IL FUMETTISTA AVVENTUROSO – POSTA

IL FUMETTISTA AVVENTUROSO – POSTA

Esiste in natura un fumettista avventuroso?

Gentile direttore,
conosce qualche fumettista che ha avuto una vita avventurosa come i suoi personaggi?
Isidoro

Gentile Isidoro,
secondo l’opinione comune, l’autore con la vita più avventurosa dovrebbe essere Hugo Pratt, ma essendo uno che le sparava grosse c’è da dubitare che, come raccontava, sia stato costretto a lavorare per i tedeschi che stavano per fucilarlo scambiandolo per una spia sudafricana. Però che da giovane in Etiopia lo abbiano internato gli inglesi con tutta la famiglia è sicuramente vero.
Dopo la guerra, Pratt probabilmente ha avuto solo avventure amorose. L’unica che conosco più o meno direttamente riguarda una ragazza che, malgrado i suoi sforzi, non si è concessa.
Ci sono altri casi di autori avventurosi? A Milano circola la leggenda che due famose sorelle del fumetto ebbero anche loro una parentesi particolarmente avventurosa durante la guerra, ma finché qualcuno non porterà le eventuali prove rimarrà, appunto, una leggenda.
Gian Luigi Bonelli, dal canto suo, ha raccontato un paio di esperienze, sempre legate ai tempi della guerra, che per quanto stravaganti non mi sembrano del tutto improbabili (ne parlo qui).
In effetti, molti di coloro che sono vissuti durante l’ultima guerra hanno avuto a che fare loro malgrado con “l’avventura”.
Invece vere avventure di autori in tempo di pace non mi sovvengono. D’altra parte, al giorno d’oggi chi conduce una vita avventurosa? Soggiornare in diversi Paesi, come faceva Robin Wood, non mi pare possa definirsi un’esperienza avventurosa, e neppure percorrere l’Amazzonia come Sergio Bonelli (non credo lo facesse aprendosi varchi nella foresta con il machete).
Se qualcuno invece conoscesse degli esempi, ce li segnali nei commenti.

 

I webtoon dell’Estremo oriente

Caro direttore,
pensa che i webtoon, fumetti creati per il digitale, possano rappresentare il futuro?
In particolare, conosce Solo Leveling? Le è piaciuto?
Tony

IL FUMETTISTA AVVENTUROSO - POSTA
Gentile Toni,
Solo Leveling, dei coreani Chugong e Dubu, può essere facilmente letto sul telefonino perché le pagine dei manhwa, come quelle dei manga, sono di piccolo formato. Quindi in Estremo oriente i webtoon avranno sicuramente fortuna, e anche da noi tra gli appassionati del genere mangoso.
Nello specifico Solo Leveling, pubblicata in Italia dalla Star Comics, per me è una vera pizza, ma i videogamer probabilmente la pensano diversamente.

 

Smettere di leggere fumetti

Caro Direttore,
una volta leggevo molti fumetti italiani, ora quasi nessuno. Men che meno quelli di moda, che trovo banali nelle loro velleità politiche. Magari prendo qualche manga, anche se dicono che siano solo per i più giovani.
Perché? Forse sono invecchiato? Eppure continuo a leggere tante altre cose.
Mario

Gentile Mario,
i fumetti italiani di oggi sono diversi da quelli di un tempo.
Prima avevano testi e disegni stilizzati, oggi i testi o i disegni, o entrambi, sono molto realistici. Un tempo i fumetti raccontavano delle storie, magari delle storielle, oggi si rivolgono spesso a un pubblico ideologicamente affine.
Non a caso i fumetti di una volta spesso vengono fraintesi da chi è cresciuto con quelli odierni. Di una storia di Guido Martina diranno che Zio Paperone è troppo “cattivo”, non comprendendo che si tratta semplicemente di un personaggio costruito apposta per far ridere. Senza altri sottintesi. Lo prendono sul serio perché sono abituati agli autori di oggi, che nei nei fumetti scrivono veramente quello che pensano.
Zerocalcare, con i suoi fumetti in effetti stilizzati (anche se sempre meno curati), ha successo perché parla di un mondo ben definito e lo fa in maniera “piacionesca”. Lo stesso, pur con modalità diverse, fa Fumettibrutti.
Insomma, oggi il fumetto strizza sempre di più l’occhio a chi la pensa in un certo modo. Uno li legge soprattutto per sentirsi appartenere a quella tribù. Chi, invece, non vi appartiene e cerca “
solo” una bella storia, spesso rimane deluso e trova sopravvalutate queste opere.

 

La crisi del fumetto come alibi

Gentile direttore
vorrei chiedere a lei, che conosce da dentro il settore, cosa manca oggi alla nascita di un nuovo personaggio che riporti i tanti potenziali lettori in edicola. Possibile che non possa arrivare, con tutte le variazioni del caso, un nuovo Diabolik, un nuovo Dylan Dog o un nuovo Alan Ford? Eppure di talenti ne abbiamo in casa nostra. Perché scopiazzare i soliti americani?
Io vedo tanti appassionati nelle fumetterie che, come me, sarebbero ben lieti di seguire una serie in sintonia con la nostra cultura.
Guardi il successo del film Lo chiamavano Jeeg Robot, per esempio. Prende spunto dai temi più classici del fumetto ed è ambientato nella Roma dei giorni nostri. C’è voglia di questo, a mio avviso.
Quanto può reggere il mercato con idee trite vendute a peso d’oro? Secondo me con la squadra giusta si potrebbe ricreare una nuova primavera italiana del fumetto. Cosa ne pensa?
Fabio

Gentile Fabio,
gli autori continuano a realizzare i soliti fumetti, che piacciono molto ai critici e poco ai lettori, perché possono dare la colpa dell’insuccesso al mercato editoriale in declino.
Quelli che mancano non sono comunque gli autori, ma degli editori intenzionati a proporre prodotti popolari.

 

Un mondo di zombie

Caro direttore,
aveva detto che avrebbe finalmente letto The Walking Dead… e allora?
Un’altra cosa, come giudica i fumetti di Maruo Suehiro pubblicati nel volume L’inferno nelle bottiglie? Degli horror?
Sara
IL FUMETTISTA AVVENTUROSO - POSTA
Gentile Sara,
è come me lo aspettavo: The Walking Dead di Robert Kirkman è una sceneggiatura da serie tv, come poi in effetti è diventata. Poi queste storie post-apocalittiche, tipo Y – L’ultimo uomo sulla Terra, mi sembrano tutte uguali.
E comunque gli zombie non solo mi fanno ribrezzo, ma li trovo insignificanti perché non possono pensare. Vero è che, come diceva qualcuno in una lettera a questa rubrica, gli zombie di Kirkman rimangono sostanzialmente sullo sfondo…
I fumetti di Maruo Suehiro ne L’inferno di bottiglie più che horror li definirei “disturbanti”. Disturbano sia perché l’autore ci infila tutto quello che può apparire “sacrilego”, dall’incesto ai riferimenti religiosi fino ai ciechi, sia perché non chiude mai le storie con un vero finale, perché non ne è capace.

 

La fine di Steranko

Egregio direttore,
perché un autentico genio come Steranko ha avuto una carriera così breve? Non riesco proprio a capire la sua parabola.
Domanda numero 2, non sono aggiornatissimo sul mercato argentino: c’è oggi qualche autore interessante?
3) Mi è capitato per le mani Geist Maschine di Lrnz: mi è piaciuto molto. Una sua opinione?
Jason

IL FUMETTISTA AVVENTUROSO - POSTAGentile Jason,
purtroppo Jim Steranko non era concentrato soltanto sul disegno, nel quale si è contraddistinto in eleganza durante l’età classica della Marvel (qui il mio articolo su di lui): aveva svariati altri interessi, e credo che fare fumetti lo considerasse troppo lungo, faticoso e poco glamour.
La professione su cui ha puntato dalla metà degli anni settanta, dopo avere scritto due fondamentali volumi sulla storia dei comic book, è stata quella di editore di una bella rivista prima dedicata soprattutto ai fumetti e poi ai media in generale, e al cinema in particolare. Cambiamenti di contenuti che andavano di pari passo con il cambiamento di nome della rivista, che ho seguito come lettore nel suo percorso, da Comixscene a Mediascene, fino a Prevue.
Steranko ha anche collaborato con i suoi disegni ad alcuni importanti film di Hollywood. Puntava infine a una carriera di illustratore, che però non è stata particolarmente luminosa.
La scuola argentina è praticamente morta con la fine delle grandi case editrici, in particolare della stranamente poco considerata Columba.
A me, invece, Geist Maschine non è ancora capitato tra le mani, quando succederà ne parleremo.

 

Saturno contro la Terra è una … pazzesca?

Caro Direttore,
anni fa recuperai in una bancarella una copia di Saturno contro la Terra di Pedrocchi, Zavattini e Scolari nell’edizione (oramai introvabile) dell’Almanacco di Linus del 1969.
Premetto che da bambino sono stato un avido divoratore di Flash Gordon, pur nella non eccezionale ristampa dei Fratelli Spada degli anni settanta: il confronto dell’opera di Pedrocchi & Co. è impietoso con il capolavoro di Alex Raymond.
Prolissa e indigesta (almeno per me) con un disegno manieristico fin troppo raymondiano, senza possederne l’innata eleganza, una tecnologia (anche quella reale) sempre abbozzata e mai all’altezza di altri prodotti dell’epoca (uno per tutti Romano il Legionario di Kurt Caesar).
Insomma, una delusione.
Ha avuto modo di leggere Saturno contro la Terra, e se si, cosa ne pensa?
Giuseppe


Gentile Giuseppe,
Saturno contro la Terra è certo un’opera meno moderna dei capolavori americani del periodo, ma bisogna considerare il fatto che il fumetto drammatico da noi era solo agli inizi. Posso essere d’accordo sul fatto che potesse essere disegnata meglio, ma per i testi è al di sopra dei fumetti italiani del periodo. Certo, sono ancora molto “letterari”. D’altra parte non è che Flash Gordon avesse dei testi particolarmente originali.
Da notare, inoltre, che questo fumetto è stato l’unico pubblicato in lingua inglese nei comic book prima della guerra, ed è stato ricordato come “particolarmente ben scritto” da autori americani come Ron Goulart.
Anch’io ho letto Saturno contro la Terra sull’Almanacco di Linus, purtroppo in bianco e nero, però l’opera è stata ristampata recentemente.
Federico Pedrocchi aveva molti spunti interessanti ed è un vero peccato, anche dal punto di vista di noi lettori, che sia morto giovane a causa della guerra.

 

Tex incontra Zagor

Gentile direttore,
cosa ne pensa del prossimo incontro tra Tex e Zagor? C’è un limite ai team-up?
Alex

Gentile Alex,
rispetto al team-up demenziale di Zagor e Flash della Dc Comics, questo almeno è ristretto ai personaggi della casa editrice.
Se non che Tex e Zagor non solo vivono in due epoche differenti, ma anche in due “mondi” diversi. In quello di Tex, per esempio, non ci sono robottoni giganti. L’incontro lo si sarebbe potuto anche fare, ma in uno “speciale” fuori dalla continuity. In una sorta di What If?
Invece avverrà all’interno della continuity ufficiale della serie di Tex Willer (quella del giovane Tex). Un controsenso logico che infastidirà i vecchi lettori, soprattutto quelli di Tex.
Eppure fino a oggi Tex era riuscito a rimanere fuori da questi incontri assurdi…

 

Sauro Pennacchioli

 

 

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14 commenti

  1. Si rassegnino i detrattori: il multiverso bonelliano è già fattuale e i team-up continueranno. L’imminente Zagor & Tex Willer è il più “delicato” da gestire, ma certamente non sarà l’ultimo. Personalmente credo che nel futuro gli albi con la dicitura “Speciale” o “Color” saranno dedicati (se non prevalentemente, almeno frequentemente) a questi incontri. Ad esempio la vignetta finale dello Speciale Dragonero di quest’anno (a colori e con Zagor coprotagonista) lascia intendere che anche tra i successivi la formula verrà ripetuta.
    Del resto sono ormai parecchi anni che gli speciali presentano storie ordinarie (tranne DD, che con il ciclo de Il pianeta dei morti ha trovato una sua giustificazione editoriale), mentre i Color stanno perdendo l’originario carattere di eccezionalità, dato che il colore è sempre più diffuso.
    In questo senso team-up e speciali si sostengono a vicenda: i team-up sono l’evento “eccezionale” (le virgolette sono d’obbligo) che giustifica lo speciale, e al contempo, lo speciale consente di non “gravare” la serie regolare con una storia fuori dai canoni, che farebbe inviperire i lettori più tradizionalisti.
    Giacché basta poco per rendersi conto che le avventure vissute da un personaggio Bonelli contraddicono quelle degli altri personaggi, se ne ricava che ogni personaggio vive in un universo personale e che, di conseguenza, i team-up Bonelli non sono agevoli come quelli Marvel. Come risolvere questo problema? Per personaggi adatti il passaggio dimensionale può entrare nella trama del team-up (Zagor vs Dragonero), per personaggi che, al contrario, poco si prestano a uno spiegone multidimensionale, si è scelta finora la strada più semplice: nessuna spiegazione. Così è stato per DD & MM, per Mister No & MM, per DD & Dampyr, (quest’ultimo sarebbe un crossover più che team-up, ma il concetto non cambia).
    Sono convinto che anche per Zagor vs Tex Willer non sarà data alcuna spiegazione multidimensionale, che appesantirebbe la storia. Chi volesse a tutti i costi una spiegazione dell’incontro compatibile con entrambe le continuity, potrà pensare a un qualche varco dimensionale dolce, non avvertito come tale neppure dai protagonisti.

  2. A proposito di fumetto digitale, ci sarebbe anche il mio blog😅dove cerco di portare avanti delle storie a puntate incentrate su un paio di personaggi che ho ideato…se qualcuno vuole darci un’occhiata mi fa piacere, basta cliccare sul mio nome 🙂

  3. Sugli autori di fumetti dalla vita avventurosa… Renzo Barbieri, almeno da quanto spigolato in giro, non è stato una che he avuto perlomeno una vita interessante?

    • Per come l’ho conosciuto io, il massimo dell’avventura per lui era andare al night.

      • Non so, avevo sentito dire che era una specie di playboy… certo, non lo paragoniamo a Giacomo Casanova 🙂

        • Ha scritto il “manuale del playboy”, in effetti.

          Era un tipo alla Guido Nicheli.

  4. Fumettisti non lo so, ma personalmente io preferisco gli scrittori d’avventura-azione che hanno avuto una vita “all’altezza di”, degna di ciò che scrivevano. Quindi, per me, meglio Jack London e, parzialmente, Robert E. Howard, Karl May o Ian Fleming, piuttosto che autori che erano sostanzialmente dei gran contaballe e che la “loro” vita avventurosa se la sognavano (sic!) soltanto, la raccontavano ma era fasulla, come per esempio Emilio Salgari o Gian Carlo Fusco.

    • Sorvolando su Hemingway (e in parte Jack London) che hanno fatto una vita avventurosa nella loro gioventù ma diventati scrittori, essendo ricchi e americani, erano più che altro turisti di lusso, non capisco questo definire Salgari “contaballe”. Il lavoro dello scrittore è raccontare storie, non viverle. Dante non è stato all’inferno, Shakespare non era un principe di Danimarca, Goethe non ha fatto un patto col diavolo ect.

      • Che cazz… di ragionamento, Claudio P. ! Quelle erano cose impossibili da fare (patto col diavolo, andare nell’Inferno) ma quelle di Salgari sarebbero state possibili. Lui si vantava di essere un “capitano di lungo corso”, ma l’unica volta che andò per mare e ci fu una modesta tempesta, scrisse che sentiva nostalgia della minestra di casa! Hemingway non te l’ho citato, non l’avrei fatto, l’hai aggiunto tu. Sì, il lavoro dello scrittore è raccontare storie… forse non viverle beh, ci sarebbe da discuterne, diciamo secondo che tipo non di scrittore… che tipo di uomo. Gian Carlo Fusco si vantava di avere a che fare con la malavita di Marsiglia (tutte balle) e di aver praticato pugilato ma l’unico incontro che fece perse parte dei denti! Non così invece Robert E. Howard, che fece parecchi incontri, veri e duri.

        • Ma quindi tu sei prorpio convinto che uno scrittore sia tenuto ha vivere le vicende di cui parla … ma!? Salgari ambiva a diventare il Verne italiano e anche quello non è che fosse stato ne sulla Luna, ne al centro della terra. Cercava di rendere i suoi racconti più reali con la documentazione ma non mi pare abbia mai detto di essere stato alle Antille o nel Borneo.

          • Qui facciamo veramente a non capirci. Se uno scrittore anche di genere avventuroso-azione non vive le vicende di cui parla ed è un uomo-medio, sedentario, persino un vigliacchetto-Fantozziano, ecc. io posso senz’altro rispettarlo lo stesso se ammette questa cosa: lo lodo “comunque” per la sua fantasia, magari mi divertono comunque i suoi lavori, ecc, ecc. Il punto è un altro, che mi pare che qui non vogliamo capire. Abbandoniamo un attimo gli esempi, i nomi che ti facevo che ci portano fuori strada. Allora, quelli che a me danno fastidio, in qualsiasi campo, sono i velleitari, i “vojo ma non posso” che purtroppo ho spesso incontrato nella mia vita. Non è molto diverso dal maschio che spara cazzate per impressionare la ragazza che gli piace, ma le donne non sono cretine e sottopongono (giustamente, secondo me) gli uomini ad astuti shit-tests per appurare se questi sono veramente sicuri di sé, ecc, ecc, oppure no. Lo so, il paragone ti sembra bizzarro e/o fuori-luogo, ma in realtà è molto calzante, sostituisci la gnocca ai lettori e vedrai che corrisponde. Quindi, tornando agli scrittori, se tu scrittore o sceneggiatore o disegnatore di fumetti, quello che sei insomma, ebbene se hai una vita personale da impiegato del catasto, beh, ammettilo, oppure NON dire nulla di te, ma, per favore, non crearti una finta biografia dove tu sembri una via di mezzo fra James Bond, un personaggio dei primi film di Steven Seagal e Crocodile Dundee!!

  5. Scusate, ho citato erroneamente Karl May, che non risponde ai criteri che citavo, è stata una mia svista mentre scrivevo.

  6. Caro Pensaurus, continuo a pensare che la tua sceneggiatura di un film diretto da Aki Kaurismäki con Ben Affleck nella parte di un Hugo Pratt surreale che vive in un treno che deve raggiungere la Francia o l’ America – ma l’America è lontana / dalla altra parte della luna come cantava Dalla – per proporre il suo marinaio apolide ad un editore descritto come una combo di Darkseid ( nemico del pensiero eterodosso, parodia kirbyana di Nixon ndr ) e di Thanos ( omaggio a Darkseid ed espressione della necrofilia da reduce di Starlin ndr ) sia una figata. Potrei girarci intorno e scegliere termini + da apericena in terrazza, ma ho adorato quella cosa di Hugo che indossa la maschera di Bats da Armageddon nella League di Snyder il che ne fa un bizzarro trasvolatore inizio 20mo secolo. Per quel che vale ero entusiasta, ma nella stanza dei bottoni ero l’unico. Meat & potatoes ha detto uno dei consiglieri/consiliori. Io ho ribattuto che il film sarebbe costato un pugno di lenticchie, se non consideriamo la paga di Ben Bat Pratt e che ogni tanto sarebbe bello vincere anche un premio a Cannes o Venezia o almeno essere menzionati in qualche oscuro festival, cosa che fa sempre curriculum, ma nada de nada. Se pensi di ridurlo a fumetto, magari disegnato da un Andi Watson ( breakfast after noon )o Jason ( Ho ucciso Adolf Hitler e altre storie d’amore ), sappi che sono a tua disposizione per proporlo a qualche editore tipo Coconino o Oblomov. Ciao ciao

  7. Il povero Salgari vilipeso e irriso per il fatto che non era un viaggiamondo dalla tempra di acciaio! In genere nel 18oo i viaggiatori erano veramente degli esploratori in cerca di gloria ma comunque pagati come Livingston, oppure nobili ricAn Lawson Lucasconi inglesi che viaggiavano su mezzi di trasporto tipo carrozze o treni se esistevano. Salgari, se si studiano le sue biografie più recenti ,tipo quella assai approfondita della studiosa inglese ( laureatasi comunque a Milano), Ann Lawson Lukas , edita in ben 4 ponderosi volumi dall’editrice Leo S. Olschki di Firenze, mettono ben in luce che il Nostro non era un riccone nullafacente in cerca di notorietà, ma una persona che lavorava per vivere, e lavorava sodo, scrivendo per Giornali storie di fantasia, prima per adulti ,poi per ragazzi!! La sua autobiografia è veramente fasulla, ma caldeggiata da editori per poter presentare il loro scrittore di avventure come un uomo avventuroso! Peccato questo che a Salgari si può perdonare se si ragiona conoscendo la sua vita tribolata e fine spaventosa!! Quindi, perchè infierire su un omo di piccola, veramente piccola statura che voleva sentirsi più grande?? Dai, ragiona anche un poco di pancia o di cuore, gli Indiana Jones del presente sono dopo tutto finzioni, anche gli scrittori di fumetti hanno raccontato non di rado, loro avventure esagerate o inesistenti. L’unica eccezione dimostrata, beh, sono io, che ho viaggiato il mondo in 80 giorni con il mio servetto tuttofare Saurino alle mie costole!!

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