IL COMIC BOOK CON I SUPEREROI DI BILOTTA – POSTA

Comic book all’italiana
Egregio Direttore,
non le pare interessante l’esperimento in formato comic book della Panini intitolato “Gli uomini della settimana”? Potrebbe essere utilizzato per sfondare in America?
Adriano
Gentile Adriano,
“l’esperimento”, se verrà riproposto come albo dopo il cartonato, è destinato a fallire perché gli italiani comprano solo il formato bonelliano. Se invece il formato comic book è pensato per il mercato americano, non mi pare che il prodotto sia particolarmente vendibile neppure da quelle parti, dati i suoi contenuti.
Purtroppo con Gli uomini della settimana, i bravi e originali Alessandro Bilotta e Sergio Ponchione hanno toppato. Nel senso che di questa storia pseudo-supereroistica non si capisce niente.
Puoi permetterti di realizzare una storia incomprensibile solo se hai fans adoranti che comprano tutto quello che fai a scatola chiusa, tipo Grant Morrison.
Forse gli editori di fumetti italiani dovrebbero nominare direttore generale una persona presa dalla strada, la quale faccia approvare le serie che il lettore medio è in grado di capire e apprezzare.
Il magico Hugo Pratt di “Un uomo un’avventura”
Caro Direttore,
di Hugo Pratt conoscevo solo Corto Maltese, recentemente ho letto anche la sua Trilogia delle religioni e l’ho trovata molto piacevole.
Nel volume ci sono pure le pagine dell’incipit di un quarto episodio rimasto incompiuto, forse perché conteneva una scena troppo porno per l’editore? Mi riferisco alla donna nuda legata con il corpo ricoperto dal succo degli stupratori.
Damiana

Jesuit Joe dell’episodio “L’Uomo del Grande Nord”
Gentile Damiana,
non credo sia per quello. Sergio Bonelli aveva fatto cambiare a Pratt una scena lesbo, e avrebbe potuto fargli rifare anche questa. Vedendo i tempi, direi che non l’ha completata solo perché la serie di cartonati alla francese di Un uomo un’avventura, che dal 1976 alternava storie convenzionali a opere di alto livello, nel 1980 era ormai arrivata alla fine per scarse vendite.
Le tre storie della serie realizzate da Hugo Pratt, un po’ arbitrariamente riunite con il titolo Trilogia delle religioni dalla Rizzoli-Lizard, sono piuttosto interessanti. I disegni sono tirati via (un critico professionale direbbe che hanno raggiunto “un alto livello di sintesi”), ma i testi sono meditati, benché con dialoghi lapidari come nello stile dell’autore.
Sono storie che mettono bene in luce l’irrazionalismo di Hugo Pratt, una corrente letteraria a parte rispetto allo stile della maggioranza dei fumetti: su Giornale POP ci prova qui a spiegarla Arcangelo Stigliani e qui Silvano Zingoni.
I tre episodi sono comunque risolti (anche se a volte con l’intervento della “magia”), e questo è quello che alla fine conta. Il migliore è il primo, quello di Jesuit Joe.
Il team-up tra Dylan Dog e Scooby Doo
Gentile direttore,
cosa ne penserebbe di un team-up tra Dylan Dog e Scooby-Doo, con la prima cosa a tre fra Dyd, Daphne e Welma?
Inoltre, cosa ne pensa di Larry Mannino e di Savarese che saranno ristampati dalla Gazzetta dello Sport?
Tanuzzobello
Gentile Tanuzzobello,
Scooby-Doo su Dylan Dog funzionerebbe come cane infernale tipo il mastino di Baskerville. Quanto al triangolo, bisognerebbe riqualificare graficamente Welma trasformandola da bruttina dozzinale a ragazzotta procace.
Benché al tempo leggessi tutti i fumetti che uscivano in edicola, i primissimi anni di Lanciostory e di Skorpio li saltai. Fu Max Capa a incuriosirmi, parlandomi un gran bene di Larry Mannino.
Del quale, quando lo lessi, mi diedero un poco di fastidio i testi di Ray Collins (alias Eugenio Zappietro) per la loro tetraggine, giudizio condiviso da Hugo Pratt. Invece i disegni “robbinsoniani” di Angel (Lito) Fernandez mi colpirono positivamente.
Con Savarese, invece, scoprii Robin Wood, grande sceneggiatore sia pure portato anche lui alla melanconia, come tutti gli autori sudamericani, e purtroppo poco concentrato sui soggetti. Ottimi poi i disegni Domingo Mandrafina, che forse non ha mai trovato un contesto migliore di quello poliziesco-gangsteristico per esprimersi.
I fumetti argentini non sono tra i miei riferimenti, salvo alcuni dei primi lavori di Hector German Oesterheld, ma le due serie in ristampa meritano.
A che prezzo Sharon con Tex?
Egregio direttore:
1) Tex puo reggere a lungo una spremitura folle a cui è sottoposto?
2) Che ne pensa di Sharon Stone? È l’ultima vera diva?
3) È vero che la Bonelli aumenterà ancora i prezzi nel 2022? (4.90 euro).
Paolo
Gentile Paolo:
1) Credo che i lettori di Tex seguano soprattutto la serie principale, quindi le troppo numerose serie collaterali, continuamente lanciate a causa del rifiuto di creare nuovi personaggi avventurosi senza sottintesi sociali, danneggiano il personaggio fino a un certo punto.
2) Sharon Stone, famosa per avere accavallato le gambe, mi è diventata antipatica per tutti quegli articoli sulla sua supposta “enorme intelligenza”.
Preferisco a lei Scarlett Johansson, che di intelligente ha di sicuro lo sguardo. Per una storia breve non mi dispiacerebbe neppure una scappata di casa come Megan Fox, del tutto priva di sguardo intelligente.
3) Solo se la Bonelli vuole autoaffondarsi.
Zerocalcare diventerà un attore famoso
Caro Direttore,
da un po’ di tempo tutti parlano di Zerocalcare, e se qualcuno non lo trova eccezionale viene ricoperto dal vittimistico “Stai a rosica’! Stai a rosica’!”, come se fosse un obbligo omologarsi e farselo piacere.
Non che io pensi sia malaccio, ma non le pare esagerata questa reazione con tanti altri autori bravi come lui o magari di più?
Sabrina
Già, gentile Sabrina, e chissà perché i fans sfegatati della Ferragni e di Zerocalcare tirano sempre fuori il fatto che i loro due idoli guadagnino tanto: e chi se ne frega!
C’è poi chi confronta Zerocalcare con altri autori di fumetti, come Silver, per dire che è più famoso: la celebrità e i tanti soldi sembrano diventati valori assoluti, ma io continuo a mettere in primo piano la qualità o quella che reputo tale.
Detto ciò, non metto in dubbio l’opera di Zerocalcare. In più riconosco che, oltre a saper scrivere e disegnare, sia anche un bravo cabarettista: finirà per portare sul grande schermo il suo personaggio in un live action (il film che hanno già fatto con un attore professionista è stato un errore). Il fatto che sia timido è superabile e poco importa che non abbia una perfetta dizione.
Se fossi un produttore cinematografico glielo proporrei subito, peraltro fisicamente è a metà strada tra Checco Zalone e Valerio Mastandrea. Cosa scommettiamo che diventerà un attore famoso?
Tornando alle polemiche, il vero confronto non lo si dovrebbe fare con gli altri fumettisti, ma con i personaggi “mediatici” come Roberto Saviano. Infatti Zerocalcare, al di là dei meriti artistici, è diventato un autore di riferimento per una parte degli italiani.
I tre siti d’informazione che guardo solitamente sono quelli del Corriere della Sera, de La Repubblica e de Il Fatto. Oggi 24 novembre 2021 (inizio a scrivere questa rubrica qualche giorno prima dalla pubblicazione), il Corriere e Il Fatto non parlano della serie Netflix di Zerocalcare: La Repubblica, invece, ha ben dieci articoli (i titoli sono nello screenshot in alto).
Naturalmente oltre a questo e alla bravura ci sono motivi di tipo anagrafico e di area geografica per spiegare il suo successo.
La discutibile evoluzione di Scozzari
Caro Direttore,
avendo molto sentito parlare di Filippo Scozzari, appena mi è capitata l’occasione ho letto “Il Mar delle blatte”. Mi è parso un fumetto che cerca di creare disagio al lettore senza raccontare niente di preciso.
Bianca
Gentile Bianca,
a me piaceva il primo Filippo Scozzari de Il Mago e di Linus. Quello che, consapevole dei propri limiti, ce la metteva tutta per costruire una storia con un inizio, uno svolgimento e una fine.
I disegni erano un po’ così, “eisneriani” con fatica, ma alla fine uno poteva dire: “Ho letto una bella storiella”. Questo perché l’autore riusciva con l’impegno a sopperire a doti naturali un po’ limitate.
Poi, frequentando autori come Andrea Pazienza e altri grandi del Cannibale e di Frigidaire, Scozzari ha ritenuto di far parte anche lui della schiera dei geni e ha iniziato a partorire opere d’arte non richieste come Il Mar delle blatte, appunto.

Sauro Pennacchioli
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La cosa più incredibile riguardo a Zerocalcare è che la gente crede che quello che legge nei suoi fumetti sia accaduto davvero.
Credono che lui sia davvero come si disegna : ma siamo sicuri che si così ?
I blogger che dai blog si sono spostati su You Tube e Twich vengono chiamati “Vlogger” ( da video + blogger); come si devono chiamare quelli che fanno i blogger tramite i fumetti ?
Perché ZC questo è, nè più nè meno.
Una persona forse timida e riservata come dicono molti , ma come tutti i fumettisti, dall’ ego smisurato ( perché uno che fa fumetti e cartoni che parlano sempre e solo di stè stesso, doppiandosi pure, non lascia dubbi).
Come i vlogger, crea un (finto?) legame con i suoi follower che gli portano soldi , popolarità e tutto quello che ne consegue.
E’ questo il segreto per vendere oggi fumetti ai millenian ?
Fare gli imbonitori si sè stessi sparando battute da cabaret su cose che tutti conoscono e/o interessano ?
Chiamatemi “boomer” ma un fumettista dovrebbe raccontare “vere” storie e stare sempre “dietro” i suoi fumetti o al massimo , ogni tanto sul bordo, come faceva il grande Osamu Tezuka .
Non mi piace poi quella sua romanità che provincializza i suoi lavori, come poi diceva anche il Direttore riguardo alla romanità di molti film italiani.
Non ho apprezzato il comportamento di ZeroCalcare al salone del libro di Torino e ho smesso di seguirlo
Non voleva partecipare perché c’era un minuscolo stand in posizione defilata di un editore collegato a Forza Nuova (e ci può stare), ma non ha detto nulla sul grosso stand in posizione centrale dell’Arabia Saudita, che tortura gli oppositori e chiunque non la pensi come loro in quella nazione
Torturare un italiano 80 anni fa era orribile, torturare un saudita oggi no
Se era coerente non avrebbe partecipato cmq
Da qui il mio sospetto che sia stata tutta propaganda politica, fatta per ingraziarsi i politici al govrrno attuale
E infatti da allora la sua carriera è decollata, anche se i suoi fumetti sono senza dubbio molto gradevoli e ha sicuramente talento (come pure altri, però)
Bravo, ma anche furbo, a mio personale parere
Ma come dice Sabrina, se lo critichi stai a rosicà
Forse giova sapere che “Mar delle blatte” è l’adattamento a fumetti di uno dei più famosi racconti di Tommaso Landolfi, scrittore e glottoteta, maestro di invenzione linguistica dai tratti sperimentalisti assimilabili al Surrealismo.