LE LETTERE: LA PANINI COSTA CARA

Batman della Panini è malfatto e costoso?

Gentile Direttore,
ho da poco acquistato i primi otto numeri di Batman delle edizioni Panini.
La copertina non è fatta della solita bella carta patinata liscia, ma è ruvida e sgradevole al tatto. Le pagine sono dimezzate, il prezzo è praticamente raddoppiato (5 euro a numero). Le pagine sono incollate tra loro all’altezza dei punti metallici e si separano con un fastidioso “plock!”, che rovina entrambe le pagine (il colore va via e rimangono fastidiosi puntini bianchi).
Perché tutto questo? Perché lucrare tanto sulle tasche degli appassionati di fumetti, presentando un prodotto così scadente? Non capiscono che porterà i collezionisti a rinunciare all’acquisto?
Davide Murmora

Gentile Davide Murmora,
non seguo più gli albi: preferisco prendere direttamente i volumi, dato che ormai le case editrici americane realizzano lunghe storie finalizzate a questo formato. Quindi non conosco le problematiche che accenna.
Negli ultimi anni le vendite delle edizioni italiane dei comic book sono calate parecchio: l’edicola è stata praticamente abbandonata dagli editori per concentrarsi sulle fumetterie, cioè su un mercato potenziale molto più piccolo. Dati questi limiti, si cerca di risparmiare sui costi di realizzazione e, allo stesso tempo, guadagnare il più possibile con il prezzo di copertina. Inoltre, la Panini è indebitata e potrebbe avere bisogno di liquidità. Sarebbe anche interessante sapere quale ricaduta economica abbia avuto sulle figurine, il settore più importante della casa editrice, la sospensione degli eventi sportivi causati dal Covid-19.

 

Il meglio dei mutanti

Chiedevo per un amico: qual è la migliore storia degli X-Men?
Massimo Moro

Gentile Massimo Moro,
trovavo gli X-Men di Stan Lee e Jack Kirby ricchi di potenzialità, ma troppo sacrificati rispetto ad altre serie, come i Fantastici Quattro. Soprattutto perché Kirby se ne disinteressò quasi subito e non furono trovati validi sostituti (deluse pure Alex Toth). Qualcosa di interessante arrivò con alcune storie “sperimentali” di Roy Thomas disegnate da Neal Adams e Jim Steranko, ma ormai l’albo non vendeva più niente.
Degli anni successivi mi è ovviamente piaciuta la run di Chris Claremont e John Byrne.
Stranamente gli episodi che preferisco degli X-Men sono quelli di Grant Morrison con Igor Kordey e Frank Quitely, entrambi i disegnatori in forma smagliante. Le caratterizzazioni dei personaggi c’entravano poco con gli uomini X, ma ho apprezzato il tentativo di smorzare con l’ironia la perenne retorica delle storie del gruppo:
“Noi poveri mutanti, voi malvagi umani”.

 

Un albo antologico italiano

Gentile direttore,
ricorderà sicuramente i Fantastici Quattro della Star Comics in cui comparivano le storie di Byrne, Miller e David.
Come vedrebbe la proposta in edicola di una rivista italiana in formato comic book con tre serie, portate avanti sempre dagli stessi autori, e di buona qualità (non necessariamente supereroi, ma legate tra loro da un universo condiviso)?
Tanuzzobello Mulphy

Gentile Tannuzzobello Mulphy,
a mio parere sin dall’inizio la Panini avrebbe dovuto adeguarsi al mercato antologico europeo presentando, per esempio, albi a prezzi bassi di 112 pagine con cinque storie americane. Puntando così alla massa dei lettori, piuttosto che ai soli fumettofili.
Ma forse non ho capito bene la sua domanda, dato che parla di una rivista italiana. Quindi, presumo, con autori italiani. Allora muovo un’altra critica alla Panini, quella di non essere riuscita a produrre fumetti propri pur avendo i mezzi di una multinazionale. Un’occasione sprecata per il fumetto italiano.



Il mondo distopico in cui viviamo

Caro direttore,
ha mai avuto l’impressione di vivere in un fumetto, uno di quelli che descrivono qualche distopia? Per quanto mi riguarda è la sensazione che mi pervade dallo scorso febbraio. Ho vissuto la prima fase della pandemia Covid come se mi fossi trovato tra le pagine de L’Eternauta. Non mi sembrava tanto diverso il mio entrare in rianimazione scafandrato, dall’uscire di casa scafandrato del protagonista.
Ora, invece, con il dilagare dell’ideologia no-mask, mi pare di essere finito in qualche comic book americano, uno di quelli in cui il cattivo di turno riesce con qualche gigantesca macchina kirbyana a piegare il giudizio della folla ai propri malvagi scopi.
Le chiedo, direttore, dopo 50 anni di letture a fumetti sono io a non essere più in grado di distinguere la realtà dalla finzione o è la nostra realtà che ha superato l’immaginazione fantastica di tanti autori?
Fabio

Gentile Fabio,
la sua è una domanda suggestiva che richiederebbe una elegante risposta in stile letterario.
A me
sembra di essere precipitato nelle vecchie cronache dei tempi della peste. Mentre la piaga si stava avvicinando, chi chiedeva di prendere precauzioni per evitare il contagio veniva bastonato dalla maggioranza, composta anche da persone colte, che preferiva tornare ai banchetti e alle feste, non volendo credere alla realtà spiacevole che presto li avrebbe inesorabilmente colpiti.
Non sono comunque campati in aria i ragionamenti di chi teme, soprattutto per un paese già gravemente indebitato come il nostro, il collasso economico a causa delle continue chiusure delle attività produttive.

 

Il killer di Magic Boy che uccise Dylan Dog

Buongiorno direttore:
1) Dato che lei tratta spesso di serial killer, scriverà un articolo sull’omicidio di Sylvia Likens? È il delitto peggiore della storia americana.
2) Si aspettava che la sua rivista Magic Boy arrivasse a simili quotazioni? Numero uno 100 euro, 20/40 i successivi?
3) Quanto vende Dylan Dog?
Grazie e buona giornata.
Marco

Gentile Marco:
1) I delitti non mi avevano mai interessato, ma per sei anni un periodico femminile mi ha commissionato un lungo articolo alla settimana su celebri fatti di cronaca nera. Scrivevo usando uno pseudonimo. Ho anche pubblicato dei libri sui delitti famosi, ma di questa ragazzina che lei cita so solo quanto leggo adesso su Wikipedia:
“The murder of Sylvia Likens was a child murder that occurred in Indianapolis, Indiana in October 1965. Likens, aged 16, was held captive and subjected to increasing levels of child abuse and torture—committed over a period of almost three months—by her caregiver, Gertrude Baniszewski, many of Baniszewski’s children, and several other neighborhood children, before ultimately succumbing to her injuries on October 26…”. Se non ne ho parlato nei miei precedenti articoli (magari l’ho fatto e me ne sono dimenticato), non credo che mi metterò adesso a ricostruirne la storia.
2) Per il mensile Magic Boy ho scritto i fumetti di diversi personaggi della Mattel: He-Man, disegnato da Giuliano Piccininno; Marshal BraveStarr, disegnato da Raffaele Della Monica (o forse usciva su Masters of the Universe, la rivista della Mondadori?); e Captain Power, disegnato da mio fratello Gabriele. Più un paio di serie che ho creato per l’occasione, se non ricordo male Video Boy e Capitan Hot-Wheels. Sì, un po’ mi stupiscono le quotazioni di questa rivista.
3) Sulla diffusione di Dylan Dog non ho numeri aggiornati. Qualche tempo fa mi dicevano che vendesse circa 70mila copie.

 

 

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1 commento

  1. Qui le riposte alle lettere inviate questa settimana: https://www.giornalepop.it/lettere-al-direttore-zerocalcare-sbaglia/

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