UNA SEQUENZA PUÒ SALVARE UN INTERO FILM DI BOB CLARK?

UNA SEQUENZA PUÒ SALVARE UN INTERO FILM DI BOB CLARK?

Viviamo strani tempi cinematografici. In ambito horror e thriller, tanto per dire, si possono leggere giudizi trancianti su Profondo rosso (ritenuto “troppo lento”) ed esaltazioni di mediocri opere contemporanee come Midsommar e Man in the Dark.

Ormai quasi tutti i film, dalla serie b alla serie z, sono stati rivalutati, spesso utilizzando il termine “cult”: che vorrebbe significare chissà cosa e in realtà non significa alcunché.

Ne hanno beneficiato anche alcuni lungometraggi del regista americano Bob Clark. La sua filmografia ne conta una ventina, diretti tra la fine degli anni Sessanta e il 2004 (Clark è morto in un incidente d’auto nel 2007).

Gli esordi sono all’insegna dell’horror. Il terzo film, La morte dietro la porta (The Night Walk, 1972), su uno zombi reduce dal Vietnam, gode ancora oggi di una certa fama, acquisita fin dall’uscita nelle sale.

La carriera del regista è proseguita con un giallo ambizioso ma inerte (Assassinio su commissione, del 1979, nel quale Sherlock Holmes indaga sugli omicidi commessi da Jack lo Squartatore), due pruriginose commedie studentesche che hanno sbancato il botteghino (Porky’s – Questi pazzi pazzi porcelloni! e Porky’s II – Il giorno dopo, girati tra il 1981 e il 1983) e un poco riuscito ancorché simpatico tentativo di commedia musicale country (Nick lo scatenato, del 1984, con Sylvester Stallone e Dolly Parton). Per non parlare dell’incredibile, delirante ultimo lungometraggio, Karate Dog, del 2004.

In sostanza, Bob Clark non è mai riuscito a dare una forma adeguata alle buone idee di partenza. Tuttavia nel 1974 gira Black Christmas (Un Natale rosso sangue), un thriller interpretato da Olivia Hussey, Keir Dullea. John Saxon e Margot Kidder.

Non è un film eccezionale come sostiene qualcuno, ma di sicuro contiene una sequenza che resta impressa in maniera indelebile, forse proprio perché Black Christmas, dopotutto, non è un granché.

Durante le feste natalizie, in un collegio femminile una delle ragazze, Jess (Olivia Hussey), riceve delle telefonate oscene da un maniaco. La scomparsa di una sua compagna e il brutale omicidio di una ragazzina inducono la polizia a indagare.
Intanto Jess confessa al fidanzato, Phil (Keir Dullea), di essere incinta e di voler abortire. Phil è contrario e vorrebbe convincere Jess a sposarlo e a tenere il bambino.

UNA SEQUENZA PUÒ SALVARE UN INTERO FILM DI BOB CLARK?

Descriviamo ora la sequenza.
Inizia con Jess che riceve la telefonata di un sergente di polizia: il poliziotto le dice di uscire dal collegio e di fuggire.
La macchina da presa inquadra Jess in primo piano, dal basso, mentre parla al telefono.
Stacco sul primo piano del poliziotto: “Vada verso la porta, la apra, esca e fili via di corsa”.
Di nuovo la stessa inquadratura di Jess: “Perché devo uscire?”.
Primo piano del sergente.
Primo piano di Jess che si volta a guardare le scale quando l’agente le dice che il maniaco è lì e con ogni probabilità si trova al piano superiore.
Primo piano del poliziotto.
Stacco. Dall’alto delle scale zoomata sulla figura intera di Jess, fino a inquadrarla in primo piano.
Inquadratura delle scale dal punto di vista di Jess: voce fuori campo del poliziotto e musica in crescendo.
Primo piano di Jess che continua impaurita a fissare le scale. Mette giù la cornetta del telefono.
Primo piano del sergente.
Stacco. Dettaglio della cornetta che penzola: voce fuori campo del poliziotto.
Primo piano di Jess che guarda le scale e chiama ad alta voce due sue compagne.
Inquadratura delle scale dal punto di vista di Jess.
Inquadratura della parte di scale che porta al piano superiore.
Il corridoio del piano superiore inquadrato nell’oscurità.
Primo piano di Jess che chiama le compagne, gridando.
Stacco. Inquadratura del piano superiore.
Di nuovo il primo piano di Jess che si dispera non ricevendo risposta. Si volta e guarda verso il camino acceso.
Dal punto di vista di Jess, zoomata sull’attizzatoio.
Primo piano di Jess che guarda verso le scale e si muove, uscendo dall’inquadratura.
Vediamo Jess raggiungere il camino, inquadrata attraverso la balaustra delle scale. Il punto di vista è con ogni probabilità quello del maniaco.
Particolare della mano di Jess che afferra l’attizzatoio.
Jess si avvicina alle scale e guarda in alto. La macchina da presa la segue mentre sale i gradini, scrutando sempre il piano superiore.
Dal punto di vista di Jess, inquadratura delle scale e del soffitto del piano superiore.
Primo piano di Jess che sale, guardando in alto. La macchina da presa arretra.
Inquadratura del corridoio dal punto di vista di Jess. La macchina da presa in soggettiva avanza.
Piano medio di Jess che ha raggiunto il piano superiore.
Soggettiva dal punto di vista di Jess. La macchina da presa avanza verso una delle stanze.
Primo piano di Jess che si avvicina alla stanza, brandendo l’attizzatoio.
Panoramica da destra a sinistra fino a inquadrare la porta, su cui è appeso un addobbo natalizio. Jess entra nell’inquadratura di spalle.
Cerca di aprire la porta, che resiste. Riesce infine a spingerla. Nel farlo cade. Zoomata sui cadaveri di due compagne di Jess.
Primo piano di Jess che guarda i cadaveri. Si alza e arretra. Sente una voce, guarda a destra dell’inquadratura.
Panoramica da sinistra a destra. Vediamo l’addobbo natalizio, poi il dettaglio di un occhio che fissa Jess attraverso uno spiraglio. La voce chiama Jess.
Primo piano di Jess che guarda in alto.
Di nuovo il dettaglio dell’occhio.
Il maniaco, che è dietro la porta della stanza, arretra. L’occhio in dettaglio viene inghiottito dal buio. Jess si alza e spinge la porta.
Inquadrata in mezza figura, Jess spinge la porta e colpisce il maniaco. Il maniaco urla.
La macchina da presa effettua una panoramica verso destra, seguendo Jess che corre giù per le scale uscendo dall’inquadratura.
La macchina da presa effettua una panoramica a sinistra, inquadrando la porta. Il maniaco sempre urlando sta uscendo. Una mano insanguinata spinge la porta.

 

Mezza figura di Jess che corre giù per le scale, movimento della macchina da presa verso sinistra a seguire Jess mentre raggiunge la porta d’ingresso. Cerca di aprirla, poi si volta e guarda verso l’alto, impaurita: il maniaco continua a urlare.
Inquadratura della balaustra dal punto di vista di Jess. Vediamo la sagoma del maniaco e si sente un rumore di vetri infranti.
Mezza figura di Jess che si allontana dalla porta correndo e gridando. Una mano entra in campo e l’afferra per i capelli. Jess grida e viene trascinata a terra. Cade anche il maniaco.
Inquadratura di Jess a terra.
Particolare della mano del maniaco che si tira su aggrappandosi alle scale.
Jess si alza. Inquadrata a figura intera dal basso, si rifugia nella cantina e chiude la porta.
Dettaglio del chiavistello che viene serrato.
Primo piano di Jess dietro la porta. Solo un raggio di luce illumina il viso e la punta dell’attizzatoio. Il maniaco continua a urlare.
Nuovo dettaglio del chiavistello. Il maniaco urla mentre cerca di forzare la porta.
Primo piano di Jess.
Dettaglio del chiavistello. Il maniaco smette di urlare.
Primo piano di Jess che fissa il chiavistello e respira affannosamente. Sente dei passi che sembrano allontanarsi. Una porta si chiude.
Jess inquadrata in figura intera dal basso. Scende le scale della cantina avvicinandosi alla macchina da presa, fino a essere inquadrata in primo piano. Anche in questo caso uno spiraglio di luce illumina il suo viso.
Inquadratura di una finestra della cantina, appannata da un strato sottile di ghiaccio. La macchina da presa si muove verso destra, inquadrando una parte della cantina, immersa nella penombra. Si ode solo il respiro affannoso di Jess.
Mezza figura di Jess che dalle scale guarda la cantina. Si volta verso l’alto. Poi scende gli ultimi gradini. Rumore dei passi sui gradini. Jess si muove per la cantina, nell’oscurità.
Esterno notte. Totale di una strada di Toronto. Due auto della polizia la percorrono ad alta velocità e a sirene spiegate. La macchina da presa effettua una panoramica verso sinistra seguendo le auto mentre si allontanano.
Primo piano di Jess, che continua a tenere in mano l’attizzatoio.
Dal suo punto di vista, panoramica sulla cantina. In sottofondo si ode uno sgocciolio.
Mezza figura di Jess che, allarmata, sente una voce.
Inquadratura di due finestre della cantina, protette da una rete.
Di nuovo Jess in mezza figura che si avvicina alla macchina da presa fino a essere inquadrata in primo piano.
Inquadratura di una finestra dall’interno della cantina. Fuori, un’ombra entra in campo. È una figura umana.
Primo piano di Jess che arretra, impaurita.
Di nuovo la medesima inquadratura della finestra. La figura si abbassa, appoggiandosi alla rete con le mani.
Primo piano di Jess.
Inquadratura della figura dietro la finestra. La vediamo alzarsi, muoversi. La macchina da presa la segue mentre esce di campo. Panoramica verso destra fino a inquadrare la seconda finestra.
Primo piano di Jess, che si volta verso sinistra.
Inquadratura di altre due finestre. La figura passa dietro la prima.
Primo piano di Jess che torna sui suoi passi, allontanandosi.
In mezza figura, Jess entra in campo da destra, inquadrata attraverso i gradini.
Dal punto di vista di Jess, vediamo un’altra finestra, rettangolare, inquadrata da lontano, nella semioscurità della cantina. La figura entra in campo, dietro la finestra, e si abbassa. La macchina da presa zooma lentamente sulla finestra. A questo punto si distinguono i tratti di Phil, che chiama Jess.
Di nuovo la mezza figura di Jess, attraverso i gradini. La macchina da presa zooma brevemente su di lei.
Zoom sulla finestra e su Phil che da dietro chiama Jess. “Jess, sei lì dentro?” . Phil pulisce la finestra.
Zoom su Jess fino al primo piano. Con un filo di voce pronuncia il nome del fidanzato.
Inquadratura della finestra. Phil continua a pulire il vetro, poi guarda dentro. Ora il suo volto è più visibile. “Jess, cos’è successo?” dice Phil.
Primo piano di Jess. Si allontana, nascondendosi nell’oscurità.
Primo piano di Phil dietro la finestra, una mano appoggiata a vetro. Chiama ancora Jess, poi si alza e rompe il vetro.
Primo piano di Jess nascosta nel buio. Lentamente esce dall’inquadratura.
Mezza figura di Phil che salta dentro la cantina. Chiama Jess. Si muove. Rumore dei passi sui frammenti di vetro. “Jess, sei qui? Jess!”, dice Phil. “Jess, esci fuori”. Phil si muove fino ad avvicinarsi alla macchina da presa e a essere inquadrato in primo piano, con la luce che gli illumina il volto. “Sono io, esci fuori”, dice.
Primo piano di Jess che si nasconde. È evidente che ormai ha capito che il maniaco è proprio Phil.
Primo piano di Phil che si avvicina alla macchina da presa ed esce dall’inquadratura.
Primissimo piano di Jess. Phil fuori campo la chiama.
Dal punto di vista di Jess, vediamo Phil in primo piano.
Primissimo piano di Jess che si muove ed esce dall’inquadratura.
Di nuovo Phil che adesso la vede. “Jess, non fare la sciocca”, dice.
Zoomata su Jess dalla mezza figura al primo piano.
Phil si avvicina alla macchina da presa. “Jess, perché ti nascondi? Cos’erano tutte quelle urla?”.
Mezza figura di Jess, che brandisce impaurita l’attizzatoio e retrocede. Phil è ripreso di spalle a sinistra dell’inquadratura.
Jess si alza.
Primo piano di Phil, che si avvicina alla macchina da presa fino a essere inquadrato in primissimo piano. Poi esce dall’inquadratura dicendo: “Jess, che diavolo stai combinando qui?”.
Stacco sulle auto della polizia che arrivano a sirene spiegate nel cortile del collegio.

 

Black Christmas, ribadiamo, è tutt’altro che un capolavoro. Clark non è mai stato un regista rigoroso e quindi spreca quasi sempre con una certa faciloneria intuizioni per nulla banali.
Basta dare un’occhiata al modo in cui gira la soggettiva iniziale e confrontarla con quelle, magistrali, realizzate successivamente da John Carpenter (in Halloween – La notte delle streghe) e Brian De Palma (in Blow Out), per rendersene conto.

Diversi personaggi risultano privi di spessore, in particolare i poliziotti, mentre alcune situazioni nella prima ora sono tirate per le lunghe, a scapito della suspense.
Restano però la sequenza descritta e il finale, enigmatico e senza dubbio inquietante. La questione è se una sequenza straordinaria o dieci-quindici minuti di livello eccelso bastino per fare di un film un grande film.

 

 

 

1 commento

  1. Ma la domanda è: perché questa sequenza sarebbe eccezionale? La descrizione è fin troppo lunga ed accurata, ma non riesce a far capire cosa abbia di diverso da centinaia di scene analoghe. Non sembra ci sia neanche un vero colpo di scena.

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