GLI ITALIANI NON HANNO SUCCESSO IN USA – LA POSTA

GLI ITALIANI NON HANNO SUCCESSO IN USA – LA POSTA

Sceneggiatori italiani in America

Caro direttore,
ho visto nei social che un autore si è ritenuto offeso dalla sua affermazione sugli sceneggiatori italiani che non hanno successo negli Stati Uniti.
Al di là della polemica, perché non vengono valorizzati secondo lei?
Viviana

GLI ITALIANI NON HANNO SUCCESSO IN USA - LA POSTA
Gentile Viviana,
questo autore credo stia per pubblicare l’edizione americana di un fumetto che aveva realizzato per la Bonelli. Io comunque non mi riferivo a lui, ma a Marcello Toninelli che, con una certa enfasi, aveva commentato questo avvenimento scrivendo “gli italiani lo fanno meglio”, nel senso che i nostri autori si fanno valere all’estero.
Io, senza parlare del fumetto in questione perché manco lo conosco, ero intervenuto per dire che non è difficile per un italiano pubblicare in America con un piccolo editore (soprattutto se il formato del fumetto non si allontana troppo da quello dei comic book), ma avere successo è un altro paio di maniche.
Fino a oggi, diversamente dai disegnatori, nessun sceneggiatore italiano ha sfondato in America.
Non Tiziano Sclavi quando, anni fa, sono usciti in Usa i suoi primi strabilianti Dylan Dog. Peraltro con nuove copertine disegnate dal geniale Mike Mignola, che pure avrebbero dovuto attirare lettori.
Nemmeno Roberto Recchioni, che aveva realizzato un fumetto apposta per quel mercato, ha aperto la strada agli autori italiani.
Questo non perché gli sceneggiatori italiani siano incapaci: ce ne sono anche di più bravi degli spesso sopravvalutati americani. Il fatto è che la lingua costituisce una barriera per i non anglofoni, i quali vengono conosciuti solo attraverso traduzioni sicuramente fedeli, ma non si sa fino a quanto efficaci.
Neppure i francesi, per esempio, scrivono per il mercato americano, anche se qualche loro gloriosa serie viene tradotta con un certo successo.

Gli unici sceneggiatori stranieri a raccogliere davvero consensi nei comic book provengono tutti, guarda caso, dal Regno Unito: Alan Moore, Neil Gaiman, Grant Morrison, Garth Ennis…
Del resto, mi viene in mente solo il romanziere polacco Joseph Conrad tra quelli che hanno sfondato laggiù come scrittore senza essere di madrelingua inglese.
(Certo, c’è l’eccezione dei manga, ma quelli dilagano in tutto il mondo grazie alle loro caratteristiche particolari: delle quali parlo nella risposta a una lettera più sotto).
Quindi, ripeto, non è difficile pubblicare fumetti italiani in America, se sono professionali e non si punta a Marvel o Dc Comics, ma fino a questo momento è stato impossibile portarli al successo.
Naturalmente può anche essere che qualche italiano, prima o poi, ci riesca. Speriamolo.

 

Marvel o Dc?

Gentile Direttore
1) Preferisce la Marvel o la Dc Comics?
2) Batman in Italia è il supereroe più amato e seguito, lo è anche in America?
Guido

GLI ITALIANI NON HANNO SUCCESSO IN USA - LA POSTA
Gentile Guido,
preferisco la Marvel classica di Stan Lee, Jack Kirby e Steve Ditko. Quella di oggi e la Dc sono più o meno allo stesso livello.
Mi sembra che il supereroe più amato in Italia e negli Usa sia l’Uomo Ragno. Anche Batman è ben piazzato, però.

 

I manga superano i comic book in America?

Gentile direttore,
1) Come hanno fatto i manga a superare in America le vendite dei fumetti americani?
2) Come fa un popolo dinamico come gli americani ad avere il baseball come sport nazionale? È di una lentezza e lunghezza esasperante.
Matteo

Gentile Matteo,
in America i manga hanno superato le vendite dei fumetti autoctoni solo nel formato libro. Se si aggiunge il mercato degli albi non è affatto così, perché lì i manga sono assenti.
In ogni caso in America, come in Italia, i manga dilagano. I motivi sono vari.
Le vendite dei fumetti negli Stati Uniti sono crollate del 90% a metà anni cinquanta per le censure che li hanno resi a lungo roba per stupidi, e che comunque hanno impresso un indirizzo moralista al posto del sano spirito anarcoide precedente. Da allora le vendite dei comic book, in relazione alla popolazione americana, sono state sempre molto basse.
I manga sono invece liberi di spaziare dove vogliono e non fanno la morale ai lettori. Inoltre il numero dei fumetti pubblicati in Giappone è varie volte quello di tutto il resto del mondo: per la legge dei grandi numeri è inevitabile che ci siano anche i più interessanti.
Per quanto riguarda lo sport, oltre al macchinoso baseball, in America ha successo una variante di calcio più dinamica del nostro. Seppure in terza posizione, anche il basket, altro sport veloce, è molto seguito.
Quindi, tutto compreso, gli sportivi americani si “annoiano” meno degli italiani.

 

Quanto vende Dylan Dog?

Egregio Direttore:
1) I numeri di vendita che dà Marcello Toninelli sono affidabili? Dylan Dog che vende sotto le 50.000 copie mi sembra una miseria.
2) Esiste un reboot di un fumetto che ha avuto successo? Di qualsiasi nazionalità.
Oscar

GLI ITALIANI NON HANNO SUCCESSO IN USA - LA POSTA
Gentile Oscar,
ho smesso di informarmi sulle diffusioni quando ho scoperto che rivelarle fa arrabbiare tutti, anche se non capisco perché. Per quanto riguarda Dylan Dog, sono fermo a quando vendeva 60mila copie.
L’idea stessa del reboot mi sembra insensata. Si possono cambiare poco a poco le caratteristiche di un personaggio, comprese le origini, senza azzerare la serie mancando di rispetto ai vecchi lettori.
Comunque l’unico reboot che mi è piaciuto è stato quello fatto da John Byrne su Superman nel 1986. Ma lo stesso Byrne aveva fatto meglio nel 1981 “reboottando” i Fantastici Quattro senza usare alcun reboot.

 

Giornale POP è lento?

Buongiorno Direttore,
lo sa che Giornale POP è lentissimo nel caricare le pagine?
Forse è per far crescere la giusta trepidazione, prima di immergerci nella lettura di articoli sempre interessanti?
Fabio

Apprezzo il suo piglio promozionale, gentile Fabio,
se anche altri fanno fatica a caricare gli articoli ce lo dicano.

 

Fumetti multimediali

Sua Santità Direttore Maximo,
quando si prenderà coscienza che in Italia abbiamo e abbiamo avuto i migliori fumettisti del mondo?
E quando si prenderà coscienza che i nostri personaggi hanno un potenziale enorme da sfruttare per cinema, serie TV e videogiochi?
Stefano


Gentile Stefano,
solo i giapponesi hanno capito subito le potenzialità multimediali dei fumetti, mentre gli americani se ne sono convinti del tutto solo recentemente.
Il cinema italiano negli anni sessanta avrebbe potuto rafforzarsi sui tempi lunghi se avesse adattato in maniera fedele i fumetti di successo. Mettendoci anche un po’ di soldi per ambientazioni ed effetti speciali.
Comunque a me poco importa, dato che i personaggi dei fumetti mi piacciono solo nei fumetti veri e propri, mentre negli altri media, a partire da cinema e televisione (per non parlare dei videogiochi), tendono ad annoiarmi.

 

I copertinisti di Bonelli

Caro Direttore,
cosa pensa delle illustrazioni di copertina attuali della Bonelli? C’è qualche copertinista interessante, secondo lei?
Rispetto al passato vede un miglioramento o un peggioramento a livello di copertinisti, e a cosa pensa sia dovuta un’eventuale differenza di qualità?

Pierluigi

Gentile Pierluigi,
gli attuali copertinisti sono più bravi di quelli del passato, quello che manca è un art editor che li indirizzi.

 

Fumetti e cavolate

Egregio direttore,
ci sono mai stati (e se sì, quali) fumetti, italiani e no, che quando ne ha letto la prima storia ha pensato “che cavolata, non arriverà alla terza pubblicazione!”. E poi, invece, hanno avuto un successo editoriale tale da farle perdere fiducia dell’umanità?
Marco Irons

Gentile Marco,
sono molti i fumetti contemporanei che ho qualificato come cavolate già dalle prime pagine, e poi, in effetti, non hanno avuto alcun successo.
Lo pensavo spesso anche per i fumetti del passato, pur sapendo che quelli avrebbero avuto successo perché, pur essendo cavolate, avevano elementi di sicura presa presso il largo pubblico.
Adesso le cavolate sono soprattutto l’introduzione di concetti particolarmente “profondi e importanti”, che, in genere, quando il pubblico generico legge un fumetto non cerca affatto. E nelle edicole, per quanto diminuite, oggi più che mai ci va il pubblico generico, non quello colto. Basta dare un’occhiata ai periodici esposti.

 

Il declino delle strisce

Gentile direttore,
ritiene anche lei che in Italia si sia sempre sottovalutato il valore delle “strisce”, soprattutto per quanto riguarda l’avvicinamento alla lettura da parte dei più piccoli?
Come mai sono sparite dai quotidiani?
Sarebbe ancora possibile rivedere in edicola un contenitore come Comix?
Massimo

 

Gentile Massimo,
negli Stati Uniti c’erano quotidiani in ogni paesino e tutti cercavano di vendere più copie possibile. Quando scoprirono che i fumetti distribuiti dalle apposite agenzie venivano letti con interesse, dedicarono una pagina alle strisce (strip). Solo il New York Times e il Washington Post li rifiutarono, temendo di rimetterci in credibilità.
In Italia, invece, anche i quotidiani della provincia profonda avevano la smania dell’autorevolezza, sia pure solo apparente, e per questo motivo hanno sempre tenuto lontani i fumetti. Salvo quelli del pomeriggio, realizzati appositamente per un pubblico più “basso”. Solo che questi ultimi sono scomparsi all’inizio degli anni ottanta con l’avvento delle televisioni private (mentre prima la Rai trasmetteva solo di sera).
Pochi giornali del mattino, come Il Giorno di Milano, avevano una nutrita sezione di fumetti, quasi tutti di produzione americana perché costavano meno che realizzarli appositamente: facevano eccezione Sturmtruppen di Bonvi, uscito per la prima volta su Paese Sera di Roma, e Nilus dei fratelli Origone, pubblicato dal Secolo XIX di Genova.
In Italia le strip americane, che stavano diventando quasi tutte comiche e autoconclusive, hanno avuto la loro grande stagione negli anni sessanta e settanta nei mensili di Linus, Eureka e Il Mago. E in seguito nel settimanale Comix, che si è poi clamorosamente autoaffondato politicizzandosi all’improvviso.
Ma ormai negli Stati Uniti si producono tantissime strisce e quindi gli autori guadagnano troppo poco, di conseguenza lavorano sempre peggio. Mi sa che forse è meglio non leggere le strip di oggi. Anche quella di Lio, di cui parlo qui, è peggiorata negli ultimi anni (non che fosse mai stata eccezionale).

 

Sauro Pennacchioli

 

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Contatto E-mail: info@giornale.pop

4 commenti

  1. Come lettore e programamtore e core contributor di wordpress vedo che usato lui per i sito.
    Vi consiglio per velocizzarlo di mettere qualche plugin di cache come W3TotalCache o altri perchè si potrebbero guadagnare velocità con pochi accorgimenti.
    Un altra cosa che si può fare è ottimizzare le immagini così le pagine pesano meno che spesso ce ne sono molte. Quindi consiglio ReSmush e anche Webp Express per questo.

    Giusto per dire quanti problemi di velocità ha i lsito: https://developers.google.com/speed/pagespeed/insights/?hl=it&url=https%3A%2F%2Fwww.giornalepop.it%2Fgli-italiani-non-hanno-successo-in-usa-la-posta%2F&tab=desktop con questi ritocchi potrebbe ottenere già un paio di secondi da desktop e da mobile il doppio.

    PS: la posta è uno dei motivi per cui accendo il portatile la domenica invece di leggerlo il lunedì in ufficio 🙂

    Approfitto dello spazio per una domanda, preferisce i cartonati o i brossurati? io onestamente i secondi, pesano di meno e ingombrano di meno oltre a costare di meno. Più spazio in libreria 😀

  2. Ranxerox negli USA vendeva 200.000 copie su Heavy Metal .
    Quindi era un fumetto italiano di successo in USA ( tanto che verrà scoppiazzato dalla Marvel con Guido Carosella/Stronguy e dalla DC con Lobo ).
    Antonio Serra mi disse che la Dark Horse volle pubblicare i personaggi Bonelli perché secondo loro . con storie lunghe 100 pagine e in B/N erano come i manga e quindi speravano di intercettare quel pubblico .

  3. Confermo una sorta di lentezza del sito, che si è manifestata soprattutto nelle ultime due settimane. In particolare, il caricamento della homepage è più lento rispetto alle homepage di altri siti. Una volta entrato, la navigazione tra i vari articoli mi risulta regolare, senza particolari rallentamenti.

  4. Non odio i manga, tutt’altro, però sono legato ai più vecchi come quelli di Nagai, Matsumoto, la Takahashi o Toriyama. Quando provo le nuove serie mi capita spesso di pensare: si buono, ma non è per me, roba da ragazzini. Secondo me questo è uno dei motivi del loro successo mondiale, fanno fumetti per ragazzini come da noi nessun Bonelli e nemmeno più Topolino.

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