LA REGINA ELISABETTA II HA FATTO BELLA FIGURA

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Apparteneva alla generazione di donne nate dopo la fine della Prima guerra mondiale: la generazione di mia madre, che era del 1921. Mia madre aveva lavorato come cameriera e sfoglina presso una famiglia nobile che d’inverno andava a svernare a Genova. Era addetta al servizio della madre più anziana. Lei la ammirava per il tratto, il comportamento, la gentilezza squisita con i dipendenti. Ma non tutti nella grande casa nobiliare erano così. C’erano i vanagloriosi, le ragazze fortemente depresse, i dipendenti infidi e bugiardi. Mia madre però era convinta che la vecchia signora sapesse sempre come ci si doveva comportare e lo faceva. Manteneva con lei una giusta distanza. Non cercava, come avevano fatto altri suoi datori di lavoro, di insinuarsi nella sua vita privata. Per mia madre era estremamente importante“fare bella figura”. Fare bella figura consisteva in una specie di decoro, in un comportamento rispettoso di se stessi, della propria condizione, della propria famiglia e degli altri. Fare bella figura non garantiva il rispetto degli altri. Non garantiva la felicità. Tuttavia, secondo mia madre, bisognava continuare a comportarsi in modo da“fare bella figura”. Spesso quello che noi potevamo considerare giusto e appropriato poteva non esserlo per gli altri. Era a quel punto che l’esempio di una signora avveduta, non necessariamente nobile, ma nobile di animo, era importante per capire come ci si dovesse comportare. La regina Elisabetta II era il modello per eccellenza per mia madre.I comandamenti fondamentali che scaturivano dalla sua vita erano: una signora e anche una ragazza“per bene”non urla, non calza scarpe con i tacchi a spillo spropositati, non tradisce il marito e se il marito la tradisce non ne parla in giro e soprattutto non ne parla con le amiche. Figurarsi con la stampa. Rispetto a queste regole di vita io ero e mi sentivo assolutamente inadeguata. Avevo perso in partenza. Le mie vicende personali mi avevano messo fuori gara fin da subito. Era impossibile per me diventare o essere una ragazza“per bene”. Se mi fossi finta tale, la gente avrebbe scoperto immediatamente che non lo ero. Tanto valeva non aspirare neanche a esserlo. Meglio non considerare il giudizio della gente. Aspiravo a essere felice, a fare le cose che mi appassionavano, non quelle da ragazza perbene. Le piccole italiane Tutte le donne della leva di mia madre avevano la fissa di“fare bella figura”come l’aveva lei? Spiavo i suoi discorsi con le amiche perché ero molto curiosa. Eh sì, penso che il concetto di“bella figura”fosse un valore condiviso. Poi capitava anche che molti non riuscissero a stare al passo, o perché non avevano la forza di volontà necessaria o perché le vicende della vita erano tali per cui venivano travolti. Era una generazione che in Italia era stata allevata e cresciuta sotto il fascismo. Il fascismo era giunto al potere nel 1922 e vi rimase fino alla fine della guerra. Mia madre era stata unapiccola italiana, così si chiamavano le appartenenti a una organizzazione fascista cui le giovanissime erano obbligatoriamente iscritte dagli 8 ai 14 anni. I valori propagandati erano la patria, l’onore e, dopo l’accordo di Mussolini con la Chiesa cattolica (I Patti Lateranensi), i valori cristiani. La santa additata a esempio per tutte le fanciulle eraMaria Goretti, una ragazzina che aveva preferito farsi uccidere piuttosto di cedere a uno stupro. La lezione era che è più importante la verginità della vita stessa. All’epoca il punto cruciale erano le libertà individuali e, nello specifico, il divorzio.Per la Chiesa cattolica il matrimonio è indissolubile, non si può dividere ciò che Dio ha unito. Per la Chiesa il matrimonio cattolico è un sacramento. Così per fare “bella figura” non ci si doveva separare, mentre divorziare non era neppure legalmente possibile. Quindi, poiché la carne è debole, bisognava sopportare pazientemente i tradimenti aspettando che il traditore/la traditrice ritornasse sui propri passi. Clara Petacci, l’amante di Mussolini Il maschilismo sotto il fascismo rendeva ancora più difficile la situazione, perché l’uomo farfallone, con molte avventure femminili, da alcuni era addirittura portato a esempio. Edoardo VIII Windsor nel 1932 La regina Elisabetta II era inglese e in Inghilterra il divorzio era consentito per la legge civile sin dal 1857. Tuttavia il re e la regina inglesi sono anche i capi della Chiesa anglicana, la quale non vedeva di buon occhio neanche un eventuale matrimonio del sovrano con una persona divorziata. La salita al trono di Elisabetta II era dovuta proprio a uno scandalo relativo al matrimonio con una persona divorziata. Elisabetta era la figlia del fratello del re e non aveva nessuna speranza di salire al trono, ma lo zioEdoardo VIIIregnò per un solo anno nel 1936. Il re Edoardo VIII, zio di Elisabetta II, nel 1936 con Wallis Simpson in vacanza in Iugoslavia Poi si innamorò perdutamente dell’americana pluridivorziataWallis Simpsone rinunciò a tutte le proprie prerogative per poterla sposare (almeno questa è la spiegazione ufficiale data all’epoca, ma alla decisione spinsero anche i contatti segreti della Simpson con la Germania nazista).Così salì al trono il fratello di Edoardo, reGiorgio VIe, quando lui morì, la figlia Elisabetta. La principessa Margaret, sorella della regina Elisabetta II Margaret, la sorella minore di Elisabetta, nata nel 1930, si era innamorata del colonnelloPeter Townsend. Era un eroe di guerra, molto ben introdotto nella casa reale inglese, anche se proveniva dalla classe media. Purtroppo era divorziato. Nel 1953, all’incoronazione di Elisabetta al trono, fu chiaro a tutti che Margaret ne era perdutamente innamorata. Ma all’epoca la legge e la consuetudine che vietava ai membri della famiglia reale inglese di sposare un divorziato, erano ancora molto forti. Margaret aveva tutti contro compresa, si disse, la sorella. Non abbiamo nessun proclama di Elisabetta in tal senso, nessuna intervista, eppure sicuramente ci fu qualche discorso a bassa voce tra le sorelle, come quelli che mia madre sussurrava alle sue. Il risultato fu che Margaret cedette alla ragione di stato e lasciò il colonnello. Margaret rinunciò pubblicamente al suo amore nel 1955. La principessa Margaret, famosa per il suo difficile carattere, intervistata anni dopo, alla domanda se il suo matrimonio con il colonnello Townsend sarebbe stato un successo rispose:“Non lo so, ma mi sarebbe piaciuto provare”. Amintore Fanfani, segretario della Democrazia cristiana nel 1974 Nel 1936, l’anno in cui Edoardo VIII sposò la pluridivorziata Wallis Simpson, non esisteva l’istituzione del divorzio in Italia. Non esisteva neanche nel 1955, l’anno in cui Margaret rinunciò al colonnello Townsend. Eravamo un po’ indietro rispetto all’Europa, si diceva, perché in Italia c’è la sede del Vaticano. L’istituzione della legge sul divorzio in Italia è del 1970. Fino a quell’anno ci si poteva separare, ma non divorziare.