SEI VUOI FARE FUMETTI SCRIVI DIABOLIK – LA POSTA

SEI VUOI FARE FUMETTI SCRIVI DIABOLIK – LA POSTA

Diabolik troppo ripetitivo?

Gentile Direttore,
Diabolik è sempre uguale. Ho letto una cinquantina di albi sparsi e la trama è sempre la stessa. E ha solo quattro personaggi fissi: Diabolik, Ginko, Eva ed Altea. C’è qualche storia dove si esce dal solito canovaccio?
Marco

SEI VUOI FARE FUMETTI SCRIVI DIABOLIK

Gentile Marco,
oggi i fumetti tendono a non avere una struttura specifica. Spesso si preferisce non fare nemmeno terminare i singoli episodi continuando all’infinito qualcosa che, in realtà, non si può nemmeno più definire una storia. Questo non accade solo ai fumetti, ma anche alle serie televisive. Anzi, penso che si cerchi proprio di imitare i telefilm.
Forse Diabolik esagera nel senso opposto, ma dati i tempi è meglio così, perché obbliga gli autori a trovare sempre un trucco per il colpo di Diabolik e uno per la sua fuga. Quindi almeno queste due idee devono tirarle fuori, invece di limitarsi ad allungare il brodo con il bla-bla. Ci sono poi altri elementi nelle storie di Diabolik, anche sentimentali, che di volta in volta vengono proposti in maniera leggermente diversa.
L’insegnante di una scuola di fumetto dovrebbe chiedere agli allievi di scrivere un soggetto di Diabolik per capire chi ha le caratteristiche per diventare sceneggiatore.
Diabolik non piace nemmeno a me perché, in effetti, troppo ripetitivo, ma per il pubblico generico la reiterazione funziona perfettamente.
Per trovare storie di Diabolik che escano da questi schemi occorre leggere gli speciali in grande formato. Spesso disegnati meglio, ma non sempre scritti meglio.

 

Ancora su Namor e Capitan America

Caro Direttore,
ho letto con interesse il suo articolo su due vecchi personaggi Marvel: Namor il Sub-Mariner (che ammetto di conoscere poco) e Capitan America, che invece credo di conoscere abbastanza bene. Mi ha lasciato perplessa il fatto che secondo lei Namor sia al contempo anarchico e aristocratico: non c’è un “conflitto di interessi”? Su Capitan America, se è vero che dovrebbe combattere gli avversari dell’America piuttosto che il governo americano, quali nemici potrebbe avere oggi, dato che non ci sono più le minacce nazista e comunista?
Paoletta

SEI VUOI FARE FUMETTI SCRIVI DIABOLIK

Gentile Paoletta,
in effetti l’articolo su Sub-Mariner e Capitan America avrebbe bisogno di alcune note per chiarire vari passaggi.
Vero è che gli anarchici di una volta dicevano che avrebbero lottato “finché l’ultimo re sarebbe stato impiccato con le budella dell’ultimo papa”, ma l’anarchia era una moda politica diffusa e con molte varianti, le quali permettevano quasi a chiunque di abbracciarla in qualche modo. Per esempio era anarchica la moglie dell’ultimo re di Napoli, anche se dopo aver perso il trono a causa di Garibaldi l’ex-regina inclinò verso la reazione.
Nel caso specifico del ribelle Namor ravviso l’influenza di Friedrich Nietzsche, un filosofo terribilmente in voga nei primi decenni del Novecento, ai quali a volte i giovani si rifacevano nel loro tono sprezzante. Nietzsche, o quello che si credeva avesse scritto, piaceva ai nazisti (anche se non a Hitler in persona), ma era apprezzato anche dagli estremisti di sinistra non marxisti. Quindi l’eloquio superomista del ribelle Namor all’epoca non suonava affatto strano.
Quanto a Capitan America, per gli autori attuali il suo primo numero non è quello in cui combatte Hitler, ma quello in cui combatte Nixon, e vanno quindi avanti scrivendo storie sullo scontro con il governo di Washington. Non è tanto una questione politica per me, ma di tedio.
Certo, non è facile trovare nemici così interessanti come i nazi, e in effetti quando Jack Kirby tornò alla Marvel nella seconda metà degli anni settanta, in mancanza di meglio, fece combattere Cap contro una associazione elitaria che voleva riportare gli Stati Uniti sotto il regime monarchico di due secoli prima. Storia peraltro noiosissima. Ma in realtà di nemici interessanti Cap potrebbe averne molti.
Possibile, per esempio, che la Marvel dell’epoca classica abbia pensato anche il maggia, ossia una versione fantasiosa della mafia, mentre in tutti questi anni non sia riuscita a creare una potente organizzazione immaginaria di fanatici religiosi ispirata ai talebani e all’autoproclamato califfato?
Se la Marvel è troppo condizionata dal politicamente corretto, che ammette solo malvagi bianchi e cristiani, faccia questi nuovi nemici mediorientali di confessione manichea o di una religione inventata, ma che comunque ricordino i fanatici barbuti. Magari si potrebbe realizzare una storia dove ammazzano alcuni fumettisti, così, per solidarietà tardiva ai colleghi della redazione di Charlie Hebdo

 

Il fumetto secondo Roberto Vecchioni

Gentile Signor Direttore,
ho sentito in televisione, su un programma Rai, una interessante intervista a Roberto Vecchioni che parlava di fumetti e lo faceva da grande intenditore e da cultore della materia umanistica quale lui è. Durante l’intervista ha definito il fumetto un media a se stante perché, a differenza del libro e del film, lascia al lettore lo spazio per immaginare ciò che succede tra le vignette, senza quel continuum storico nello storyteller che il fumetto non può permettersi. Cioè si salta da un fatto determinante all’altro, e questo porta il lettore a essere autore a sua volta della storia, nel senso che deve riempire gli spazi lasciati vuoti con la sua fantasia. Questo spiegherebbe perché, nonostante la forte concorrenza che subisce, il fumetto continua a mantenere una sua individualità, senza soccombere. Mi piacerebbe conoscere il suo parere da esperto in proposito.
Fabio

Gentile Fabio,
mi pare un’affermazione “poetica” priva di significato reale. Lo spazio temporale tra una vignetta e l’altra è praticamente inesistente, non si può immaginare nulla che non avevamo già visto nella vignetta precedente e che vedremo nella prossima. Questo vale anche per Principe Valiant di Hal Foster e Flash Gordon di Alex Raymond, che hanno uno “stacco più prolungato” tra le vignette.
L’originalità del fumetto sta, piuttosto, nell’essere un linguaggio che fonde perfettamente due tradizioni diverse: quella della letteratura e quella figurativa, in una sintesi originale e diversa dalla semplice somma dei due generi.

 

La Bonelli sta rallentando?

Gentile Direttore,
come mai la Sergio Bonelli Editore, dopo le tante nuove serie degli anni scorsi, non fa più uscire delle novità?
Sabina

Gentile Sabina,
l’ho appunto scritto diversi anni fa in una serie di articoli che non hanno riscosso molta attenzione.
La Bonelli non è la Panini, cioè non pubblica molte serie di fumetti pagandoli poco perché già realizzati all’estero. Pubblica fumetti originali che paga caro. Quindi dovrebbe concentrarsi su poche nuove serie in bianco e nero nel formato standard, sperando di imbroccare un successo ogni tanto. Come faceva un tempo.
Oltre all’editore anche gli autori hanno le loro colpe, puntando sempre verso i lettori colti, i fumettologi del web, gli appassionati dei videogiochi o altre categorie fondamentalmente estranee al pubblico popolare dei fumetti.
Adesso vedo una terza deriva, quella che porta a media come il cinema e la televisione. Non credo che percorrere strade sconosciute, per quanto teoricamente allettanti, sia sempre una buona idea se non si hanno mezzi adeguati ed esperienza specifica.

 

Sauro Pennacchioli

 

 

Scrivete le vostre lettere come “commenti” in fondo alla pagina: saranno rese visibili e riceveranno risposta nel prossimo appuntamento con la posta.

 

 

Contatto E-mail: info@giornale.pop

5 commenti

  1. La teoria di Vecchioni riguardo la spazio tra una vignetta e l’altra, mi pare l’abbia “rubata ” a Fellini , che diceva la stessa cosa.

  2. Con tutto il rispetto per Fellini e Vecchioni, è una affermazione molto comune, di cui non saprei ricostruire il primo artefice. Cito da DIDATTICA DEI FUMETTI, un testo di Domenico Volpi del lontano 1977: “Gli spazi tra una vignetta e l’altra, le separazioni o gli intervalli tra le scene hanno un’importanza sia narrativa sia psicologica. Dal punto di vista narrativo, quello dei fumetti è un linguaggio ellittico, del quale cioè alcuni elementi sono stati omessi: da una vignetta all’altra c’è uno iato, un vuoto di azione e di tempo, quel che avviene nello spazio-tempo compreso fra le due vignette non si sente e non si vede”

  3. Io mi ricordo di averla letta nel saggio di Eisner fumetto e letteratura sequenziale

  4. Caro Pensaurus , scrivere Diabolik è stato, almeno nel mio caso, un esercizio quando ero studente in una scuola di fumetto. Assolutamente illuminante. Ricordo che mi lanciai in un dirottamento aereo tra secondo Bats di Chris Nolan, Now you see me 2 ( ante litteram perché erano i primi anni del secolo ) in una rilettura dei primi telefilm di Mission : Impossibile ( quelli in cui Nimoy e gli altri rapivano un tale e gli facevano credere di essere al sicuro perché rivelasse un segreto ) ed il mio sensei la fece a pezzettini. Più rattoppavo e più l’aereo non si alzava in volo. Decisi in quel momento di lasciare il Re del Terrore a chi sapeva scriverlo e da allora sto lavorando ad una storia con la calzamaglia senziente del Primo Fattore che evolve nel Tessuto Definitivo del Multiverso e viaggia via tutte le lavanderie a gettoni per trasmettere l’informazione filosofica che mischiare i colori in lavatrice porta al caos. Non + di mille tavole in formato tascabile con un tratto a la Fred Fredericks disegna le strisce di Mandrake. Excelsior !

  5. Il direttore ha ragione. La Marvel non ha coraggio. Gli estremisti islamici potrebbero essere degli ottimi nemici per Capitan America. Ovviamente proposti in una chiave immaginaria, come fecero col Maggia o con l’Hydra.

Scrivi un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati con *

Dichiaro di aver letto l'Informativa Privacy resa ai sensi del D.lgs 196/2003 e del GDPR 679/2016 e acconsento al trattamento dei miei dati personali per le finalità espresse nella stessa e di avere almeno 16 anni. Tutti i dati saranno trattati con riservatezza e non divulgati a terzi. Potrò revocare il mio consenso in qualsiasi momento, integralmente o parzialmente, con effetto futuro, ed esercitare i miei diritti mediante notifica a info@giornalepop.it

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*