PUTIN A FUMETTI – LA POSTA

PUTIN A FUMETTI – LA POSTA

Vladimir Putin, l’ultimo zar

Ciao Sauro,
come potrebbe essere un fumetto su Putin e la guerra in Ucraina?
Sofia

Putin

Vignetta di Tango


Gentile Sofia,
io inizierei con un bambino emarginato cresciuto nelle strade di Leningrado assorbendo la retorica della Grande Russia, prima zarista e poi sovietica. Il quale, da adulto, si è visto privare di quel “sogno” in una Russia non più imperiale a causa del crollo del sistema comunista.
Un rancore che ha accompagnato Vladimir Putin nella scalata del potere fino a che è diventato, manomettendo la costituzione e facendo fuori anche fisicamente i propri oppositori, il nuovo autocrate della Russia.
Dall’altra parte mostrerei le persone comuni dell’Ucraina che, estranee alle ammuffite idee imperialiste di cui si sono nutriti i moscoviti dai tempi dell’Orda d’Oro, hanno come riferimento l’Europa occidentale.
Lasciamo quindi perdere i discorsi che si fanno in Italia sul fatto che Putin vorrebbe solo impossessarsi di alcune regioni ucraine, che peraltro aveva già sostanzialmente arraffato anni fa. Discorsi di chi finge di non sentire quello che lo stesso Putin dice apertamente da anni: vuole far rivivere l’Impero zarista, allo stesso modo in cui alcuni islamici intendono ricostituire il califatto.
Purtroppo, come negli anni trenta, quando ne morirono milioni a causa di Stalin (senza che Hollywood ci facesse manco un film), anche oggi gli ucraini sono destinati a perire per il desiderio di potenza di un impero decaduto che ha sempre avversato il progresso, che riesce a imporsi solo attraverso la sua vastità territoriale e il minaccioso arsenale atomico.
Tra l’altro ho formato un gruppo di Facebook sull’argomento: L’occidente e la guerra in Ucraina, per entrarci basta cliccare QUI.
(I ritratti di Vladimir Putin nell’immagine di apertura sono presi dalle pagine di un calendario disegnato dal pittore russo Dmitry Vrubel).

 

Un ex ucraino da leggere

Caro Sauro,
cosa ne pensa di quell’università milanese che ha vietato una serie di conferenze sullo scrittore Fedor Dostoevskij, come “rappresaglia” per l’invasione russa dell’Ucraina?
Poi i dirigenti dell’università hanno detto che le conferenze si possono fare solo se se parlano anche degli scrittori ucraini…
Debora

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Gentile Debora,
penso che il politicamente corretto e la cancel culture, tendenze per le quali non contano gli individui ma i generi sessuali e le “razze” nella loro prospettiva storica, abbiano da tempo perso qualsiasi contatto con la realtà.
Mettere in relazione Fedor Dostoevskij, un grande scrittore morto centocinquanta anni fa, con la Russia di oggi è solo un segno di… no, meglio evitare querele.
Di scrittori ucraini ovviamente ce ne saranno, ma non ne conosco. Ho però apprezzato un autore di Kiev naturalizzato italiano: Giorgio Scerbanenco (nato Volodymyr-Dzordzo Scerbanenko). I suoi gialli scritti nella seconda metà degli anni sessanta, pur essendo piuttosto illogici come la maggior parte dei romanzi di questo genere, sono molto suggestivi.
Se avete ormai esaurito i gialli di Agatha Christie e i Maigret di Georges Simenon, malgrado una punta di fastidioso splatter che occhieggia qua e là consiglio la lettura di Venere privata, Traditori di tutti, I ragazzi del massacro e I milanesi ammazzano al sabato.

 

I diritti d’autore

Caro Direttore,
quando una casa editrice acquisisce i diritti di un autore ciò vale per qualsiasi suo libro oppure solo per determinati titoli? Magari da una certa data in poi?
Luca

Gentile Luca,
in genere gli editori prendono i diritti di prima pubblicazione di un libro specifico. Ma anche tutte le altre possibilità sono possibili.
Per esempio, può capitare che quando un autore vada in pensione l’editore gli compri definitivamente i diritti su tutte le opere. Dipende dal contratto che viene sottoscritto. Anche se il caso di gran lunga più comune è quello che ho indicato all’inizio.

 

Le strip classiche non tirano più

Buongiorno Sauro,
secondo lei perché i fumetti sindacati classici degli anni trenta, come Dick Tracy e Little Orphan Annie, non vengono più pubblicati, neppure negli allegati dei quotidiani? Eppure sono i più bei fumetti mai realizzati!
Filippo

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Gentile Filippo,
colpa del formato delle strip, che funzionano a cadenza quotidiana, ma, come gli epigrammi di Marziale, rompe le tasche leggerle tutte insieme.
Se le agenzie americane che distribuivano le strip giornaliere e le tavole domenicali ai quotidiani le avessero poi adattate in volume togliendo tutte le ripetizioni, come fece Hergé con le prime storie di Tintin, sarebbero state ristampate fino a oggi senza interruzione.
Un vero peccato, soprattutto perché i giovani di oggi non sanno che cosa si sono persi. Vale anche per molti sceneggiatori, che le ignorano e quindi non hanno le basi del mestiere.

 

Gli sceneggiatori italiani più sottovalutati

Secondo lei, chi è lo sceneggiatore italiano più sottovalutato di sempre (e quindi da riscoprire e rivalutare) e perché?
Marco

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Gentile Marco,
forse Guido Martina, anche perché quando scriveva per il settimanale Topolino non si usava mettere i nomi degli autori. I lettori riconoscevano i disegnatori per lo stile, ma per gli sceneggiatori facevano più fatica (anche se Martina io lo scoprivo subito).
Inoltre oggi, nell’epoca del politicamente corretto, lo stile cinico “alla Alberto Sordi” di Guido Martina fa arrossire le anime belle.
Parlando dei moderni, Michelangelo La Neve, l’autore di Esp scomparso alcune settimane fa, era uno degli sceneggiatori italiani più dotati delle ultime generazioni, eppure non mi sembra che nel fumetto gli siano state offerte tutte le possibilità che avrebbe meritato.
In questo caso non riesco a trovare una spiegazione razionale (dato che dal pubblico era apprezzato), se non nella scarsa lungimiranza degli editor.

 

Nuvolette albioniche

Dear Sauro,
cosa ne pensa del fumetto inglese?
Brian

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Gentile Brian,
ricordo che quando ero piccolo il fumetto inglese, in Italia, era pubblicato episodicamente con scarso successo. Credo che il suo limite maggiore, ieri come oggi, sia nella freddezza dei personaggi dovuta alla mancanza delle nuvolette del pensiero.
Naturalmente capolavori come Jeff Hawke di William Patterson e Sydney Jordan e Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons fanno ampiamente eccezione.

 

La forza dei manga

Caro Sauro,
qual è la principale differenza tra i manga e i fumetti occidentali?
Samantha


Gentile Samantha,
i fumetti occidentali, soprattutto quelli italiani, sono scritti con uno stile romanzesco tradizionale: i personaggi sembrano recitare una parte con la voce impostata, come a teatro. Per non dire che alcuni autori li utilizzano per mandare messaggi sociali di cui non sentiamo la necessità.
I manga, invece, parlano come la gente comune e non moraleggiano, quindi non stupisce che siano più vicini alla nostra sensibilità.

 

Fumetti & quotidiani

Sono preferibili le edizioni da libreria o quelle settimanali abbinate con i quotidiani? Per me queste ultime costano meno e, ignorando gli inutili editoriali, sono uguali alle versioni cartonate.
Daniele

Gentile Daniele,
in effetti i fumetti di oggi hanno prezzi scandalosi, quindi ben vengano le più economiche edizioni sponsorizzate dai quotidiani.
Solo mi fanno andare in bestia le versioni “colorizzate” dei fumetti che in origine erano in bianco e nero, e le edizioni dei fumetti francesi pubblicate sempre in un formato troppo piccolo rispetto a quello originale.

 

Gianni De Luca in bianco e nero

Gentile direttore,
quando viene ristampato un fumetto che nella prima pubblicazione era a colori è giusto lasciare i colori originari, anche se non erano stati decisi direttamente dal fumettista? Per esempio, non mi è piaciuta molto la decisione di ristampare in bianco e nero la trilogia shakespeariana di Gianni De Luca…

Michele

Gentile Michele,
i capolavori shakespeariani di Gianni De Luca, autore anche dell’immortale Commissario Spada, sono stati ripresentati in bianco e nero perché non sono più disponibili gli impianti originali dei colori e rifarli sarebbe stato troppo costoso per l’editore che li ha ripubblicati.

 

Il declino dei newsmagazine

Gentile direttore,
che ne pensa della annunciata vendita dell’Espresso? C’è ancora spazio in Italia per i settimanali di approfondimento e inchiesta?
Eugenio


Gentile Eugenio,
ho collaborato al restyling di un importante quotidiano accentuando la sua “settimanilizzazione”, dato che ormai da tempo le notizie in sé vengono date prima dalle reti tv e dai siti internet.
Questo significa che i newsmagazine che approfondiscono le notizie dei quotidiani, come L’Espresso e Panorama (da tempo ceduto dalla Mondadori), adesso vengono a loro volta preceduti e surclassati dai quotidiani che hanno avuto questa evoluzione.
Insomma, il quotidiano La Repubblica è diventato L’Espresso di oggi.
Forse sarebbe andata in modo diverso se L’Espresso e Panorama avessero continuato a essere dei settimanali essenzialmente di “costume” con le modelle scollacciate in copertina, in una versione glamour del poco ricordato settimanale Abc (ne parlo qui), come erano stati con grande successo dagli anni settanta ai novanta.
Prima del ripensamento che li ha portati a seguire il puritanesimo degli americani Time Magazine e Newsweek, non a caso finiti anche peggio negli ultimi anni.

 

Sauro Pennacchioli

 

 

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2 commenti

  1. “Deluso dal film sugli Eterni”

    Caro Direttore,

    recentemente (anche grazie a mia figlia) ho avuto modo di vedere tutti i film del Marvel MCU e devo dire che la maggior parte di loro sono più che godibili, abbastanza rispettosi dei fumetti da cui sono derivati (sia pur con tutti i limiti dei cinecomics). Sono rimasto, però, deluso dal film sugli Eterni non tanto per la sua lentezza (quasi esasperante) quanto per la “riscrittura” in chiave moderna (leggi politicamente corretta) dei suoi protagonisti con un twist nella trama che toglie senza aggiungere. Ricordo di aver letto avidamente (ai miei 12 anni dell’epoca) i fumetti degli Eterni realizzati dal “re” Kirby e stampati in Italia dalla Corno, quel fascino, quella magia e si… anche quella psichedelia sono lontani dallo stile freddo ed impersonale del film.
    Hai avuto modo di vederlo e cosa ne pensi?

  2. Caro Direttore,
    in questi giorni dovrebbe uscire l’albo che celebra l’incontro tra Zagor e Flash.
    Ho l’impressione che la Bonelli tra crossover, copertine alternative e sfruttamento dei principali personaggi su più serie (Tex, Dylan Dog e Zagor) stia utilizzando le strategie che negli anni 90 hanno caratterizzato il mercato dei comics, rischiando di disintegrarlo.
    Mi rendo conto che oggi è impossibile avere un approccio “alla Shooter” (meno albi e più qualità, investendo sugli autori) e quindi il fumetto italiano/Bonelli è destinato a soccombere ai webtoon e ai cinecomic, o si può ancora salvare?
    Ripensando ai primi 50 numeri di Nathan Never, mi domando perchè non è più possibile raggiungere quel livello così alto (a mio parere) di trama/dialoghi/disegni?
    Grazie
    Max

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