CONAN DIVENTA UN AVENGER – POSTA
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Il nuovo Conan della Marvel
Gentile Direttore,
cosa ne pensa del nuovo corso di Conan il Barbaro alla Marvel?
Ho sempre trovato che la cifra di Conan stesse nella suspense, nel sapiente uso della magia e nel ritmo. Gli autori delle nuove serie non sanno come scrivere una storia davvero avvincente, che abbia una qualsivoglia atmosfera da vera era hyboriana.
Amo il Conan disegnato o comunque inchiostrato da Alfredo Alcala. Alcala portava davvero il lettore in un’altra epoca e la suspense era garantita. Persino le brevi storie a fumetti allegate alle action figure di He-Man negli anni ottanta diventavano belle se disegnate da Alcala.
Che ne pensa invece della versione francese della Glénat, uscita in Italia per Star Comics come Conan il Cimmero? Sulla versione italiana, The Barbarian King, sorvolerei visto i disegni che snaturano decisamente il personaggio.
Valerio
Gentile Valerio,
riacquisendo dopo tanti anni i diritti sul personaggio, la Marvel ha inserito Conan nella continuity del proprio universo facendolo diventare membro permanente di uno dei sottogruppi dei Vendicatori. Definire ciò una porcata è volerla prendere con delicatezza. L’unica cosa positiva è che la serie non ha avuto successo (guarda caso) ed è stata decisa la sua chiusura.
Io non sono un grande ammiratore di Roy Thomas, al quale, anzi, attribuisco il decadimento della Marvel quando, nei primi anni settanta, ne diventa direttore al posto di Stan Lee, promosso a editore dopo l’allontamento del fondatore Martin Goodman. Mentre Lee sapeva coniugare tristezza e brillantezza, a Thomas è sempre mancata la brillantezza. E ciò non è poco.
Però devo ammettere che con i fumetti di Conan il Barbaro, pubblicati dal 1970, Roy Thomas ha avuto solo meriti. Il primo dei quali è stato quello di rendere popolare un personaggio che neppure con la ristampa delle storie originali nei tascabili, avvenuta pochi anni prima con le copertine di Frank Frazetta, era mai stato veramente famoso: grazie agli ottimi fumetti, invece, ne sono stati fatti anche dei film.
Il secondo merito di Thomas è stato quello di avere colto lo spirito dello scrittore delle pulp che aveva creato Conan, Robert E. Howard, o comunque di averlo ben rielaborato.
Roy Thomas ha lasciato la Marvel per la Dc nel 1981 perché il nuovo direttore Jim Shooter gli aveva imposto, come agli altri autori-redattori, di scegliere tra continuare a fare lo sceneggiatore o il curatore degli albi.
Già allora i successivi sceneggiatori non seppero individuare l’essenza di Conan (perché di formazione “telefilmica” invece che “pulpesca”), facendo di conseguenza scendere le vendite fino alla chiusura del comic book e della rivista a lui dedicati. Questo malgrado i disegnatori fossero più o meno gli stessi.
Il filippino Alfredo Alcala è, in effetti, molto suggestivo con il suo tratto calligrafico da stampa ottocentesca, anche se era preferibile come inchiostratore più che come disegnatore.
Dopo alcuni anni di oblio Conan il Barbaro è stato ripreso da altri editori, a partire dalla Dark Horse, ma le cose non sono migliorate, tanto che non ricordo nemmeno una di quelle storie.
Per esempio, mi è rimasta l’impressione che gli episodi scritti da Kurt Busiek fossero carucci, ma niente di più. Soprattutto non erano quelli del “vero” Conan. Per il quale, come anche per il fumetto avventuroso in generale, gli sceneggiatori odierni non hanno il background necessario.
Dato che Roy Thomas è ancora sulla piazza, benché lavori poco (lo abbiamo intervistato qui), perché non restituirgli il personaggio? Naturalmente togliendolo subito dall’incongrua continuity supereroica.
Le rane di Jeff Lemire
Caro Direttore,
mi ha commosso la graphic novel “L’acchiapparane” di Jeff Lamire, un autore forse non abbastanza considerato.
A proposito, come si fa a distinguere una graphic novel da un fumetto “normale”?
Clelia
Gentile Clelia,
boh, “novel” significa romanzo, quindi le graphic novel dovrebbero essere dei romanzi disegnati. Ma il romanzo non è un genere specifico: ce ne sono di tutti i tipi.
Rimango del parere che questa espressione, benché valida ai fini del marketing, sia una sciocchezza. I fumetti dovrebbero chiamarsi semplicemente fumetti.
Jeff Lemire è uno dei migliori sceneggiatori del momento, che lavora sia per le serie di supereroi sia realizzando “graphic novel” come questa. L’acchiapparane lo disegna pure, dimostrando una buona capacità espressiva, anche se il segno non è certo splendido.
La storia è prevedibile sin dall’inizio, ma il fatto che sia scritta bene fa la differenza. A Lemire manca ancora un grande successo, che prima o poi arriverà.
Quadri come poster
Gentile Direttore,
la sua opinione sull’arte digitale (es. giclée)?
Altro quesito: in casa appenderebbe il poster di quale film?
Zak
Gentile Zak,
spieghiamo intanto a tutti di cosa stiamo parlando, copia-incollando da Wikipedia: “Giclée (pronuncia inglese [dʒiːˈkleɪ]) è un neologismo che descrive il processo di stampa su carta o tela, di opere d’arte digitali usando una stampante altamente professionale a getto d’inchiostro, nulla a che vedere con le comuni stampanti (inkjet) getto d’inchiostro adatte per uso domestico o per l’ufficio. Va tuttavia precisato che il termine è ambiguo in quanto non c’è nessuno standard tecnico previsto, si tratta quindi di un altro modo per definire una stampa fine art cioè una combinazione di buon file, buona stampante e buona carta per un risultato appunto fine art; una buona stampante a getto d’inchiostro può produrre una stampa giclée se stampata partendo da un buon file e una buona carta fine art”. Un testo non chiarissimo, devo dire.
Del digitale non ne penso nulla, nel senso che per me l’arte può essere realizzata in qualsiasi modo. In particolare, non ho mai creduto nell’opera unica da appendere in un museo.
Sui muri di casa non ho attaccato nulla, salvo alcuni vecchi quadretti seppiati di mio fratello Gabriele. Da piccolo in camera mettevo i manifesti con i personaggi dei fumetti, soprattutto quelli disegnati da Jack Kirby.
Poster di film non li avrei messi neppure da bambino. L’aspetto iconico di certe locandine, come quelle de Lo Squalo e de L’esorcista non mi inducono a volerle avere sempre davanti a me. Neppure i film che ho apprezzato particolarmente, come La vergine sotto il tetto o Il dottor Stranamore, mi necessitano di un richiamo visivo.
Magari avrei scelto i disegnatori che preferisco, come Robert McGinnis o Averardo Ciriello, per le illustrazioni in sé, indipendentemente dai film rappresentati.
I miei nuovi fumetti?
Caro direttore,
leggo sempre volentieri gli articoli che ha scritto per i giornali e che ripubblica qui su Giornale POP, ma se dovesse tornare a scrivere fumetti, quali personaggi realizzerebbe e in quale formato?
Flavia
Gentile Flavia,
parlando per ipotesi, farei una serie ambientata in un lontano futuro selvaggio dove gli animali che conosciamo si sono evoluti in forme particolari e gli umani pure, nello stile del Flash Gordon di Alex Raymond.
O una serie supereroistica ambientata in una avveniristica metropoli palaffitticola che sorge sui bassissimi fondali tra Inghilterra e Olanda, nello stile dei Fantastici Quattro di Jack Kirby.
Oppure ancora una serie erotica ambientata nel mondo editoriale di un paese europeo immaginario degli anni sessanta, con la protagonista vagamente simile alla Valentina di Crepax.
Il tutto nel formato cartonato francese.
Il Gengis Khan dei tempi moderni
Caro Direttore,
in fatto di massacri chi ha fatto peggio? Hitler o Stalin?
Mara
Gentile Mara,
è un po’ come chiedere se è più forte Hulk o la Cosa.
In percentuale il peggiore è stato Pol Pot, nel senso che ha fatto uccidere un milione e mezzo di cambogiani, ossia un terzo della popolazione del Paese che governava.
Ricordo che quasi neppure sapevo chi fosse Pol Pot, quando in attesa dal medico mi capitò sott’occhio un articolo di Famiglia Cristiana sulle sue vittime uccise nell’indifferenza assoluta degli italiani, che vedevano negli americani l’unico pericolo nell’area indocinese.
Venendo ai due signori da lei citati, il presidente russo Boris Yeltsin disse che Iosif Stalin aveva ucciso più persone di Adolf Hitler, il che forse è vero, anche se in gran parte non direttamente, ma come conseguenza di squinternate campagne politico-agricole.
Giustamente impressionano i milioni di ebrei uccisi da Hitler, ma purtroppo non sono stati gli unici a perire a causa di dittatori sanguinari.
Attualmente, sempre leggendo casualmente Famiglia Cristiana, ho scoperto che nell’ultimo decennio sono stati uccisi più di 10mila cristiani all’anno, soprattutto in Africa e Medio Oriente, ma in questo caso i responsabili sono in generale i fanatici islamici, non un dittatore specifico. Neppure di questi morti si parla mai (lo faccio io adesso, che sono ateo).
L’epoca dei Fumettibrutti
Caro Direttore,
ho letto “Anestesia” di Fumettibrutti sulla sua vita di trans, e l’ho trovato abbastanza noioso. Mi sembrava un fumetto disegnato da dilettanti, invece scopro che si tratta di roba particolarmente ben venduta e che ci sarà una serie televisiva.
Non le pare abbastanza strano?
Tiziana
Gentile Tiziana,
io sono crollato dopo aver letto solo un terzo delle pagine di Anestesia. Anche se per me è abbastanza normale non finire un libro, quando non ritengo valga la pena.
I disegni sono inguardabili, la storia è un po’ sentimentale, un po’ erotica, un po’ vittimista, un po’ così. Ma credo che i lettori di Fumettibrutti, come quelli del comunque più bravo Zerocalcare, più che leggere il fumetto vogliano sentirsi parte di una certa area politica, un’area che ha sempre cercato degli autori che la rappresentino in qualche modo.
La differenza rispetto al passato è che tra questi autori oggi ci sono anche alcuni fumettisti, che spero traslochino presto in media a loro più congeniali: le occasioni non mancheranno. Per esempio, come sceneggiatrice Fumettibrutti potrebbe avere un futuro nel cinema, benché sia un genere minore rispetto a quello dei fumetti.
Il re della notte
Caro Direttore,
lei fa vita mondana?
Stella
Gentile Stella,
se la domanda è se esco spesso, la risposta è no: sono sempre stato un orsacchione.
Come giornalista ricevo inviti a inaugurazioni e a presentazioni con ricchi buffet, ma non ci vado quasi mai. Quando lavoravo per le riviste maschili non era raro che mi telefonasse qualche soubrette televisiva per la sua festa di compleanno, ma non ci sono mai andato.
Attualmente esco solo qualche volta con un’amica per l’aperitivo.

Sauro Pennacchioli
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“CONAN DIVENTA UN AVENGER”… Non ho parole (cioè, le avrei ma ve le risparmio).
Beh, la serie con Conan nei panni del vendicatore è semplicemente terrificante.
A dire il vero, nel formulare il mio quesito, pensavo alle due serie più “tradizionali”: “Conan The Barbarian” e “Savage Sword of Conan”. Entrambe sono state riavviate con nuovi autori nel 2019.
Speravo anche in un commento ai volumi pubblicati da team francesi per Glénat. A me alcune storie classiche, come “La figlia del gigante dei ghiacci”, sono sembrate ben riadattate.