QUANTO VENDE TEX – LA POSTA
History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Egregio direttore,si sa qualcosa delle vendite totali di Tex?Alessio Gentile Alessio,Mauro Boselli, curatore e sceneggiatore diTex, nel 2017 era intervenuto su Giornale POP (vediQUI) dicendo che Tex vendeva tra le 170mila e le 180mila copie, e chene perdeva 5mila l’anno.Adesso, quattro anni dopo, Tex dovrebbe quindi venderedalle 160mila alle 150milacopie. Anche se voci ben informate lo danno sulle 120mila…In ogni caso Tex rimane il fumetto di gran lunga più venduto della Bonelli, sia perché è sempre stato così, sia perché non lo coinvolgono in mode di marketing fuori luogo.Certo, sarebbe ora che la Bonelli puntasse davvero su nuovi personaggi indirizzati a un pubblico più giovane, che ama poco o nulla il western, ma sempre sul solco della tradizione sia per i contenuti “popolari” sia per il formato “classico”. Caro Direttore,tempo fa, in uno dei suoi articoli ho letto una frase che mi è rimasta impressa, ovvero che gli episodi di Dylan Dog contenuti nei Maxi fossero, in pratica, storie scartate della serie regolare.La cosa mi ha alquanto stupito e da allora mi ci arrovello, anche perché spesso ho trovato più interessanti e avvincenti le storie dei Maxi di quelle della serie regolare (soprattutto negli ultimi anni).Posso chiedere maggiori dettagil circa la sua affermazione, che ne sa sicuramente più di noi poveri cristi che spendiamo ancora i nostri sudati risparmi in fumetti ormai moribondi?Stefano Gentile Stefano,anche altri personaggi Bonelli hanno avuto delle serie “parallele” con questo scopo.Per quanto riguarda Dylan Dog, la cosa è dimostrata anche da quanto è accauduto a due storie disegnate damio fratello Gabrielesu testi diClaudio Chiaverotti, accantonate in un periodo in cui c’erano polemiche sulla violenza nei fumetti (vi furono alcune interpellanze parlamentari).Lo scrissi nell’articolo di Giornale POP che dedicai a mio fratello (QUI), e il curatoreRoberto Recchionirispose che nel n. 29 del Maxi sarebbe uscita una delle due storie, mentre la seconda era considerata “insalvabile”.Sul fatto che le storie del Maxi siano migliori o peggiori non saprei dirti, perché non ho mai seguito questa serie. Egregio Direttore,la massificata produzione internazionale di fumetti con tematica zombie non ha ancora stancato il pubblico. Come mai? Assuefazione o pigrizia di autori, editori e lettori? Le variazioni appaiono proprio minime nell’evolversi delle trame.Giuseppe Gentile Giuseppe,ci sono le mode e gli zombi oggi sono di moda. Pensi alla moda dei fumetti western scoppiata nell’immediato dopoguerra (quando i cinema si erano riempiti delle pellicole americane bloccate negli anni del conflitto) e durata fin oltre gli anni sessanta.Io gli zombie li ho sempre avversati, sia perché i morti “viventi” mi fanno impressione sia perché non sono molto espressivi e loquaci.Faccio un’eccezione per l’introspettivo e spettacolareSimon Garth, lo zombie scritto daSteve Gerbere disegnato daEstaban Marotoper le riviste in bianco e nero della Marvel degli anni settanta (al quale ho dedicato un articoloQUI).Ricordo anche con piacere una vecchissima storia di zombie senza personaggio fisso scritta da Guido Nolitta / Sergio Bonelli e disegnata, forse, da Franco Donatelli. A proposito: qualcuno ricorda come si intitola e dove era apparsa? Caro Direttore,quale materiale Marvel degli anni ottanta e novanta pensa che oggi debba essere ristampato?Luca Ben Gentile Luca Ben,della Marvel gestita daJim Shooterdeglianni ottantaandrebbe ristampato molto, di quella gestita daTom DeFalcodeglianni novantapoco.Jim Shooter, oltre al merito di avere assecondato le idee migliori dei suoi autori, ha tenuto sempre relativamente basso il numero delle testate per poterle curare al meglio.Non ha caso, Shooter è stato il primo direttore della Marvel a lasciare l’azienda in forte attivo nel momento dell’abbandono dell’incarico, mentre Stan Lee, Roy Thomas e gli altri la lasciarono in grave crisi.Tom DeFalco, oltre a essere un mediocre autore ed editor, non ha saputo reggere alla pressione dell’editore, e ha pubblicato innumerevoli serie, spesso di bassa qualità (a meno che fossero di autori valorizzati precedentemente da Shooter). Gentile Direttore:1) E vero che Hugo Pratt detestava Andrea Pazienza?2) Quali sono le migliori storie disegnate da Pazienza? In molti dicono Zanardi Lupi e Zanardi Medievale.3) Le piace il finale del manga Shamo?Franco Gentile Franco,mi risulta cheHugo Prattprendesse bonariamente in giro il giovinastroAndrea Pazienza. La storia-capolavoro di Pazienza conZanardiè “Giallo scolastico”: andrebbe attentamente studiata vignetta per vignetta.Per quanto trovi stucchevoli i fumetti di combattimenti, la serieShamodiIzo Ashimotoiniziai a seguirla. Ma dei manga, soprattutto quelli degli ultimi decenni, non apprezzo il fatto che siano quasi sempre un unico “episodio” che non finisce mai. Quindi dopo un po’ smisi di acquistarlo.Vedo adesso che è terminato con il volumetto numero 34. Sarà finito alla cavolo come tutti i manga, dato che gli autori (anche se dicono il contrario per incoraggiare i lettori all’acquisto) non hanno mai la più palida idea su come far “finire” la loro serie, dato che il loro unico interesse è farla durare finché ha successo. Gentile direttore,perché nella posta di Giornale Pop si parla più di fumetti che di altri argomenti pop?A suo giudizio quale è stato il segreto che ha reso Raffaella Carrà così “pop”?Eugenio Gentile Eugenio,mi limito a rispondere alle lettere che arrivano.Raffaella Carrànon faceva parte dei miei interessi, più che pop mi sembrava “popolaresca”. Ciononostante ha meritato il successo che ha avuto in Italia e in altri paesi un tempo socialmente arretrati, come Spagna e Argentina, perché era una professionista in sintonia con i tempi. E si è fatta largo grazie alle proprie capacità, mentre spesso le donne dello spettacolo ricevono la spinta da politici e dirigenti televisivi.La Carrà non cantava tanto volentieri i brani più o meno sciocchi che l’hanno resa famosa, ma sapeva che piacevano al suo tipo di pubblico casalingo, per il quale rappresentava, comunque, un esempio positivo di donna indipendente.L’unica volta che mi colpì davvero fu nei suoi inizi televisivi, quando ballava conl’ombellico scopertonella sigla iniziale di Canzonissima che vedevo da bambino. Era il massimo dell’erotismo disponibile nella televisione democristiana di allora. Per me, in mancanza di meglio, era sesso allo stato puro.Finita la sigla, però, mettevo subito la Televisione svizzera per vedere il film americano del sabato sera. Non mi piacevano i varietà. Gentile direttore,perché le riviste devono avere un direttore responsabile?Davide Gentile Davide,perché tutte le aziende hanno un responsabile legale.La cosa discutibile è che per esseredirettore responsabiledi una testata, anche a fumetti, bisogna essere iscritti all’albo dei giornalisti.Per questo motivo negli anni trenta il grandeFederico Pedrocchinon poté firmare il settimanale di Topolino pur dirigendolo di fatto. In seguito ci sono stati alcuni direttori di Topolino che di fumetti non sapevano nulla, ma in “compenso” erano giornalisti professionisti.Pure a me è capitato di dirigere delle pubblicazioni firmate da qualcun altro perché non ero giornalista. Da un pezzo lo sono diventato, avendo lavorato a lungo nelle redazioni e sostenuto gli esami da giornalista che si tengono a Roma. Quindi, se proprio volete farmi dirigere il Corriere della Sera, d’accordo, lo posso fare legalmente. Sauro Pennacchioli Scrivete le vostre lettere come “commenti” in fondo alla pagina: saranno rese visibili e riceveranno risposta nel prossimo appuntamento con la posta.