LA GUERRA DELLE VIPERE

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Firenze, Campo di Marte, 22 settembre 1965. Un drappello di una trentina di uomini è pronto all’azione: sono operai, vigili del fuoco, militari armati di lanciafiamme. Contro di loro, un nemico silenzioso e micidiale:la vipera!I lanciafiamme colpiscono veloci e inesorabili e nel giro di qualche ora le erbacce sono ridotte a un cumulo di cenere. Ma con grande sorpresa, delle vipere non c’è neanche l’ombra. Tuttavia, osservano le autorità, l’incendio non è stato inutile: prevenire è meglio che curare. Genieri con lanciafiamme in azione al Campo di Marte (La Stampa, 23 settembre 1965) L’allarme era stato dato qualche giorno prima: tra le sterpaglie della zona erano stati avvistati due rettili ed era stato deciso l’intervento. C’era stato anche un ritrovamento in pieno centro città, a piazza Santa Maria Novella, rivelatosi però un’innocua biscia, forse trasportata accidentalmente da un autobus proveniente dalla provincia.La situazione di Firenze non è isolata, a partire dalla metà degli anni sessanta da varie parti d’Italia giungono notizie di avvistamenti sempre più frequenti di vipere e gli ospedali segnalano un aumento delle persone che dichiarano di essere state morse. Gli esperti scendono in campo e prontamente esce un volumetto che spiega come difendersi dalle vipere, a cura di due studiosi facenti capo al Laboratorio di Zoologia applicata alla Caccia di Bologna, Lamberto Leporati (in seguito ne diventerà il direttore) ed Ettore Bassini. Dell’opera usciranno sei edizioni, dal 1967 fino al 1974. “Vipere: lotta e difesa” di L. Leporati e E. Bassini, edizioni del 1967 e del 1974 Dopo aver esposto la biologia delle vipere italiane, gli autori cercano di dare una spiegazione per l’aumento dei rettili che viene individuato in due cause.Primo, l’abbandono dell’agricoltura, quindi l’aumento delle aree incolte dove i roditori e i loro predatori, come le vipere, proliferano indisturbati.Secondo, la riduzione dei predatori dei rettili, come gli uccelli rapaci, conseguente all’aumento dei cacciatori che spesso non rispettano regole e divieti e sparano a falchi, poiane e nibbi pensando di fare cosa utile perché questi animali sono ritenuti nocivi per gli allevamenti.Infine, si offrono soluzioni al problema: 1) regolamentare la caccia e reintrodurre i nemici naturali delle vipere, come rapaci, fagiani e cinghiali; 2) vestirsi adeguatamente proteggendo le estremità e 3) portare con sé il siero antiofidico, disponibile in farmacia. Negli stessi anni opera l’Istituto Erpetologico Italiano, fondato a Verona da Luigi Castellani e Franco Gentili. Il quale redige un opuscolo sulla “Difesa dal morso di vipera”, in cui si parla esplicitamente di “aumento veramente allarmante” e di “Campagna Antivipera” e si auspica l’istituzione di una legge nazionale che assegni premi in denaro per ogni vipera uccisa.Anche in questo caso, per proteggersi dal veleno si raccomanda l’uso del siero antiofidico, di cui si fa il nome della ditta produttrice. La quale ha sponsorizzato l’opuscolo, come si legge in seconda di copertina. L’opuscolo “Difesa dal morso di vipera” di F. Gentili, con sponsorizzazione della Sclavo in seconda di copertina Nel periodo estivo (quando di solito scarseggiano le notizie) sui giornali iniziano a comparire articoli dal tenore allarmante sul pericolo delle vipere, corredati da immagini inquietanti (poco importa se la specie di vipera raffigurata in questo articolo non si trovi sul territorio italiano). Articolo sulle vipere con il preoccupante primo piano del capo di una vipera ceraste africana (La Stampa, 22 luglio 1967) Gli articolisti ripetono le tesi degli esperti sulle cause della proliferazione e concludono invariabilmente con il consiglio di portarsi dietro il siero antiofidico. Anche i giovani lettori del Corriere dei Piccoli, allarmati, chiedono consiglio al direttore. Lettera di un lettore preoccupato dalle vipere e risposta del direttore Carlo Triberti (Corriere dei Piccoli, 23 agosto 1970) Al volgere degli anni settanta il caso “invasione delle vipere” si arricchisce di due novità. La prima è che le vipere ora si spingono fino alle periferie delle città. La seconda è che dietro la loro proliferazione ci sia la mano dell’uomo, addirittura un complotto. A Roma, la scuola “Malaspina” alla Garbatella è cinta d’assedio dai pericolosi rettili. Al punto che il Comune di Roma per salvaguardare l’incolumità di docenti e alunni arruola esperti serpari dall’Abruzzo. Le vipere assaltano la scuola “Malaspina” a Roma, ma i serpari e i loro cani intervengono e salvano le scolaresche (sullo sfondo), tavola di Mario Uggeri (Corriere dei Ragazzi, 25 giugno 1972) A Pesaro, i serpenti si spingono addirittura in centro. Le vipere mordono persino nel centro di Pesaro (La Stampa 23 agosto 1973) I giornali si riempiono di titoli sempre più allarmistici, parlando senza mezzi termini di invasione contro cui l’uomo non può nulla. Articolo allarmistico sulle vipere, l’uomo nella foto è il serparo ossolano Diovuole Proletti (Epoca, 26 gosto 1973) Qualcuno arriva addirittura a soffrire di “psicosi da vipera” e gira armato per difendersi, o almeno questa è la versione data ai giudici (con scarso successo) dal cacciatore sorpreso a sparare in epoca non consentita. Un cacciatore condannato per caccia fuori stagione prova a convincere i giudici che girava armato per paura delle vipere (La Stampa, 5 dicembre 1973) L’idea che ci sia un vero e proprio piano di reintroduzione delle vipere sembra nascere in Francia, per poi passare nel Canton Ticino (Svizzera). Come si può leggere cliccandoqui. il 7 settembre del 1970 il deputato Paolo Poma fa un’interpellanza al Gran Consiglio (il parlamento dei cantoni svizzeri), chiedendo conferma sulla liberazione di vipere in varie aree del cantone. Egli non riesce a comprendere i motivi dell’iniziativa, sapendo che in Italia in diverse regioni il numero dei rettili sta aumentando in modo preoccupante.I giornali ticinesi si appropriano della notizia e cominciano a fare ipotesi su chi possano essere gli autori del gesto, sospettando dapprima i movimenti ambientalisti e poi le case farmaceutiche per poter vendere i sieri antiofidici. In seguito, nasce l’idea che le vipere siano immesse in natura attraverso il lancio da elicotteri e per evitare l’impatto traumatico con il suolo siano persino dotate di un piccolo paracadute! Infine, i congiurati escono allo scoperto: a Reggio Emilia una sedicente Organizzazione clandestina per la difesa dell’ambiente rivela di essere la responsabile dell’aumento delle vipere, liberate per intimorire i cacciatori e salvare la povera selvaggina.La notizia non sarà mai confermata, né si troveranno tracce dell’attività della fantomatica organizzazione. D’altra parte, in un periodo in cui l’Italia faceva drammaticamente i conti con i veri gruppi terroristici, erano molti i mitomani che ne approfittavano per avere cinque minuti di gloria. Un presunto terrorista dell’Organizzazione clandestina per la difesa dell’ambiente libera ceste di vipere nei boschi per allontanare i cacciatori, tavola di Mario Uggeri (Domenica del Corriere, 16 settembre 1976) Pressate dall’opinione pubblica, le amministrazioni iniziano a organizzare campagne di cattura. Nel 1969 la Camera di Commercio di Cuneo offre cinquecento lire (circa cinque euro attuali) per ogni esemplare catturato. Gli esperti assicurano che nella zona il fenomeno non è preoccupante, ma come i loro colleghi fiorentini concludono che la prevenzione è preferibile alla cura. Per ogni vipera catturata la Provincia di Cuneo paga 500 lire (La Stampa, 23 luglio 1969) In seguito, la taglia raddoppia a mille lire. L’idea è imitata dal Consiglio Provinciale di Imperia, che aggiunge anche una taglia di tremila lire per ogni volpe catturata“perché mette in pericolo la selvaggina”, dimenticando, però, che la volpe può predare anche le vipere e quindi potrebbe contenerne il numero… Oltre alle vipere, la Provincia di Imperia premia anche la cattura delle volpi (La Stampa 10 ottobre 1973) A molti piace l’idea di lotta biologica, cioè l’immissione in natura dei nemici naturali delle vipere. Si propone di introdurre le manguste, come è stato fatto in vari paesi del mondo, compresa la ex-Jugoslavia. L’idea viene accantonata, in quanto la cura si è rivelata peggiore del male perché le manguste hanno proliferato provocando seri danni a tutta la fauna locale e agli allevamenti di animali da cortile, come si può leggerequi.All’Euratom di Ispra (Varese) e a Tolè (Vergato, Bologna) si rilasciano centinaia di tacchini. Gli ambienti venatori caldeggiano il rilascio di fauna cacciabile, come fagiani e cinghiali. Così, sulle colline del Vergante, presso il Lago Maggiore, si liberano settanta cinghiali (tra le giuste rimostranze dei contadini, timorosi di danni alle colture). Il Maresciallo Vidmar del Corpo Forestale di Gignese annuncia orgogliosamente la liberazione di settanta cinghiali per combattere le vipere e richiamare i turisti (La Stampa 10 agosto 1974)