I VIAGGI NEL TEMPO DALL’ETERNAUTA AGLI X-MEN

I VIAGGI NEL TEMPO DALL’ETERNAUTA AGLI X-MEN

Strani viaggi nel tempo

Chi per un motivo o per l’altro non ha mai sognato di vivere in un’altra epoca?
Il primo e più semplice modo per viaggiare nel futuro è quello di addormentarsi profondamente e lasciare che il tempo passi, un po’ come la Bella Addormentata della fiaba.

Dorme per vent’anni Rip Van Winkle nell’omonimo racconto scritto da Washington Irving nel 1920, e nella sua versione a fumetti disegnata da Antonio Canale del 1985: “Leggende della Vecchia America”.

Dorme per poco più di cent’anni il protagonista del romanzo utopico di Edward Bellamy del 1888 “Looking Forward” (Guardare indietro). Invece dorme per vari secoli l’eroe del romanzo di Herbert George Wells del 1899 “When the Sleeper Wakes” (Il risveglio del dormiente) e dormono altrettanto a lungo alcuni personaggi dei fumetti.

Il primo eroe di una striscia di fantascienza è Buck Rogers, personaggio creato dallo scrittore Philip Nowlan e disegnato da Dick Calkins. Buck cade in animazione sospesa nel 1929 per le esalazioni di gas in una miniera e si risveglia cinquecento anni dopo, trovando l’America occupata dai mongoli.

I VIAGGI NEL TEMPO

Il suo quasi omonimo Steve Rogers, alias Capitan America, creato da Joe Simon e Jack Kirby nel 1941, viene letteralmente ripescato nel 1964 dopo un’ibernazione di vent’anni tra i ghiacci del circolo polare artico.

Anche il giovane eroe spagnolo Dany Futuro, nato nel 1969 dalla fantasia di Victor Mora e Carlos Gimenez, resta prigioniero dei ghiacci polari, ma per un tempo dieci volte più lungo, prima di risvegliarsi in pieno XXII secolo.
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Spagnolo è anche Jordi Bernet, autore dal 1973 di Andrax, un eroe atletico che, posto in animazione sospesa da uno scienziato folle, si risveglia dopo ben duemila anni, in un mondo post-atomico ripiombato nella barbarie e nelle superstizioni del Medioevo.

Dopo aver girovagato a lungo, cercando di opporsi alle violente brutalità dei suoi simili, solo nell’ultimo episodio, in cui entra in possesso di un macchina del tempo, Andrax scopre come la catastrofe fosse stata provocata dall’esplosione a catena delle centrali nucleari e torna nel XX secolo per avvertire l’Umanità del pericolo.

Ma non è detto che ci si debba addormentare da soli. In I naufraghi del tempo, serie creata nel 1974 dai francesi Jean Claude Forest e Paul Gillon, è una coppia composta da un uomo e una donna a essere posta in ibernazione, per salvaguardare la sopravvivenza della specie umana da un’invasione di mortali spore aliene, e a risvegliarsi dopo mille anni, trovando le colonie del sistema solare popolate da varie specie di strani esseri provenienti da mondi lontani.

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Vengono invece ibernati per viaggiare nello spazio i protagonisti de Il pianeta delle scimmie, una serie del 1974 della Marvel tratta dall’omonimo film, a sua volta ispirato a un romanzo di Pierre Boulle.

Dopo duemila anni alcuni astronauti terrestri arrivano su una Terra dominata da scimmie evolute afflitte dalle stesse ottusità militariste e superstizioni religiose dell’umanità odierna.

Mentre gli “ibernauti” del romanzo a fumetti Zora, illustrato dallo spagnolo Fernando Fernandez, si risvegliano dopo millenni su un pianeta di sole donne discendenti delle femministe, a cui dovranno nuovamente insegnare i piaceri della sessualità e della procreazione.

Un altro modo di viaggiare nel tempo è quello di inciampare per caso in una cosiddetta distorsione spazio-temporale, per cui si cambia epoca senza capire bene perché.

È ciò che accade al protagonista del romanzo di Mark Twain del 1889 “Un americano alla corte di Re Artù”, di cui esiste almeno una versione a fumetti, uscita nel 1945 sulla collana americana Classic Comics nel 1945.

Nel 1947 è il Topolino di Bill Walsh e Floyd Gottfredson a incontrare in una caverna un buffo uomo del futuro che sembra essersi smarrito, a cui dà il nome di Eta Beta, un personaggio simpatico e originale, anche perché rispetto agli uomini odierni ha subito delle notevoli mutazioni evolutive, sia fisiche che mentali nell’arco di soli cinquecento anni, tanto da essere allergico al denaro e capace di prevedere il futuro.

Nel 1969 tocca alla giovane eroina sexy Epoxy, creata in Francia dai belgi Jean Van Hamme e Paul Cuvelier, naufragare misteriosamente nell’antica Grecia delle amazzoni e dei centauri, un’epoca che, benché piuttosto brutale, si rivela per lei sessualmente più eccitante ed appagante della nostra, a cui si rifiuterà di tornare.
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Un viaggio simile e altrettanto erotico è quello descritto dall’italiano Ugolino Cossu, nella storia Le ninfe, uscita tra il 1987 e il 1988, in cui, attraverso la solita caverna, il giovane fotografo Dan Morrison si ritrova nell’antica Creta dei satiri e delle ninfe, appunto, da cui è acclamato re per una notte.

Si smarrisce invece in un remoto futuro l’astronauta Storm, creato nel 1975 dagli inglesi Steve Dunn e Don Lawrence, a causa di una distorsione temporale sul pianeta Giove, e ritorna su una Terra regredita, dove mutazioni mostruose e costumi arcaici di ogni genere convivono con residui tecnologici.

Solo dopo molte avventure, Storm scopre che il nostro mondo era stato devastato da tempeste di radiazioni solari amplificate dalle trasmissioni satellitari e televisive.

Anche il più famoso astronauta dei fumetti inglesi, Jeff Hawke di Sidney Jordan, nel 1977, dopo una carriera ultraventennale ambientata negli anni ottanta del Novecento, attraversa una distorsione temporale e si ritrova a vivere le sue successive avventure nel più remoto 2077, durante una nuova glaciazione provocata da un cataclisma spaziale (sembra che il futuro riservi quasi sempre cattive sorprese).

È infine un naufrago del passato anche Dylan Dog, che si ritrova nel Novecento ancora bambino provenendo dalla Londra del Cinquecento, come è narrato un po’ confusamente da Tiziano Sclavi e Angelo Stano, nella storia delle sue origini pubblicata nel 1995 sul centesimo numero della serie.

 

Macchine del tempo

Un modo più controllato e preciso di viaggiare in altre epoche, per di più con qualche garanzia di ritorno, è quello di disporre di un’affidabile macchina del tempo, come quella concepita per la prima volta da Herbert George Wells nel romanzo del 1895 “The Time Machine”.

È un romanzo in cui è descritto, tra l’altro, l’inquietante futuro di una specie umana ridotta allo stato di passivo e inerte bestiame e di cui negli Usa sono state tratte quattro diverse versioni a fumetti: una del 1956 nella serie Classic Illustrated, una ispirata alla versione cinematografica del 1960 disegnata da Alex Toth, una del 1976 disegnata da Alex Nino su Marvel Classics Comics e una tratta dalla versione cinematografica del 2002 disegnata da Mike Collins.

Nei fumetti la macchina del tempo fa la sua prima apparizione nel 1935, nella serie The Time Top (letteralmente La trottola del tempo), pubblicata a margine della pagina domenicale dell’avventuriero Brick Bradford, creato da William Ritt e Clarence Gray.

I VIAGGI NEL TEMPO

Finché, dopo un paio d’anni, gli autori inseriscono la “cronosfera” e il suo inventore, il professor Southern, direttamente nella serie principale, facendo del loro eroe il primo che viaggia in lungo e in largo attraverso le più diverse epoche.

Brick Bradford non rimane solo a lungo, poiché già nel 1939 un’altra macchina del tempo, questa volta costruita dal bislacco professor Wonmug, arriva sconvolgere il buffo mondo preistorico del cavernicolo Alley Oop creato sei anni prima da Vincent T. Hamlin.
Alley Oop, dopo il primo scioccante contatto con la nostra epoca, diventa a sua volta un esperto crononauta incaricato di risolvere i più stravaganti quesiti storici.

Nel 1959 è la volta dei comic book della Dc Comics di Rip Hunter… Time Master, di Jack Miller e Ruben Moreira, in cui il cosiddetto Signore del Tempo e i suoi amici viaggiano a bordo di una “sfera del tempo di sua invenzione”.

Non tutti gli scienziati sono brave persone. Non lo è l’inventore Miloch che, nell’episodio La Trappola Diabolica, appartenente al ciclo di Blake e Mortimer scritto disegnato dal belga Edgar P. Jacobs tra il 1960 e il 1961, utilizza il suo “cronoscafo” per tentare di far perdere nel flusso del tempo il buon professor Mortimer.

Tanto meno lo è il Dottor Destino, che con la sua “piattaforma del tempo” costringe i Fantastici Quattro a tornare nel passato per cercare il tesoro di Barbanera, nel numero 5 di “Fantastic Four” del 1962.

Ci sono macchine del tempo dalla forma bizzarra, come l’orologio a pendolo su cui viaggia dal 1964 il grosso nerd ante litteram Herbie, creato da Richard F. Hughes e Ogden Whitney, un comic book dall’umorismo demenziale

Ugualmente bizzarra è la fantascientifica cabina telefonica su cui si sposta il Dottor Who, protagonista del serial più longevo della Tv britannica, trasposto a fumetti per la prima volta da Neville Main nel 1965, a soli due anni dalla sua prima messa in onda.

C’è quella a forma di Torre Eiffel apparsa in Francia nel secondo volume di Barbarella di Jean-Claude Forest, una storia piena di anomalie temporali intitolata “Tempo mangia tempo”.

La macchina del tempo su cui viaggiano gli agenti spaziotemporali Valérian e Laureline, creati nel 1967 dai francesi Pierre Christin e Jean-Claude Mézières, è invece la loro stessa astronave, a bordo della quale intraprendono missioni in qualunque epoca o pianeta per conto di Galaxity, la capitale dell’Impero Galattico della Terra del XXVIII secolo.

In quella società, proprio l’invenzione di questo tipo di teletrasporto ha procurato tali risorse da portare all’abolizione del lavoro, ma il potere è ora in mano a una oligarchia di ottusi tecnocrati, che vorrebbero imporre la propria asettica civiltà anche agli altri mondi.

I nostri eroi tentano spesso di ribellarsi a questa missione, soprattutto la sensibile e intraprendente Laureline, che provenendo dal Medioevo dà più valore ai sentimenti umani che alle esigenze del progresso scientifico.

Ancora più progressiste sono le avventure di un altro crononauta francese, Yann Le Migrateur, un diplomatico del futuro creato nel 1975 da Robert Génin e Claude Lacroix, che spostandosi nello spazio e nel tempo a bordo della sua navicella cerca di svolgere un’opera pacificatrice aiutando a risolvere problemi e conflitti che dividono i diversi popoli.

Negli anni ottanta anche Topolino e Pippo, in un ciclo di storie italiane disegnate per lo più da Massimo De Vita, viaggiano regolarmente su una macchina del tempo manovrata dai professori Marlin e Zapotec, alla ricerca delle soluzioni ai più svariati enigmi del passato.

Neppure una macchina del tempo garantisce che il viaggiatore non possa smarrirsi in altre epoche. Accadeva in una serie di telefilm degli anni sessanta intitolata Kronos, che pare abbia ispirato la più recente Quantum Leap (ribattezzata in Italia In viaggio nel tempo), che tra il 1991 e il 1993 è anche stata adattata in una breve serie di albi a fumetti, in cui il protagonista occupava ogni volta il corpo di una persona vivente in una diversa epoca.

 

Trasferimenti mentali, super-umani e magici

Un sistema ancora diverso, e per certi versi più indipendente e disinvolto, di viaggiare nel tempo consiste nello spostarsi in un’altra epoca mentalmente. A volte con il proprio corpo che rimane nel presente, inerte e in balia degli eventi.

È quello che fa il protagonista del romanzo di Jack London del 1915 “Il vagabondo delle stelle”, rivivendo una dopo l’altra le proprie vite precedenti, per sfuggire almeno in spirito dalla prigione in cui è rinchiuso.

Più o meno la stessa cosa accade al misterioso e forzuto eroe delle strisce inglesi Garth, creato nel 1943 da Steve Dowling, quando è sotto l’effetto di una lampada ipnotica manovrata dal suo amico professor Lumière.

In seguito questi suoi “transfert” avvengono spontaneamente, a seguito di qualche evento o incontro fortuito, anche con l’assistenza di Astra, una sensuale entità cosmica femminile che non disdegna i piaceri della carne.

Anche Batman e Robin, tra il 1944 e il 1964, compiono molti viaggi nel tempo grazie all’ipnosi del professor Nichols. Un’ipnosi che ha il curioso potere di trasferire nel tempo perfino i loro corpi, costumi compresi!

Da quel momento nel mondo dei supereroi della Dc Comics i viaggi nel tempo diventano sempre più comuni, in particolare per Superman e Flash, che, grazie ai loro poteri, si spostano in altre epoche con una precisione e una facilità ridicola: usano una velocità superiore a quella della luce, in una interpretazione curiosa delle teorie di Einstein.

Se Superman detiene il record della maggior quantità di viaggi nel tempo della storia del fumetto (dal 1947 pare siano stati oltre duecento), il secondo Flash, creato nel 1956, può vantare un paio di acerrimi nemici e addirittura una moglie provenienti dal futuro.

Nel 1958, la creazione della Legione dei Supereroi, un gruppo di teenagers del XXX secolo, di cui entra a far parte anche la versione giovanile di Superman (Superboy), contribuisce ulteriormente a far moltiplicare i viaggi nel tempo, su cui si basano anche le saghe che, decenni dopo, sconvolgono e ridefiniscono l’intero universo editoriale Dc: Crisi sulle Terre infinite del 1985 e Ora Zero – Crisi nel tempo del 1994.

Meno appariscenti, ma più intimisti e affascinanti, sono i racconti e gli spostamenti temporali del misterioso personaggio argentino Mort Cinder, creato nel 1962 da Hector Germàn Oesterheld e Alberto Breccia, che non solo ha il potere di resuscitare perfettamente dopo ogni sua morte, ma anche quello di tornare a rivivere le sue esistenze passate quando lo desidera.

Nello stesso anno, Stan Lee e Steve Ditko creano il Dottor Strange, un ex-chirurgo divenuto maestro di arti mistiche che, tra i suoi innumerevoli poteri magici, ha anche quello di viaggiare nel tempo, cosa che può fare in spirito oppure anche fisicamente.

Per viaggiare agevolmente nel tempo può anche essere utile disporre di un oggetto magico, come il martello del dio del tuono Thor, che, nell’omonima serie a fumetti creata da Stan Lee e Jack Kirby, se viene roteato in un certo modo può trascinare in qualunque epoca e luogo chi è preso nel suo vortice.

Lo stesso effetto sortisce il ciondolo magico usato dall’eroina Danielle, creata nel 1973 dagli inglesi R. O’Neil e John M. Burns. Ciondolo usato per sfuggire dalla dittatura femminista del suo pianeta insieme al suo amante e andare alla ricerca di un’epoca e un luogo in cui uomini e donne possano amarsi liberamente su un piano di parità.

Bisogna però stare attenti a non restare vittime della magia di tali oggetti arcani, come accade a Pippo, Pertica e Palla, nella storia di Jacovitti del 1948 “Pippo e il Faraone”, in cui l’apertura di un recipiente appeso al collo di una mummia li trasporta istantaneamente nell’antico Egitto.

Succede anche al samurai e al demone protagonisti della miniserie di Frank Miller del 1983 Ronin, che restano imprigionati dentro una spada magica nel Giappone medievale, per poi risvegliarsi in una New York del XXI secolo in cui l’evoluzione tecnologica si accompagna a una spietata depressione economica.

Il viaggio nel tempo più esotericamente elaborato è quello compiuto dallo spirito di Jack lo Squartatore nel finale del romanzo a fumetti From Hell, pubblicato negli anni novanta dagli inglesi Alan Moore e Eddie Campbell.

Nell’istante della sua morte, lo spettro prende a viaggiare rapidamente avanti e indietro nel tempo, apparendo in varie forme a diversi personaggi realmente esistiti, tra cui l’autore del romanzo “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” e molti serial killer vissuti negli anni successivi, come a suggerire che un simile, seppur rapido, contatto avrebbe potuto ispirarli e spiegare certe paradossali coincidenze.

Quelli che non accennano a smettere di viaggiare nel tempo sono sempre i supereroi, da Zot!, un tredicenne del futuro creato nel 1984 da Scott McCloud, che visita un 1965 di fantasia attraversando l’ennesima soglia temporale.

Fino a The Traveler di Stan Lee, Mark Waid e Chad Hardin, uscito nel 2010, che, nella tipica tradizione degli eroi problematici in stile Marvel, ottiene i poteri spaziotemporali in un incidente.
Sono cose che possono capitare, insomma, e come tutti gli incidenti rischiosi anche il viaggio nel tempo ha delle controindicazioni da seguire per limitare possibili danni permanenti.

 

Paradossi temporali

La più importante avvertenza per chiunque dovesse avventurarsi in un viaggio nel passato è quella di stare molto attenti a quello che si fa e, se possibile, non toccare niente, onde evitare ripercussioni sul presente.

L’idea dei paradossi temporali si fa normalmente risalire al racconto di Ray Bradbury del 1952 “Rumore di tuono”, in cui l’aver schiacciato una farfalla nella preistoria comporta un cambiamento, in senso nazista, della società a cui i viaggiatori del tempo fanno ritorno (anche la minima azione conta).
Ne esistono due belle versioni a fumetti, una del 1954 disegnata da Al Williamson e una del 1993 di Richard Corben.

Molti crononauti dei fumetti cercano però di modificare il passato intenzionalmente, soprattutto per prevenire una situazione tragica esistente nel tempo da cui provengono.

Tale idea, sfruttata in seguito in film di fantascienza come Terminator e L’esercito delle dodici scimmie, viene utilizzata già nel 1957, nel primo episodio della saga a fumetti argentina L’Eternauta, di Hector G. Oesterheld e Francisco Solano Lopez.

Il protagonista, Juan, riuscito fortunosamente a tornare indietro nel tempo, racconta allo sceneggiatore Oesterheld stesso la storia di una spietata invasione aliena che si verificherà di lì a poco e sottometterà la Terra, annullando la volontà degli esseri umani superstiti.

Altri personaggi giungono nel passato proprio per dominarlo, senza curarsi dei paradossi che inevitabilmente genererebbero, come Kang il Conquistatore, apparso dagli anni sessanta nelle storie dei Vendicatori e di altri supereroi Marvel.

Si tratta di un dittatore della Terra semidistrutta dell’anno 4000 che vorrebbe occupare anche il più salubre e ricco XX secolo ed a cui, nei suoi frequenti viaggi temporali, può anche capitare di incontrarsi e scontrarsi con altre versioni di sé stesso.

Questo tipico e rischioso paradosso è ben rappresentato dal breve racconto a fumetti “Ti odio! Ti odio!”, scritto dall’editore Bill Warren e disegnato da Mike Roy per Creepy, una delle sue riviste horror. Un uomo uccide il padre e torna indietro nel tempo solo per scoprire di essere il padre e l’assassino di sé stesso.
Un’idea riutilizzata in parte, nel 1976, anche dal francese Voss, sulla rivista di fumetti di fantascienza Metal Hurlant.

Mentre sul settimanale fantascientifico inglese 2000 A.D., nato l’anno seguente, viene pubblicata un’intera serie dedicata ai paradossi di questo tipo e intitolata “Tharg’s Future Shocks” (I rompicapo temporali di Tharg), di cui alcuni degli episodi migliori, scritti da Alan Moore, sono stati pubblicati anche in Italia, nel volume “Tempi contorti”.

Vari paradossi temporali si verificano in tre episodi realizzati tra il 1976 e il 1977 de “La Trilogia del Tempo” di Richard Corben, in cui si narra di una difficoltosa spedizione nella preistoria, che provoca alla fine la morte del primo uomo, con conseguente annullamento dell’intera specie umana.

Corben, insieme allo sceneggiatore Bruce Jones, ritorna agli stessi temi e ambientazioni anche nella miniserie “Rip in Time” (Salto nel tempo), uscita tra il 1986 e il 1987, in cui l’ennesima coppia di crononauti fortuiti non si fa problemi a uccidere animali preistorici per sopravvivere.

Un altro fumetto in cui la Storia viene cambiata è l’episodio degli X-Men “Giorni di un futuro passato”, realizzato da Chris Claremont e John Byrne nel 1981.

Vi si descrive un futuro prossimo in cui tutti i mutanti vengono sterminati o rinchiusi in campi di concentramento e una di loro torna mentalmente indietro nel tempo, per prevenire l’evento scatenante che avrebbe dato inizio a quella persecuzione.

È deciso a modificare il passato anche Mac lo straniero, creato nel 1984 da Gino D’Antonio e Ferdinando Tacconi, che ritorna ai tempi della Prima guerra mondiale venendo da un remoto futuro in cui le formiche si sono evolute e hanno distrutto la razza umana conquistando la Terra.

Paradossali in senso umoristico, anzi ferocemente satirico, sono invece i contatti extratemporali tra il futuro e il medioevo descritti nelle brevi storie della serie del 1982 “Rencontres du 3° Sale Type” (Incontri ravvicinati del lercio tipo) del francese Max Cabanes, in cui una moderna famigliola in gita viene scambiata per la Santissima Trinità e suonatori di Jazz o di Rock sono condannati al rogo o scacciati per stregoneria.

Passando dalla Francia al vicino Belgio, troviamo due storie basate su un susseguirsi di paradossi temporali nella saga del vichingo Thorgal, opera di Jean Van Hamme e Grzegorz Rosinskii.

Nel 15esimo episodio di Thorgal, “Il signore delle montagne”, del 1989, un anello magico che passa di mano fa spostare avanti e indietro nel tempo chi lo possiede, per cui ogni scelta e ogni azione dei tre personaggi coinvolti modifica sempre più un passato e un futuro strettamente connessi.

Nel 21esimo episodio, “La Corona d’Ogotai” del 1995, il figlioletto di Thorgal ruba la macchina del tempo di un viaggiatore del futuro e chiama in aiuto il suo io adulto, per cambiare il passato e salvare dalla morte la sua famiglia.

In casi simili, bisogna ovviamente stare molto attenti anche a non restare bloccati nel tempo in circoli viziosi. È ciò che accade nella miniserie Omac, realizzata nel 1991 per la Dc Comics da John Byrne, che riprende un personaggio di Jack Kirby di quasi venti anni prima, un agente superpotenziato del futuro, al servizio della Pace Globale.

Omac si reca nel passato inseguendo un potente affarista senza scrupoli, per impedirgli di alterare a proprio esclusivo vantaggio la storia della Terra. A un certo punto Omac comprende che, così facendo, la loro battaglia non avrà mai fine, poiché ogni volta ricomincia da capo.

Ulteriori paradossi sono che Omac diventa l’antenato di sé stesso e che la nostra realtà, in cui Adolf Hitler scatena la Seconda guerra mondiale, risulta essere un’aberrazione temporale provocata dalle azioni del suo nemico.

Anche un altro agente speciale del futuro, Nathan Never, personaggio della casa editrice Bonelli, assiste al formarsi di paradossi temporali ciclici nei primi tre volumi della serie gigante, scritti da Antonio Serra e pubblicati tra il 1995 e il 1998.

La figlia e un clone del protagonista combattono in una guerra di cent’anni dopo contro una stirpe di mutanti biomeccanici, mentre degli umani superevoluti, provenienti da un futuro ancora più remoto, incappano in una distorsione temporale e dovranno poi rimediare ai paradossi da loro stessi creati.

Ad altri noti eroi dei fumetti può capitare di restare bloccati in un presente alternativo, generato per esempio da loro nemici che hanno viaggiato nel passato, come succede a Superman e Batman nella storia del 2005 “Potere Assoluto” di Jeph Loeb e Carlos Pacheco, in cui un’alterazione delle loro origini li fa diventare dittatori assoluti dell’intero pianeta.

Più o meno la stessa cosa accade anche a Topolino, diventato “presidente totale del mondo” nella storia italiana “Topolino e la marea dei secoli”, pubblicata nel novembre 2011, in cui l’ennesimo crononauta folle cambia il passato per creare la propria personale dittatura utopica.

Chi invece non si preoccupa dei paradossi temporali che genera è Lilith, un’eroina dalla forza sovrumana originaria del futuro, creata da Luca Enoch nel 2008, che in ogni episodio visita un diverso periodo del passato.

Il suo scopo è distruggere certi parassiti alieni che si annidano nei corpi umani e che nella sua epoca si sono ormai riprodotti fino a conquistare il mondo, ma per eliminarli deve uccidere anche gli uomini che li ospitano inconsapevolmente e quindi modificare inevitabilmente la Storia (nel primo episodio, uccide Enea prima che parta da Troia).

Chi avesse intenzione di tornare indietro nel tempo per cambiare qualche sgradevole e insopportabile situazione del suo presente si ricordi, quindi, che può incorrere in molti spiacevoli rischi.
Deve considerare la possibilità di porre fine, senza accorgersene, alla propria stessa esistenza… ma ciò non significa che qualche volta non possa valer la pena tentare.

 

(Da Segreti di Pulcinella).

 

 

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