VASCO NON C’ENTRA CON BONELLI – LA POSTA

VASCO NON C’ENTRA CON BONELLI – LA POSTA

Che ci azzeccano Vasco Rossi e Dylan Dog?

Gentile direttore:
1) Perché negli anni ottanta le vendite di Topolino aumentarono a dismisura? Le storie non mi sembravano migliori di quelle degli anni settanta. Anzi, in quel periodo va in pensione lo sceneggiatore Guido Martina.
2) Che ne pensa dell’iniziativa “Vasco Rossi incontra Dylan Dog”?
Marco

VASCO NON C'ENTRA CON BONELLI - LA POSTA

Gentile Marco,
no, Topolino vendeva molto di più negli anni settanta. Non bisogna confondere il record di vendite di un singolo numero dovuto a un gadget in regalo con le medie annuali.
Dal mio fondamentale articolo “Negli anni settanta i fumetti italiani erano i più venduti del mondo” traggo questi dati certificati delle copie vendute di Topolino.
1976 – 750.482
1977 – 692.962
1978 – 630.326
1979 – 632.020
1980 – 540.550
1981 – 504.246
1982 – 499.804
1983 – 496.977
1984 – 496.746
1985 – 461.270
1986 – 482.996
Come vediamo, negli anni ottanta il settimanale di Topolino è in deciso calo.
Riguardo alle trovate della Bonelli tipo “Vasco Rossi e Dylan Dog”, preferisco come si faceva un tempo.
Una volta non si facevano queste contaminazioni perché, pur dando per scontato che l’evento speciale porta provvisoriamente più lettori, alla lunga si incrina la coerenza dell’universo narrativo in cui è immerso il personaggio dei fumetti. Si perde la sua particolare “magia” e di conseguenza lettori.

Purtroppo oggi non ci si pone nemmeno il problema che alcuni vecchi lettori possano andarsene, si pensa solo a quelli che potrebbero arrivare provvisoriamente attraverso la promozione dell’evento.

 

Il fumetto italiano non esiste

Esimio Direttore,
come fa il Giappone a creare anime e manga ambientati nei quartieri delle proprie città e a renderli interessanti per il resto del mondo?
Inquadrature su elementi pedestri quali pali della luce, cavi elettrici, distributori automatici, scorci di stazioni e binari ferroviari… Eppure risulta tutto esteticamente molto riuscito.
Se lo immagina da noi? Con tutte la nostra “grande bellezza” non riusciremmo a vendere un fumetto del genere nemmeno su suolo nazionale, figurarsi esportarlo.
Qual è il segreto dei giapponesi?
Advent Child

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Gentile Advent,
credo sia stato Ernest Hemingway a dire che bisogna scrivere solo di ciò che si conosce. Se conosciamo una cosa sappiamo anche quali sono i suoi aspetti interessanti, se invece non la conosciamo correremmo il rischio di copiare gli autori che ne avevano già scritto in passato senza aggiungere nulla.
Ho deprecato, nell’articolo “Il commissario Spada è l’unico fumetto italiano”, il malvezzo provinciale delle ambientazioni estere, mentre gli autori degli Stati Uniti, della Francia e del Giappone ambientano quasi sempre le storie nei loro rispettivi paesi.
Spiace perché così non abbiamo una testimonianza dell’Italia vista dai fumetti nel trascorrere del tempo e perché vanno sprecati gli innumerevoli spunti interessanti che offrono il passato e il presente del nostro paese.
Quanto al segreto dei giapponesi, temo che dovremo limitarci ai manga dalla fine degli anni sessanta all’inizio dei novanta, dato che quelli di oggi mi paiono ben poco creativi. Il segreto era che non avevano tutti i divieti tipici della tradizione cattolica e comunista che abbiamo in Italia.
Per esempio, prendevano le barzellette con Pierino e la maestra che si raccontano i bambini per farne fumetti per bambini, appunto. Se invece volevano fare un fumetto per ragazzi, potevano benissimo scegliere come eroe un assassino figo.
Esattamente come nella vera arte, i giapponesi non si ponevano l’obbligo di educare. Chi vorrebbe educare con i fumetti ha le idee confuse.

 

Il Braccio di Ferro made in Italy

Gentile Direttore:
1) Un suo giudizio sul Braccio di Ferro della Bianconi?
2) Come vede il futuro della Bonelli?
Matteo

VASCO NON C'ENTRA CON BONELLI - LA POSTAGentile Matteo:
1) Per poco più di un anno ho scritto le storie del Braccio di Ferro della Bianconi, poi diventata Editoriale Metro. In precedenza, avevo letto da bambino Braccio di Ferro dal mio barbiere, che aveva solo i fumetti porno e quelli della Bianconi (c’erano anche Geppo, Soldino e Nonna Abelarda).
Se non ricordo male l’albo di Braccio di Ferro, durato una trentina di anni, vendeva sulle 150mila copie.

Il punto di forza della Bianconi era la trasgressività, la non osservanza delle leggi non scritte sui fumetti per bambini. Da questo punto di vista erano simili ai manga per l’infanzia.
Il punto debole era l’eccessiva velocità di realizzazione: se i fumetti fossero stati scritti e disegnati con maggiore cura avrebbero surclassato Topolino.
2) La Bonelli recentemente ha cercato di realizzare prodotti “non bonelliani” per contenuti e formato. Ovviamente non ha avuto successo. Adesso è passata allo sfruttamento intensivo delle vecchie serie.
Se la Bonelli smettesse di vergognarsi dei propri personaggi “popolari” come Tex e Zagor, e comprendesse che personaggi più complessi come il primo Dylan Dog dovevano il loro successo all’essere brillanti (invece di seriosi), e ne realizzasse altri sulla stessa falsariga, tornerebbe a risalire un poco nelle vendite.

 

Fumetti sportivi

Caro direttore,
secondo lei quali sono stati i migliori fumetti italiani che hanno come tema uno sport?
Qualcuno di essi ha avuto un certo successo?
Michele

Non me ne sovvengono, gentile Michele.
Forse l’Intrepido o il Monello avevano presentato qualcosa in questo senso: ne saprà di più il nostro Arcangelo Stigliani (che magari risponderà brevemente nei commenti qui sotto).

 

La qualità di Zerocalcare

Caro Direttore
Le sono piaciute le ultime opere di Zerocalcare: “Una storia di Natale” e “La dittatura immaginaria”?
Anna


Gentile Anna,
se lo posso dire senza essere insultato dai suoi ammiratori, a me Zerocalcare non piace come fumettista.
Trovo che abbia la tecnica del vignettista o magari dell’autore di strisce. Mentre nelle storie lunghe diventa logorroico e si ammoscia.
Per quanto riguarda i suoi fumetti noto che, purtroppo, per fare in fretta trascura sempre di più il disegno. Zerocalcare, frastornato dal successo, è ormai al limite della leggibilità.

 

Fumetti per bambini?

Gentile direttore,
perché oggi ci sono pochissimi fumetti italiani di successo pensati per un pubblico di bambini? Oltre a Topolino mi risulta che solo Sio venda molto.
Forse gli autori italiani non sono bravi? O le famiglie pensano che per i loro figli il fumetto valga poco come passatempo o forma di cultura?
Michele

Gentile Michele,
un tempo i fumetti venivano commissionati dagli editori con due caratteristiche: facilità di lettura e contenuti per i bambini.
Oggi i responsabili delle case editrici sono dei “fumettofili” più o meno raffinati che credono, anche a ragione, che il fumetto sia un’arte, e richiedono quindi fumetti per un pubblico colto. Persino i fumetti di Topolino sono spesso realizzati più per il pubblico colto che per i bambini.
In passato, invece, si facevano fumetti per bambini che, nei casi migliori (come le storie dei paperi di Guido Martina), potevano benissimo essere letti anche dagli adulti. Il procedimento contrario non funziona, come vediamo oggi.
Ormai i fumetti sono talmente per adulti che quando la Bonelli o la Marvel vuole venderli ai bambini devono fare le versioni “junior” delle loro serie. In genere piuttosto scarse, perché pensate per essere soltanto infantili.

 

 

Sauro Pennacchioli

 

 

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Contatto E-mail: info@giornale.pop

12 commenti

  1. Zerocalcare batte il ferro finche è caldo e finche tira la sinistra(o più cornettante si cerca di imporre il pensiero della sinistra), se in futuro gli editori si spingeranno a destra per lui è finita. Quindi fa bene a riempirsi il conto in banca. Ma i disegni si sono orribili.

    • e quale sarebbe il pensiero della destra? fare elenco utile per noi poveri umani.

  2. ragazzi ma l’avete mai visto l’appartamento di zerocalcare? E’ una reggia: legno levigato, muri perfetti, mobili di lusso, stride con la versione casa da barbone nei fumetti

  3. Sui fumetti sportivi : ce n erano diversi sul Giornalino anni 80, se non ricordo male fatti da Giovetti (che faceva le illustrazioni dei più bei goal della settimana).
    Ricordo una storia delle olimpiadi (espositiva) e due sul calcio (narrative): sobri ma non male. E sempre sul Giornalino c’era una serie sulla Formula 1

  4. Direttore ma quindi tutta la pubblicità di giocattoli( he man, barbie, lego, Nintendo) su topolino negli anni 80 serviva per stare a galla? Era tantissima

    • La pubblicità c’era anche nei decenni precedenti ed era sempre la benvenuta perché portava tanti soldi.

      • Il gran numero di pagine su Topolino dedicate alla pubblicità era dovuto al fatto che il settimanale, anche se in calo di vendite, comunque rimaneva tra i più venduti e quindi le varie società si contendevano le pagine per avere più visibilità possibile. I record di pubblicità ci furono a fine anni ’80, quando nei numeri di Topolino di dicembre c’erano 30 pagine circa in più di “inserto regali” di natale. Bisogna poi distinguere fra le pubblicità vere e proprie e le auto-pubblicità di prodotti degli stessi editori di Topolino (non solo la Disney ma anche la Mondadori fino al 1988 e la Panini dal 2013 ad oggi). Con il crollo delle vendite del Topo avvenuto negli ultimi anni le “pubblicità vere e proprie” sono sempre più diminuite fino a scomparire nel 2019 circa.

  5. La mia edicolante (Roma centro) è stata subissata di copie dell’ultimo numero di Dylan Vascog nio e dice che non vende praticamente nulla ….
    Sarei curiosao di sapere i riscontri delle altre edicole…

    • Sono di Verona idem, Dylan è finito se come dice Marcello Toninelli vende sotto le 50.000 copie.

  6. Ciao.
    Scrivendo nel motore di ricerca di Giornale Pop troverai delle notizie sui fumetti pubblicati dalla Universo dedicati allo sport.
    Molti furono i racconti autoconclusivi ispirati agli sport più amati. Come tutta una serie di inserti ( Intrepido Sport) disegnati egregiamente a mezza tinta da Gino Pallotti.
    Per le serie è il caso di ricordare Forza Folgore di Raffaele D’Argenzio e disegnata dai fratelli Paolo e Piero Montecchi – protagonisti degli adolescenti di periferia e la loro vita fra tiri al pallone e il quotidiano.
    Altra serie rimasta nella memoria dei lettori fu Mister Kappa di Graziano e Claudio Cicogna, e poi altri, e disegnata da Jesus Blasco e fratelli. Un pilota di Formula 1 con spirito da giustiziere.
    Ancora Rocky del Bronx, ambientato nel mondo della box, di Ledar e Angelo Saccarello e poi A. Musso disegnato da Loredano e Silvano Ugolini. E poi Rally scritto da Andrea Mantelli e disegnata da Paolo Ongaro. Infine (altrimenti diventa un articolo) Dark, plurisportivo ingaggiato dai servizi segreti, scritto dai fratelli Agrippino e Antonino Musso, illustrato da Esteban Maroto in alternanza con E. Badia Romero.
    Ma, ripeto, inserendo nei motori di ricerca Sport + Intrepido avrai più notizie.
    (Furbastro di un Sauro!)
    Ciao.

  7. Boxe! Mi scuso coi fan del pugilato.

  8. Non so altri, ma io comprerei un team up tra il BVZA e Vasco Rossi. Qualcosa come R.E.D. di Warren Ellis e Cully Hamner ( da cui due film con Willis e Mirren e Malkovich ndr ). Fred Castle e Wetwork Reds sono due agenti CIA veterani di una sezione in cui si inseriscono messaggi subliminali in ogni traccia rock per calmare l’istinto di ribellione che serpeggia in alcune parti del mondo della contro cultura. Credono sia una specie di pensionamento anticipato fino al momento in cui si imbattono nel mysterioso algoritmo Morrison che apparentemente ha lo scopo di invertire la programmazione di alcuni tra i tanti per giustificare le spese di un apparato mastodontico come quello dei servizi. Uno zinzino sei o tre gg del Condor ( nel romanzo sono il doppio che nel film ), ma le note sono sette…

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