NERI E ALTRE ETNIE NEI FUMETTI

NERI E ALTRE ETNIE NEI FUMETTI

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Nei fumetti della prima metà del Novecento, così come negli altri mass media occidentali dello stesso periodo, gli africani erano spesso visti come selvaggi pericolosi e ingenui, che potevano aspirare a diventare civili solo sottomettendosi all’autorità dei colonizzatori bianchi. Sia nel mondo dei sogni delPiccolo Nemo, creato da Winsor McCay nel 1905, sia nella precedente serie di Rudolph Dirks,Bibì e Bibò(The Katzenjammer Kids), incentrata su una famiglia di coloni tedeschi in Africa, gli indigeni sono dei pagliacci più o meno  feroci che fanno da contorno alle disavventure dei protagonisti. Anche il primo eroe africano dei fumetti, il piccoloBilbolbul, creato nel 1908 dall’italiano Attilio Mussino sulle pagine del Corriere dei Piccoli, sarebbe solo una macchietta stereotipata se le sue avventure non fossero arricchite da geniali metamorfosi grafiche, che danno sostanza fisica a qualunque metafora verbale. Quanto alla minoranza afroamericana, nella stragrande maggioranza dei fumetti dell’epoca semplicemente non appariva e nei rari casi in cui si vedeva era descritta in modo pesantemente caricaturale. La serie comicaLas Aventuras del Negro Raùl, creata dall’argentino Arturo Lanteri nel 1916, mostra i tentativi frustrati di prendere parte alla società dei bianchi da parte del maldestro e bistrattato protagonista. Una eccezione riguarda gli Indiani d’America:Little Growling Bird in Windego Land(La piccola Uccello Ringhiante nella terra dei windego), realizzata da S.N.T. Crichton, nel 1907, è incentrata sull’amicizia tra una bambina indiana e una bambina bianca. Questa serie di tavole anticipa di trent’anni quella dell’indianino disneyanoLittle Hiawatha, che dall’omonimo cartone animato passerà ai fumetti nel 1940 e a cui seguiranno nei decenni successivi altri piccoli nativi americani creati da autori di vari paesi, a partire dalla versione infantile dell’indio patagonePatoruzù, un eroe comico notissimo in Sudamerica, creato dall’argentino Dante Quinterno nel 1931. Ma tra gli anni venti e quaranra erano ancora casi rarissimi.Gli appartenenti a minoranze etniche nei fumetti di quei tempi per lo più facevano “colore”, sia che fossero minacciosi, come i servitori orientali del patrigno miliardario dell’Orfanella Annie, sia che fossero semplicemente buffi, come il cuoco cinese del giovane avventurieroTerry Lee. Eppure anche solo rappresentare in termini positivi una minoranza etnica al fianco di un eroe particolarmente amato poteva contribuire a combattere dei radicati pregiudizi, così come i suoi eventuali nemici o servitori di colore potevano contribuire a sostenerli. A questo proposito il belgaHergénella serie diTintin, iniziata nel 1929, offre punti di vista opposti.L’episodioTintin in Congoriflette la mentalità colonialista verso gli africani. Mentre nella storiaIl Loto Blu, del 1931, Tintin stringe una sincera amicizia con un ragazzino orientale di nome Tchang, che in Francia è diventato così famoso da essere immortalato su francobolli e monete, ispirato a un autentico amico cinese dell’autore. Parlando con Tchang è lo stesso Tintin a esprimersi contro i pregiudizi che bianchi e cinesi nutrono gli uni verso gli altri. Il personaggio di Hergé trae ispirazione dallo scoutismo cattolico dell’epoca e oscilla, quindi, tra paternalismo e sentimenti di amicizia verso gli altri popoli. Nei fumetti tratti da cicli d’avventure letterari, come quello diTarzandi Edgar Rice Burroughs e quello diConandi Robert Erwin Howard, le popolazioni nere sono rappresentate come feroci cannibali, così come venivano rappresentate nei romanzi e nei racconti originali dei primi decenni del Novecento.Alcuni fumettisti, almeno a partire dagli anni settanta, hanno preferito sorvolare sui dettagli più imbarazzanti. Per esempioJoe Kubert, riadattando il primo romanzo di Tarzan, modificò radicalmente una scena in cui l’eroe intrappolava un africano e lo uccideva a sangue freddo, trasformandola in uno scontro leale tra due guerrieri. Lo sceneggiatore dei fumetti di Conan,Roy Thomas, si mantenne più fedele ai racconti di Howard, ma fece disegnare in campo lungo una scena in cui l’eroe barbaro uccideva un cannibale alle spalle, in modo da renderla meno evidente. In altri episodi, gli affiancò degli amici di colore come compagni di lotta e ambientò un suo lungo ciclo di avventure nel Continente nero. Anche nelle storie di Tim e Spud (Cino e Franco), le tribù africane erano regolarmente sottomesse a capi, re o regine bianchi.Mickey Mouse, nella storia del 1937 “Topolino e il Gorilla Spettro” diceva esplicitamente ai portatori africani che lui era il loro padrone e loro i suoi servi, mentre in un dialogo che fu sostituito in una ristampa del 1969, faceva parlare di tutt’altro. Altrettanto autoritario e paternalista verso gli indigeni, visti ancora come ingenui e superstiziosi, era agli inizi il pur affascinante e benevolo giustiziereThe Phantom(L’Uomo Mascherato), creato dallo sceneggiatore Lee Falk nel 1936, che, come Tarzan, imponeva la sua legge di uomo bianco sulla “giungla” facendosi passare per un essere soprannaturale. L’altro eroe di Falk, l’ironico ed elegante magoMandrake, fin dalla sua creazione nel 1934 era sempre accompagnato dal forzuto servitore africanoLothar. Da principio descritto come un bonaccione lento di comprendonio, si fece più intelligente e fu rivestito con abiti moderni, al posto della pelle di leopardo che indossava prima. Smise in pratica di essere un assistente pittoresco ma intellettualmente subordinato a Mandrake, per assumere un ruolo di amico alla pari. Così Guran, il capo dei pigmei agli ordini di Phantom, assunse sempre più un ruolo di confidente e di vecchio saggio, al posto della caratterizzazione da rozzo “selvaggio ignorante” che aveva all’inizio. Molto peggio erano i fumetti italiani del periodo coloniale in epoca fascista, tra gli anni trenta e quaranta. Si va dalle tristi tavole comiche diDe Seta, che mostrano africani ammaestrati da piccoli balilla, abissini presi a manganellate da italiani ed ebrei che rubano la merenda ai bambini. Nei fumetti realistici come“Di un’altra razza”, di Giacomo Ponticelli, sono narrate e rappresentate le disgrazie a cui va incontro un italiano per aver sposato una donna turca.Invece un eroe dalla mascella mussoliniana come il forzutoDick Fulmine, creato da Baggioli e Cossio nel 1938, per lo più malmenava delinquenti cinesi, ebrei, neri e sudamericani. Invece in America, tra i personaggi delle strisce avventurose, c’era anche un cinese:Charlie Chan, ispettore di Honolulu. E c’eraLone Ranger, un pistolero mascherato bianco nato alla radio nel 1933 e trasposto a fumetti nel 1938, che aveva un amico indiano, che pur chiamandosi per qualche strano motivoTontoera sempre rappresentato con rispetto e dignità. In Italia, dopo la guerra, i diritti dei pellirosse venivano difesi daTex, in Argentina dalSergente Kirke in Francia daBlueberry. Tex, tra l’altro, nel 1950 sarà il primo protagonista bianco a sposare un’indiana, la principessa navajoLilyth, battendo sul tempo il film dello stesso annoL’amante indianadi Delmer Davis e distinguendosi così da eroi precedenti come Tarzan e Phantom, che pur regnando su popoli indigeni compiono lunghi viaggi per trovarsi una moglie della propria “razza”. Un altro giustiziere mascherato nato alla radio èThe Green Hornet(Calabrone Verde), che appare in albi a fumetti nel 1940 accompagnato dal partner e autista giapponeseKato. Quest’ultimo personaggio, soprattutto nella versione televisiva del 1966 in cui sarà interpretato da Bruce Lee, finirà per rubare la scena al protagonista, contribuendo a combattere, oltre al crimine, anche le discriminazioni contro gli orientali. Una delle prime serie a fumetti che testimoniano la consistente presenza della minoranza afroamericana negli Usa è quella del detective mascheratoThe Spirit, creata da Will Eisner nel 1940, in cui fin dall’inizio appare un ragazzino nero di nomeEbonyche ben presto diventa l’assistente dell’eroe. La sua rappresentazione e quella degli altri afroamericani è però caricaturale, secondo lo stereotipo del “bovero negro” del Sud ingenuo e confusionario. L’autore rimedia in parte nel dopoguerra, conferendo a Ebony uno spazio sempre maggiore, approfondendo la sua psicologia e facendone in pratica il primo personaggio afroamericano protagonista di interi episodi comici davvero elaborati ed espressivi. Ma nonostante le buone intenzioni, non riesce a liberarlo del tutto dalla caratterizzazione che gli aveva dato all’inizio. Alla fine, nel 1949, preferisce sostituirlo con un analogo personaggio bianco. Però sempre Eisner anni dopo realizzerà un fumetto ispirato a una storia africana,“Sundiata – A Legend of Africa”, sulla vita di un bambino che crescendo diventa il liberatore e fondatore dell’impero del Mali. Soprattutto, essendo ebreo, Eisner realizza romanzi a fumetti contro l’antisemitismo, come “Fagin the Jew” (Fagin l’Ebreo), in cui l’omonimo personaggio di Charles Dickens è mostrato sotto una luce meno negativa, e “The Plot” (Il complotto), sulla falsità del documento “I protocolli dei savi di Sion”. Un altro piccolo afroamericano è protagonista della serie per bambiniBumbazine and Albert the Alligator, creata da Walt Kelly nel 1943, ma il bimbo nero scompare poco dopo e il titolare delle storie diventa l’opossum Pogo, mentre la serie cambia sede e contenuti trasformandosi in una striscia satirica per adulti. Durante gli anni cinquanta, contemporaneamente ai primi film western filoindiani, comeL’ultimo Apachedi Robert Aldrich, appaiono diverse serie a fumetti con protagonisti gli Indiani d’America.Negli Stai Uniti,Apache Kiddi John Buscema,American Eagledi John Severin eTurokdi Paul S. Newman. In ItaliaKociss,YadoeZà la Mortscritti da Gianluigi Bonelli. Inoltre, l’umoristicoOumpah-Pahdei francesi Goscinny e Uderzo, eWinnetou, realizzato nel 1963 dal tedesco Walter Neugebauer. Con gli anni sessanta cominciano a diffondersi fumetti con personaggi interrazziali su un piano di parità, come la serie comica La Ribambelle (La Combriccola), creata nel 1962 dal belga Jean Roba, e le strisce diWee Pals(Piccoli Amici), create nel 1965 dall’afroamericano Morrie Turner. Sempre nel 1965 appare il primo albo statunitense con protagonista assoluto un eroe afroamericano,Lobo, un cowboy nero ricercato per un omicidio che non ha commesso L’anno seguenteStan LeeeJack Kirbycreano sulle pagine dei Fantastici Quattro il primo supereroe nero: Black Panther (Pantera Nera), sotto il cui costume si cela T’Challa, re dell’immaginario stato africano di Wakanda, una nazione piccola ma dotata di una tecnologia superiore. Apparso in seguito anche nelle storie di altri supereroi della Marvel, la Pantera Nera finisce per trovare una sua collocazione nei Vendicatori, con cui combatte tra l’altro la setta razzista dei Figli del Serpente, arrivando poi a ottenere una sua serie personale scritta da Don McGregor. È l’autore nel 1989, insieme al disegnatore Gene Colan, del ciclo intitolato “Panther’s Quest” (La ricerca della pantera), in cui l’eroe nero va in Sudafrica scontrandosi con l’apartheid, la politica di separazione razziale del governo dell’epoca. Nel 1967 appare, come nemico diAquaman, il supercriminaleBlack Manta(Manta Nera), che insieme ad altri dello stesso gruppo etnico, vuole stabilire un regno sottomarino nell’oceano per sfuggire alle discriminazioni razziali del mondo di superficie. Nelle strisce avventurose per i quotidiani americani nel 1968 arrivaDateline: Danger!(da noi intitolata “Inviati Speciali”), con i testi di John Sunders e i disegni di Alden Mc Williams. Troviamo un personaggio nero e uno bianco che collaborano alla pari, in questo caso due giornalisti.