I GRANDI AUTORI DE IL GIORNALINO

History is littered with hundreds of conflicts over the future of a community, group, location or business that were “resolved” when one of the parties stepped ahead and destroyed what was there. With the original point of contention destroyed, the debates would fall to the wayside. Archive Team believes that by duplicated condemned data, the conversation and debate can continue, as well as the richness and insight gained by keeping the materials. Our projects have ranged in size from a single volunteer downloading the data to a small-but-critical site, to over 100 volunteers stepping forward to acquire terabytes of user-created data to save for future generations. The main site for Archive Team is atarchiveteam.organd contains up to the date information on various projects, manifestos, plans and walkthroughs. This collection contains the output of many Archive Team projects, both ongoing and completed. Thanks to the generous providing of disk space by the Internet Archive, multi-terabyte datasets can be made available, as well as in use by theWayback Machine, providing a path back to lost websites and work. Our collection has grown to the point of having sub-collections for the type of data we acquire. If you are seeking to browse the contents of these collections, the Wayback Machine is the best first stop. Otherwise, you are free to dig into the stacks to see what you may find. The Archive Team Panic Downloadsare full pulldowns of currently extant websites, meant to serve as emergency backups for needed sites that are in danger of closing, or which will be missed dearly if suddenly lost due to hard drive crashes or server failures. Il Giornalinoè un settimanale illustrato per ragazzi che fece la sua comparsa nel 1924.Pubblicato dalleEdizioni Paolinenon ha mai nascosto la sua ispirazione cattolica e la sua vocazione pedagogica, unitamente alla volontà di diffondere il Vangelo attraverso questo mezzo di comunicazione.Un tempo la sua distribuzione avveniva soprattutto attraverso le chiese di paese. Il periodo precedente la Seconda guerra mondiale vede Il Giornalino modellarsi sull’esempio delCorriere dei Piccoli, pubblicando tavole con vignette associate a didascalie, comeMagrin della PadelladiAttilio Mussino.I balloon dei fumetti venivano ancora considerati “diseducativi”. Negli anni cinquanta e sessanta il formato de Il Giornalino diventa più grande e le pagine vengono finalmente arricchite di fumetti con i balloon, che progressivamente prendono il posto dei personaggi delle filastrocche comeArturinodiEnnio Zedda. Ma la svolta avviene alla fine degli anni sessanta e negli anni settanta. In questo periodo la rivista riesce a coagulare attorno a sé alcuni tra i più grandi talenti del fumetto avventuroso italiano, dando vita a storie e personaggi che rimarranno nella memoria di un’intera generazione.I migliori autori provengono dal gloriosoIl Vittorioso, altro settimanale cattolico, che termina le pubblicazioni in quegli anni. A questi ultimi si aggiungono alcuni giovani talenti. Ricordiamo i principali protagonisti di quella irripetibile stagione. Gianni De Lucaè stato un genio del fumetto. Formatosi su Il Vittorioso, del quale era una colonna, il suo apice lo raggiunge ne Il Gornalino con ilCommissario Spada, personaggio creato nel 1970 insieme allo sceneggiatoreGian Luigi Gonano(che si firmaGiobbe).Il commissario Spada precede i film di Ferdinando Di Leo e i“poliziotteschi”ambientati a Milano. Il Commissario Spada è un coraggioso servitore dello Stato che agisce in uno dei periodi più difficili della storia italiana. Il fumetto ha il coraggio di entrare tra le pieghe della tormentata cronaca di quegli anni tra contestatori, satanismi, sequestratori e terroristi (Gonano è un giornalista).I tredici episodi della serie non sono tutti allo stesso livello, per quanto riguarda i testi. Alcune storie appaiono oggi troppo “impegnate” e troppo immerse nell’antropologia del sociale, nell’attualità contraddittoria di quel decennio.Gonano è al servizio di una pubblicazione cattolica, la quale con fatica permette che i cattivi muoiano senza prima redimersi o, se messi in prigione, non mostrino segni di ravvedimento e di pentimento. Invece De Luca si supera ogni volta, episodio dopo episodio, arrivando a realizzare nel corso di dodici anni delle lezioni magistrali di fumetto.In quegli anni il disegnatore è così concentrato sulla realizzazione delle avventure del commissario Spada che si permette di rifiutare allettanti offerte di lavoro, come quella proveniente dalCorriere dei Ragazzie quella di Sergio Bonelli per la serie di albiUn uomo un’avventura. Come ha scrittoLeonardo Gori,“Caprioli fu troppo colto e troppo sensibile per il fumetto italiano del dopoguerra”.Dopo i fasti della straordinaria stagione di Federico Pedrocchi nella Mondadori tra la fine degli anni trenta e l’inizio dei quaranta,Franco Capriolinel dopoguerra viene sostanzialmente emarginato. Riesce a lavorare solo su Topolino finché resta nelformato “giornale”, su il Vittorioso e, nella sua maturità, su Il Giornalino. Franco Caprioli è oggi giustamente considerato un autore profondamente innovativo e, con il suo inconfondibile puntinato, fonte di ispirazione per numerosi maestri tra gli anni sessanta e settanta (basti pensare a Milo Manara). Ricorda Gian Luigi Bonelli:“Capitava spesso che, una volta finito il lavoro, chiacchierando di una cosa e dell’altra, io lo accompagnassi alla sua pensione a sera ormai inoltrata. Poi, siccome non eravamo ancora stanchi di chiacchierare, era lui che accompagnava me a casa mia; poi di nuovo alla sua pensione, e ancora a casa mia. E così passavamo delle ore intere…”.Su Il Giornalino Caprioli ha modo di mostrare la propria arte in racconti ambientati soprattutto nel suo elemento preferito: il mare. Celebri sono i suoi adattamenti dei romanzi “marini” di Jules Verne, comeL’isola misteriosa. Dopo essere stata un colonia italiana e poi una monarchia indipendente, il primo settembre 1969 la Libia passa nelle mani del colonnello Muammar Gheddafi.Subito dopo, i circa ventimila italiani residenti sono costretti ad abbandonare il Paese nordafricano cedendo i propri beni e lasciando le proprie attività. Tra questi c’è l’architettoAttilio Micheluzzi, che, tornato in Italia all’età di 40 anni, si inventa fumettista. Dapprima Micheluzzi lavora per il Corriere dei Ragazzi creando il personaggio diJohnny Focus, poi, nel 1976, approda a Il Giornalino per dare vita alla intrigantePetra Cherie, il suo capolavoro.Petra Cherie è una donna aristocratica e sensuale, si tratta della reazione polemica dell’autore alle femministe della contestazione giovanile“a un tipo femminile che andava allora di moda, sguaiato, violento, spesso poco pulito, innamorato dei ‘collettivi’, che credeva di realizzarsi solo dicendo ‘cazzo’ a ogni istante e ti sbatteva sulla faccia le dita unite a forma di vagina”. Petra scivola leggiadra in disegni composti da bianchi e neri esasperati, e tratteggi che assomigliano a stoffe damascate.L’ultimafemme fataletra la fine della Belle epoque e i sanguinari eventi della Rivoluzione d’ottobre. Attivo sulle pagine de Il Vittorioso dal 1948,Gino D’Antoniorimane nella storia del fumetto per aver realizzato, insieme a stretti collaboratori, la collana dellaStoria del Westper la Bonelli.Di questa collana D’Antonio, a partire dal 1967, cura i testi e si occupa sporadicamente anche dei disegni. Nel 1971, forse stimolato dall’idea di tornare a disegnare in maniera continuativa, accetta l’offerta de Il Giornalino e inizia una lunga collaborazione che si protrae per diversi anni. Dalla fine degli anni ottanta diventa anche supervisore di tutti fumetti.Di questa collaborazione si ricordano soprattutto le serie diJim Lacy(su testi di Alberto Ongaro),Susanna,Il soldato Cascella(da lui scritto e disegnato) eUomini senza gloria(sulla seconda guerra mondiale) con i disegni di Ferdinando Tacconi. Autore dallo stile riconoscibile, anche se non originalissimo, D’Antonio mette in mostra un’efficace capacità di sintesi, espressioni e caratterizzazioni curate. Soprattutto una sorprendente naturalezza nella rappresentazione delle scene più dinamiche. Proveniente dal mondo della pubblicità,Alarico Gattiaesordisce come disegnatore di fumetti alla fine degli anni sessanta collaborando al Corriere dei Piccoli e al mensile Horror. Dal 1972 al 1986 realizza le matite per una dozzina di episodi di Diabolik.Nello stesso periodo inizia una lunga collaborazione con Il Giornalino, occupandosi soprattutto delle riduzioni a fumetti di classici della letteratura, tra cui L’ultimo dei mohicani di James Fenimore Cooper, Il Fanciullo rapito di Robert Louis Stevenson e I tre moschettieri di Alexandre Dumas, quest’ultimo su testi di Luciano Giacotto. Lo stile di Gattia, come di altri disegnatori di quegli anni, nasce dall’illustrazione e fa quindi un uso massiccio di referenze fotografiche. Come puntualizza egli stesso:“Seguire con la mano quello che hai nella testa, visualizzare gli oggetti, o le prospettive, o le figure, è un dono di Dio, quasi una facoltà paranormale”. A differenza di Sergio Toppi e Dino Battaglia, pur dando sfoggio di una tecnica sopraffina, le sue immagini rimangono eccessivamente illustrative e non riescono a acquisire una spiccata personalità fumettistica. Rimanendo una delle colonne portanti della bonelliana Storia del West, negli anni settantaRenato Poleseaggiunge la collaborazione con Il Giornalino, per il quale realizza Babe Ford, Pony Express, Mister Charade, Sherif e Gli angeli del West, oltre ad adattamenti di romanzi di Jules Verne scritti da Raoul Traverso.Il personaggio più riuscito è senza dubbioMister Charade, un enigmista cieco creato da Alfredo Castelli nel 1972. Reso cieco da un gangster, l’ex ispettore di Scotland Yard James Charade vive una seconda vita realizzando cruciverba per le riviste. La vocazione per le indagini, però, lo riporta spesso a collaborare con i vecchi colleghi: la sua mente analitica è un ausilio prezioso per risolvere i più disparati misteri.A livello grafico il fumetto ha un’impostazione tradizionale, lo stile dell’esperto Renato Polese è marcatamente realistico e di immediata decifrazione. La linea privilegia il contrasto netto tra bianchi e neri sull’uso di toni chiaroscurali, comunque presenti di tanto in tanto. La scansione delle vignette è priva di fronzoli e di facile lettura. Il tratto del disegnatore difetta tuttavia per quanto riguarda la caratterizzazione fisionomica dei personaggi, a volte incerta, per alcune sproporzioni anatomiche e per una certa sfasatura prospettica di qualche scena. Sergio Zaniboniinizia la carriera di fumettista nel 1967, dopo essere stato disegnatore tecnico, grafico pubblicitario (lo storico logo delle figurine Panini è una sua creazione) e illustratore.Inizia a collaborare con l’editore Gino Sansoni (marito di Angela Giussani), sulla rivista Horror e nel 1969 entra nello staff diDiabolik, diventando il disegnatore di riferimento e realizzando negli anni oltre trecento episodi.Dal 1972 collabora anche con Il Giornalino, dove, tra i vari lavori realizzati, ha dato vita alla serie di ambiente pugilisticoIl campione, su testi diAlberto Ongaro, e alla serie poliziescaTenente Marlo, su testi diClaudio Nizzi.Il disegno di Sergio Zaniboni è già personale e maturo. Mentre, in genere, i disegnatori abituati a lavorare su supporti fotografici risultano spesso statici e noiosi, Zaniboni riesce a interpretare l’immagine di partenza in modo dinamico e creativo, restituendo pagine facilmente leggibili e tenendosi alla larga dal temuto “effetto fotoromanzo”. Tra i suoi marchi di fabbrica spiccano le inquadrature di quinta, che, come ha osservato l’editore di DiabolikMario Gomboli, spiazzarono il pubblico, posto di fronte a prospettive del tutto inedite per l’epoca.