LA POSTA – IL FINALE SEGRETO DI BERSERK

LA POSTA – IL FINALE SEGRETO DI BERSERK

Nel grande nulla di Jiro Taniguchi

Signor Direttore,
da poco sono diventata una grande fan di Jiro Taniguchi: vado pazza per il suo stile di scrittura leggero e il disegno preciso.
Lei cosa ne pensa di questo autore?
Claudia

LA POSTA - IL FINALE SEGRETO DI BERSERK

Gentile Claudia,
una volta ho visto in tv un vecchio film giapponese. Parlava di un uomo e di sua figlia ormai maggiorenne (la madre era morta da tempo) che vivevano insieme e si preparavano per andare in vacanza. Avrei voluto spegnere il televisore e fare qualcosa d’altro, ma allo stesso tempo morivo dalla voglia di vedere come finiva. I due preparavano le valige, dicevano cose banali sulla vita domestica senza mai fare qualcosa che non fosse assolutamente normale.
Io friggevo letteralmente: uno dei due è un licantropo? si tratta di una coppia incestuosa? Niente, i due sono usciti di casa con le valige in mano per andare alla stazione ferroviaria ed è finito il film.
Lo stile minimalista è tipico di molti romanzi, film e fumetti giapponesi. Per esempio, in cento episodi di Maison Ikkoku di Rumiko Takahashi (quella di Lamù) tra i due potenziali fidanzati non accade praticamente niente.
Jiro Taniguchi del minimalismo era il re. Nelle storie che disegnava, almeno in quelle che si scriveva da solo, non succedeva nulla. Però il nulla lo raccontava benissimo. In Gourmet, con tutti quei cibi giapponesi a me sconosciuti, mi faceva venire una fame terribile. Ne L’uomo che cammina (senza fare altro) mi affascinava la sua rappresentazione di un paese a me sconosciuto come il Giappone: per i disegni delle ambientazioni usava un ricalco dettagliato delle foto che scattava appositamente. Mentre il più recente volume su Venezia non mi dice niente, dato che rappresenta un mondo che conosco meglio.
Insomma, trovo gradevole il minimalismo di Jiro Taniguchi solo quando mi mostra qualcosa di ignoto e, in un certo modo, me lo svela.

 

Fumetti costosi e poco leggibili

Sono un 30enne che a 14 anni ha conosciuto Zagor e la Bonelli. Colleziono ancora Zagor, ma ho deciso di non comprare alcune cose come le strisce o la nuova serie Darkwood Story. Prima leggevo solo Topolino, che ho smesso poco più di un anno fa per la bassa qualità. Poi ho scoperto la Marvel con Wolverine, Deadpool, Il Punitore e Ghost Rider, ma ho rinunciato un paio di anni fa per lo sfavorevole rapporto qualità/prezzo. Recentemente ho cominciato a comprare Batman e ho tutta la serie di Hellboy. Mi ritengo anche un collezionista umoristico, avendo un mucchio di Sturmtruppen e altri italiani come Alan Ford.
Questa premessa per dire che oramai il fumetto è sparito dall’edicola, sono tutte edizioni costose, con carta spessa che ingombra il triplo in libreria. Mi ritrovo a comprare fumetti usati anche più vecchi di me per avere degli albi che valga la pena di avere in libreria, oltre che da leggere.
Arrivando alla domanda, i fumetti sono ancora per i giovani, oppure sono per un’altra fascia di età?
A parte il problema economico, il fumetto italiano è diventato scadente, specialmente quello umoristico che solo Leo Ortolani riesce a portare avanti, con i suoi alti e bassi. Tutto il fumetto italiano sembra scritto per lettori anziani. E poi avrei da ridire sul linguaggio, sugli spiegoni, sulle cose trite e ritrite, sulla mancanza di personaggi moderni e meno filosofici.
Sono un “boomer” in ritardo io o è proprio il settore che non riesce a svecchiarsi e ad adattarsi?
Daniele

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Gentile Daniele,
più del nome dei personaggi dei fumetti io seguo quello degli autori, soprattutto degli sceneggiatori. Leggo gli sceneggiatori, non i personaggi. Forse lei dovrebbe individuare gli autori che le piacciono e seguirli indipendentemente dal personaggio.
Per il resto, lei elenca i tasti dolenti del fumetto di oggi: l’eccessivo costo per un prodotto “popolare”, lo stile di scrittura rivolto agli anziani con storie troppo cerebrali.
È anche vero che, tranne Leo Ortolani e pochi altri, nessuno sa più scrivere i fumetti umoristici.

 

Il giovane Corto Maltese e l’ultimo Berserk

Ha passato delle buone feste, Direttore?
1) Ogni due anni ristampano le prime mille strisce di Lupo Alberto: ma il resto della produzione del lupo com’è, scadente?
2) Che ne pensa della storia di Corto Maltese intitolata “La giovinezza”? Quella con Rasputin e Jack London protagonisti, dove Corto praticamente appare solo nel finale.
3) Topolino come è messo con le vendite?
4) Come pensa che finirà Berserk?
Marco

Gentile Marco:
1) Sicuramente le prime strisce di Lupo Alberto sono tra le più divertenti della storia del fumetto. Poi Silver ha preferito il formato tavola, grande come quattro strisce ma con una gag sola, quindi meno impegnativo. Infine è passato alle storie brevi scritte dai collaboratori. Ne ricordo alcune divertenti, ma molti anni fa smisi di seguire Lupo Alberto soprattutto perché il suo albo era diventato una specie di Cioè a fumetti. A mio parere Lupo Alberto avrebbe dovuto tenere duro nel formato striscia, da presentare nelle prime pagine dell’albo dedicando il resto ad altre strisce italiane o straniere. Naturalmente oggi Lupo Aberto è cambiato ancora: ammetto di non conoscerlo più bene. Insomma, sono rimasto infatuato dalle prime “mille strisce” del personaggio e mi è difficile digerirlo in altri formati.
2) Tranne il racconto solido di Una Ballata del mare salato, la prima storia in cui appare, mi sembra che i fumetti di Corto Maltese siano essenzialmente di atmosfera. La storia conta poco. Se gli stessi episodi fossero stati disegnati da qualcun altro non staremmo qui a parlarne. In particolare “La giovinezza” mi era parsa confusa, una avvisaglia del decadimento dei testi che avverrà in quel decennio, gli anni ottanta, quando l’ormai famoso Hugo Pratt non si curava più del lettore. Ora che ci penso, non rammento come era stato ritratto Jack London da Pratt, un autore molto vicino alla sua sensibilità e un giornalista che si inventò il “pericolo giallo”.
3) Il settimanale di Topolino non è messo molto bene con le vendite. Oltre alla crisi dell’editoria do la responsabilità del calo all’idea di alzare l’età del target con storie difficili. Come ho già detto sono un nostalgico di Guido Martina, che scriveva pure lui con uno stile adulto, ma si faceva capire benissimo dai bambini come ero io all’epoca.
4) Riguardo a Berserk di Kentaro Miura, bisogna togliersi dalla testa l’idea che i manga siano pensati con un finale. I manga sono come le serie televisive: tirano avanti unicamente per riscuotere l’interesse del pubblico. Quando l’interesse cala la serie, televisiva o a fumetti, viene chiusa con un finale improvvisato (quando va bene). Gli autori non sanno in partenza come si concluderà la storia, pensano solo a come farla durare il più possibile. Rari sono i casi di serie che, per qualche circostanza fortuita, si ritrovano con un finale sensato. Da questo punto di vista preferisco i fumetti occidentali, che in genere non millantano una conclusione programmata in partenza.

 

Sauro Pennacchioli

 

 

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2 commenti

  1. Grazie per la risposta, vero seguo certi autori in modo indistinto come Bonvi di cui credo di avere quasi tutto.
    Io ho smesso con tanta sofferenza di comprare i vari speciali di Zagor che adesso escono nei vari formati a striscia o i nuovi speciali a 6 numeri. Tanto li troverò nel mercato dell’usato a due soldi.
    Ho smesso Topolino dopo quasi 20 anni e oltre 2000 numeri oramai quasi 2 anni fa dopo il passaggio alla panini perchè erano tutte uguali e che non valeva la pena leggere.
    Come lettori cosa possiamo fare per far capire alle case editrici che non è questo che vogliamo? Credo che loro usino soltanti i dati di vendita e secondo me è un dato fallato, nel senso che non è detto che chi compra lo faccia perchè gli piace e quindi rimane nel tempo. Forse una volta scrivere le lettere o i concorsi servivano a questo per avere informazioni dal vero pubblico?

  2. Come al solito, non sono d’accordo col direttore riguardo i suoi commenti su i manga.
    Maison Ikkoku ha successo perché succede di tutto ( altro che niente ) tra i due potenziali fidanzati tranne quello che riguarda la sfera sessuale ( se non negli ultimi capitoli ): questo perché la storia va vista come una serie di prove da parte del protagonista per conquistare la sua bella e il lettore vuole vedere come andrà la cosa.
    Non è vero che i mangaka non pensano anticipatamente al finale di una serie: molti lo fanno eccome.
    Il problema è che lo pensano basandosi su una breve durata della storia , nel caso la serie abbia scarso successo : invece, nel caso di un grande successo , devono poi scombussolare tutta la trama per allungarne il brodo, così che il finale originale non sia più adatto , e bisogna trovarne un altro ( che a seconda ddell’ andazzo della trama, può venire fuori meglio o peggio di come era stato pensato inizialmente ).
    Altre volte però, il finale è davvero improvvisato a causa di motivi improvvisi quanto imprevedibili che portano alla chiusura repentina della serie; litigi dell’ editore con l’autore, , problemi di salute di quest’ ultimo ecc… ( è accaduto con Golden Boy, Slam Dunk o Alita, per dire )

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