QUANTO VENDE TEX – LA POSTA

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Le vendite di Tex

Egregio direttore,
si sa qualcosa delle vendite totali di Tex?

Alessio

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Gentile Alessio,
Mauro Boselli, curatore e sceneggiatore di Tex, nel 2017 era intervenuto su Giornale POP (vedi QUI) dicendo che Tex vendeva tra le 170mila e le 180mila copie, e che ne perdeva 5mila l’anno.
Adesso, quattro anni dopo, Tex dovrebbe quindi vendere dalle 160mila alle 150mila copie. Anche se voci ben informate lo danno sulle 120mila…
In ogni caso Tex rimane il fumetto di gran lunga più venduto della Bonelli, sia perché è sempre stato così, sia perché non lo coinvolgono in mode di marketing fuori luogo.
Certo, sarebbe ora che la Bonelli puntasse davvero su nuovi personaggi indirizzati a un pubblico più giovane, che ama poco o nulla il western, ma sempre sul solco della tradizione sia per i contenuti “popolari” sia per il formato “classico”.

 

Le storie scongelate di Dylan Dog

Caro Direttore,
tempo fa, in uno dei suoi articoli ho letto una frase che mi è rimasta impressa, ovvero che gli episodi di Dylan Dog contenuti nei Maxi fossero, in pratica, storie scartate della serie regolare.
La cosa mi ha alquanto stupito e da allora mi ci arrovello, anche perché spesso ho trovato più interessanti e avvincenti le storie dei Maxi di quelle della serie regolare (soprattutto negli ultimi anni).
Posso chiedere maggiori dettagil circa la sua affermazione, che ne sa sicuramente più di noi poveri cristi che spendiamo ancora i nostri sudati risparmi in fumetti ormai moribondi?
Stefano

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Gentile Stefano,
anche altri personaggi Bonelli hanno avuto delle serie “parallele” con questo scopo.
Per quanto riguarda Dylan Dog, la cosa è dimostrata anche da quanto è accauduto a due storie disegnate da mio fratello Gabriele su testi di Claudio Chiaverotti, accantonate in un periodo in cui c’erano polemiche sulla violenza nei fumetti (vi furono alcune interpellanze parlamentari).
Lo scrissi nell’articolo di Giornale POP che dedicai a mio fratello (QUI), e il curatore Roberto Recchioni rispose che nel n. 29 del Maxi sarebbe uscita una delle due storie, mentre la seconda era considerata “insalvabile”.
Sul fatto che le storie del Maxi siano migliori o peggiori non saprei dirti, perché non ho mai seguito questa serie.

 

L’invasione degli zombie

Egregio Direttore,
la massificata produzione internazionale di fumetti con tematica zombie non ha ancora stancato il pubblico. Come mai? Assuefazione o pigrizia di autori, editori e lettori? Le variazioni appaiono proprio minime nell’evolversi delle trame.

Giuseppe

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Gentile Giuseppe,
ci sono le mode e gli zombi oggi sono di moda. Pensi alla moda dei fumetti western scoppiata nell’immediato dopoguerra (quando i cinema si erano riempiti delle pellicole americane bloccate negli anni del conflitto) e durata fin oltre gli anni sessanta.
Io gli zombie li ho sempre avversati, sia perché i morti “viventi” mi fanno impressione sia perché non sono molto espressivi e loquaci.
Faccio un’eccezione per l’introspettivo e spettacolare Simon Garth, lo zombie scritto da Steve Gerber e disegnato da Estaban Maroto per le riviste in bianco e nero della Marvel degli anni settanta (al quale ho dedicato un articolo QUI).
Ricordo anche con piacere una vecchissima storia di zombie senza personaggio fisso scritta da Guido Nolitta / Sergio Bonelli e disegnata, forse, da Franco Donatelli. A proposito: qualcuno ricorda come si intitola e dove era apparsa?

 

Ristampare la Marvel

Caro Direttore,
quale materiale Marvel degli anni ottanta e novanta pensa che oggi debba essere ristampato?
Luca Ben

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Gentile Luca Ben,
della Marvel gestita da Jim Shooter degli anni ottanta andrebbe ristampato molto, di quella gestita da Tom DeFalco degli anni novanta poco.
Jim Shooter, oltre al merito di avere assecondato le idee migliori dei suoi autori, ha tenuto sempre relativamente basso il numero delle testate per poterle curare al meglio.
Non ha caso, Shooter è stato il primo direttore della Marvel a lasciare l’azienda in forte attivo nel momento dell’abbandono dell’incarico, mentre Stan Lee, Roy Thomas e gli altri la lasciarono in grave crisi.

Tom DeFalco, oltre a essere un mediocre autore ed editor, non ha saputo reggere alla pressione dell’editore, e ha pubblicato innumerevoli serie, spesso di bassa qualità (a meno che fossero di autori valorizzati precedentemente da Shooter).

 

Pratt contro Pazienza?

Gentile Direttore:
1) E vero che Hugo Pratt detestava Andrea Pazienza?
2) Quali sono le migliori storie disegnate da Pazienza? In molti dicono Zanardi Lupi e Zanardi Medievale.
3) Le piace il finale del manga Shamo?
Franco


Gentile Franco,
mi risulta che Hugo Pratt prendesse bonariamente in giro il giovinastro Andrea Pazienza. La storia-capolavoro di Pazienza con Zanardi è “Giallo scolastico”: andrebbe attentamente studiata vignetta per vignetta.

Per quanto trovi stucchevoli i fumetti di combattimenti, la serie Shamo di Izo Ashimoto iniziai a seguirla. Ma dei manga, soprattutto quelli degli ultimi decenni, non apprezzo il fatto che siano quasi sempre un unico “episodio” che non finisce mai. Quindi dopo un po’ smisi di acquistarlo.
Vedo adesso che è terminato con il volumetto numero 34. Sarà finito alla cavolo come tutti i manga, dato che gli autori (anche se dicono il contrario per incoraggiare i lettori all’acquisto) non hanno mai la più palida idea su come far “finire” la loro serie, dato che il loro unico interesse è farla durare finché ha successo.

 

Più argomenti “pop” come la Carrà?

Gentile direttore,
perché nella posta di Giornale Pop si parla più di fumetti che di altri argomenti pop?
A suo giudizio quale è stato il segreto che ha reso Raffaella Carrà così “pop”?
Eugenio


Gentile Eugenio,
mi limito a rispondere alle lettere che arrivano.
Raffaella Carrà non faceva parte dei miei interessi, più che pop mi sembrava “popolaresca”. Ciononostante ha meritato il successo che ha avuto in Italia e in altri paesi un tempo socialmente arretrati, come Spagna e Argentina, perché era una professionista in sintonia con i tempi. E si è fatta largo grazie alle proprie capacità, mentre spesso le donne dello spettacolo ricevono la spinta da politici e dirigenti televisivi.
La Carrà non cantava tanto volentieri i brani più o meno sciocchi che l’hanno resa famosa, ma sapeva che piacevano al suo tipo di pubblico casalingo, per il quale rappresentava, comunque, un esempio positivo di donna indipendente.
L’unica volta che mi colpì davvero fu nei suoi inizi televisivi, quando ballava con l’ombellico scoperto nella sigla iniziale di Canzonissima che vedevo da bambino. Era il massimo dell’erotismo disponibile nella televisione democristiana di allora. Per me, in mancanza di meglio, era sesso allo stato puro.
Finita la sigla, però, mettevo subito la Televisione svizzera per vedere il film americano del sabato sera. Non mi piacevano i varietà.

 

La figura del direttore responsabile

Gentile direttore,
perché le riviste devono avere un direttore responsabile?
Davide

Gentile Davide,
perché tutte le aziende hanno un responsabile legale.
La cosa discutibile è che per essere direttore responsabile di una testata, anche a fumetti, bisogna essere iscritti all’albo dei giornalisti.
Per questo motivo negli anni trenta il grande Federico Pedrocchi non poté firmare il settimanale di Topolino pur dirigendolo di fatto. In seguito ci sono stati alcuni direttori di Topolino che di fumetti non sapevano nulla, ma in “compenso” erano giornalisti professionisti.
Pure a me è capitato di dirigere delle pubblicazioni firmate da qualcun altro perché non ero giornalista. Da un pezzo lo sono diventato, avendo lavorato a lungo nelle redazioni e sostenuto gli esami da giornalista che si tengono a Roma. Quindi, se proprio volete farmi dirigere il Corriere della Sera, d’accordo, lo posso fare legalmente.

 

Sauro Pennacchioli

 

 

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4 commenti

  1. Che ha di speciale Giallo scolastico come disegni rispetto a lupi, la prima delle tre, zanardi medievale e zanna la vecchiezza e una Roma? Se parliamo invece della storia è un altro discorso. Quella è la più studiata.

  2. Sia qui che nell’articolo odierno di Tonelli si parla dell’ormai cronico crollo delle vendite. A cosa è dovuto? Sicuramente soprattutto alle altre , ricche, forme di intrattenimento e in parte , nemmeno tanto piccola, all’aumento delle pubblicazioni. Per fare un esempio semplice quando uscì Dylan Dog un albo costava 1.300 lire e uno stipendio base stava tra il 1,3 e 1,5 milioni , oggi a fronte dei 4,40 lo stipendio base sta sempre tra i 1.200 e i 1.500 ,per i lavori più umili anche ben sotto…tra l’altro le scelte editoriali ( colore, maxi, miniserie, Albi giganti etc. )e l’aumento dei prezzi ha portato i pochi lettori a fidelizzarsi a una o due serie , causando una saturazione al personaggio seguito e in mancanza di cultura delle alternative , all’abbandono del fumetto.Credo che per risollevarsi almeno un po’ la Bonelli , anzi che inserire gadget ogni mese , dovrebbe dirottare molte di queste mini,maxi, special..su una rivista dove oltre ai personaggi storici a fare da traino , ci sia posto per nuovi progetti e personaggi che negli ultimi anni , benché di ottima qualità sono tutti naufragati in fretta. È vero che a suo tempo la rivista Full non ebbe successo , però allora nessuno pensò di inserire. storie dei Tex, Zagor etc.che sicuramente avrebbero reso più appetibile il prodotto, e in fondo , se dopo più di 40 anni ancora troviamo in vendita Lanciostory che non può contare su personaggi così conosciutissimi ci può stare benissimo anche una rivista a marchio Bonelli , magari quindicinale magari non oltre i 5€

  3. miiii…4,40 per un Tex? Qui c’è da mettersi a trafficare in oppio o scippare le vecchiette della pensione per leggerlo ogni mese. Quanto costa una birra? Che poi fa solo pisciare. O un happy hour? E un pacchetto di sigarette che poi non ti resta altro che un cancro ai polmoni? Quanti caffè si bevono in un giorno? Quanta benzina si consuma per cercare parcheggio o fare i caroselli idioti per aver vinto una partita di calcio? E vedere una partita su Sky o DAZN?
    Si parla di lettore più che adulti e non hanno quattro spiccioli per un fumetto?

  4. C’è pure da dire che se un lettore decidesse di seguire anche un solo personaggio (per fare un esempio, Tex), mettendo insieme serie regolare, Texone, Tex Magazine, Tex Willer, Tex Color, Maxi Tex, eventuali ristampe, ecc., l’esborso mensile medio risulterebbe superiore a 4,40 euro a fronte di una qualità (e soprattutto una varietà) non sempre adeguata…a questo punto lo stesso lettore si potrebbe sentire legittimato a spendere una decina di euro per accedere a tutta la biblioteca Netflix e chiuderla lì, o in alternativa comprarsi qualche buon libro in edizione economica. Proprio ieri, passeggiando in centro, ho visto un ragazzino seduto sui gradini intento a leggere un fumetto in compagnia dei suoi amici. Una scena che non vedevo da anni, se non lustri (che nostalgia…). Per la precisione, i due amici guardavano il proprio smartphone, mentre lui era concentratissimo nella lettura di un manga. Continuando così, quanto durerà la Bonelli?

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