MARADONA A FUMETTI – POSTA

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Distinto direttore,cosa ne pensa di Maradona? Ha visto che adesso c’è anche il fumetto della sua vita?Ludovica Gentile Ludovica,non seguendo lo sport, non conosco bene nemmeno i suoi protagonisti. Anche se ovviamenteArmando Maradonaso chi è.Tempo addietro avevo scritto una specie di articolo nel qualeavvicinavo Jack Kirby a un dio. Ma se non mi interessassero i fumetti e dovessi dare un giudizio di Kirby come persona, lo definirei un “borgataro” degli slum della vecchia New York. Io non sono di quelli che quando vede un tizio nascere povero e morire ricco si impressiona. Anche perché la povertà conta fino a un certo punto: conosco poveri colti e raffinati che sembrano lord inglesi.Kirby era un borgataro nell’animo nel senso che ragionava come un emarginato anche quando non lo era più. Aveva mantenuto una visione limitata e soggettiva delle cose, che risultava impermeabile al mondo esterno. Impazzisco per i suoi disegni e le sue creazioni, ma di persona l’avrei evitato volentieri.La stessa impressione, moltiplicata varie volte, me la dava Maradona. Se l’avessi incontrato, di cosa avremmo potuto parlare? Con Kirby, almeno, ci sarebbero stati i fumetti come interesse comune… L’impressione che mi faceva Maradona era quella di un bambino troppo cresciuto, come i coatti dei film ambientati a Roma.Invece noto che la gente raramente divide il professionista dalla persona. Per molti un campione nello sport lo è anche nella vita. Mentre per me uno può essere un genio del pallone, o di che altro, e allo stesso tempo andare in giro di notte a picchiare le vecchiette. A un occhio disincantato, niente di quanto ha fatto Maradona fuori dallo stadio appare eccezionale, anzi.Anche sui suoi presunti meriti “sociali” ci sarebbe da discutere. Per esempio, recentemente è uscita la notizia che Maradona prendeva dei bei soldoni per fare il testimonial del regime venezuelano. Insomma, non lo faceva per un ideale come credevano alcuni (a parte il fatto che promuovere la retorica dei governi autoritari e dittatoriali non è mai un merito). Però lungi da me discutere con i tifosi.Al di là di come la penso, Armando Maradona è stato indiscutibilmente un’icona dei nostri tempi, e in quanto tale è un personaggio di sicuro interesse.Paolo BaronedErnesto Carbonetti, due autori apprezzati anche all’estero, hanno messo a fumetti la sua vita nel volumeIl re scugnizzo – Vita di Armando Maradona. Una biografia divisa, come d’obbligo, tra il primo Maradona “magico” e il secondo tragico.Un libro sia per i fans sia per quelli come me, che lo hanno sempre guardato con poco entusiasmo. E anche per i semplici amanti del fumetto, grazie ai testi evocativi di Baron e ai disegni “pop” di Carbonetti. Autori del non dimenticatoChiedi a John – Quando i Beatles persero Paul. Caro Direttore,ho letto Unico di Osamu Tezuka e a dire la verità, benché l’autore sia incensato da tutti, l’ho trovato un bel mattone. Lei cosa ne pensa di Tezuka?Donatella Gentile Donatella,anch’io ho delle riserve suOsamu Tezukasceneggiatore, e concordo sul fatto che, nello specifico,Unico, malgrado l’aspetto tenero, sia piuttosto indigesto.Per me Tezuka è importante soprattutto per avere determinato lo stile di disegno dei fumetti giapponesi. Come dicevo qualche settimana fa, i manga, diversamente dai comics americani e dai fumetti italiani, non seguirono la svolta realistica impressa nel 1929 da Hal Foster.Dopo la guerra, però, con la pioggia dei comic book portata dai soldati americani che hanno occupato il Paese del sol levante, questo “rischio” era più che probabile.Tezuka lo ha scansato realizzando storie scritte in maniera sostanzialmente realistica, ma con lo stile comico deifumetti Disney(derivato a sua volta dallo stile diFelix the Cat). In questo senso ha confermato la tendenza alla stilizzazione dei manga, portando, inoltre, una maggiore tridimensionalità e vivacità nelle inquadrature.Invece le storie di Tezuka, be’, sono un marasma di concetti spesso arbitrariamente mescolati tra loro, conditi di sentimentalismo ottocentesco e tenuti insieme da una scarsa compattezza narrativa. A confronto del Topolino diFloyd Gottfredsondella fine degli anni trenta, al quale si ispira, Tezuka perde su tutti i fronti.Però quasi nessun autore americano si è poi ispirato a Gottfredson, tantomeno i disegnatori di storie realistiche. Anche limitatamente al settore comico, lo stile di Gottfredson in America era già considerato vecchio alla fine degli anni quaranta a confronto di Mort Walker su Beetley Bailey, per non dire con il bidimensionale Charles Schulz sui Peanuts degli anni cinquanta. Non che ciò mi faccia piacere. Caro direttore,sono una fan di Sean Murphy! Trovo i suoi disegni semplicemente fantastici e a me, che non amo molto il fumetto americano, ricorda i disegnatori francesi.Alice Gentile Alice,anche a meSean Murphyricorda molto il fumetto francese classico, nel tratto e nel realismo non fotografico. Anche se, diversamente dai francesi, Murphy ha estrema dimestichezza con il mondo dei supereroi, che rappresenta alla perfezione. Come sceneggiatore, però, è noiosissimo.LeggereBatman – Cavaliere biancoè una tortura perché ha poco a che vedere con il modo di scrivere un fumetto. Data la presenza del Joker, lo si metta a confronto conThe Killing JokediAlan Mooreper vedere quale è la grammatica del fumetto e quale è la confusione.E sempre a proposito di Joker, nel Cavaliere bianco mi ha dato fastidio la rappresentazione “cinematografica” del Joker come criminale che si trucca il volto, mentre nei fumetti il suo esagerato pallore è dovuto ad alcune sostanze chimiche. Per me non è una cosa secondaria. Gentile direttore,secondo lei potrebbe avere successo un nuovo fumetto Disney per bambini diverso dai soliti mondi di paperi e topi?Michele Gentile Michele,in teoria lo si potrebbe fare con i personaggi di ogni film Disney e Pixar. Il problema è che, autorizzazione della Disney a parte, occorre adattare profondamente questi personaggi al fumetto. Per Topolino e Paperino ci hanno pensato, tra gli altri, geni come Floyd Gottfredson e Carl Baks. Non vedo nel mondo fumettistico Disney attuale autori dello stesso livello.Bisogna comunque ricordare che alla fine degli anni cinquanta vennero realizzate alcune storie su Biancaneve e i Sette nani, sulla carta molto promettenti, che però non ebbero seguito. Come ho già detto, ci pensarono i Puffi a riprendere il concetto dei nanetti caratterizzati (Brontolo / Puffo con gli occhiali) e a sfruttarlo come si deve. Caro direttore,non ce la faccio più a leggere questa sua posa tecnocratica. Anche perché non ci credo nemmeno un po’. La tecnica è solo efficienza, produttività, calcolo fine a se stesso. Tutto ciò che è “umano” è un elemento di disturbo. Il modellino della società tecnocratica – lo sa meglio di me – è stato il nazismo. Come non accorgersi che stiamo vivendo proprio in questo momento in una società distopica come quelle dipinte da autori di fumetto e di science-fiction?Gli elementi del totalitarismo ci sono tutti (un leader non eletto, propaganda, controllo, censura, privazione dei diritti costituzionali, autorità militari a “gestire” aspetti del paese, odio orizzontale, ricerca del capro espiatorio, clima generale di terrore e repressione). Lei dice che Draghi è affidabile. Sicuramente: nell’affamare la Grecia è stato bravissimo.Lei è ancora di sinistra proprio come in Darth Vader c’era ancora del buono. Ha solo rivestito il tutto. Un caro saluto.Advent Child Gentile Advent Child,negli anni i politici greci, per farsi rieleggere dal popolo bue, avevano assunto un numero sproporzionato di impiegati nell’amministrazione pubblica, con stipendi irrealistici rispetto all’economia del Paese. Questa e altre spese irrazionali sono state fatte a debito finché è crollato tutto: nessuno era più disposto ad assumersi il rischio di prendere i sempre più traballanti titoli greci.L’Europa, e quindi anche noi italiani, abbiamo garantito per il debito greco, a patto che da un certo punto in poi i greci avessero speso per l’amministrazione quanto potevano effettivamente incamerare attraverso le tasse.Ciò ha impoverito la Grecia? No, la Grecia era già povera prima perché priva di materie prime e di industrie (salvo quella turistica), solo che non appariva evidente in quanto il Paese viveva facendo debiti. L’Europa, in realtà, ha salvato la Grecia dall’autodistruzione provocata dalla miserabile classe politica locale.Se non ci fossero stati i “tecnici” europei ora i greci starebbero morendo di fame per le strade, sarebbero emigrati in massa o li avremmo mantenuti noi, cedendo loro una parte dei nostri stipendi ogni mese. L’opposto della tecnica è la magia, ma questa non funziona.La Germania è sempre stata ben organizzata, tanto che nemmeno quegli spostati mentali di nazisti riuscirono a disarticolarla con le loro variegate idee pseudoscientifiche di tipo naturistico. Caro direttore,cercando un libro sulla nascita del fumetto mi sono buttata su “Le origini del fumetto” di Thierry Smolderen.Sono rimasta piuttosto delusa, anche perché non ci ho capito molto. Nel senso che non ho capito quando il libro parlava di fumetto e quando parlava di altro.Donatella Gentile Donatella,in realtà il libro non riguarda i fumetti, se non di sfuggita: il titolo è fuorviante.Thierry Smolderentratta, peraltro in maniera assai discutibile, la storia dell’illustrazione negli ultimi secoli, in particolare nell’Ottocento. Un secolo in cui le riviste illustrate presentavanosolodisegni, dato che le fotografie, quando arrivarono, non si sapeva ancora come stamparle in maniera nitida sui giornali.Ne consegue che la grafica di questo periodo, fatta di una miriade di vignette e di illustrazioni, ha un grande valore storico-artistico indipendentemente dalla limitata (almeno quantitativamente) appendice fumettistica degli ultimissimi anni dell’Ottocento. Che tra l’altro Smolderen tratta con ingiustificato disprezzo.Naturalmente il fumetto, essendo nato in quegli anni a opera di ex disegnatori satirici, riprende tutti gli stilemi del periodo. Strano però che vengano omesse proprio le vignette delle riviste satiriche americane, comePuck, dove si sono formati quegli autori. O meglio, non è tanto strano se si tiene conto che all’autore, in antitesi con il tema ufficiale indicato nel titolo del suo saggio, ripugnino i filoni più popolari dell’illustrazione.Comunque i due elementi costituivi del fumetto, il balloon e la sequenza delle vignette, sia pure in maniera separata erano presenti già dal Rinascimento, anzi, fin dall’antica Grecia. Certo, solo a fine Ottocento le due modalità espressive si fondono definitivamente gettando le basi a un genere a se stante.Ne parlo in maniera più specifica e meno spocchiosa, rispetto al saggioLe origini del fumettodi Thierry Smolderen, nell’articoloQuando è nato il fumetto non si sa, con tanto di immagini rappresentative. Sauro Pennacchioli Scrivete le vostre lettere come “commenti” in fondo alla pagina: saranno rese visibili e riceveranno risposta nel prossimo appuntamento con la posta.