GLI AUTORI DIVENTANO EROI DEI FUMETTI – POSTA

Narcisismo degli autori o esigenze narrative?
Gentile direttore,
ho notato che non si creano più nuovi personaggi: autori come Gipi, Fumettibrutti, Ratigher e Zerocalcare si raccontano in prima persona.
Non sono sicuro che questa scelta sia sempre vincente, anche perché quando non si hanno cose da raccontare c’è il rischio di annoiare e di autocommiserarsi.
Lei che ne pensa?
Andrea
Gentile Andrea,
le autobiografie a fumetti sono forse il genere principale delle graphic novel. Però, in effetti, in alcuni casi stiamo assistendo all’evoluzione che dice lei: alcuni autori, da protagonisti di un singolo episodio autoconclusivo, diventano dei veri e propri personaggi seriali.
In questo modo il genere autobiografico si disperde in storie di pura invenzione dove gli autori si trasformano narcisisticamente in figure idealizzate, non importa se “sfigate”.
Ma finché vendono continueranno su questa strada.
Le opere di Urasawa
Caro Sauro,
sono un’appassionata dei lavori di Naoki Urasawa. Quale opera di questo autore preferisce?
Sonia
Gentile Sonia,
di Naoki Urasawa ho letto varie saghe, quella potenzialmente più interessante mi sembra 20th Century Boys (anch’io alcuni anni prima scrissi una storia basata su un concetto simile per Zona X della Bonelli: la si può vedere QUI).
Dico che è solo potenzialmente interessante perché gli autori giapponesi dicono di realizzare serie con un finale, ma in realtà le portano avanti finché dura il successo. Di conseguenza anche le buone idee finiscono a puttane. Come in questo caso, dove è stata aggiunta una poco convincente parte finale ambientata nel futuro.
Se Urasawa non avesse questo limite, condiviso dai suoi compatrioti, sarebbe un autore eccezionale, anche se un po’ ripetitivo nei caratteri di certi personaggi e nelle situazioni.
A proposito, ho appena letto il primo volumetto di Asadora, sempre di Urasawa. Non è che mi abbia convinto molto questa bambina leziosa e il suo vecchio compare vagabondo, vale la pena continuare la serie? Stavolta la domanda la faccio io.
Le fanzine non ci sono più
Quale è stata la migliore fanzine sui fumetti? A me piaceva tanto Made in Usa!
E qual era la rubrica della posta che leggeva con più piacere?
Luigi
Gentile Luigi,
credo di avere già risposto a questa domanda elencando le mie fanzine americane preferite.
Per quanto riguarda le italiane, che seguivo con un po’ meno interesse, mi piacevano le riviste specializzate dal formato gigante con le copertine patinate nello stile del Fumetto dell’Anaf.
Poi c’era L’Urlo, che era una delle poche a fare del giornalismo (la realizzava Francesco Coniglio o Luca Boschi?). I volumoni di If pieni di informazioni, a cura di Gianni Bono e Alfredo Castelli. E la longeva Fumo di China, che un tempo cambiava spesso formato e contenuti, per assestarsi poi con la direzione di Marcello Toninelli.
Made in Usa sicuramente la leggevo, come tutte le altre fanzine, ma dovrei andare a cercarla nei miei armadi, perché non mi ricordo i contenuti.
Alcune fanzine italiane erano dei gioielli di grafica con qualcosa di erotico, ma di queste ho dimenticato pure il titolo. Sono molto, ma molto più ferrato sulle fanzine americane.
Peccato che quasi tutte queste riviste specializzate siano scomparse a causa del web, il quale, se non altro, oggi presenta siti come il nostro Giornale POP che ne hanno preso il posto.
Le rubriche della posta che preferivo erano quelle che Gianni Bono curava per gli albi della Cenisio, soprattutto quelli dedicati a Tarzan, perché erano praticamente le uniche a fornire precise informazioni fumettistiche. Per le peggiori i nomi da fare sarebbero parecchi.
Tornando a leggere Dylan Dog
Caro Sauro,
segue ancora Dylan Dog?
Rowena
Gentile Rowena,
dopo diversi mesi sono tornato a leggerlo, per la precisione il numero 425 di Dylan Dog (l’ultimo uscito).
Per i disegni il bravo Daniele Caluri ha scelto uno stile poco convincente, che limita molto le sue capacità. La sceneggiatrice Gabriella Contu fa subito un grosso “spoiler” rivelandoci il cattivo, e la tensione narrativa ne risente.
Le fiere del fumetto sono dispersive?
Egregio Direttore,
ci sono in Italia innumerevoli fiere del fumetto che di fumetto non hanno più niente. Non sarebbe meglio farne meno e investirci più risorse, per ridargli quello spazio che merita?
Fabio
Gentile Fabio,
la maggior parte delle fiere del fumetto sono iniziative private, e i privati le organizzano come vogliono. Non è possibile imporgli nulla. In ogni caso, non è che la presenza dei cosplayer tolga spazio ai fumetti.
A quanto pare, lo Stato, nella persona del ministro della Cultura Dario Franceschini, ha recentementeo deciso di finanziare in parte alcune di esse. In quei casi si spera sia dato grande spazio agli aspetti culturali del fumetto.
Il fumetto di Saviano
Caro Sauro,
lei aveva detto che prima o poi avrebbe letto il libro a fumetti di Saviano… è finalmente giunto quel momento?
Maura
Gentile Maura,
del libro, che ho letto, l’unica cosa che non mi aspettavo sono i disegni dell’israeliano Asaf Hanuka: belli e graficamente originali.
Invece la storia me l’aspettavo, avendola intuita dalla copertina. Una lunga tirata sul fatto che, essendo minacciato di morte dalla camorra, Roberto Saviano debba vivere sempre sotto scorta.
Non sottovaluto il dramma personale, che all’autore deve pesare parecchio visto che ne parla sempre, ma lo trovo poco interessante per un fumetto. Non sempre quello che per noi è importante è anche coinvolgente per gli altri.
Avrei preferito che parlasse della camorra senza tirare troppo in ballo la propria esperienza (benché, come detto prima, l’autobiografismo spadroneggia nelle graphic novel).
Perché Le Storie sono cambiate?
Secondo lei con che criterio vengono scelte le vecchie storie ristampate sulla serie bonelliana de Le Storie? Lei vi scorge una logica?
Camillo
Gentile Camillo,
se hanno smesso di pubblicare storie inedite è perché, evidentemente, gli facevano perdere soldi.
E se, comunque, hanno continuato lo stesso Le Storie è perché possono riciclarvi vecchi episodi autoconclusivi che all’editore costano poco. L’unica logica, quindi, è economica.
Quanto alla scelta di cosa ristampare, tutto quello che è disponibile sembra andare bene. Certo, peccato che questi ultimi episodi non c’entrino niente con quelli precedenti e spesso neanche tra loro: dai vecchi eroi bonelliani del West si passa alla ripresa degli episodi della serie Un uomo, un’avventura.
Autori stranieri in Italia
Gentile direttore,
si può dire che ci sono più fumettisti italiani che lavorano per editori esteri che fumettisti esteri che lavorano per editori italiani? Se sì, perché?
Michele
Gentile Michele,
il fumetto italiano non ha successo all’estero, salvo in Turchia per l’Asia, la Croazia (o l’ex Iugoslavia in generale) per l’Europa e il Brasile per il continente americano. Quindi un autore straniero che non è di queste tre nazioni manco ci pensa a pubblicare in Italia, ignorandone la tradizione fumettistica.
Invece gli italiani ben conoscono il fumetto americano, giapponese e francese: per questo si propongono volentieri all’estero.
C’è anche da dire che gli editori italiani sono un po’ provinciali, non gli viene mai in mente che potrebbero utilizzare autori stranieri. D’altra parte le nostre scuole del fumetto sfornanno così tanti autori che non c’è neppure la necessità. Anzi, di bravi autori inutilizzati ne abbiamo fin troppi.
Letture recenti
Caro Sauro,
quali sono gli ultimi libri che ha letto?
Elisabetta
Gentile Elisabetta,
un libro che parla di fumetti intitolato “A figura intera”. Si tratta dell’autobiografia di Milo Manara (“dettata” in realtà a Tito Faraci), ricca di illustrazioni. Mentre come disegnatore Manara da alcuni decenni rimane sempre lo stesso, il suo modo di esprimersi è cambiato, dato che è diventato molto più diplomatico.
Ricordo giudizi duri su alcune persone di cui, invece, qui Manara parla solo bene. Insomma, si è italianizzato.
Un libro non sui fumetti che ho appena finito di leggere è “Il patto”, di Claudia Weber per Einaudi. Parla dell’accordo tra Germania nazista e Russa sovietica per spartirsi l’Europa centrorientale, poi effettivamente messo in atto (almeno finché Hitler non ha tradito Stalin).
Leggo sui giornali odierni che la Russia sta ammassando truppe ai confini dell’Ucraina. Pare che dopo avere occupato la Crimea e la parte orientale del Paese ora voglia papparsi quello che rimane. La storia si ripete, come sempre.
La fine dell’erotismo
Come mai in Italia non si pubblica più il fumetto erotico/pornografico (a parte le riviste amatoriali), a differenza di altri paesi e nonostante la lunga tradizione editoriale e autoriale?
Però continua a uscire dall’estero (Giappone e Francia), quindi l’interesse ci dovrebbe essere.
Andrea
Gentile Andrea,
non mi pare che in Francia il fumetto erotico sia in auge. Di sicuro lo pubblicano ancora in Giappone, dove l’erotismo viene trattato seriamente dai cultori del genere.
Da noi, invece, salvo Milo Manara e pochi altri, gli autori realizzavano fumetti erotici solo perché non avevano di meglio da fare. Con risultati eroticamente modesti. C’era qualche eccezione anche tra le pubblicazioni tascabili popolari, per esempio i fumetti dello sceneggiatore Carmelo Gozzo.
La scomparsa delle strip in Italia
Come mai in Italia è crollato l’interesse per il fumetto “classico” americano, cioè le comic strip pubblicate nei quotidiani che facevano la parte del leone negli anni settanta in Linus, Eureka e il Mago?
Flavio
Gentile Flavio,
ovunque in Europa e in Sud America il fumetto delle strisce quotidiane a un certo punto è stato annientato da quello realizzato apposta per gli albi e le riviste. Per tre motivi.
Il primo è che il formato striscia va bene per i quotidiani, ma tutta un’avventura formata da strisce pubblicata su una rivista diventa oltremodo ripetitiva.
In secondo luogo, le strip avventurose sono finite: oggi ci sono solo quelle comiche autoconclusive.
Ultimo motivo, da tempo in America si pubblica un numero enorme di strip, tutte in formato piccolissimo, pagando sempre meno gli autori. Quindi le battute poco studiate non fanno ridere e i disegni fanno schifo per la velocità con cui sono realizzati.
Ne ho parlato QUI.

Sauro Pennacchioli
Scrivete le vostre lettere come “commenti” in fondo alla pagina: saranno rese visibili e riceveranno risposta nel prossimo appuntamento con la posta.
In realtà non sono pochi gli stranieri che hanno collaborato con la Bonelli. In particolare dopo la crisi economica argentina gran parte dei grandi nomi di Lanciostory e Skorpio si sono trasferiti in massa su Tex.
Caro Pensaurus, qui alla SBE ti sappiamo ardente sostenitore de Le Storie e desideriamo rassicurarti: è vero che utilizziamo il mensile da qualche tempo per ristampe di materiale che a nostro avviso può ancora incontrare un suo pubblico, ma, nel contempo, stiamo pensando ad una formula per proporre nuove storie in un formato seducente. Uno dei ragazzi + dotati ha lanciato sul tavolo l’idea di un magazine che ricordi una fanzine nella grafica e che all’interno abbia comic strip in b/n ( classicissime insomma ) dai contenuti non canonici. Per esempio la vicenda di un cartoonist straniero nel paese in cui lavora che scopre di essere in realtà un alieno inseguito dagli xenofobi della setta il Patto il cui leader, famigerato per non digerire nulla di eterodosso è nomato Il Gozzo. Milo Mai riflette sui giudizi severi dei colleghi sul suo lavoro e si sente al centro di una congiura. E’ davvero un extraterrestre? O è uno psicotico che rielabora in un modo che possa accettare le critiche ai suoi fumetti ? Ammetto che sembra scritto sotto dettatura da Sclavi, ma Tito potrebbe cavarne qualcosa di originale, magari citando le comic strip di tanti anni fa con Woody Allen sul lettino dello psicanalista…ciao ciao
Stranamente nessuno parla di un altro fenomeno che sta invadendo le librerie : i fumetti sugli youtuber e influencer: ne ho visto alcuni sugli scaffali, tra cui quello di un africano di nome Khaby lame ( che non avevo mai sentito prima in vita mia ) che ha 120 milioni di follower su Tik Tok.
Viene dipinto in una maniera così idealizzata e agiografica da essere imbarazzante.
I disegni, in stile disneyano , ma impostati come un manga, pur se buoni sono tirati via, segno che Mondadori ha pagato poco gli autori .
E se pure un gigante come Mondadori paga poco per operazioni in teoria di sicuro successo, c’è da preoccuparsi .
Penso che dietro al fatto che gli autori diventino protagonisti dei loro stessi fumetti ci siano questioni ben più concrete del narcisismo , ovvero promuovere se stessi.
I personaggi che crei possono esserti rubati dagli editori, ma non chi li realizza .
Autore e personaggio si fondono e diventano intercambiabili e insostituibili , con tutti i benefici economici che ne conseguono ( vedi il caso Zerocalcare, il primo a capirlo )