare soldoni, proprio a ottobre 2014, annunciò Suicide Squad come uno dei dieci film Dc Cinematic Universe che sarebbero usciti da lì al 2020. Alé.

In secondo luogo, che tutta la baracca si manteneva su di un unico presupposto: il tentativo matto e disperatissimo di raggiungere, a corsa già iniziata, gli avversari. A questo punto… Avanti, Macduff.

In fondo, non è mica Shakespeare. Si tratta di film dove la gente si piglia a schiaffi ogni due parole, mentre ogni cosa attorno a loro esplode minimo ottanta volte. Cosa potrebbe mai andare storto? Cioè, a parte tutto.

SUICIDE SQUAD, UN SUICIDIO DI MASSA

Dopotutto, quelli della Disney-Marvel, stavano facendo i big money pure con i film su personaggi che (a parte quei pochi che in vita loro un paio di fumetti se li sono letti) nessuno conosceva o che, addirittura, non erano adatti al consueto pubblico PG-13.

Considerato che, persino nell’ottica dei film di genere, la storia di Suicide Squad è meno plausibile di una moneta da tre euro, questo la dice molto lunga. Però, va be’, uno dice è un film di supereroi. Se i personaggi funzionano il resto può anche passare in secondo piano, giusto? Giusto.

Perciò diamo a Cesare quel che è di Cesare: almeno, Suicide Squad è riuscito a fare schifo su tutti i fronti. Su questo niente da dire, per carità. Se tiri fuori sette versioni diverse di una sceneggiatura scritta in appena sei settimane, mi pare pure ovvio.

SUICIDE SQUAD, UN SUICIDIO DI MASSA

Se sganci altri venti milioni e passa, spesi per un terzo atto girato ex novo e il montaggio finale lo affidi alla società che ha realizzato il trailer, mi pare normale che ti prendono a sputi e fischi. Tutto questo solo per copiare la concorrenza. Diciamo pure grazie a ‘sta ceppa che i risultati sono quelli che sono.

Per farla breve, Suicide Squad gira sulla fantastica idea dell’agente governativa Amanda Waller (Viola Davis) di tirar su ‘na super task force composta, esclusivamente, da pericolosi criminali pezzi di melma a marchio registrato. Perché, dice, se dovesse presentarsi un altro Superman, però cattivo?

Non so, chiamare Batman, magari? La prima volta ha funzionato. Oppure Flash? Perché non Aquaman, Wonder Woman o uno qualunque dei super tizi che ha preso a calci in culo i cattivi che vuoi reclutare, per esempio? Così, per dire.

Ma no, la Waller pensa che i cattivi, sacrificabili, hanno una marcia in più. Perdincibaccolina. Perciò, se dovesse presentarsi un altro essere dai poteri quasi divini, gli mandiamo contro gente tipo Capitan Boomerang e Harley Quinn. Un’idea geniale.

Parliamoci chiaro: Will Smith e Margot Robbie mantengono, da soli, l’intera baracca in uno sforzo disperato. Il problema è il contesto.
Will Smith in Suicide Squad interpreta Will Smith, un ragazzo cresciuto nel ghetto di Philadelphia che si trasferisce dai ricchi zii a Bel-Air. Portandosi dietro le armi.

Poi c’è Harley Quinn, una ragazza di, sì e no, quaranta chili scarsi e forti problemi di autostima.
La persona ideale da mandare contro un eventuale Superman incarognito. Come sperare di fermare un carrarmato con una pistoletta ad acqua, praticamente. Però, aspe’, è pazza. Ha la mazza da baseball e dice di essere cattiva. Ah, allora cambia tutto.

Suicide Squad è un progetto nato in un modo e finito in un altro, a causa del disperato tentativo di dimostrare che pure alla Warner-Dc sanno pisciare lontano. Un film confuso, dal tono sbagliato e il ritmo incoerente. Indovina perché?

La produzione di Suicide Squad è arrivata a costare quasi duecento milioni di petroldollari. Centosettantacinque e passa, a voler essere precisi. Pochi mesi prima, di petroldollari invece, se n’erano bevuti duecentocinquanta milioni in scioltezza per Batman v Superman: Dawn of Justice.

All’uscita, la Warner puntava al miliardino tondo tondo d’incasso. Sai, fosse anche solo per una questione di prestigio. Peccato che ‘sti soldi manco col binocolo li hanno visti. Il break even (punto di pareggio) l’hanno raggiunto per un soffio. Questo, più l’enorme incasso di Deadpool, hanno mandato quelli della Warner nel pallone. Suicide Squad non poteva andare in perdita.

Probabilmente pure lui avrà le sue colpe, alla fine, però, se uno come David Ayer si è trovato alla regia di un film simile un motivo c’è, e fa rima con soldi. Assumere registi esperti che hanno dimestichezza con produzioni di tale portata, costa. Costa e nemmeno poco.

Perciò, si fa di necessità virtù, rivolgendosi a quelli con meno esperienza (e meno fama). Sulla base del rischio calcolato che, in qualche modo, saranno in grado di portare a casa la giornata. Il tentativo di alleggerire i toni del “dramma pieno di sentimento” descritto da Ayer e gran parte del girato finito sul pavimento, e il resto montato alla cazzomannaggia hanno fatto il resto.

Praticamente su due ore di film, la prima mezz’ora se ne va per le schede bios dei personaggi, e non per modo di dire. Ogni personaggio viene letteralmente spiegato con il cucchiaino, messo in scena tipo carta collezionabile dei Pokemon. Il resto, una specie di clip show: un collage di scene d’azione dozzinali e piuttosto anonime, messe giusto ché dovevano esserci.

Tutto si riduce a una noiosissima ora mezza di Tizio fa così, Caio fa cosà e Sempronio che ti spiega questo e quello ogni due secondi. Nonostante ciò che stia accadendo sia palesemente, dolorosamente ovvio. All’improvviso (e nel più delirante dei cazzomannaggia) viene fuori “La Minaccia”, che più LOL di così si muore, ed ecco Suicide Squad.

Sfortunatamente a qualcuno non è ancora chiaro il fatto che spendere soldi, pure all’infinito, non è come lanciare un incantesimo. Le cose non le risolvi in questo modo, come per magia. Esattamente come per la sospensione del dubbio, nel progetto puoi crederci quanto vuoi.

Tuttavia, realizzare dieci film in cinque anni, tutto è tranne che uno scherzo. Soprattutto considerando che si parla di produzioni complicate, blockbuster da centinaia di milioni. Però, ormai l’hai detto. Il dietrofront non è più una possibilità contemplabile.

E no, non si tratta solo del fatto che hai già annunciato il film al pubblico. Mani e manine si sono strette e il carrozzone del dio denaro è partito: una volta siglati accordi con partner commerciali a livello globale, non ci torni indietro.

Per usare le parole del critico e premio Pulitzer Joe Morgenstern: “Suicide Squad è l’equivalente di un attacco a tutto spiano all’idea stessa d’intrattenimento”. Solo un palese, disperato tentativo di fare soldi sfruttando la mania del momento copiando chi, a differenza tua, ci sta riuscendo.

Ebbene, detto questo credo sia tutto.

Stay Tuned, ma soprattutto Stay Retro.

 

 

 

1 commento

  1. Non sarà bello da dire ma non ho visto il film e non mi viene alcun desiderio di vederlo.Tuttavia, dovrò fare il sacrificio perchè altrimenti come potrò dire peste e corno del film i questione ?

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