IL FASCISMO STA TORNANDO?

Intervistiamo Sauro Pennacchioli, uno dei massimi esperti di minchiologia (disciplina che studia le cose inutili), su un argomento all’ordine del giorno: il fascismo. Almeno a giudicare dagli articoli dei giornali di questi mesi.
Si parla molto di un possibile ritorno del fascismo, quanto c’è di vero?
Il fascismo può affermarsi solo nei momenti di grave crisi, quando la gente sente il bisogno di “un uomo forte al comando” che rimetta a posto le cose. In questi casi, nell’antica Repubblica romana esisteva l’istituto temporaneo (e legale) della dittatura.
E questa grave crisi c’è veramente?
No, ma le cose potrebbero precipitare a causa dell’insostenibilità del nostro debito pubblico, sempre più gravoso. Questo è uno dei motivi, per esempio, del fatto che i lavoratori prendano meno della metà dello stipendio versato dagli imprenditori: la maggior parte dei soldi finisce alle casse dello Stato, che non li usa soltanto per pagare i servizi.
Quindi il fascismo potrebbe tornare se crollasse l’economia?
Sì, per esempio se a causa dell’impossibilità del governo di fare grandi spese non si trovasse una soluzione all’aumento selvaggio dei costi dell’energia. Occorre poi tenere conto degli aspetti di contorno. Il principale è lo spostamento in massa dei lavoratori europei nei partiti di estrema destra, un tempo quasi inesistenti. Lavoratori che hanno la percezione di essere stati scaricati dalla sinistra.
Perché?
Faccio un esempio solo. Gli immigrati sono concorrenti dei poveri nella ricerca del lavoro e tengono bassi gli stipendi, per questo molte persone approvano le politiche che cercano di limitarne l’arrivo. Negli Stati Uniti il presidente democratico Clinton ha eretto un muro al confine con il Messico per cercare di tenere fuori gli immigrati latinoamericani irregolari. Il repubblicano Trump lo ha ampliato e l’attuale presidente democratico Biden lo ha mantenuto. Di conseguenza gli immigrati sono calati e gli stipendi, in Usa, aumentano.
Come fare, allora, per ridurre la povertà dei Paesi arretrati?
L’Africa continua a raddoppiare gli abitanti nel giro di pochi decenni. Per esempio, negli anni sessanta l’Italia aveva 50 milioni di abitanti come la Nigeria, mentre oggi l’Italia ha 60 milioni di abitanti e la Nigeria 200 milioni. Questo enorme aumento della popolazione impoverisce le risorse del territorio. Si pensi solo all’acqua, che deve essere divisa, anche per scopi irrigui, tra un numero sempre maggiore di persone.
La soluzione?
Nel 1980 la Cina ha adottato la politica del figlio unico, durata una trentina di anni. Oggi ha meno di un miliardo e mezzo di abitanti, mentre se non l’avesse adottata ne avrebbe 3 o 4 miliardi. Questo ha permesso alla Cina di diventare meno povera e di avviarsi verso la ricchezza. Gli stati occidentali dovrebbero aiutare l’Africa con una serie di investimenti in cambio dell’adozione di una simile politica demografica.
Torniamo all’Europa… quindi la sinistra italiana dovrebbe contrastare l’emigrazione dall’Africa per attirare di nuovo gli strati popolari?
In realtà lo ha anche fatto quando era al governo, per esempio bloccando gli immigrati irregolari in strutture apposite situate in Libia. Una scelta comunque discutibile, anche perché il problema è a monte. In ogni caso la sinistra viene vista come la responsabile di questa situazione, sia pure un po’ a torto.
Cosa dovrebbe fare in concreto per strappare i suoi ex elettori dall’estrema destra?
Il vero problema è che la dirigenza della sinistra è composta solo da persone agiate, non ci sono più parlamentari che facciano gli operai. La sinistra non sa cosa pensi un operaio o un povero, e oggi tra queste due figure non c’è neppure tanta differenza: si può anche lavorare e prendere uno stipendio da fame.
Da cosa si capisce che la sinistra sia così estraniata dalla realtà?
Dagli stessi espedienti retorici che utilizza. Viene detto, per esempio, che oggi i poveri facciano fatica a prendere il caffè al bar o a uscire di sera per prendere la pizza. In realtà i poveri, che in Italia sono diversi milioni, non vanno mai a prendere un caffè o una pizza. Non se lo sono mai potuto permettere. Questo chi conduce una vita agiata non lo sa. Mentre sa tutto su trans, fluid gender e altri argomenti alla moda. Argomenti peraltro comodi, perché non toccano il loro portafoglio e li fanno lo stesso sentire buoni. La sinistra europea si è troppo americanizzata.
Le classi più svantaggiate sosterranno un ipotetico nuovo fascismo?
Di sicuro non vi si opporranno essendo ormai, per i motivi che ho spiegato, molto distanti dalla sinistra tradizionalmente antifascista.
Il fascismo equivale alla destra?
La sinistra chiede più tasse per dare maggiori servizi, la destra chiede meno tasse perché convinta che la gente usi meglio i soldi da sola. Poi l’alternanza tra sinistra e destra serve, almeno teoricamente, per trovare un giusto equilibrio nella specifica situazione storica. La destra non c’entra con il fascismo e il comunismo non c’entra con la sinistra soprattutto perché fascismo e comunismo non accettano l’alternanza al potere. Vengono comunque definiti di estrema destra e di estrema sinistra.
Allora cos’è il fascismo?
Il risultato della fusione di due correnti politiche avvenuta per la prima volta nell’Italia degli anni venti del Novecento. Da una parte ci sono i nazionalisti. A metà Ottocento il nazionalismo di Giuseppe Mazzini intendeva strappare l’Italia ai reucci e ai duchi per unificarla e farla governare democraticamente dagli italiani, ma dopo l’Unità d’Italia una parte di questa tradizione ha preso una strada diversa. I nuovi nazionalisti volevano solo affermare l’Italia come potenza sulle altre nazioni, magari con la forza.
E l’altra corrente politica responsabile della nascita del fascismo?
Proviene dallo stesso Benito Mussolini, che veniva da una famiglia relativamente povera ed era stato un attivista di estrema sinistra. Era diventato un importante leader del Partito socialista, che all’epoca conteneva anche i membri del futuro Partito comunista. Questa corrente socialista o sociale era favorevole ai lavoratori, anche se via via si è andata annacquando.
Quando è avvenuta la fusione tra questi due indirizzi?
Negli anni dopo il 1917, quando i comunisti sono andati al potere in Russia. I socialisti italiani, e poi i comunisti, hanno cominciato a invocare la rivoluzione anche in Italia, occupando edifici pubblici e impedendo agli oppositori di fare politica, soprattutto in Emilia-Romagna. In questo contesto, i fascisti sono intervenuti malmenando e a volte uccidendo più o meno volontariamente gli aspiranti rivoluzionari (e non solo loro). Per questo all’epoca sono stati accolti come salvatori da molti, in Italia come all’estero.
L’esempio italiano ha fatto scuola…
Sì, per esempio in Germania con il Partito nazional socialista dei lavoratori tedeschi di Adolf Hitler. Anche lì c’erano stati tentativi rivoluzionari dei comunisti, che per un breve periodo ottennero il controllo della Baviera.
Oggi, però, non c’è il rischio di una rivoluzione comunista: perché alcuni dovrebbero votare i fascisti?
Forse neanche all’epoca il rischio c’era veramente: bastava la paura. Ancora negli anni ottanta c’erano molte persone terrorizzate dal possibile avvento al potere dei comunisti. E dire che eravamo da decenni un paese della Nato… Ma quando si ha paura, si ha paura.
Qual è la paura di oggi?
La paura di alcuni è che sinistra e destra si siano alleate per avvantaggiare in tutti i modi le classi abbienti. Il popolo, sfruttato, potrà solo impoverirsi. L’immigrazione, in particolare, gli fa presagire un futuro fosco fatto di lotte tra poveri. Si tratta, in effetti, di paure economiche.
Secondo alcuni Giorgia Meloni, leader del partito Fratelli d’Italia e capo del governo, ha simpatie fasciste…
Giorgia Meloni si forma in un ambiente politico che non conosco bene, quello proletario e sottoproletario di Roma popolato da neofascisti. Un panorama assente a Milano e dintorni, dove vivo io. Però ci sono da dire due cose. La prima è che la Meloni ha sicuramente chiuso con il neofascismo almeno dai tempi di Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini. Così come la sinistra italiana ha chiuso con il comunismo con il crollo del muro di Berlino. La seconda è che tutto dipende dal periodo storico. Mussolini in un contesto politico normale, per quanto pittoresco, sarebbe stato solo uno dei tanti presidenti del consiglio. Nell’epoca turbolenta che abbiamo descritto, invece, ha potuto forzare la situazione ottenendo pieni poteri.
Per concludere, come dobbiamo considerare il fascismo?
Una disgrazia: non esistono singoli individui in grado di capire tutto e sistemare tutto. Un dittatore, essendo intimamente convinto di essere il migliore, si sente in diritto di fare quello che vuole. Nessuno può fermarlo o metterlo in discussione, anche quando sbaglia clamorosamente.
Ringrazio Sauro Pennacchioli, e per continuare il discorso rimando a qui.
(Intervista di Alice Alberti).
In realtà il “muro” fu iniziato da Bush padre nel 1990. Nel 1993 (ultimo anno di presidenza Bush) era già stato realizzato un primo tratto di 22,5 chilometri che Clinton, dal 1994, provvide a sviluppare ulteriormente.