MARADONA A FUMETTI – POSTA
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Icona Maradona
Distinto direttore,
cosa ne pensa di Maradona? Ha visto che adesso c’è anche il fumetto della sua vita?
Ludovica
Gentile Ludovica,
non seguendo lo sport, non conosco bene nemmeno i suoi protagonisti. Anche se ovviamente Armando Maradona so chi è.
Tempo addietro avevo scritto una specie di articolo nel quale avvicinavo Jack Kirby a un dio. Ma se non mi interessassero i fumetti e dovessi dare un giudizio di Kirby come persona, lo definirei un “borgataro” degli slum della vecchia New York. Io non sono di quelli che quando vede un tizio nascere povero e morire ricco si impressiona. Anche perché la povertà conta fino a un certo punto: conosco poveri colti e raffinati che sembrano lord inglesi.
Kirby era un borgataro nell’animo nel senso che ragionava come un emarginato anche quando non lo era più. Aveva mantenuto una visione limitata e soggettiva delle cose, che risultava impermeabile al mondo esterno. Impazzisco per i suoi disegni e le sue creazioni, ma di persona l’avrei evitato volentieri.
La stessa impressione, moltiplicata varie volte, me la dava Maradona. Se l’avessi incontrato, di cosa avremmo potuto parlare? Con Kirby, almeno, ci sarebbero stati i fumetti come interesse comune… L’impressione che mi faceva Maradona era quella di un bambino troppo cresciuto, come i coatti dei film ambientati a Roma.
Invece noto che la gente raramente divide il professionista dalla persona. Per molti un campione nello sport lo è anche nella vita. Mentre per me uno può essere un genio del pallone, o di che altro, e allo stesso tempo andare in giro di notte a picchiare le vecchiette. A un occhio disincantato, niente di quanto ha fatto Maradona fuori dallo stadio appare eccezionale, anzi.
Anche sui suoi presunti meriti “sociali” ci sarebbe da discutere. Per esempio, recentemente è uscita la notizia che Maradona prendeva dei bei soldoni per fare il testimonial del regime venezuelano. Insomma, non lo faceva per un ideale come credevano alcuni (a parte il fatto che promuovere la retorica dei governi autoritari e dittatoriali non è mai un merito). Però lungi da me discutere con i tifosi.
Al di là di come la penso, Armando Maradona è stato indiscutibilmente un’icona dei nostri tempi, e in quanto tale è un personaggio di sicuro interesse. Paolo Baron ed Ernesto Carbonetti, due autori apprezzati anche all’estero, hanno messo a fumetti la sua vita nel volume Il re scugnizzo – Vita di Armando Maradona. Una biografia divisa, come d’obbligo, tra il primo Maradona “magico” e il secondo tragico.
Un libro sia per i fans sia per quelli come me, che lo hanno sempre guardato con poco entusiasmo. E anche per i semplici amanti del fumetto, grazie ai testi evocativi di Baron e ai disegni “pop” di Carbonetti. Autori del non dimenticato Chiedi a John – Quando i Beatles persero Paul.
Osamu Tezuka è davvero il più grande?
Caro Direttore,
ho letto Unico di Osamu Tezuka e a dire la verità, benché l’autore sia incensato da tutti, l’ho trovato un bel mattone. Lei cosa ne pensa di Tezuka?
Donatella
Gentile Donatella,
anch’io ho delle riserve su Osamu Tezuka sceneggiatore, e concordo sul fatto che, nello specifico, Unico, malgrado l’aspetto tenero, sia piuttosto indigesto.
Per me Tezuka è importante soprattutto per avere determinato lo stile di disegno dei fumetti giapponesi. Come dicevo qualche settimana fa, i manga, diversamente dai comics americani e dai fumetti italiani, non seguirono la svolta realistica impressa nel 1929 da Hal Foster.
Dopo la guerra, però, con la pioggia dei comic book portata dai soldati americani che hanno occupato il Paese del sol levante, questo “rischio” era più che probabile.
Tezuka lo ha scansato realizzando storie scritte in maniera sostanzialmente realistica, ma con lo stile comico dei fumetti Disney (derivato a sua volta dallo stile di Felix the Cat). In questo senso ha confermato la tendenza alla stilizzazione dei manga, portando, inoltre, una maggiore tridimensionalità e vivacità nelle inquadrature.
Invece le storie di Tezuka, be’, sono un marasma di concetti spesso arbitrariamente mescolati tra loro, conditi di sentimentalismo ottocentesco e tenuti insieme da una scarsa compattezza narrativa. A confronto del Topolino di Floyd Gottfredson della fine degli anni trenta, al quale si ispira, Tezuka perde su tutti i fronti.
Però quasi nessun autore americano si è poi ispirato a Gottfredson, tantomeno i disegnatori di storie realistiche. Anche limitatamente al settore comico, lo stile di Gottfredson in America era già considerato vecchio alla fine degli anni quaranta a confronto di Mort Walker su Beetley Bailey, per non dire con il bidimensionale Charles Schulz sui Peanuts degli anni cinquanta. Non che ciò mi faccia piacere.
Sean Murphy disegna bene, ma…
Caro direttore,
sono una fan di Sean Murphy! Trovo i suoi disegni semplicemente fantastici e a me, che non amo molto il fumetto americano, ricorda i disegnatori francesi.
Alice
Gentile Alice,
anche a me Sean Murphy ricorda molto il fumetto francese classico, nel tratto e nel realismo non fotografico. Anche se, diversamente dai francesi, Murphy ha estrema dimestichezza con il mondo dei supereroi, che rappresenta alla perfezione. Come sceneggiatore, però, è noiosissimo.
Leggere Batman – Cavaliere bianco è una tortura perché ha poco a che vedere con il modo di scrivere un fumetto. Data la presenza del Joker, lo si metta a confronto con The Killing Joke di Alan Moore per vedere quale è la grammatica del fumetto e quale è la confusione.
E sempre a proposito di Joker, nel Cavaliere bianco mi ha dato fastidio la rappresentazione “cinematografica” del Joker come criminale che si trucca il volto, mentre nei fumetti il suo esagerato pallore è dovuto ad alcune sostanze chimiche. Per me non è una cosa secondaria.
Disney senza paperi e topi
Gentile direttore,
secondo lei potrebbe avere successo un nuovo fumetto Disney per bambini diverso dai soliti mondi di paperi e topi?
Michele
Gentile Michele,
in teoria lo si potrebbe fare con i personaggi di ogni film Disney e Pixar. Il problema è che, autorizzazione della Disney a parte, occorre adattare profondamente questi personaggi al fumetto. Per Topolino e Paperino ci hanno pensato, tra gli altri, geni come Floyd Gottfredson e Carl Baks. Non vedo nel mondo fumettistico Disney attuale autori dello stesso livello.
Bisogna comunque ricordare che alla fine degli anni cinquanta vennero realizzate alcune storie su Biancaneve e i Sette nani, sulla carta molto promettenti, che però non ebbero seguito. Come ho già detto, ci pensarono i Puffi a riprendere il concetto dei nanetti caratterizzati (Brontolo / Puffo con gli occhiali) e a sfruttarlo come si deve.
Tecnica o magia?
Caro direttore,
non ce la faccio più a leggere questa sua posa tecnocratica. Anche perché non ci credo nemmeno un po’. La tecnica è solo efficienza, produttività, calcolo fine a se stesso. Tutto ciò che è “umano” è un elemento di disturbo. Il modellino della società tecnocratica – lo sa meglio di me – è stato il nazismo. Come non accorgersi che stiamo vivendo proprio in questo momento in una società distopica come quelle dipinte da autori di fumetto e di science-fiction?
Gli elementi del totalitarismo ci sono tutti (un leader non eletto, propaganda, controllo, censura, privazione dei diritti costituzionali, autorità militari a “gestire” aspetti del paese, odio orizzontale, ricerca del capro espiatorio, clima generale di terrore e repressione). Lei dice che Draghi è affidabile. Sicuramente: nell’affamare la Grecia è stato bravissimo.
Lei è ancora di sinistra proprio come in Darth Vader c’era ancora del buono. Ha solo rivestito il tutto. Un caro saluto.
Advent Child
Gentile Advent Child,
negli anni i politici greci, per farsi rieleggere dal popolo bue, avevano assunto un numero sproporzionato di impiegati nell’amministrazione pubblica, con stipendi irrealistici rispetto all’economia del Paese. Questa e altre spese irrazionali sono state fatte a debito finché è crollato tutto: nessuno era più disposto ad assumersi il rischio di prendere i sempre più traballanti titoli greci.
L’Europa, e quindi anche noi italiani, abbiamo garantito per il debito greco, a patto che da un certo punto in poi i greci avessero speso per l’amministrazione quanto potevano effettivamente incamerare attraverso le tasse.
Ciò ha impoverito la Grecia? No, la Grecia era già povera prima perché priva di materie prime e di industrie (salvo quella turistica), solo che non appariva evidente in quanto il Paese viveva facendo debiti. L’Europa, in realtà, ha salvato la Grecia dall’autodistruzione provocata dalla miserabile classe politica locale.
Se non ci fossero stati i “tecnici” europei ora i greci starebbero morendo di fame per le strade, sarebbero emigrati in massa o li avremmo mantenuti noi, cedendo loro una parte dei nostri stipendi ogni mese. L’opposto della tecnica è la magia, ma questa non funziona.
La Germania è sempre stata ben organizzata, tanto che nemmeno quegli spostati mentali di nazisti riuscirono a disarticolarla con le loro variegate idee pseudoscientifiche di tipo naturistico.
Le origini del fumetto secondo Thierry Smolderen
Caro direttore,
cercando un libro sulla nascita del fumetto mi sono buttata su “Le origini del fumetto” di Thierry Smolderen.
Sono rimasta piuttosto delusa, anche perché non ci ho capito molto. Nel senso che non ho capito quando il libro parlava di fumetto e quando parlava di altro.
Donatella
Gentile Donatella,
in realtà il libro non riguarda i fumetti, se non di sfuggita: il titolo è fuorviante.
Thierry Smolderen tratta, peraltro in maniera assai discutibile, la storia dell’illustrazione negli ultimi secoli, in particolare nell’Ottocento. Un secolo in cui le riviste illustrate presentavano solo disegni, dato che le fotografie, quando arrivarono, non si sapeva ancora come stamparle in maniera nitida sui giornali.
Ne consegue che la grafica di questo periodo, fatta di una miriade di vignette e di illustrazioni, ha un grande valore storico-artistico indipendentemente dalla limitata (almeno quantitativamente) appendice fumettistica degli ultimissimi anni dell’Ottocento. Che tra l’altro Smolderen tratta con ingiustificato disprezzo.
Naturalmente il fumetto, essendo nato in quegli anni a opera di ex disegnatori satirici, riprende tutti gli stilemi del periodo. Strano però che vengano omesse proprio le vignette delle riviste satiriche americane, come Puck, dove si sono formati quegli autori. O meglio, non è tanto strano se si tiene conto che all’autore, in antitesi con il tema ufficiale indicato nel titolo del suo saggio, ripugnino i filoni più popolari dell’illustrazione.
Comunque i due elementi costituivi del fumetto, il balloon e la sequenza delle vignette, sia pure in maniera separata erano presenti già dal Rinascimento, anzi, fin dall’antica Grecia. Certo, solo a fine Ottocento le due modalità espressive si fondono definitivamente gettando le basi a un genere a se stante.
Ne parlo in maniera più specifica e meno spocchiosa, rispetto al saggio Le origini del fumetto di Thierry Smolderen, nell’articolo Quando è nato il fumetto non si sa, con tanto di immagini rappresentative.

Sauro Pennacchioli
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