LETTERE AL DIRETTORE: ZEROCALCARE E I SOLDI

LETTERE AL DIRETTORE: ZEROCALCARE E I SOLDI

Lo sfruttamento comerciale è sempre etico?

Egregio Direttore,
le pare opportuno che un autore satirico come Zerocalcare venda i pupazzetti dei propri personaggi?
Non ricordo che Altan o Vauro lo abbiano mai fatto.
Lorella M.

Gentile Lorella,
non mi sorprende molto che un autore come Charles Schulz guadagnasse più con le cartoline di San Valentino che con le strisce dei Peanuts. Anche se altri suoi colleghi, come Bill Watterson, autore di Calvin & Hobbes, hanno rifiutato di commercializzare i propri personaggi. Ma la stranezza, come osserva lei, è che Zerocalcare sia un autore satirico (per di più “impegnato nel sociale”), non un semplice fumettista. Tradizionalmente gli autori satirici evitano il merchandising, tanto che alcune riviste come l’americana Mad non ospitavano neppure la pubblicità.
Però la sensibilità del pubblico sta cambiando. Se alcuni lettori detestano la commercializzazione fine a se stessa, diversi “nerd” ritengono le statuine collezionabili una legittima forma d’arte al pari dei fumetti.
In ogni caso, quando ho letto l’elenco dei personaggi “pupazzati” di Zerocalcare, sono rimasto perplesso davanti alla “Combattente curda”…

LETTERE AL DIRETTORE: ZEROCALCARE SBAGLIA?

 

Film di supereroi italiani?

Gentile Direttore
le chiedo se, alla luce dell’enorme e meritato successo del film Lo chiamavano Jeeg Robot, non sia ipotizzabile un personaggio tutto nostrano che, prendendo spunto dai supereroi, rispecchi le problematiche del nostro paese. Dopo il film io mi aspettavo qualcosa del genere, ma non è successo.
Forse perché non abbiamo verve creativa o problemi da trattare? Non credo proprio (vedasi il successo di Zerocalcare). O perché crediamo che i supereroi possano essere solo Americani? E allora il successo del film citato? O perchè i fumetti devono essere solo svago e fantasia (Alan Moore e Frank Miller allora non ci hanno insegnato niente). Sui passati tentativi stenderei un velo pietoso. Che ne pensa?
Fabio C.

Gentile Fabio,
non ho visto il film. Per quanto riguarda i supereroi occorrerebbe prima capire cosa siano veramente. Il loro concetto si forma nelle riviste pulp dei primi decenni del Novecento: Tarzan, per esempio, è allo stesso tempo un mezzo animale che combatte corpo a corpo gli scimmioni e un raffinato lord che ha frequentato l’università. Almeno dopo il primo romanzo (Burroughs ne ha scritti più di venti).
Il supereroe non è semplicemente un personaggio con un costume colorato, come credono gli autori italiani, ma l’emersione fantastica di ciò che celiamo nella nostra vita di tutti i giorni.
Compreso questo, volendo, si potranno fare film di supereroi anche in Italia (sempre che oggi se ne facciano di autentici nella stessa America).

 

I fumetti sempre più costosi tengono lontani i nuovi lettori

Direttore buongiorno,
vista la sua visione globale del mercato, volevo sapere come mai stanno sparendo i TP brossurati da 10/13 €. Ora le varie case editrici puntano tutte su cartonati dalle varie forme e dimensioni con costi elevati da 20 a 30€, incidendo pesantemente sulle tasche degli appassionati.
Il mercato è in crisi, non solo quello dei fumetti, ma quello editoriale in generale pressato da altri media. I giovani lettori stanno sparendo, e in questo momento cruciale chiudono anche le edicole, unico canale di sbocco per il pubblico generalista. L’appassionato ormai si è dovuto abituare alla fumetteria/libreria di fiducia. Conosco gente che ogni 15 giorni si sobbarca 70 km perché non ne ha una vicina.
Le fumetterie poi si stanno specializzando sempre più per limitare i costi, fornendo ai clienti/casellanti la merce solo su prenotazione tramite newsletter artigianali, o volumi mensili specializzati come Preview o Anteprima. In negozio ormai arriva solo il merchandising, o poche copie in più dei bestseller per avere qualcosa da esporre sugli scaffali.
Ecco perché l’esercente stesso spesso indirizza i propri clienti, i quali devono prenotare un volume senza poterlo sfogliare, basandosi su indicazioni striminzite sul prezzo e gli autori.
Quindi ci ritroviamo un piccolo mercato di appassionati che faticano a rifornirsi o a individuare precisamente cosa comprare. Dovrebbero essere coccolati il più possibile dagli editori, invece sfogliando Anteprima vedo soprattutto volumi di 120/140 pagine a 22/23€, magari di autori sconosciuti.
Capisco anche che negli ultimi anni si sia sviluppata una vera e propria sindrome da Zerocalcare. La Bao è stata apripista in tal senso, e uno degli editori che più si è evoluto in peggio nella politica dei prezzi. Nulla da eccepire, invece, sulla qualità dei suoi prodotti o delle scelte artistiche.
L’appassionato può volere la migliore edizione possibile del suo autore o libro preferito, ma se a me Zerocalcare non piace, o semplicemente non mi ispira, vorrei poterlo assaggiare con un brossurato da 13€, prima di buttarmi su un’edizione elegante e splendida, ma che giudico costosissima per chi ci si vuole approcciare.
A volte escono volumi di autori sconosciuti alla loro prima graphic novel, spesso ancora acerbi, con un tratto grafico fin troppo semplicistico o grossolano, magari con una storia eccezionale, ma che sinceramente non mi sento di ‘assaggiare’ e provare con un volume di 23€.
Oppure autori pubblicati e famosi in America, che escono con un’opera che potrebbe durare 3/6 volumi, di successo negli States ma che è tutto da dimostrare che riescano a diventare dei bestseller qui in Italia, dove i numeri sono irrisori. Il rischio è che se i dati di vendita non sono sufficienti, l’editore che ha iniziato la serie con un’edizione costosa non sia poi in grado di proseguirla.
Ecco perché i cataloghi di certi editori si stanno riempiendo di graphic novel (o romanzi disegnati che siano), così con un volume hanno completato l’edizione. Al massimo si concedono serie di 2/3 volumi omnibus/raccolta. Ma una via di mezzo no?
Il grandissimo Ortolani, autore che adoro, con il suo Ratto ha fatto numeri pazzeschi. Ha un tratto comico grottesco che è accattivante se pubblicato su un certo formato, piccolo per intenderci, ma non rende bene in volumi giant size. Poi il suo forte sono i testi. Scommetto che se gli ultimi suoi volumi fossero usciti in edizioni più ridotte, magari dei brossurati ben rilegati con copertina spessa con alette, e quindi a un prezzo di 8,90 o 9,50, avrebbe spopolato. Il suo volume sui dinosauri mi ha fatto sganasciare, e l’edizione di Laterza è perfetta extra lusso, ma ho ripensato al suo costo e con il senno di poi, nonostante il contenuto l’abbia davvero apprezzato, probabilmente non lo avrei comprato. Per questo ho rinunciato ad altri volumi di questo straordinario autore.
Eppure esistono esempi virtuosi, la Star Comics per esempio. Ho preso di recente anche alcuni volumi di esordienti, o almeno credo visto che non li conoscevo, che con il loro grande impegno hanno prodotto un ottimo volume come Masked: buona storia e bei disegni. Il target potrebbe essere ideale per nuovi giovani lettori. Ottima edizione, un cartonato di piccole dimensioni a soli 14€.
Oppure pensiamo ai vari TP brossurati della collana Valiant, che spesso edita volumi da 90/120 pagine a solo 8,90 o 9,90, contenenti spesso interi cicli di storie, quindi leggibili anche singolarmente. Ideale per chi vuole “assaggiare” la serie o solo provare un autore nuovo.
Insomma, per concludere, alcuni editori dovrebbero rivedere meglio le loro politiche dei prezzi e delle edizioni. Il punto cruciale è far amare sempre più il nostro caro vecchio fumetto e non spremere fino all’inverosimile i pochi appassionati.
Direttore, mi scuso per lo sfogo, ma da appassionato di lunga data sono sempre più amareggiato. Un saluto.
Massimiliano

Gentile Massimiliano,
la frenesia di pubblicare qualunque cosa porta a una moltiplicazione di titoli che per rientrare nei costi devono essere venduti a caro prezzo. Sarebbe meglio presentare, soprattutto in edicola, poche serie ben scelte a basso prezzo, piuttosto che moltissime a prezzi altissimi solo in fumetteria. Siamo nel bel mezzo di una bolla che prima o poi finirà per scoppiare. Non tutti sono dei ricconi: come dice giustamente lei, con questi prezzi difficilmente nuovi lettori verranno attirati dai fumetti.

 

Meglio il tascabile?

Caro Pensaurus,
trovo interessanti le domande e le risposte di questa rubrica. Anche a me è piaciuta la run di Morrison, Toth era irriconoscibile al lavoro sugli X-men e i (pochi allora?) X-fans chiedevano di sostituire Adams con il classico, rassicurante Werner Roth.
Ma credo che il fumetto mainstream capace di penetrare il mercato sia un tascabile alla Diabolik, piuttosto che un bonellide o un comic book.
Dovrebbe, a mio sindacabilissimo avviso, contenere fumetti stilizzati come quelli di Andi Watson o Art Baltazar o Paul Grist. Poche parole per nuvoletta e nessuna di pensiero. Dida al minimo e no per la soggettiva alla Sin City. Nomi di persone e città alla Diabolik, cose come Chantal di Nero o Pedro Marras. Tecnologia tipo cartone di Bats di Timm e Dini (cabine telefoniche e pc retrofuturistici, auto col predellino ). Campi e controcampi alla Primo Magnus o Nick Drnaso di Beverly. Twist alla Jack Ritchie. Olè!
Crepascolo

Gentile Crepascolo,
più dello stile dei fumetti, gli addetti ai lavori sanno che è importante azzeccare il formato.
Lo ripeto fino alla nausea: molti anni fa, a un editore che mi proponeva di pubblicare un tascabile risposi che avrebbe venduto solo un albo nel formato di Bonelli, perché ormai i ragazzi italiani conoscono solo questo. Dimostrai di avere visto giusto e anche altri editori, con più o meno successo, seguirono questa strada.
Certo che, come dice lei, anche lo stile è importante. Invece di continuare a presentare film o telefilm dei poveri, con dialoghi seriosi e disegni fotografici, i fumetti dovrebbero tornare al loro linguaggio originale. E i lavori di Bruce Timm sono certamente un buon esempio da seguire.

 

La nuova rotta di Dylan Dog non è così nuova

“Dylan Dog ‘sagoma di cartone’ degli inizi malgrado lo sguardo profondo e gli accenni sociali che non interessavano a nessuno”… lei ha scritto una verità sacrosanta, peccato che Roberto Recchioni sia convinto del contrario.
Cavaliere

Gentile Cavaliere,
non mi riferivo a un autore in particolare, nel brano che lei ha tratto da una mia risposta data nelle precedenti “lettere al direttore”.
Di certo la trasformazione di Dylan Dog parte da lontano. Lo stesso Tiziano Sclavi, a un certo punto, iniziò a scrivere storie sempre meno brillanti cercando al contempo di dare un (superfluo) spessore al personaggio. Gli autori successivi hanno seguito questa tendenza, sia pure in maniera diversa tra loro, fino alle estreme conseguenze. Cioè all’attuale Dylan Dog, che, di fatto, è un personaggio completamente diverso dall’originale: da semplice “presentatore” delle storie è diventato l’argomento principale delle stesse.
La vera novità della nuova gestione è la tecnica americana del restyling unita ai continui colpi di scena fini a se stessi, che portano a disamorarsi di un personaggio ormai privo di coerenza.

 

Sauro Pennacchioli

 

 

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